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 Un angolo di cielo 2 poesie nel mondo
 PALESTINA.
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janet
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Posted - 13 August 2003 :  23:48:03  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
I PROVERBI ARABI


Il vuoto da' la strada al pieno

ÇáÝÇÖí íÎáøí ááãáíÇä "El-faaDi yekhli lal-malyaan."




Fai del bene e gettalo nel mare

ÅÚãá ãÚÑæÝ æÇÑãí Ýí ÇáÈÍÑ "E'mal ma'roof wermi fil-baHar."




Chi scava un fosso con cattiveria, ci finisce dentro

íÇ ÍÇÝÑ ÌæÑÉ ÇáÓæÁ íÇ æÇÞÚ ÝíåÇ "Ya Haafir jouret el-saww ya waaqe' feeha."




Il vicino che ti e' prossimo e' preferibile al fratello lontano

ÌÇÑß ÇáÞÑíÈ æáÇ ÃÎæß áÈÚíÏ "Jaarak el-qareeb wala akhook leb-'eed."




La casa è di nostro padre e lo straniero ce ne scaccia

ÇáÏÇÑ ÏÇÑ ÃÈæäÇ æÌæÇ ÇáÛÑÈ íØÍæäÇ "Ed-daar daar aboona wajo el-ghorob yeT-Hoona."




Verrà il giorno in cui i furbi saranno schiacciati come l'aglio

ááËÚÇáÈ íæã ãËá ÏÞ ÇáËæã "LaTHTHaalib yowm methel daqq eththowm."




Non gettare la pietra nel pozzo dopo averci bevuto

áÇ ÊÔÑÈ ãä ÇáÈíÑ æÊÑãí Ýíå ÍÌÑ "Laa tishrab min beer o tirmy feeh Hajar."





Una sola mano non puo' applaudire

íÏ æÍÏåÇ ãÇ ÈÊÕÝÞ "Ead waHdha maa betSaffeq."




Nessuno tagliera' la testa, se non Colui che l' ha fatta

ãÇ ÈÞØÚ ÇáÑÇÓ ÇáÇ Çááí ÑßÈå "Ma beqTa' er-raas illa illy rakkabo."




Bussa alla porta prima di entrare

ÏÞ ÇáÈÇÈ ÞÈá ãÇ ÊÏÎá "Doqq el-baab qabil ma todkhol."




L' ignorante e' nemico di se stesso

ÇáÌÇåá ÚÏæ äÝÓå "El-jaahil 'adoww nafsoh."





L'amico si riconosce nel bisogno

ÇáÕÏíÞ æÞÊ ÇáÖÏíÞ "ES-Sadeeq waqt eD-Deeq."




Non puoi cavare farina da un sacco di carbone



Ogni occhio ha il suo sguardo

ßá Úíä æáåÇ äÇÙæÑåÇ"Koll 'ein o elha naTHrah."




L'occhio non e' mai al di sopra del sopracciglio

ÇáÚíä ãÇÈÊÚáÇÔ Úáì ÇáÍÇÌÈ"El-'ein mabte'laash 'ala el-Haajib."




Tutto cio' che e' scritto sulla fronte, viene sempre visto

ÇáãßÊæÈ Úáì ÇáÌÈíä áÇÒã ÊÔæÝæ ÇáÚíä"El-maktoob 'ala el-jabeen laazem etshoofol 'ein."




Non osare maltrattare il volto che vedi di mattina

ÇáæÌå Çááí ÈÊÕÇÈÍæ ßíÞ Çáß Úíä ÇÊÞÈÍæ"El-wejh elly betSabHoh, keef elak 'ein etqabHoh."




L' occhio e' quello che mangia

ÇáÚíä Çááí ÈÊæßá"El-'ein elly btoakel."




Se nutri la bocca, l'occhio diventa timido

ÇØÚã ÇáËã ÊÓÊÍí ÇáÚíä"ET'am eththim, testHyl 'ein."




L'occhio vede, ma la mano non puo' raggiungerlo

ÇáÚíä ÈÇÕíÑÉ æÇáíÏ ÞÇÕíÑÉ"El-'ein baSeerah wel-eid qaSeerah."




Anche il pulcino dell'oca galleggia

ÝÑÎ ÇáÈØ ÚæÇã"farkh el- bat awam"



Se il tuo vicino ti odia, sposta la porta della tua casa



Una mela non cade mai troppo lontano dal suo albero







Metti abiti della tua misura



Allunga il passo secondo la grandezza del tuo tappeto

ãÏ ÑÌáíß Úáì ÞÏ ÇáÍÇÝß" med rejleik 'ala qad el hafak"



Ogni scimmia, agli occhi di suo padre, e' una gazzella

ÇáÞÑÏ Ýí Úíä Çãå ÛÒÇá "al kerd fi aeen ammo ghazal"





















janet


Un cuore non può bastare per due.
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janet
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Posted - 13 August 2003 :  23:49:07  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
LE CANZONI POPOLARI PALESTINESI







Tutte le occasioni della vita palestinese hanno le loro proprie canzoni. I matrimoni sono le ricorrenze piu 'popolari in cui la gente balla e danza sulle note delle canzoni del folklore palestinese. Di solito vi sono alcune persone che fungono da cantanti-guida (Zajjlin), mentre il resto dei partecipanti all'avvenimento ripete dopo di loro.

Le canzoni popolari della tradizione palestinese possono essere facilmente cantate anche durante il lavoro quotidiano.

Come qualsiasi altra forma di poesia, anche le canzoni popolari trattano di diversi temi, come ad esempio amore, patriottismo, saggezza. Vi sono differenti tipi di canto, che variano secondo il ritmo e il modo di cantare. Molte delle canzoni popolari sono femminili (Zagharit), poiche' le donne hanno contribuito in maniera rilevante alla conservazione ed allo sviluppo del folklore palestinese. Sa'ud Al-Asadi ha affermato che "la tradizione folkloristica palestinese e' un mirabile intreccio di elementi maschili e femminili". Le forme fondamentali di canti palestinesi sono:



1. 'Ataba

2. Dal'ona

3. Zarif et-tul

4. Sahja/Samir

5. Zajal

6. Zagharit





'ATABA

E' la forma di canto piu' popolare in Palestina. Esso viene cantato di norma durante I matrimoni, ma i lavoratori spesso cantano gli 'ataba durante il loro impegno giornaliero. Come le altre forme di canto, tratta di vari soggetti ed e' composto di quattro versi. I primi tre terminano con la stessa rima, mentre il quarto con una sillaba assonante. Esempio:

betaali l-leyl shaddoo 'aa reHalhom
Hebaaby jarraH eqleaby raHeelhom
wa kam maktoob min eedy raH elhom
wa la maktoob raddoo lee jawaab

(Alla fine della notte, si preparano a partire

I miei amati, la cui partenza ferisce il mio cuore

Quante lettere scritte da me sono giunte a loro

Mentre nessuna e' giunta a me!)





DAL'ONA

Come gli 'ataba, e' la forma piu' popolare di canto. Piu' semplice da comporre, perche' non richiede necessariamente assonanza tra I primi tre versi, presenta comunque quattro versi. E' la canzone della danza tradizionale palestinese, la dabka, che i danzatori cantano con l'accompagnamento dello shubbabah (flauto), dello yarghul o del mijwiz. Esempio:

yally marreity o beidik sallamty
asraar il-maHabby ibqalby 'allamty
ismi'it Sootik lamma itkallamty
bulbul beyghanny fooq el-zaytoona

(O tu, che passi e con un cenno della mano

imprimi I segreti dell'amore nel mio cuore.

Ho sentito la tua voce che, parlando, era simile

Ad un uccello che canta su un ramo d'olivo)







ya Teirin Taayir fissama il-'aaly
sallim 'al-Hilw il-'azeez il-ghaaly
wismik ya rooHy mayrooH min baaly
imqayyad 'ajbeeny bein li'yoona

(O uccello che voli nell'alto cielo,

salutami la mia dolce, cara, preziosa.

O anima mia, il tuo nome restera' nella mia mente,




ZARIF ET-TUL

Questo tipo di canto ha una discreta popolarita' ed e' anch'esso usato nella dabka. Naturalmente, il ritmo e' diverso rispetto a dal' ona.





SAHJA/SAAMIR

E' questo un canto molto popolare durante i matrimoni, in cui I partecipanti si sistemano in due linee che si fronteggiano. Una linea canta un verso, che viene ripetuto dall'altra e cosi' via, alternando l'ordine di inizio.





ZAJAL

Questo tipo di canto e' condotto da cantanti popolari professionisti che vengono invitati ai matrimoni: di solito il canto e' improvvisato, ed il pubblico e' invitato ad unirsi allo zajjal ed a partecipare al canto.






ZAGHARIT

Le zagharit (singolare zaghrut) sono le piu' popolari canzoni femminili e possono essere paragonate all' 'ataba maschili. La donna che inizia questo tipo di canto, lo fa intonando un festoso heey eeh o Aweeha, cui seguono i versi. Le altre donne si uniscono al canto intonando il suono lolololololeeey (caratteristico suono festoso tipico delle donne palestinesi). Ci sono ovviamente molti altri tipi di canto femminile.



Ci sono molte bande popolari e cantanti (Zajjalin) che sono la fonte principale per la conservazione delle canzoni popolari palestinesi. Le principali sono: El-Funun (troupe di danza popolare palestinese) a Ramallah, la Banda della dabka di Ghassan Kanafani dell' Universita' di Betlemme, la Banda Jafra a Ramallah, e la Banda Juthur (le radici) dell'Universita' di Bir Zeit. Per quanto riguarda i cantanti popolari, se ne trova almeno uno in ogni citta' o villaggio palestinese.


















janet


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Posted - 13 August 2003 :  23:51:47  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
LE STORIE POPOLARI ARABE



Le storie popolari erano il maggiore divertimento serale per adulti e bambini nel tempo in cui non esistevano ancora la televisione e la radio. I narratori erano di solito gli anziani della famiglia, normalmente il nonno o la nonna.

In ogni citta' o villaggio vi era cio' che veniva chiamata madhafeh (casa per gli ospiti, o, nelle abitazioni private, stanza addetta ad accogliere I visitatori), in cui venivano ospitate le persone di passaggio. L'hakawaty (cioe' il narratore), che era l'intrattenitore nelle madhafeh, raccontava storie mentre suonava leggermente il rababah, lo strumento tradizionale ad una corda. Lo hakawaty raccontava storie popolari come Kulaib e Zeir, Abu Zeid, 'Antara, Le Notti Arabe, ed altre brevi storie che si tramandavano da citta' a citta'.

All'interno delle famiglie, le storie erano raccontate soprattutto in inverno, quando i componenti del nucleo familiare sedevano attorno al kanun (braciere) ed ascoltavano rapiti I racconti del tempo che fu.



STORIE POPOLARI:




L'INDOVINO DI NEJRAN





Ognuno degli avi del Profeta aveva, oltre al suo nome normale, un soprannome derivante da un’azione o da un fatto degni di nota da lui compiuti e ciascuno ha la sua storia..

Nizar, figlio di Ma’add, figlio di ‘Adnan, aveva il soprannome di Abu Rabiah o di Abu Iyad; aveva infatti quattro figli che si chiamavano: il primogenito, Rabiah, il secondo Iyàd, terzo, Mudar, e il quarto, Anmar. E' da Mudar che discende il Profeta. Nizar abitava nel deserto, nella stessa località dove aveva a suo tempo abitato Ma’add, figlio di ‘Adnan. Da là venne alla Mecca e vi fisso'ò la sua residenza. Viveva un po’ nel deserto con la sua tribù e un po’ alla Mecca. Mudar portava il soprannome di Hamrà’,” che aveva questa origine:

Nizar, che era molto ricco, morendo divise i beni tra i figli. A Mudar diede una tenda di cuoio rosso, a Rabiah un cavallo nero, ad Anmàr un tappeto di cuoio nero, a Iyad una schiava. Disse loro: «Dividetevi tutti i miei beni in questo modo. Se sorgeranno tra voi contrasti, andate a Najran dove abita un indovino di nome Afa, della tribù dei Gurhum, molto abile e sapiente, affinché faccia lui la spartizione per voi». Nizar era lui stesso un indovino, conosceva l’arte dei presagi, degli auguri e della divinazione, e anche i suoi figli ne avevano qualche nozione. Dopo la sua morte i figli, preso possesso degli oggetti che il padre aveva donato a ciascuno, si trovarono in disaccordo per gli altri beni. Montarono allora su déi cammelli per recarsi a Najran dall’indovino e delegargli la spartizione.

Per via s’imbatterono in un terreno coperto d’erba, metà brucata e metà intatta. Mudar disse: «Il cammello che ha brucato quest’erba è cieco dall’occhio destro». Rabi’ah disse: «E' zoppo dal piede destro». Iyàd disse: «Ha la coda mozza». Anmàr disse: «E' scappato dalle mani del padrone perché è selvatico». Poco oltre incontrarono un uomo in groppa ad un, cammello e gli chiesero chi era. Rispose che-era della tal tribù e che era alla ricerca di un cammello scappato. Mudar gli disse: «Questo -cammello è per caso orbo dell’occhio destro?». «Si!» rispose. «E non pende dal lato destro?» chiese Rabi'ah. «Si! » «Non ha la coda» disse Iyàd. «E'. vero» confermo'ò l’uomo. Anmàr aggiunse: «E' selvatico». «Si’» disse l’uomo. «Ma dov’è?» «Non l’abbiamo visto» dissero i fratelli. «Se non l’avete visto», rispose l’uomo, «come potete sapere tutti questi particolari? Lo avete certamente voi» soggiunse. «Rendetemelo! » «Non. l’abbiamo.» Chiese dove andavano. I fratelli gli risposero che andavano a Najràn, dall’indovino Afà, per sanare al suo giudizio una divergenza sorta tra loro. L’uomo solo, si accodo'ò quindi ai quattro fratelli e li segui' finøo a Najran.

Afa non -li còonosceva, ma li ricevette gentilmente e si informo'ò del motivo del loro viaggio. «Nostro padre è morto e non riusciamo ad accordarci sulla divisione dei suoi beni. Siamo venuti perché tu decida per noi quattro e abbiamo convenuto di acòcettare la tua decisione.» Salto'su il padrone del cammello. "Risolvi prima la questione del mio cammello.

L’ho perduto e sono stati loro a prendermelo.» Afa' gli chiese: «Come fai a saperlo?»~ «Perché me ne hanno fatta la descrizione. Come avrebbero potuto senza vederlo?" Mudar disse: «Ho capito che questo cammello era orbo dell’occhio destro perché aveva brucato l’erba da un lato soltanto, senza toccarla dalla parte dov’era migliore".Rabiah disse: «Io ho notato che il piede destro aveva lasciato sul terreno orme molto forti, mentre non ho visto quelle del piede sinistro; da ciòo' ho compreso che pendeva dal lato destro». Iyad dissé: «Io ho notato che il suo sterco stava riunito in mucchietti, come quello dei buoi, e non come è normalmente quello del cammello, che lo separa con la coda; ho capito da cio'ò che non àveva la coda». Anmar disse: «Ho notato che l’erba non era brucàta in un solo punto, ma che dappertutto ne aveva presa una boccata; compresi allora che il cammello aveva un carattere selvaggio e irrequieto». L’indovino ammiro'ò la sapienza e l’intelligenza dei quattro fratelli. Questo modo di giudicare fa parte dell’arte della divinazione e viene detto Bab aI-tazkin: è uno dei rami di quella scienza. L’indovino disse poi al proprietario del cammello: «Questa gente non ha il tuo cammello. Vattene!». Domando'ò ai quattro fratelli chi erano e, avendogli essi risposto di essere figli di Nizàr, figlio di Ma'add, figlio di ‘Adnan, disse: «Scusatemi se non vi ho riconosciuti. Io ero amico di vostro padre. Siate miei ospiti oggi e stanotte; domani risolvero'ò la vostra faccenda». Acconsentirono. Il padre e gli avi di quell’indovino erano stati capi di Najran..

L' indovino fece loro preparare un pasto. Furono loro serviti un agnello arrosto e una brocca di vino. Mangiarono. Quando il vino ando' ò loro alla testa, Mudar disse: «Non ho mai bevuto un vino cosi' dolce, ma viene da una vigna piantata su una tomba». Rabiah disse: «Non ho mai mangiato carne d’agnello più succulenta, ma quest’agnello e' stato nutrito con latte di cagna». Anmàr disse: «Il grano che e' servito a fare il pane che stiamo mangiando è stato seminato in un cimitero». lyad disse: «Il nostro ospite è un uomo eccellente, ma non è figlio legittimo. Non è il padre legale che lo ha generato, ma un altro uomo. Sua madre l'ha concepito nell’adulterio». L'indovino ascolto'ò le loro parole, ma non disse nulla.

Quando calo' la notte ed essi si furono addormentati, chiamo' il suo intendente e gli chiese da quale vigna provenisse il vino che era stato servito agli ospiti. L'intendente disse: "Una vigna ha germogliato sulla tomba di tuo padre e si e' fatta grande; ne ho raccolto l'uva e ho fatto questo vino". L'indovino fece poi venire il pastore e l'interrogo' sull'agnello. Il pastore disse: "Quando nacque questo agnello era molto bello, ma sua madre mori' e in quel periodo non c'erano pecore che avessero latte. Una cagna aveva avuto dei piccoli; misi l'agnello con lei fino a che fu cresciuto. Non ne ho trovato uno migliore da portarti quando mi hai fatto chiedere un agnello". L'indovino fece venire il mezzadro e l'interrogo' sul grano. Quello gli disse: "da un lato del campo c'e' un cimitero. Quest'anno ho seminato anche una parte del cimitero ed e' da li' che viene il grano che t'ho portato". L'indovino, molto scosso da queste spiegazioni, disse: "Ora e' la volta di mia madre". Ando' a trovare la madre e le disse: "Se non mi confesserai la verita' sul mio conto, ti uccidero'". La donna parlo' cosi': "Tuo padre era il capo di questo popolo e possedeva grandi ricchezze. Poiche' non avevo bambini da lui, temevo che alla sua morte I suoi beni finissero in mano a degli estranei e che un altro prendesse il suo potere. Un uomo di bell'aspetto fu un giorno ospite di tuo padre. Di notte mi detti a lui e rimasi incinta. Gli devi la tua nascita. A tuo padre ho detto invece che eri figlio suo".

L'indomani l'indovino interrogo' I quattro fratelli su quello che avevano detto: "Voglio che mi spieghiate come avete fatto a sapere quelle cose". Mudhar parlo' per primo: "Ho capito che quella vigna era piantata su una tomba perche', nel bere vino, diventavamo tristi e alterati nell'aspetto, e questo non e' l'effetto normale del vino". Il secondo disse: "Ho capito la faccenda dell'agnello perche' non avevamo mai mangiato carne piu' dolce e nulla al mondo e' piu' dolce del latte di cagna". Il terzo disse: "Gli arabi onorano molto I loro ospiti; quando ne hanno, stanno in loro compagnia e ne condividono il pasto. Tu invece ci hai fatto servire il cibo, ci hai lasciati e ti sei messo a spiare I nostri discorsi. Da cio' ho capito la tua condizione; ho notato che non avevi l'aria grave degli arabi e ho pensato che vi fosse qualcosa di illecito nelle tue origini". Il quarto disse: "Ho riconosciuto il tipo di grano perche' il grano seminato nei cimiteri da' al pane un sapore di terra, e questo sapore l'ho trovato in quel pane". L'indovino disse: "Voi siete piu' sapienti di me: non avete bisogno del mio giudizio". Risposero: "Quando due persone hanno una divergenza, per giudicare occorre un terzo, sia egli saggio o no. sono le ultime volonta' di nostro padre che ci ha detto di rifarci al tuo giudizio qualora non fossimo d'accordo sull'eredita'".

"Ditemi esattamente cosa vostro padre ha dato a ciascuno e cosa ha lasciato". "Nostro padre ha lasciato oro, argento, cavalli, pecore, tappeti e una quantita' di vasi d'ogni tipo". Raccontarono poi cio' che il padre aveva dato a ciascuno. L'indovino disse: "Lasciate a Mudhar l'oro e I cammelli, perche' sono rossi. Date a Rabi'ah I cavalli, gli schiavi e le vesti di colore nero. Gli schiavi, i vestiti bianchi e l'argento vadano a Iyad. I tappeti e le pecore ad Anmar". I quattro fratelli accettarono la sentenza e se ne andarono. Mudhar, l'avo del Profeta, divenne il capo di tutti I discendenti di Nizar e della famiglia di Ma'add, figlio di Adnan, che si moltiplicarono tanto che il loro numero divenne immenso.
























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Posted - 14 August 2003 :  00:00:19  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
Una peculiare caratteristica degli arabi:

L'OSPITALITA'

Una caratteristica fondamentale dei popoli arabi e' la generosita' e la prodigalita', nonche' l'ospitalita' verso I parenti, gli amici ed I forestieri. Tale caratteristica, gia' molto accentuata in epoca preislamica (nel codice cavalleresco beduino, la prodigalita' verso gli ospiti era considerata una delle massime virtu'), si e', per cosi' dire, amplificata con l'avvento dell'Islam, il cui Profeta ha enfatizzato al massimo la necessita' dei buoni rapporti con gli altri, anche con coloro che non appartengono alla cerchia dei conoscenti.

Un detto arabo asserisce che un estraneo che giunge alla tua casa ha diritto a tre giorni di ospitalita' prima che tu gli chieda addirittura il suo nome. Questo per specificare la grande considerazione che l'ospitalita' ha presso I popoli del Medioriente. Un altro detto asserisce che l'ospite e' sacro.

Sperimentare l'ospitalita' araba puo' essere un'esperienza travolgente per chi non e' abituato a questo tipo di comportamento. Il nostro consiglio per coloro che sono invitati a pranzo in una casa araba e' quello di indossare abiti comodi, poiche' il pranzo arabo e' composto da piatti vari, abbondanti e saporiti, ma anche perche' il vostro ospite continuera' ad offrirvi cibo implacabilmente.

E' praticamente impossibile andare in una casa araba senza essere garbatamente costretti a mangiare anche al di la' delle proprie capacita'. Le donne seguono il costume delle loro mamme - nutri il tuo ospite prima di nutrire te stessa, e nutrilo bene. Questo tipo di gentile insistenza, che e' possibile sperimentare in tutto il mondo arabo e in pressocche' tutte le case arabe, fa parte dell'ospitalita' tradizionale.

Per gli arabi, siano essi siriani, libanesi, palestinesi, sauditi o egiziani, l'ospitalita' ed il modo di trattare gli ospiti rivela in profondita' chi sei. La generosita' e' direttamente proporzionale al tuo grado di elevazione personale. E' la virtu' piu' ammirata, e le famiglie giudicano se' stesse dal grado di considerazione che conferiscono ai loro invitati.

L'ospite, sia esso un parente, un amico, un vicino di casa o un perfetto estraneo, sara' il benvenuto in casa ed a tavola, e sara' trattato con lo stesso riguardo e la stessa gentilezza.

I pasti arabi, piu' che formali, sono piu' spesso una sintesi di festosita', calore e familiarita'. Gli ospiti sono sempre messi a loro agio, poiche' I padroni di casa sentono di aver fallito il loro compito se essi non si sentono come a casa loro e non assaggiano tutto quello che viene loro offerto.

La gentile insistenza di un padrone di casa va capita: spesso, non mangiare e non bere tutto cio' che viene offerto puo' essere interpretato dai padroni di casa come un mancato apprezzamento verso la propria ospitalita': nuovamente, cio' puo' farli sentire inadeguati al proprio ruolo.

Il pranzo termina solitamente con il termine "sahteyn", che significa "due volte la salute a voi", ad enfatizzare l'importanza di una riunione conviviale presso I popoli arabi.







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Posted - 14 August 2003 :  00:02:15  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando


IL MATRIMONIO IN MEDIORIENTE

TRADIZIONI, USI E COSTUMI NELLA FESTA PIU" BELLA E POPOLARE






Il matrimonio tradizionale, in Medioriente, e' una festa vissuta dall'intera comunita'. A differenza di quanto accade in Occidente, infatti, ai festeggiamenti partecipano non soltanto i parenti e gli amici, ma tutti i conoscenti, i vicini di casa e frotte di bambini alla perenne ricerca di feste cui partecipare. I festeggiamenti di matrimonio durano, di norma, tre giorni.

Durante I primi due, gli sposi partecipano a feste separate, ciascuna organizzata in casa dei propri genitori. Le donne ballano e cantano canzoni folkloristiche al ritmo del tamburo tradizionale, gli uomini s'intrattengono conversando e bevendo te' o caffe'.

Nel pomeriggio del secondo giorno di festa, lo sposo, accompagnato dagli amici e dai parenti, che, per strada danno vita allo zaffe, corteo augurale con canti tipici, va ad incontrare la futura moglie, cui portera' in dono oggetti d'oro (bracciali, collane, anelli, orecchini) che lui stesso aiutera' ad indossare. La sposa, vestita con un abito colorato di rosa, azzurro o dorato, l'attendera', circondata dalle sorelle e dalle amiche. In tale occasione vengono offerte dolci e bibite, oltre all'immancabile te'.

Quella sera stessa, in casa della sposa, si svolge il rito dell' henne'. Vi partecipano tutte le donne della famiglia e le amiche della sposa, che la aiuteranno ad abbellirsi e prepararsi per il giorno dopo, quando avverra' il matrimonio vero e proprio e la ragazza lascera' la casa paterna per unirsi al marito. La sposa viene aiutata a lavarsi, e le vengono spalmate addosso oli e crème profumate. In ultimo viene preparata la pasta di henne', colorante naturale, con la quale la sposa si tingera' i capelli e con la quale le donne si tingeranno, reciprocamente, il palmo delle mani con disegni augurali.

Il giorno seguente, di solito il venerdi - giorno festivo nei paesi islamici - e' la giornata finale dei festeggiamenti. In casa dei genitori dello sposo si prepara il pranzo di nozze, cui vengono invitati a partecipare tutti, anche i semplici passanti. Vassoi colmi di cibo vengono inviati ai poveri dei dintorni ed ai vicini che non sono intervenuti al pranzo di nozze; solitamente vengono preparati piatti a base di agnello.

Dopo il pranzo, lo sposo, accompagnato dai familiari e dagli amici (che per l'occasione addobbano macchine e speciali pullman dove prendono posto gli ospiti - e dove, immancabilmente, la festa prosegue al ritmo delle canzoni popolari), si reca a casa della sposa, vestita questa volta col tradizionale abito bianco e con indosso i gioielli dono di nozze, e, insieme a tutti gli ospiti, termineranno la serata nella sala dell'ultimo festeggiamento, dove si cantera' e danzera' fino a notte inoltrata.

I festeggiamenti per il matrimonio sono molto importanti, in Medioriente, e coinvolgono tutta la comunita', secondo il detto del Profeta : "Partecipate alle feste di matrimonio e onoratele in maniera conveniente. La differenza tra un'unione lecita e una illecita risiede nei festeggiamenti".

Dal punto di vista legale, il matrimonio e' un contratto civile che viene firmato dai due sposi, consenzienti e liberi, alla presenza di un talib, uomo pio che ricorda agli sposi gli impegni ed il profondo significato religioso del matrimonio e della formazione di una nuova famiglia, nucleo basilare della societa'. Presenti alla firma devono essere due testimoni, I quali giurano davanti a Dio che l'assenso dei due sposi al matrimonio e' spontaneo, pena l'annullamento dello stesso. Al termine del rito civile, e prima dei festeggiamenti, lo sposo e' tenuto a corrispondere alla sposa il mahr, dono di nozze o dote, liberamente scelto dalla donna e di sua esclusiva proprieta'.














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Posted - 14 August 2003 :  00:20:57  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando



TRADIZIONE ED ARTE

L'uso della polvere di henna per colorare pelle e capelli si perde nella notte dei tempi. Sin dall'antichita', infatti, le donne, soprattutto, hanno fatto ricorso a questo straordinario colorante naturale, ricco di molteplici, benefiche proprieta', per abbellire chiome e per tatuare caviglie, polsi, mani. In Medioriente, in particolare, e' tradizione usare l'henna in particolari festivita', o in occasioni speciali quali il matrimonio, a simboleggiare la considerazione in cui e' tenuto questo vero e proprio "dono" della natura.

L'henna viene estratta da una particolare pianta, la Lawsonia Alba, sempreverde, che da arbusto puo' raggiungere l'altezza di sei metri e che cresce spontanea in Medioriente, Africa del Nord, Asia centrale. La pianta presenta strette ed affusolate foglie a punta, grappoli di fiorellini bianchi o rosa e piccole bacche bluastre. Dall'arbusto della Lawsonia Alba derivano tre coloranti base - rosso dalle foglie, nero dalle radici e neutro dagli stami. In realta' tutte le parti della pianta contengono pigmenti della magica polvere, per cui anche l'henna nera o neutra contengono in realta' i caratteristici pigmenti rossastri.

Le parti della pianta vengono lasciate seccare naturalmente, all'aria aperta, e poi macinate fino ad essere trasformate in polvere finissima, dal profumo intenso e caratteristico e dal colore ambrato.

L'arte di usare quest'erba per decorare la pelle o colorare i capelli e' antichissima, e risale ad oltre 5000 anni fa. Essa e' stata praticata da differenti popoli in differenti eta' soprattutto in Medioriente, India, Africa del Nord: ci sono discordanze su chi abbia usato per primo questa pianta meravigliosa, ma una tradizione rivela che un governante dell'Egitto ne fece dono ad un moghul indiano, ma potrebbe essere il contrario. La pianta cresce infatti spontaneamente sia nel bacino orientale del Mediterraneo, sia nel sub-continente indiano.

I reperti egizi di mummie e le incisioni pittoriche rinvenute su bassorilievi e monumenti dell'epoca suggeriscono che la pratica di dipingere capelli, barbe ed unghie delle dita con henna era, nell'antico Egitto, pratica piuttosto comune, mentre nell'Asia centro-continentale (Persia, Pakistan, India) erano soprattutto religiosi, musici e danzatori a decorare parti del corpo con la polvere di henna stemperata in acqua.

Gli usi decorativi dell'henna variano da cultura a cultura. Nei paesi del Mediterraneo orientale, l'uso tradizionale piu' popolare e' per gli abbellimenti e le preparazioni nuziali, mentre altrove e' di prammatica usare l'henna per celebrare le circoncisioni, le nascite, le festivita' (ad esempio, la fine del Ramadan) come simbolo di buon augurio. Le giovani donne tendono ad usarlo per abbellire le proprie chiome (e' un vero e proprio balsamo naturale, ricco di principi attivi assolutamente portentosi, che irrobustiscono, ammorbidiscono e rendono brillanti i capelli) e per decorare polsi, palmi delle mani e piedi in un'espressione creativa di straordinario fascino.

I disegni tradizionali indiani e pakistani tendono ad essere molto intricati, dettagliati e astratti. I disegni tradizionali mediorientali sono solitamente floreali, meno complessi di quelli indiani e talvolta con forme geometriche e simboli astratti.

In Medioriente e' tradizione dedicare la sera precedente le nozze al rito dell'henna, durante il quale la sposa, le sue sorelle e amiche e sua madre decorano le mani e le braccia con disegni molto ornamentali e di buon auspicio, utilizzando parte dell' "henna al-arus" (l'henna matrimoniale) per fare impacchi sui capelli che, ramati e lucidissimi, saranno "sfoggiati" il giorno delle nozze. L'henna, in questo caso, viene preparata dalla madre della sposa e dalle anziane della famiglia.

La polvere di henna, stemperata in acqua e diluita con l'aiuto di succo di limone, assume la consistenza di una pasta morbida, liscia e molto profumata, che deve essere fatta riposare per un po' di tempo prima di essere utilizzata. Si stende con l'aiuto di un sottile attrezzo sulle parti da decorare e si lascia asciugare per un tempo veriabile (a seconda dell'intensita' di colore che si intende dare al disegno), mai superiore ad un'ora. I capelli, invece, protetti da una cuffietta impermeabile possono "sopportare" l'impacco di henna anche tutta la notte. Se alla pasta di henna si aggiungera' un po' di miele, l'impacco, seccando, non indurira', restando morbido ed umido.

Quando sara' trascorso il tempo di posa, bastera' risciacquare accuratamente pelle o capelli con acqua tiepida, utilizzando sapone e shampoo neutro per detergere a fondo: la colorazione durera' per qualche settimana, a seconda dell'intensita' del colore e del tempo di posa.

Bisogna ricordare che, essendo un prodotto assolutamente naturale, l'henna e' priva di sostanze chimiche nocive, di inchiostri e di pigmenti artificiali. Per tale motivo, anche i bambini, le future mamme ed i soggetti allergici possono usarla con tranquillita'.

















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Posted - 14 August 2003 :  00:22:42  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
NOMI FEMMINILI ARABI E LORO SIGNIFICATO

ABIR
Fragranza

ADILA
Giusta

AFAF
Castita'

AFRAH
Felicita'

AIDHA
Colei che parte ma ritorna

AISHA
Vita, prosperita'

ALIA
Alta (moralmente)

AMAL
Speranza

AMINA
Fedele

AMIRA
Principessa

ANBAR
Profumo d'ambra

ANISA
Amichevole, di buona compagnia

ASIYA
Colei che tende verso I deboli e li solleva

ASAH
Pianta dal verde brillante

ASMA'
Eccellente, preziosa

BAHIRA
Abbagliante, brillante

BASMA
Sorriso

DHUHA
Mattino

FAIZA
Vittoriosa, vincente

FADWA
Colei che si sacrifica

FARIDA
Perla rara

FARAH
Felicita'

FAWZIYA
Coronata dal successo

FIRDUS
Paradiso

GHADA
Bella

GHALIYA
Preziosa

HADIYA
Dono, guida verso il giusto

HAMIDA
Lodevole, encomiabile

HANAN
Tenerezza

HALIMA
Gentile, paziente

HYAM
Amore delirante

HUDA
Guida retta

HURIYYA
Angelo

IKRAM
Onore, ospitalita'

ILHAM
Intuizione

IMAN
Fede

INTISSAR
Trionfante

ISDIHAR
Fiorente, rigogliosa

JAMILA
Bella

JUMANA
Perla d'argento

KAMILA
Perfetta

KARIMA
Generosa

KAWTHAR
Fiume del Paradiso

LAMIA
Dalle labbra colorate

LATIFA
Gentile, educata

LINA
Tenera

MAHA
Gazzella

MAISA
Che cammina con fierezza

MANAAR
Luce che guida

MARAM
Aspirazione

MARYAM
Maria, antico nome arabo

MAIMUNA
Propizia, favorevole

MAYSUN
Di bell'aspetto

MUNA
Desiderio

MUNIRA
Colei che sparge la luce

NABILA
Nobile

NADA
Generosita', rugiada

NADIA
Colei che comincia

NADIRA
Rara, preziosa

NADWA
Conciliante

NAIMA
Che vive una vita dolce, piacevole

NAJAA
Successo

NAJAT
Sicurezza

NAJLA
Dialogo segreto

NAWAL
Dono

NAZAHA
Purezza, rettitudine

NUR
Luce

RANIA
Che osserva con attenzione

RASHA
Giovane gazzella

RASHIDA
Saggia, intelligente

RIM o RIMA
Gazzella

SAFIYA
Tranquilla, serena, pura

SAHAR
Alba, aurora

SALIMA
Salva

SALWA
Sollievo, conforto

SELMA
Pacifica

SAMAR
Colloquio notturno

SAMIRA
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SANAA
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SHARIFA
Nobile, generosa

SIHAM
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SUHA
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SUHEILA
Morbida, delicata

TAHIRA
Pura, casta

WAFA
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WAJIHA
Eminente, distinta

WARDA
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WIDAD
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YASMIN
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YUSRA
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ZAHIRA
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ZAHRA
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ZAKIYYEH
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