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janet
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Posted - 21 April 2008 : 00:04:04
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La vendetta di un bambino Uri Avnery
Dalla scorsa domenica, una domanda turba i miei sonni: cosa ha indotto un giovane palestinese a penetrare nel kibbutz di Metzer ed a fare fuoco contro una madre ed ai suoi due figli? In nessuna guerra i bambini dovrebbero essere colpiti. Questo e' un fondamentale istinto umano, comune a tutti i popoli e tutte le culture. Anche un palestinese che voglia vendicare le centinaia di bambini uccisi dall'esercito israeliano non dovrebbe vendicarsi contro un bambino. Le persone che l'hanno fatto non sono assassini folli, sanguinari dalla nascita. In quasi tutte le interviste con parenti e vicini di casa, essi vengono descritti come individui ordinari, non inclini alla violenza. Molti di essi non sono neppure religiosi. Infatti, Sirkhan Sirkhan, l'uomo autore dell'azione a Metzer, apparteneva a Fatah, un'organizzazione secolare.
Queste persone appartengono a tutte le classi sociali, provengono da famiglie povere o della classe media, sono studenti universitari, gente colta. I loro geni non sono diversi da quelli di chiunque altro.
Cos'e' che li spinge a compiere azioni "estreme"? Cos'e' che spinge gli altri palestinesi a giustificarli?
Senza comprendere e' impossibile prevenire. I capi dell'esercito israeliano conoscono un solo termine. Colpisci, colpisci, colpisci. Uccidi gli attaccanti. Uccidi i loro capi. Uccidi i leaders delle loro organizzazioni. Demolisci le case delle loro famiglie e manda in esilio i parenti. Ma, meraviglia delle meraviglie, questi metodi raggiungono l'esito opposto. Giganteschi bulldozers spianano le "infrastrutture del terrore", distruggono-uccidono-sradicano e, in pochi giorni, una nuova "infrastruttura" nasce. Lo stesso esercito ha ammesso di aver sventato decine di attacchi dal tempo della letale operazione militare denominata "Scudo protettivo".
La ragione di tutto cio' puo' essere riassunta in un solo termine: rabbia. Una rabbia terribile, che riempie l'intera anima di un essere umano e non lascia spazio ad altro. Una rabbia che domina la sua vita, rendendo poco importante la sua stessa esistenza. Una rabbia che sovrasta tutti i limiti, eclissa ogni valore, rompe le catene della famiglia e delle responsabilita'. Una rabbia con cui ci si sveglia di mattina e si va a letto di notte, che si sogna. Una rabbia che ti dice: alzati, prendi un'arma o una cintura esplosiva, vai da loro e uccidili, senza pensare alle conseguenze.
Un israeliano medio, che non e' mai stato nei Territori occupati, non puo' nemmeno immaginare le ragioni di questa rabbia. I nostri media ignorano totalmente gli eventi che avvengono li', o li descrivono in termini edulcorati, leggeri. L'israeliano medio sa in qualche modo che i palestinesi soffrono, ma non ha idea di quello che effettivamente accade. In ogni caso, non sono affari suoi. Le case vengono demolite. Un commerciante, un avvocato, un artigiano, rispettati nella loro comunita', vengono trasformati in un batter d'occhio in "senza dimora", lui, i suoi figli ed i suoi nipoti. Ognuno dei quali diventa un potenziale kamikaze.
Alberi da frutto ed olivi vengono sradicati a migliaia. Per l'esercito non e' nulla, solo un albero. Per il suo proprietario, e' il sangue del suo cuore, l'eredita' dei suoi padri, anni di lavoro, sostentamento della sua famiglia. Ognuno di essi e' un potenziale kamikaze.
Su di una collina tra i villaggi, una banda di teppisti ha creato un avamposto colonico. L'esercito arriva a difenderli. Quando gli abitanti del villaggio vanno ai loro campi, vengono sparati. Non possono avvicinarsi ai loro orti e campi per un raggio di due kilometri, sicche' "la sicurezza di quell'avamposto non sara' in pericolo". I contadini guardano da lontano, con occhi nostalgici, i frutti che seccano sui rami dei loro alberi, i loro campi coperti di spine ed erbacce mentre i loro figli non hanno nulla da mangiare. Ognuno di essi e' un potenziale kamikaze.
La gente viene uccisa. I loro corpi massacrati giacciono nelle strade, affinche' tutti li vedano. Alcuni di essi sono martiri che hanno scelto il loro destino. Tanti altri - uomini, donne e bambini - vengono uccisi "per sbaglio", "accidentalmente", "perche' cercavano di scappare", "perche' vicini alla zona di fuoco" ed altri centouno pretesti inventati dai portavoce ufficiali. Ognuna di quelle persone ha genitori, figli, fratelli, cugini. Ognuno di questi ultimi e' un potenziale kamikaze.
Vi sono famiglie che muoiono di fame, con bambini che soffrono di malnutrizione severa. Un padre che non puo' portare da mangiare ai propri figli si sente disperato. Ognuno di essi e' un potenziale kamikaze.
Centinaia di migliaia di persone sono tenute sotto coprifuoco per settimane e mesi interi: otto persone costrette a stringersi in due stanze, un inferno difficile da immaginare, mentre fuori delle loro case scorrazzano i coloni protetti dall'esercito. E, al di la' di tutto cio', l'umiliazione totale che ogni palestinese, senza distinzioni d'eta', sesso o condizione sociale, e' costretto a sperimentare ogni momento della sua vita. Non un'umiliazione astratta, ma concreta. La sua vita dipende dalla volonta' di un soldatino diciottenne messo ad uno degli innumerevoli checkpoints che un palestinese deve attraversare dovunque voglia andare, mentre le bande di coloni passano liberamente e "visitano" i loro villaggi, danneggiando proprieta', rubando olive, dando fuoco alle coltivazioni.
Un israeliano non immagina neppure tale vita, una situazione in cui "ogni bastardo diventa re" e "lo schiavo diventa padrone", in cui nel migliore dei casi vi sono insulti e minacce, nel peggiore, spari ed assassinii. Per non parlare dei malati che devono sottoporsi a dialisi, delle donne incinte che devono partorire, degli studenti che non riescono a raggiungere le loro classi, dei bambini che non possono andare a scuola. I giovanetti che vedono il loro venerabile nonno pubblicamente umiliato da qualche ragazzotto in uniforme: ognuno di essi e' un potenziale kamikaze. Un israeliano medio non puo' immaginare tutto cio'. Dopotutto i soldati sono nostri figli, persone che fino a ieri erano scolaretti. Qualcosa di orribile accade quando questi indossano un'uniforme: spinti nella situazione dell'occupazione, alcuni di essi riescono a conservare un volto umano in circostanze impossibili, mentre molti diventano robots telecomandati. Quelli tra loro che hanno i piu' bassi istinti riescono a fare le cose piu' spregevoli, certi che i loro comandanti tacitamente approveranno.
Nulla puo' giustificare l'assassinio di Metzer, certo. Ma aiuta a capire perche' e' avvenuto e perche' continuera' ad accadere fino a quando non terminera' l'occupazione della Palestina.
traduzione a cura di www.arabcomint.com
Uri Avnery Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Uri Avnery (in lingua ebraica: #1488;#1493;#1512;#1497; #1488;#1489;#1504;#1512;#1497;, nome originario Helmut Ostermann) (Beckum, 10 settembre 1923) è un giornalista e pacifista israeliano.
Emigrò in Palestina assieme alla famiglia nel 1933 e fu costretto a vivere in condizioni di estrema povertà, nonché ad abbandonare gli studi.
Nel 1938 entrò nell'Irgun, organizzazione di estrema destra comandata da Menachem Begin e responsabile di alcuni attentati terroristici contro l'occupante britannico ma anche contro i nemici arabi. Non condividendo questo secondo orientamento, il giovane lasciò l'Irgun nel 1942.
Fu poi costretto a partecipare alla prima guerra arabo-israeliana e, rimasto ferito due volte, raccontò le atrocità subite dai palestinesi in un libro intitolato "Il rovescio della medaglia". Da questo punto in poi continuerà a battersi per la pace.
Dopo aver lavorato per un breve periodo presso il quotidiano Ha'aretz, fondò una nuova rivista, lo Haolam Haze, che si fece promotore di alcune importanti trattative con i dirigenti palestinesi.
In seguito fondò il movimento pacifista Gush Shalom (in lingua ebraica: #1490;#1493;#1513; #1513;#1500;#1493;#1501;, "il blocco della pace"), che ha guidato fino a oggi.
Nel 1982 realizzò un'importante intervista a Yasser Arafat. Più volte boicottato e censurato, Avnery continua ad essere uno dei pacifisti più attivi all'interno dello stato ebraico.
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Uri_Avnery"
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 24 May 2008 : 00:57:02
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Sai, donna, quale tristezza suscita la pioggia?
e come ribollono le gronde quando essa scorre?
e come in essa chi è solo sente l'abbandono?
Senza fine - come il sangue versato, come gli affamati,
come l'amore, come i bimbi, come i morti - è la pioggia!
Le tue pupille girano intorno a me con la pioggia
e al di là dei flutti del Golfo lustrano i lampi
le coste dell'Iraq con stelle e madreperla,
come se preparassero il levar del sole;
poi stende su di esse la notte una coltre di sangue.
Grido al Golfo: " O Golfo,
o datore di perle, conchiglie e rovina!"
E ripete l'eco
come un singhiozzo:
" O Golfo,
datore di conchiglie e rovina..."
Badr Shakir as-Sayyab da "Il canto della pioggia" -
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 03 July 2008 : 00:38:39
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"Le persecuzioni non fanno soffrire il giusto, né egli e' distrutto dalle oppressioni, se si trova sul lato giusto della verità. Socrate sorrideva bevendo il veleno, e Stefano faceva lo stesso mentre lo lapidavano. Ciò che fa davvero male e' la nostra coscienza, che soffre se le siamo contro, e muore se la tradiamo" -
Jibran Khalil Jibran
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 14 November 2008 : 23:17:18
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Guerra Aharon Shabtai Poeta Israeliano
Ho dichiarato anche io guerra: Voi dovrete deviare parte della forza spiegata per ripulire dagli arabi, cacciarli dalle loro case, espropriarli della loro terra, contro di me la dovrete usare. Avete carri armati, aeroplani e soldati a battaglioni; il corno dei caproni avete nelle vostre mani per eccitare le masse; avete uomini per interrogare e torturare; per imprigionare avete celle. Per dar rifugio a un bimbo arabo non ho che questo cuore, io. Prendete la mira: Anche se esplode in pezzi sempre sempre si farà beffe di voi.
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 28 December 2008 : 12:10:42
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Sale a 273 morti e a 900 feriti il bilancio delle stragi israeliane contro la Striscia di Gaza. SCRITTO IL 2008-12-28 IN NEWS Gaza - Infopal, domenica 28 dicembre, ore 11. La mattanza israeliana contro la Striscia di Gaza assediata continua senza sosta. E' giunta da poco la notizia della distruzione del Quartier generale provvisorio del governatorato di Rafah (quello originale è stato abbattuto ieri).
Sabato 27 dicembre rimarrà nella memoria dei palestinesi, degli arabi e del mondo che ha ancora un barlume di umanità e coscienza come il Giorno più sanguinario della storia della Palestina degli ultimi 41 anni. Le forze israeliane si sono macchiate di crimini di guerra contro 273 persone, fatte a pezzi. Il bilancio dei feriti è altissimo: 900, molti dei quali versano in gravissime condizioni e sono a rischio di morte imminente.
Ai familiari delle vittime spetta il compito orrendo di riconoscere i propri cari fatti a pezzi.
Ieri, oltre un centinaio di F16 made in Usa ha eseguito attacchi aerei in contemporanea su diversi obiettivi della Striscia: palazzine piene di civili, caserme e quartier generale della polizia, bambini che uscivano da scuola, passanti, moschee. "Basi del terrorismo", come titolano i nostri media, questa mattina, offredo una mano al carnefice di centinaia di innocenti. Proprio un gran coraggio sta mostrando Israele, stato sionista basato sull'Apartheid, super-armato e protetto dal Gran Fratello internazionale.
Proseguono, dunque, per il secondo giorno consecutivo i bombardamenti israeliani contro la Striscia di Gaza assediata, il direttore del servizio di pronto soccorso del ministero della Salute di Gaza, Mu'awiya Hasanen, questa mattina ha confermato al corrispondente di Infopal.it che il numero dei morti ha superato i 272, e che i feriti sono 800, di cui 120 molto gravi. Hasanen ha confermato anche che la maggior parte delle vittime sono civili, donne e bambini.
All’alba di oggi, i micidiali aerei da combattimento israeliani hanno bombardato la sede del canale satellitare al-Aqsa, per impedire che le scene dei loro massacri vengano trasmessi al mondo. Alle ore 9,00, gli aerei hanno bombardato una postazione della polizia nel quartiere ash-Shujaiyah, a est della città di Gaza, radendola al suolo e provocando diverse vittime. Hanno poi distrutto un'altra postazione della polizia marittima, e una postazione della sicurezza nazionale, a est di Rafah, nel sud della Striscia.
E' stato colpito e distrutto anche un deposito di medicinali, sempre a Rafah: un palestinese è stato ucciso e altri 3 feriti.
Bombardata pure, e con diversi missili, la stanza che ospita la sicurezza dell’ospedale ash-Shifa e la moschea annessa, con un bilancio di un morto e 7 feriti.
L'aviazione da guera israeliana ha continuato a bombardare la Striscia di Gaza: è stato colpito un palazzo civile a Jabalia, a nord; una fabbrica di materie plastiche a Khan Yunes; la casa della famiglia Hamid nella via Jaffa, a est della città di Gaza; un gruppo di resistenti; diverse aree aperte, in particolare intorno a Beit Hanoun e a nord della Striscia; vetture che trasportavano carburante, nel quartiere al-Jenenah, nella città di Rafah. Molti incendi si sono sprigionati a causa delle bombe.
Parallelamente ai micidiali bombardamenti, l’occupazione israeliana ha cercato di terrorizzare gli abitanti di Gaza: decine di cittadini hanno ricevuto chiamate da parte dell’esercito israeliano che li informava che le loro case sarebbero state colpite.
Odore di morte. Nell'ospedale Ash-Shifa di Gaza, i cadaveri accumulati sul pavimento diffondevano ieri odore di morte. Cadaveri mutilati, fatti a pezzi, con teste staccate dai corpi. Le camere mortuarie non riuscivano a contenere tutte le vittime.
In un angolo, scrive Maan in un reportage, un uomo teneva ciò che restava di suo figlio di 7 anni in una scatola di cartone: l'ospedale non aveva più lenzuola dove poterlo avvolgerlo.
Un altro padre guardava scioccato suo figlio, giovane poliziotto, decapitato dalle bombe d'Israele mentre partecipava alla cerimonia del diploma della scuola di polizia.
Un altro gridava: "Qualunque cosa Israele ci farà, non ci sconfiggerà, non indebolirà il nostro potere".
I medici di Gaza confermano che la maggioranza delle vittime degli attacchi sono civili, molti dei quali fatti a pezzi, decapitati.
Le scene di orrore ricordano a molti un altro efferato crimine israeliano: il massacro delle libanesi Sabra e Shatila, nel 1982, realizzato con la collaborazione delle milizie falangiste libanesi.
Crimini rimasti impuniti, per lo stato più barbaro del Vicino e Medio Oriente, ma con la propaganda mediatico-politica più forte del mondo.
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 31 December 2008 : 10:35:05
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La nave 'Dignity' del Free Gaza presa a cannonate da Israele e costretta a far rotta verso il Libano. SCRITTO IL 2008-12-30 IN NEWS
Gaza - Infopal.
Ore 16. Lo yacht Dignity, semi-distrutto, ha raggiunto il porto di Tiro, in Libano.
Video: http://uk.youtube.com/watch?v=ZRghMmgQ1kA
Per info: http://www.FreeGaza.org
Ore 9. Questa notte, la nave Dignity, del Free Gaza mov., partita ieri pomeriggio da Larnaca e diretta alla Striscia di Gaza sotto feroce bombardamento israeliano, è stata bombardata a 90 miglia dalla costa di Gaza (acque internazionali) dalle forze israeliane e costretta a far rotta verso il Libano.
La nave imbarca acqua dalle falle provocate dalle bombe.
Dopo l'attacco è stata "scortata" da tre navi da guerra israeliane, verso il Libano. Il presidente libanese ha predisposto navi e soccorsi per l'equipaggio e la delegazione di Dignity.
...............
Comunicato stampa del Free Gaza mov. For more information, please contact:
(Gaza) Ewa Jasiewicz, +972 598 700 497 / freelance@mailworks.org
(Cyprus) Lubna Masarwa +357 99 081 767 / lubnna@gmail.com
(U.S.) Greta Berlin, +1 310 422 7242 / iristulip@gmail.com
(Larnaca, Cyprus, 10:00 am) martedì 30 dicembre alle 5 del mattino, divese navi da guerra israeliane hanno intercettato Dignity mentre si stava recando in missione umanitaria verso Gaza. Una nave ha speronato l'imbarcazione a prua, danneggiandola pesantemente. I report dai passeggeri e giornalisti a bordo dicono che sta imbarcando acqua e che ha problemi con il motore. Quando è stata attaccata, Dignity era chiaramente in acque internazionali, 90 miglia al largo delle coste di Gaza.
La navi da guerra hanno anche sparato in acqua nel tentativo di fermare l'imbarcazione.
Poiché la barca si sta dirigendo, zoppicante, verso il Libano, i passeggeri sono in contatto con il governo libanese che ha dato il permesso al capitano di attraccare e ha promesso di fornire assistenza se ce ne fosse bisogno. Anche il soccorso cipriota è attivo e ha offerto assistenza. Dignity batte bandiera di Gibilterra, è pilotata da un capitano inglese e ha un passeggero, Cynthia McKinney, degli Usa. L'attacco è stato filmato dai giornalisti, ed equipaggio e passeggeri riferiranno del crimine israeliano in mare una volta arrivati in Libano.
A bordo della barca ci sono dottori che si stavano dirigendo verso Gaza per offrire aiuto negli ospedali.
L'equipaggio e i passeggeri speravano anche di portare via dei feriti, poiché gli ospedali non ce la fanno. Inoltre, Dignity stava portando 3 tonnellate di rifornimenti medici richiesti dai dottori di Gaza. I tre medici a bordo sono: il dott. Halpin (UK), chirurgo ortopedico, e capitano. Ha organizzato soccorsi umanitari a Gaza in diverse occasioni sia con Dove e Dolphin. Il dott. Mohamed Issa (Germania), pediatra. La dott.ssa. Elena Theoharous (Cipro), chirurgo e parlamentare.
In violazione delle leggi marittime internazionali, Israele ha attaccato un barca di aiuti internazionali in acque internazionali, mettendo in pericolo tutti gli osservatori a bordo. In nessun momento, Dignity si è mai trovata vicina ad acque israeliane. Essi si sono fatti chiaramente identificare e l'attacco israeliano è stato volontario e criminale.
Alle 11 ora locale, Dignity era ancora in acque internazionali, a 40 miglia al largo di Haifa. I passeggeri e l'equipaggio a bordo sono incolumi, e la barca sta procedendo lentamente verso il Libano.
2008-12-29 Larnaca Dignity parte per Gaza: 'Fermiamo la follia!
www.infopal.it
«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King «L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy
"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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janet
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Posted - 31 December 2008 : 13:27:15
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DIETRO LA LINEA VERDE dentro la Palestina del 1948 di Isabelle Humphries Da "Islam-OnLine.net"
Gli elicotteri israeliani facevano larghi cerchi nell'aria, mentre i soldati circondavano il villaggio sottostante. I residenti guardavano impotenti i bulldozers avvicinarsi a 14 case palestinesi, residenza di 125 persone. La settimana successiva, nel nord, agenti israeliani effettuarono un raid e confiscarono le proprieta' di tre uffici di un'organizzazione islamica di solidarieta'. Non fate errori: non si tratta di episodi tratti dalla brutale occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza, ma dall'altro lato della linea, nella terra che fu dichiarata "Israele" nel 1948. La comunita' internazionale ha sempre considerato la situazione dei palestinesi residenti in Israele come un "affare interno". Definiti "arabi israeliani", un mezzo come un altro per estirpare loro l'identita' nazionale, il milione di palestinesi, che rappresenta il 20% della popolazione israeliana, e' escluso dall'agenda internazionale. Tra la stessa comunita' araba mondiale, sia musulmani che cristiani, vi e' poca consapevolezza di chi siano i "palestinesi del '48". Alcuni sono all'oscuro del fatto che vi siano cristiani e musulmani in una terra che Israele si ostina a definire "stato ebraico", mentre altri ritengono che ogni palestinese che viva all'interno delle frontiere israeliane sia un traditore che ha rinunciato alla sua identita' palestinese ed araba.
Sbagliato. Il milione di palestinesi che oggi vive all'interno di Israele sono quei palestinesi, ed i loro discendenti, che riuscirono a rimanere all'interno della loro terra, dichiarata "stato ebraico" nel 1948. Da un giorno all'altro questa comunita' si trovo' ad essere trasformata da maggioranza in minoranza in uno stato razzialmente definito. Dopo la forzata espulsione di oltre 700.000 palestinesi dalle loro terre, Israele ritenne che la "minoranza" che, per qualche oscura ragione, essendo stati i loro villaggi tenuti fuori del raggio d'azione dei sionisti, era rimasta, potesse essere esclusa dal sistema attraverso mezzi legali o attraverso una pulizia etnica graduale.
Dal 1948 al 1966 la comunita' fu tenuta sotto legge militare, qualcosa di simile al coprifuoco che sta strangolando la Cisgiordania e Gaza oggi. Nessuno poteva lasciare la sua citta' senza un permesso da parte delle autorita' militari. Il timore dei massacri, come quello di Kufr Kassem, del 1956 (50 contadini del villaggio, ignorando ci fosse il coprifuoco, tornarono dai campi. Furono fatti allineare e sparati alla nuca), permise ad Israele di assoggettare la popolazione palestinese.
Oggi, i palestinesi del 1948 non sono piu' soggetti alla legge militare, ma la loro subordinazione viene portata avanti con mezzi piu' sottili. Una consistente minoranza di essi viene definita, dal governo israeliano "Assenti presenti": quelli cioe' che vivono all'interno della Palestina del 1948 ma che, al tempo stesso sono considerati profughi dalle loro citta' originarie. Alcuni di essi vivono a soli due kilometri di distanza dai loro villaggi, tuttavia non viene loro consentito il ritorno. "Se la comunita' internazionale non riconoscera' i diritti sia dei palestinesi dell'interno, che di quelli della diaspora, non ci sara' mai una giusta ricomposizione del conflitto", dice un profugo 29enne di Saffouri. Molti dei profughi di Saffouri non finiti nello squallore di un campo profughi libanese vivono oggi nei dintorni di Nazareth. Con l'auto, adesso, possono andare a vedere i resti del villaggio distrutto nel 1948 dai sionisti, al cui posto oggi sorge l'ebraico Zippori. I profughi di Saffouri con molta difficolta' ottengono il permesso di visitare le tombe dei loro antenati, nei resti del villaggio, mentre un nuovo immigrato israeliano, da qualunque parte del mondo provenga, puo' trasferirsi a Saffouri in un attimo.
La confisca delle terre e la demolizione delle case non sono terminate nel 1948, ma continuano ancora oggi. Interi villaggi palestinesi vengono evacuati e gli abitanti sono costretti a rifugiarsi in affollate township. Il governo israeliano giustifica tali azioni dichiarando che si tratta di "villaggi illegali", nonostante il fatto che essi esistevano molto prima della costituzione dello stato d'Israele
In Galilea e' in atto un grande progetto di pulizia etnica, definita da Israele "giudaizzazione della Galilea", un'area densamente abitata da palestinesi, in cui la confisca delle terre migliori e' compito semplice per i comandi militari. Nell'ottobre del 2000, proprio su una collina della Galilea, confiscata e "donata" ad un nuovo insediamento ebraico, la polizia di frontiera israeliana sistemo' una postazione di cecchini con visuale perfetta sulle dimostrazioni di solidarieta' dei palestinesi di Israele con l'intifada dei loro fratelli dei Territori occupati. 13 cittadini palestinesi di Israele furono brutalmente assassinati dalla polizia. Questo fu il piu' grave fatto di sangue perpetrato da Israele contro i suoi stessi cittadini dal giorno della Terra del 1976, quando Israele uccise sei palestinesi che manifestavano contro la confisca delle loro terre. I 13 martiri della comunita' palestinese all'interno della Linea verde sono serviti a rinforzare la coscienza politica e l'identita' palestinese di una nuova generazione. Discriminati in tutte le sfere, dai benefici familiari alle leggi sull'impiego, i palestinesi che vivono in Israele vivono in uno stato di apartheid. L'indipendenza di Cisgiordania e Gaza non e' il solo obiettivo per stabilire una pace giusta e possibile. Questa richiede anche che sia fatta giustizia per i profughi palestinesi in tutto il mondo e che sia garantita l'uguaglianza a quelli all'interno della linea verde. Cio' richiedera' una riforma totale della natura di Israele, uno stato etnico creato per dare diritti ai soli cittadini di religione ebraica.
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"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire"; Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna |
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