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janet
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Posted - 28 November 2003 : 11:46:24
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451° F di Israel Shamir
(Aggiornato alla decisione della casa editrice francese Balland di ritirare dal mercato e bruciare il mio libro "L'autre visage d'Israel" dopo le minacce ricevute dai sionisti).
La storia della breve vita e della prematura scomparsa del mio libro "L'autre visage d'Israel" - traduzione francese de "Fiori di Galilea" - e' un caso interessante per discutere dell'influenza sionista in Francia. I suoi personaggi principali sono: - un bravo uomo, Franck Spengler, delle edizioni Blanche - Il proprietario di Balland e di un sito ebraico-sionista, Denis Bourgeois, ex-presidente della Calmann-Levy.
Il libro fu pubblicato dalle Edizioni Blanche, una sussidiaria delle Edizioni Balland, il 9 ottobre 2003 e, immediatamente, un sito web francese-sionista chiamato www.proche-orient.info lo attaccò. In una lunga e tediosa diatriba, un certo Johan Weisz insisté che il libro era perseguibile secondo le "leggi sull'odio razziale", poiché esso invocava la cooperazione tra Cristianesimo e mondo Islamico. Non deve suscitare alcuna sorpresa: i sionisti si sono arrogati il diritto supremo di decidere chi debba essere odiato o amato al mondo. Come se le due guerre mondiali dell'ultimo secolo non fossero abbastanza, ora essi insistono che i cristiani ed i musulmani debbano combattersi fino alla fine, per la maggiore gloria di Israele.
Il mio sollecito editore, il buon Franck Spengler delle edizioni Blanche, rifiutò le insinuazioni dei fomentatori d'odio sionisti in una arguta lettera al proprietario di Balland, Denis Bourgeois. Quest'ultimo, però, aveva ricevuto il suo attuale incarico solo dopo aver dimostrato la sua devozione alla causa del presidente della Calmann-Levy, una grande compagnia editoriale ebraica. Dopo aver udito la Voce del Padrone, Denis Bourgeois ordinò che il libro fosse ritirato dagli scaffali e fosse messo al rogo. Ecco le maniere dell'influenza sionista: comprano gli editori, promuovono i loro devoti servitori e poi erodono la libertà di stampa e la libertà di parola.
Gli aristocratici dell'Ancient Regime della Francia pre-rivoluzionaria non furono abbastanza cinici da inventare le "leggi sull'odio razziale", e questo fu la loro rovina. Se avessero affittato un Johan Weisz, Voltaire sarebbe stato condannato per "incitamento all'odio razziale" e la Francia sarebbe oggi governata da, diciamo, Luigi 25esimo. I britannici non sapevano che George Washington avrebbe potuto essere accusato di "denigrare e demonizzare l'intero popolo inglese, inclusi uomini e donne innocenti". Ma una voce interiore mi dice che George Washington e Massimiliano Robespierre sarebbero rimasti sconcertati.
Non ho nessun rimprovero da fare al sito sionista: fanno solo il loro consueto peggio. Ma i loro tirapiedi francesi, come Denis Bourgeois, che stanno preparando l'occupazione americano-sionista della Francia, sono inaccettabili. Essi preparano il terreno per Parigi ai tanks americani di ritorno da Baghdad. Essi partecipano pienamente alla distruzione di Rafah, ai massacri di Gaza e Jenin, alla preparazione dell'assalto a Damasco e Teheran. A causa loro il presidente Chirac e' stato costretto all'umiliante "condanna" delle stupefacenti parole del dottor Mahathir. Non hanno argomenti, ma potere e denaro, che usano malamente per spegnere le voci del dissenso. La Francia non potrà essere libera, né guidare il resto del mondo verso la libertà, fino a che questi tirapiedi non siano messi in evidenza e denunciati.
Se sentite il bisogno di esprimere i vostri sentimenti a Bourgeois: denis.bourgeois@balland.fr o al bravo e nobile Franck Spengler: blanche@editions-mango.fr.
Non dovremmo permettere ai nostri nemici di adottare ed abusare della bandiera anti-razzista. Non la meritano. Recentemente, il quotidiano israeliano Ma'ariv ha pubblicato un articolo che dichiara: "Se siamo obbligati a mandare i fiori della nazione nell'inferno della guerra, allora abbiamo sicuramente il diritto di rimuovere milioni di individui di un'altra razza che si nutrono come vermi. Poiché noi non combattiamo solo per noi, ma per l'intero mondo". L'articolo non ha suscitato sorpresa né in Israele né nelle comunità ebraiche all'estero, nonostante il fatto che esso fosse stato scritto molti anni fa - senza che essi lo sapessero - da Adolf Hitler. La pubblicazione dell'articolo di Hitler e la successiva mancata risposta da parte del pubblico israeliano hanno rappresentato un convincente esperimento: il discorso sionista ha pienamente invertito ed adottato la propaganda nazista.
I sionisti ed i loro alleati sono diventati i più grandi produttori di propaganda d'odio. In Francia ed Italia essi supportano la pubblicazione e la distribuzione di Oriana Fallaci, in Canada (Daniel Pipes, nel National Post di Israel Asper) scrivono che "i musulmani violentano le ragazze bionde", negli USA una lista nazista raccomanda molti libri filo-sionisti, incluso "La vera guerra dell'America", del Rabbino Daniel Lapin, "Diffamazione: Bugie liberali sulla destra americana", di Ann H. Coulter, "Invasione: come l'America accoglie ancora criminali, terroristi ed altre minacce estere sui nostri lidi", di Michelle Malkin. Quest'ultimo libro porta la seguente spiegazione da parte di un ultra-razzista americano: "Invasione, di Michelle Malkin, e' forse il più importante libro scritto in quest'ultimo anno. Il soggetto e' l'immigrazione, a cui bisogna dire stop: I TERRORISTI MUSULMANI stanno sommergendo l'America".
I devoti filo-semiti Robert Spencer e David Pryce-Jones hanno pubblicato "L'Islam svelato: domande allarmanti sulla fede in più rapida espansione al mondo". Lo stesso commento razzista: "L'Islam svelato e' un libro profondamente inquietante perché offre scarse speranze che l'occidente possa vivere in pace con l'Islam, a meno che questo non cambi radicalmente. E questa e' una speranza ancora più impossibile".
Tutti questi libri circolano liberamente in Europa, Canada e negli USA, poiché le cosiddette "leggi contro l'odio razziale" e le "campagne anti-razziste" sono a beneficio esclusivo dei sionisti. Difatti nessuno, sinora, e' riuscito ad applicarle contro i razzisti ed i fomentatori d'odio sionisti. La gente che ha privatizzato l'anti-razzismo e' il braccio armato dell'ebraismo organizzato. In Francia, viene chiamato LICRA, mentre l'equivalente tedesco e chiamato ANTIFA. Il rappresentante del LICRA, Marc Levy, ha minacciato l'editore di intraprendere un'azione legale.
Questi delinquenti fingono di essere anti-razzisti. Ma, in realtà, sono sotto-agenti dell'Anti Defamation League, "la più grande agenzia spionistica non statale al mondo", secondo Jeff Blankfort. Ecco un'immagine che lo dimostra:
Nell'immagine, ANTIFA, l'equivalente del LICRA francese manifesta sotto un gruppo di bandiere sioniste in onore del "bombardiere" Harris, il massacratore di massa britannico che uccise milioni di persone innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Harris sorpassò Eichmann, ma uccise Goyim e non ebrei, ecco perché viene festeggiato da questi delinquenti razzisti sionisti.
Non dire "ebrei", dici "sionisti", mi scrivono i miei attenti lettori. Non e' difficile venire incontro a questa richiesta, ma il fatto e' che diviene sempre più insignificante farlo. Ora in Australia e' in atto una crudele campagna contro Hanan Ashrawi, la mia meravigliosa compatriota. Peter Wertheim, ex-presidente della Jewish Deputies Board, ha pubblicato un pezzo op-ed sul Sidney Morning Herald (di proprietà di Conrad Black, che possiede anche il Jerusalem Post, il Daily Telegraph e chissà cos'altro), in cui scrive che "l'opposizione alla Ashrawi non proviene dalla "lobby sionista", ma dall'intera comunità ebraica". Naturalmente, nessuna accusa di razzsmo e' venuta fuori dall'ANTIFA, dal LICRA, dall'ADL e dal resto.
Il termine "sionista" ha perso il suo smalto. Un supporter ebreo medio di Sharon, sia in Francia che negli USA, non si definisce più un "sionista". Può odiare i palestinesi, invocare la guerra contro la Siria, credere nel supremazismo ebraico, ma non si definisce "sionista". Questo termine viene usato esclusivamene dalle persone che hanno paura di usare il termine-E. Ne hanno paura per una giusta causa. Lenni Brenner ha scritto di recente: "Gli ebrei sono la categoria etnico-religiosa più ricca negli USA, ed anche la minoranza davvero credente ha un'incredibile potenza economica da gettare ai politici". Di certo non sono i tipi che vorresti infastidire.
Il termine "sionista" e' poco appropriato. Negli anni '20, gli ebrei francesi idearono una cospirazione per comprare e controllare alcuni giornali del paese, come ha riportato Simcha Epstein alla Conferenza Vidal Sassoon sull'anti-semitismo a Gerusalemme. Io ne ho scritto, ma nessun giornale francese ha osato farne una copertura informativa - anche se Le Monde e Liberation hanno condannato le mie parole (evitando attentamente la frase di Epstein), definendole "anti-semite". Perché dovremmo sempre riferirci ai "sionisti" quando queste persone dichiarano apertamente di non esserlo?
Qualche giorno fa, la polizia russa ha arrestato Khodorkovsky, un miliardario ebreo-russo, uno degli uomini più ricchi della terra. I giornali posseduti da ebrei, dal Jerusalem Post al New York Times, hanno condannato l'arresto. Khodorkovsky non e' un sionista. Dovremmo dire che viene internazionalmente supportato perché sionista?
Per noi israeliani c'e' una difficoltà in più. Per gli ebrei progressisti americani (o francesi) e' facile dare la colpa ai "sionisti", ma i "sionisti" siamo noi e riteniamo che la condanna debba essere condivisa tra tutti i supporters dell'attuale politica d'Israele. Pochissimi israeliani si definiscono "sionisti", come pochissimi russi, ai tempi di Gorbachev, si definivano "bolscevichi" o "comunisti". Inoltre, lo stato d'Israele non e' chiamato "stato sionista", ma "stato ebraico" e questo non e' un termine vuoto. La gente che si identifica come "ebrea" - i baroni dei media, i capi dell'ADL e della pletora di organizzazioni ebraiche, così come i ricchissimi magnati europei ed americani sono decisivi su ciò che accade qui ben più del "sionista" israeliano medio.
Per noi israeliani, la soluzione non e' la de-sionistizzazione (emigrazione?), ma la "de-ebraizzazione". Per uscire dall'impasse, dovremmo spezzare il legami con il popolo ebraico, poiché essi supportano il peggio che il nostro paese possa produrre. Senza di essi, senza i loro vaneggiamenti di supremazismo, potremmo avere l'occasione reale di tornare normali e di fare la pace con i palestinesi.
E' ugualmente importante per voi. Io ed i miei amici ebrei "anti-sionisti" riceviamo richieste giornaliere di scrivere o parlare in difesa dei palestinesi, contro la guerra in Iraq, contro i piani per bombardare l'Iran, poiché la gente ordinaria (i "goyim") sente che la sua voce non può essere ascoltata. Pensa che solo gli ebrei, come i membri del Partito nell'epoca sovietica, possono esprimere la loro opinione. Il resto - cinque miliardi di persone - non conta. In verità, un giornale medio, sia in Francia che negli USA, cita gli ebrei molto più frequentemente rispetto a quanto citi i nativi. E' una situazione insostenibile. Dovrebbe essere cambiata, e la "paura degli ebri" dovrebbe essere spezzata, nell'interesse della democrazia.
Il sotterfugio dei "sionisti" non funziona più comunque perché tutti sanno cosa vuol dire. Johan Weisz, che ha attaccato me ed il mio libro sul web-site sionista, ha scritto: "Shamir menziona frequentemente l'intellettuale palestinese Edward Said, con il quale condivide la visione di una Palestina "dal Giordano al mare", senza però condividere la determinazione di Said contro l'anti-semitismo ed il negazionismo". Ma tutta la simpatia di Said verso gli ebrei e tutte il suo stretto uso del termine "sionismo" non lo hanno aiutato neanche un po': gli stessi ebrei che lodano la sua "mancanza di anti-semitismo" avvelenarono la vita del nostro caro e rimpianto Edward Said e stanno studiando il modo di diffamare la sua memoria dopo la prematura scomparsa.
Negli USA, sempre più ebrei ordinari decidono di rompere i legami con il Giudaismo. "Il mio popolo sono gli americani", ha dichiarato Gershwin e, secondo Lenni Brenner, più della metà dei figli di genitori ebrei decidono di "starne fuori". E' un fenomeno benedetto. Tutti possono "starne fuori" e diventare, in questo modo, americani, francesi, palestinesi normali. Lo so dalla mia esperienza personale: quando entrai a far parte della Chiesa, i miei lettori mi scrissero, dicendo: "Adesso la tua opinione non sarà più ascoltata perché hai cessato di essere un ebreo". Io non voglio una posizione speciale, risposi, voglio essere ascoltato in quanto Israel Adam Shamir, e non in quanto ebreo. Non me ne sono pentito neppure per un momento. "Pensano che sono importante perché appartengo all'Irlanda, disse Stephen, il personaggio principale dell'Ulisse, ma io credo che l'Irlanda sarà importante a causa mia".
Ecco perché mando le mie congratulazioni alla lobby ebraica francese, che ha dimostrato il suo valore e la sua capacità nel difendere i francesi da certe idee scomode. Essi davvero governano l'occidente, perché e' l'occidente a sottomettersi al loro controllo. Le mie più profonde condoglianze al mio meraviglioso traduttore francese, Marcel Charbonnier, al mio editore Maria Pournier, a a tutti gli altri che mi hanno aiutato a pubblicare il libro. Sono certo che le sue idee continueranno a vivere, perché, se la carta brucia a 451°F, lo spirito umano resta invincibile. da www.israelshamir.net
janet
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janet
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Posted - 28 November 2003 : 12:02:44
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Le tattiche dell'IDF sono state formulate negli anni '30: "Non devi ucciderne un milione. Uccidine i migliori, ed il resto sara' domato". Questo metodo fu gia' applicato dagli Inglesi con l'aiuto dei loro alleati ebrei durante la rivolta palestinese del 1936. Da allora, migliaia dei migliori figli e figlie di questa terra, la potenziale elite dei palestinesi, sono stati sterminati. Ancora una volta, l'esercito israeliano viene usato per realizzare lo stesso piano, "per domare i nativi indocili", sparando di norma ai potenziali ribelli". (ISRAELSHAMIR)
27 Novembre 2003 Tre palestinesi disarmati uccisi a Gaza L'esercito israeliano ha ammesso che i tre palestinesi uccisi nella serata di ieri erano disarmati, ritirando le dichiarazioni precedenti secondo cui le truppe d'occupazione avevano ucciso tre uomini armati. Una nuova dichiarazione fatta dal portavoce dell'esercito stamani rileva che "le truppe israeliane, mentre davano la caccia ad un gruppo di uomini armati che progettavano attacchi nella striscia di Gaza, hanno fatto fuoco contro un'auto, in cui pensavano avessero trovato rifugio i combattenti". Si tratta di un'evidente contraffazione della realtà - pratica in cui l'esercito d'occupazione e' specialista, e contro cui hanno messo in guardia tutti i gruppi per la difesa dei diritti umani nei Territori occupati - dal momento che i tre uomini disarmati sono stati identificati come tre attivisti della resistenza palestinese. Si tratta dunque di un nuovo assassinio extra-giudiziario messo a segno dall'esercito d'occupazione, unanimemente considerato crimine di guerra e violazione grave dei diritti umani. Intanto, le forze d'occupazione israeliane, sostenute da oltre 20 blindati ed elicotteri da guerra Apache, sono penetrati nella città di Jenin e nel campo profughi adiacente attraverso l'area di Jabiriyat. Testimoni oculari hanno riferito che e' in corso uno scambio di fuoco tra le unità speciali dell'esercito d'occupazione e un gruppetto di membri della resistenza che tentano di impedire l'ingresso nel campo dei carriarmati israeliani.
janet
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Posted - 28 November 2003 : 12:10:39
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La mappa della "Palestina liberata" come compare su libri per le scuole elementari dell'Autorita' Palestinese
Bisogna essere in due per un accordo di spartizione Da un articolo di Yossi Klein Halevi, corrispondente The New Republic, ricercatore al Shalem Center di Gerusalemme
25 novembre 2003
Nella settimana in cui il governo Sharon ha annunciato l'avvio di negoziati con il nuovo governo palestinese per una seconda "hudna" (tregua provvisoria) e in cui il testo del cosiddetto "accordo di Ginevra" e' apparso come inserto nei quotidiani israeliani, e' bene ricordare cosa abbiamo imparato sul conflitto nel corso di quest'ultimo amaro decennio. E cioe' che il concetto tipico dell'era di Oslo di arrivare a un accordo di pace complessivo deve essere eliminato dal nostro lessico. Piuttosto, dovremmo concentrarci non tanto sulla soluzione del conflitto, quanto sulla sua gestione. Una "hudna" non e' semplicemente un mezzo per arrivare a un fine ma, almeno nell'immediato futuro e probabilmente per questa generazione, e' il fine stesso. Ci sono molte convincenti ragioni per cui una pace complessiva ora come ora non e' raggiungibile. La prima e' la quasi totale assenza, tra la maggior parte dei palestinesi e nel mondo arabo in genere, dell'idea che la sovranita' ebraica anche solo su una porzione di questa regione sia legittima. In molte conversazioni che ho avuto nel corso degli anni con i palestinesi, a tutti i livelli sociali, il consenso che emergeva, salvo rare eccezioni, e' che Israele non e' l'espressione di un popolo che ritorna a casa ma di una intrusione coloniale nel Medio Oriente. Che il motivo sia nazionalistico o religioso, la conclusione e' la medesima: il problema non sono le politiche israeliane, ma l'esistenza di Israele. Si pensi al generale Nasser Youssef, probabilmente la figura piu' moderata negli apparati di sicurezza palestinesi. Recentemente Youssef, che era stato nominato ministro degli interni sotto il neo primo ministro palestinese Ahmed Qureia (Abu Ala), ha perso il braccio di ferro con Yasser Arafat, dopo aver insistito sul fatto che tutti i servizi di sicurezza avrebbero dovuto essere concentrati sotto il suo ministero, per assicurare il controllo sul terrorismo. Ebbene, neanche uno come Youssef riconosce la legittimita' di una soluzione basata sulla divisione in due stati. Alla fine degli anni 90 partecipai a numerose lunghe conversazioni tra Youssef e diversi israeliani nel suo ufficio di Gaza. Quando gli chiedemmo come si rappresentasse la pace, risposte che il popolo ebraico sarebbe stato assorbito nella nazione araba, a cui naturalmente appartiene. Come ci sono arabi musulmani e arabi cristiani, spiego', cosi' ci sono arabi ebrei. E il risultato del processo di pace, concluse, sarebbe stato la creazione di un "splendido stato" che includesse arabi musulmani, arabi cristiani ed arabi ebrei. Anche Youssef, quindi, e' un moderato solo per fini tattici, che offre agli ebrei lo status di una minoranza protetta sotto il governo di una maggioranza araba benevola. La mia conclusione da quella discussione, e da molte altre analoghe, e' che, nel migliore dei casi, la leadership palestinese vede la soluzione dei due stati come uno stadio intermedio, e che l'accordo oggetto di negoziazione non e' mai stato "terra per pace", ma, nella migliore delle ipotesi, "terra per un temporaneo cessate il fuoco". Una profonda asimmetria di percezione divide gli israeliani dai palestinesi. Per la maggioranza centrista israeliana, la spartizione non e' solo una necessita' pragmatica ma un atto di giustizia storica. Dalla prima intifada della fine degli anni 80 molti israeliani hanno tratto la convinzione non solo che la sinistra fosse nel giusto sulle conseguenze corrosive dell'occupazione, ma, piu' profondamente, che avesse ragione sulla vera natura del conflitto stesso, inteso come una lotta tra due legittimi percorsi nazionali. Molti di noi che inizialmente sostennero Oslo partivano dal presupposto che un'analoga presa di coscienza fosse avvenuta tra i palestinesi. In realta', nessuna trasformazione del genere era maturata nella consapevolezza palestinese. Al contrario: una delle amare ironie di Oslo e' che, avendo affidato l'educazione di un'intera generazione di palestinesi al regime malato di Arafat, il popolo palestinese oggi e' molto meno pronto, emotivamente e psicologicamente, per la pace di quanto non lo fosse quando il processo di Oslo prese inizio. Lo stesso si puo' dire del mondo arabo nel suo complesso. Era dal maggio 1967, appena prima della guerra dei sei giorni, quando migliaia di dimostranti invasati si riversavano nelle strade di Damasco e del Cairo cantando "morte a Israele", che il mondo arabo non era in preda a un tale odio anti-ebraico. In ogni strato della societa' - dai ministri agli intellettuali alla persona della strada - ha preso radici una "cultura della negazione", una cultura che nega le basi minime della storia ebraica, dall'esistenza del Tempio di Gerusalemme all'esistenza delle camere a gas. In effetti, solo nel mondo arabo la negazione dell'Olocausto e' diventato luogo comune. Le implicazioni strategiche di tale cultura della negazione sono che Israele non puo', in questa fase, ritirarsi all'interno dei vulnerabili confini del 1967. Un ritorno approssimativo sulla Linea Verde e' concepibile solo in un Medio Oriente che ha rinunciato al suo desiderio di eliminare Israele. E questo e' possibile solo se Israele riceve il riconoscimento della sua legittimita' - per ora, inconcepibile. Il paradosso, per molti israeliani politicamente di centro come me, e' che, in linea di principio, per la pace siamo pronti a fare praticamente qualunque concessione, anche su Gerusalemme. In pratica, pero', siamo convinti che nessuna concessione ci portera' la pace, perche' la questione non e' quella di scoprire il punto preciso della mappa che potrebbe soddisfare le pretese arabe, ma il fatto che gli arabi rigettano la possibilita' che in un qualsiasi punto della mappa ci sia un posto per uno stato ebraico. Tale deprimente conclusione nasce dai miei piu' vivi istinti di giornalista. Eppure, questo non puo' essere il mio giudizio finale. Perche' non sono solo un giornalista ma anche un credente (...). La Fede impone al credente di rifiutare la disperazione (...). Come la storia ebraica prova, il male puo' avere la capacita' di infliggere un dolore che sembra senza fine, ma il suo potere di persistenza e' limitato. Un credente, specialmente uno che crede che Dio si manifesti attraverso l'evoluzione umana, rifiuta l'idea che quello che e', e' quello che sara'. Si pensi alle folli fluttuazioni del destino ebraico nel secolo passato. Chi avrebbe potuto immaginare che, nel giro di meno di una generazione dal punto piu' basso della nostra storia, avremmo raggiunto un tale punto di auto-realizzazione? O, analogamente, che quattro anni dopo aver attaccato Israele nel suo giorno piu' sacro (Yom Kippur), il presidente egiziano Anwar Sadat avrebbe parlato alla Knesset offrendo il riconoscimento di Israele nel Medio Oriente? Adesso, con la guerra al terrorismo che coinvolge molti paesi, dall'India all'Irak, non solo Israele ma l'umanita' intera e' in un momento cruciale di transizione. Come prima linea nella guerra al terrore, dobbiamo resistere alla tentazione di adottare ricette superficiali, non dare ascolto alla sobillatrice domanda "che cosa accadra'?" e imparare, come abbiamo fatto negli ultimi tre anni, a misurare il futuro in intervalli di 24 ore, vivendo giorno dopo giorno. Nello stesso tempo, dobbiamo essere capaci di riconoscere la fluidita' di questa situazione, restando aperti a nuove possibilita'. Nel bilanciare le conclusioni contraddittorie della politica e della fede, la nostra sfida si gioca nel tempismo: evitare una illusoria speranza prematura che potrebbe portarci a scelte politiche disastrose, nello stesso tempo senza lasciarci sfuggire improvvise opportunita' di cambiamento. La mia intuizione politica mi richiama a una cruda prudenza. La mia fede, invece, richiede ottimismo. E quindi vivo nel punto esatto in cui disperazione e speranza convergono. E questa e' una buona definizione di che cosa significhi, oggi come oggi, essere israeliani.
(Jerusalem Post, 20.11.03)
janet
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janet
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Posted - 28 November 2003 : 12:49:04
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Due domeniche fa(credo), ho rivisto questo documento storico che è ormai il film LAWRENCE D'ARABIA. Quando lo vidi la prima volta,non capii bene il senso, tutta presa magicamente dallo sguardo blu dell'attore Peter O'Toole, e dai magnifici scenari del deserto che avrei voluto vedere di persona. Gli interlocutori , o meglio uno, sarebbe diverso se non fosse stata scelta la Palestina come terreno per la creazione dello stato d'Israele, ma la musica sarebbe stata la stessa.
LAWRENCE D'ARABIA Lawrence of Arabia Regia: David Lean Con: Peter O'Toole, Alec Guinness, Anthony Quinn, Claude Rains, Omar Sharif, José Ferrer 200' - Colore - 2.20:1 Gran Bretagna 1962 Due dischi dall'11 aprile a lire 69.900
Lunedì 14 Maggio 2001
Per Spielberg, Lawrence d'Arabia è il film che ha cambiato per sempre la maniera di pensare il cinema. Per noi comuni mortali è la storia delle imprese dell'ufficiale britannico che nel ‘26 si unì agli arabi nella lotta contro i turchi. E un grandissimo film: che vinse nel ‘63 sette premi Oscar (miglior film, regia, fotografia, colonna sonora, montaggio e suono) in più un cast straordinario di divi hollywoodiani (Peter O'Toole, Alec Guinness, Omar Sharif, Anthony Quinn, José Ferrer e Claude Reins). Restaurato e rimasterizzato per la versione in Dvd, è corroborato da una lunga serie di scene mai viste. Sequenze inedite, che sono state integrate nella versione originale, con i sottotitoli in italiano. In più (ma solo nella versione Dvd Rom) l’aggiunta del commento di Steven Spielberg, un backstage del 1962, i luoghi di Lawrence d'Arabia, la prima a New York, la filmografia, la campagna pubblicitaria, le orme del vero Lawrence d'Arabia, i cammelli, il fascino dell'Arabia, le mappe, i testi, le foto, gli archivi Arabi, i trailers e gli imperdibili screensaver.
SCHEDA - Film Lawrence d'Arabia (Lawrence of Arabia)
Regista: David Lean
Sceneggiatura: Robert Bolt
Micheal Wilson
Tratto da: i libri di T.E. Lawrence
Interpreti: Peter O'Toole (T.E. Lawrence)
Alec Guinness (Feisal)
Anthony Quinn (Auda abu Tayi)
Jaqck Hawkins (generale Allenby)
Musiche: Maurice Jarre
Fotografia: Freddie Young
Scenografie: John Box
John Stoll
Durata: 3 h. 36’
Produzione: Gran Bretagna
Anno: 1962
Commento: leggenda vuole che uno spettatore, a una "prima" americana, chiedesse due posti il più all'ombra possibile per non abbronzarsi troppo con il sole del deserto! Frammenti di mitologia di uno dei kolossal più amati, e soprattutto più apprezzati, della storia del cinema. David Lean, regista britannico reduce dal trionfo de "Il ponte sul fiume Kwai", seppe fondere magistralmente lo spettacolo con l'introspezione psicologica e l'analisi di uno dei personaggi più affascinantie controversi del nostro tempo: Lawrence d'Arabia. Tratto dalla sua autobiografia, "I sette pilastri della saggezza" (pubblicata per la prima volta, privatamente, nel 1926 e poi riedita, in versione integrale, nel 1936), il film inizia nel 1916 quando Lawrence, ufficiale addetto al comando inglese del Cairo, chiede di poter fare qualcosa di più "avventuroso". Viene allora mandato in Arabia dove deve fomentare la rivolta degli arabi contro il dominio turco. Li guida alla conquista di Aqaba, all'assalto dei treni carichi di munizioni e infine, dopo essere stato catturato dal nemico, seviziato e poi liberato, attacca e prende Damasco, sconvolgendo però i piani del governo di Sua Maestà Britannica, che lo liquida. Tornato in Inghilterra, morirà in un banale incidente motociclistico. Eroe o avventuriero, idealista o strumento dell'imperialismo britannico in Medio Oriente? La figura di Lawrence viene analizzata da Lean sia dal punto di vista psicologico (compreso un certo piacere per il masochismo, anche se Lean non affronta mai direttamente il tema dell'ambigua sessualità di Lawrence) sia da quello politico, propendendo per la figura dell'idealista e dell'eroe tormentato. Ma quello che più colpisce nel film di Lean è la capacità, rarissima in un cineasta occidentale, di saper restituire sullo schermo la magia del deserto. Grazie al montaggio, all'uso del campo lungo e, soprattutto, del formato 70 mm, Lean riesce a dare le vertigini allo spettatore, immerso nella luce abbagliante dell'Incudine del Sole. Il film originariamente durava 222' ma prima di arrivare nelle sale subì molti tagli voluti dal produttore: in alcuni casi si arrivò a versioni da 185'. Nel 1989 ne è uscita una versione restaurata, curata da Bob Harris e dallo stesso Lean, reintegrata delle parti mancanti e portata a 216'. Il restauro è costato 800 milioni di lire italiane e gli attori hanno dovuto doppiare di nuovo sé stessi nelle parti in cui il sonoro era andato perso, cercando di modulare la propria voce sul registro dell'epoca delle riprese.
Curiosità: gli esterni nel deserto venero girati in Arabia Saudita e in Giordania, con temperature che spesso arrivavano ai 50°, e Lean impiegò quasi un anno nella ricerca delle location che rispondessero alle sue esigenze. La città di Aqaba venne invece ricostruite in un set vicino a Siviglia, in Spagna, poiché la vera Aqaba si era troppo modernizzata. Anche le scene a Damasco, al Cairo e a Gerusalemme vennero ricostruite in Spagna, mentre la sequenza del massacro dei turchi venne filmata in Marocco. Le scene dei sabotaggi ai treni vennero girate nei luoghi reali degli episodi storici, tanto che nella preparazione di una di esse la troupe s'imbatté nei veri resti di uno dei treni fatti saltare da Lawrence. David Lean si concesse anche un cameo: è lui infatti il motociclista che vede per primo Lawrence sull'altra sponda del canale di Suez e che gli urla: "Chi siete?". Il film costò 15 milioni di dollari. In tutto il film non c'è una donna in un ruolo che preveda una battuta! Il film vinse sette premi Oscar: film, regia, fotografia, commento musicale, scenografia, montaggio e sonoro.
Marco Balbi
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FRONTIERE DI SABBIA
Documenti segreti del War Office britannico, rivelano le singolari relazioni di tre leggendari avventurieri: Charles Gordon ,Herbert Kitchener e Lawrence d ’Arabia
di Vittorio Di Cesare
Dopo la presa di Aqaba,avvenuta nel luglio del 1917 ad opera degli irregolari arabi di Lawrence d' Arabia, il leggendario personaggio raggiunse il Cairo per fare rapporto al suo superiore Lord Herbert Kitchener, attraversando il deserto da Port Sudan a Khartoum, dove sosto un paio di giorni. L'edificio nel quale Lawrence alloggio, era la celebre "Residenza" abitazione in cui nel 1885 il generale Charles George Gordon, governatore britannico del Sudan,era stato ucciso dai soldati del Mahdi,l' uomo che nel nome di Allah mise a ferro e fuoco il Sudan. Alla luce di alcuni documenti declassificati del War Office britannico, emerge un singolare intreccio tra la vita di Charles G.Gordon,di Herbert H.Kitchener, di Lawrence d' Arabia e della "Round Table" , l' organizzazione "cristiano-imperialista" fondata a Oxford negli anni precedenti la prima guerra mondiale, che accese le polveri che incendiano tuttora i luoghi in cui la vita di alcuni suoi militanti divento leggenda. La storia e complessa.Non e stato mai chiarito sufficientemente il perche l' Intelligence Branch Quartermaster, il controspionaggio del War Office inglese, sinteressasse al Sudan fino al punto di sacrificare Gordon, certo e che la presenza in Africa e in Palestina di quest' uomo innesco problemi politici i cui effetti durano ancora nella nostra epoca.Un giornalista, W.S.Blunt, acceso avversario del Foreign Of fice e ammiratore del Mahdi, affermò che la decisione di mandare Gordon in Sudan, era il frutto di un intrigo ordito dai ministri Reginald Brett e Lord Wolseley per sostenere gl' interessi in Egitto del banchiere Rotschild. In realta il Foreign Office avrebbe lasciato volentieri Khartoum in mano al Mahdi se Gordon non avesse convinto l ’opinione pubblica della necessità di sottrarre alla rivolta islamica il Sudan.Dopo aver combattuto in Crimea ed in Cina ed esser stato il fautore del l ’abolizione della tratta degli schiavi, praticata dai razziatori arabi a scapito delle popolazioni dell ’entroterra sudanese, Gordon s ’era meritato il soprannome di “cristiano errante ” facendosistrada in lui un profondo senso di disgusto per l ’inutilità della guerra ed il bisogno di cercare uno scopo alla propria vita.Si diceva:“Gordon e i cammelli appartengono alla stessa razza: quando si mettono un ’idea in testa, niente può farla uscire!” In effetti Gordon era l ’unico militare europeo, in quel momento,a possedere il carisma necessario ad opporsi al Mahdi.Inquieto, ironico, casto “come undicimila vergini e devoto come un musulmano”, stando alla descrizione fatta di Gordon dai giornali dell ’epoca, questo scozzese tutto di un pezzo incarnava il tipo di militare fatalista convinto che “Iddio dirige gli avvenimenti, piaccia o no agli uomini”. Fidando su se stesso e su pochi soldati egiziani, Gordon aveva dunque cercato di salvare Khartoum dalla distruzione. Era un ’azione disperata,basata sull ’effetto che avrebbe avuto in Europa la morte dell ’uomo noto per aver individuato quella che si diceva la vera tomba di Cristo! Ancora oggi a Gerusalemme, gli anglicani pregano accanto ad una grotta dalla vaga forma di teschio, detta “Tomba del Giardino” o “Calvario di Gordon”, dopo che nel 1883 questo eccentrico studioso della Bibbia aveva sostenuto l ’ipotesi che quello fosse il vero luogo del Santo Sepolcro.
Il “Club ”di Oxford
Più o meno in quella data l ’Università di Oxford ospitava un importante centro per la diffusione delle idee “cristiano-imperialiste”. Qui si preparavano gli uomini che avrebbero coperto le più alte cariche della carriera ecclesiastica. "La chiesa anglicana (si diceva) era una istituzione che aveva per scopo assegnare un gentleman a ogni parrocchia del Regno" anche se spesso i suoi vicari dimostra- vano di essere piu uomini che santi. Anche gli evangelici, i quaccheri, i mormoni, i metodisti, i congregazionisti, i calvinisti ed i battisti con il loro rigore nell' interpretare i Vangeli, ebbero un ruolo importante nella formazione di uomini come Gordon, Kitchener e Lawrence, quest' ultimo influenzato dagli insegnamenti del canonico Alfred Christopher, rettore della chiesa anglicana di St.Aldate, a Oxford, sostenitore acceso della redenzione attraverso l' opera condotta in nome della fede. Naturalmente non tutto lo spirito imperialista era sostenuto dalla chiesa britannica. Verso la fine dell' Ottocento erano attive in Inghilterra varie associazioni coloniali sovvenzionate da personalita influenti come lord Roseberry, lord Salisbury e il banchiere Rothschild. Il Royal Colonial Institute, la Primrose League, l' Imperial Federation o l' Indian Society difendevano il valore e l' importanza politica degli ideali dell' imperialismo sostenendo missioni geografiche e scientifiche ovunque l' Union Jack sventolava. Nessuno come Gordon poteva quindi incarnare meglio le idee del "cristianesimo-imperiale liberatore dei popoli " che aveva trovato entusiasti militari, borghesi e prelati tra i quali l' arcivescovo di Canterbury. Proprio lo zelo e l' attaccamento all' insegnamento biblico di uomini come Gordon, valse all' Inghilterra la definizione di paese abitato "da una tribu perduta d' Israele" il che porto molti credenti a sentirsi in dovere di vivere in funzione della missione di restituire alla fede i luoghi di culto cristiani desiderosi di una moderna crociata. Quando Charles George Gordon fu ucciso a Khartoum, l' Inghilterra ebbe dunque un motivo in piu per temere che la rivolta islamica si estendesse a tutto il resto dei suoi "dominions".
La questione del Mahdi
L' importanza strategica del Sudan ai fini dell' imperialismo inglese fu dimostrata altre volte dopo la morte di Gordon. Nel 1915 i tedeschi cercarono di convincere l' emiro Faisal, alleato di Lawrence, a scatenare una guerra contro gl' infedeli. Faisal rispose che in effetti in Sudan c' era il materiale umano per iniziare una rivolta, ma chi cercava di sollevare uomini armati di lance e scudi contro i fucili e le mitragliatrici degli inglesi non era un buon musulmano. Faisal ricordava probabilmente la campagna in Sudan del 1898 quando, per riscattare la morte di Gordon, fu inviato un corpo di spedizione angloegiziano che anniento l' esercito di Mohammed Ibn Abdullah, successore del Mahdi: mitragliatrici Maxim e fucili a ripetizione En field contro lance e scudi dei dervisci, i poveri di Allah.I ventimila inglesi erano guidati questa volta dal generale Horatio Herbert Kitchener, singolare figura di soldato-archeologo, membro attivo della Protestant Ascendancy e della Palestine Exploration Fund che come Gordon, era stato a lungo in Terrasanta.A cinquant ’anni suonati anche Kitchener era già circondato da un alone di mistero che lo faceva un “diverso" tra i soldati dell ’epoca. Anche questo gigante dagli occhi gelidi (era alto quasi un metro e novanta), noto anche per la sua indifferenza alle donne, pensava alla guerra in Sudan come ad una crociata, atteggiamento condiviso del resto da una larga maggioranza di militari e di politici convinti dall ’esempio di Gordon. Nel 1884, travestito da arabo, era riuscito a tenere i contatti con Gordon chiuso a Khartoum. Non riuscì ad avvicinarsi alla città con le truppe al suo comando ed il destino “dell ’uomo di Dio ” fu segnato. Venticinque anni dopo avrebbe avuto ai suoi ordini un altro uomo chiave in questa intricata vicenda:Thomas Edward Lawrence. Nel 1909 il futuro Lawrence d ’Arabia aveva già compiuto a piedi un viaggio in Galilea e in Siria, tornando l ’anno dopo, in Medio Oriente per il British Museum, a Carchemish, nei pressi di Jarabulus, sull ’Eufrate. Era l' uomo giusto cui affidare la guida della rivolta araba contro l' impero Ottomano, rivolta auspicata da Kitchener ma che trovava impreparato il comando inglese. Sull ’idoneità di Lawrence per il mestiere di spia si fece garante la “Round Table ”, l ’organizzazione il cui fondatore Lionel Curtis, direttore del giornale “Round Table ”, credeva che la politica del Commonwealth seguiva alla lettera i precetti di Cristo!
La Round Table di Oxford
Sebbene sui documenti che parlano di questa associazione gravano ancora alcuni vincoli del "top secret ", si sa di certo che "...se interrogati,i suoi membri dovevano rispondere che il compito degli af filiati alla Round Table era quello di eseguire studi sulle relazioni internazionali e redigere una rivista per la diffusione di idee e informazioni ".La Tavola Rotonda conto tra le sue file molti intellettuali: alla conferenza per la Pace del 1919 c' erano almeno due membri nella delegazione inglese. Un direttore del prestigioso The Times aderi all' associazione e Philip Henry Kerr, undicesimo marchese di Lothian (1882-1940), uno dei fondatori della Round Table e primo direttore della rivista, fu persino ambasciatore a Washington nel 1939. Verso la fine della guerra la sede dell' associazione s' installo, nel giardino antistante il War Gabinet in diretto contatto con i ministri di Lloyd George. Fu un membro della Round Table a procurare a Lawrence la borsa di studio all' All Souls ma fu un altro "adepto", David George Hogarth, scrittore, archeologo e orientalista, agente del Political Intelligence Service e poi sostenitore di T.H.Lawrence, a trasformare lo studente in uno dei "backroom boys" (i ragazzi dietro le quinte) che fornirono al governo informazioni sul Medio Oriente. Le spedizioni archeologiche di Hogarth rappresentano ancora oggi un mistero. Erano senza dubbio motivate dalla ricerca umanistica anche se i finanziatori di queste campagne erano ministeri che non avevano niente a che fare con l' archeologia.La familiarita dell' archeologo con lo studio di popoli e miti come la sua capacita di interpretare le mappe topografiche, servi per sondare strategie, problemi economici, politici e militari, per indagare sulle risorse umane di un paese, cosi come fanno ancora oggi gli analisti delle varie "intelligence". Per questo Hogarth teneva periodiche riunioni nel suo alloggio al Magdalen College in cui si "ricombattevano" sulla carta le tattiche di battaglie politiche o militari del passato. La strategia, la capacita e gli scopi dei piu grandi condottieri della storia, erano rivisitati e analizzati. Erano indagati anche gli effetti che ciascun evento aveva avuto sulla cultura del tempo. Quando un insegnante di Lawrence il professor Lane-Poole del Jesus College di Oxford, scopri che il suo allievo era ideale per il "grande gioco", poiche abbracciava "...ogni teoria inaccettabile o avvolta da un alone misterioso, mistico, romantico "lo convinse a diventare uno dei "ragazzi di Curtis" . Lawrence accetto con entusiasmo di ripercorrere le tracce di Mose nel Sinai o di cercare le tracce degli "angeli" mesopotamici, pur continuando a tener d' occhio le installazioni militari turche. E' proprio l' episodio degli "angeli" a mostrare quali strane idee viaggiavano a quell' epoca in Europa. Il 20 aprile del 1915 da Carchemish, Lawrence inviava ad Hogarth una lettera in cui compariva la strana frase: "Carchemish e un villaggio abitato dagli angeli piu puliti e intelligenti". Di quali angeli parlava? L" enigma si spiegherebbe se consideriamo le teorie che un certo Lanz Von Liebenfels (1874-1954) aveva formulato sull' interpretazione della Bibbia. Von Liebenfels, ex monaco cistercense espulso dal suo monastero, nel 1907 aveva creato l' ordine dei Nuovi Templari, ponendone la sede in una fortezza a Burg Werfeinstein sul Danubio. Fondatore della rivista Ostara con la quale divulgo l' idea di creare colonie ariane lontano dalle citta, Von Liebenfels divento corrispondente di Lord Kitchener iniziandolo forse all' Ario filosofia, una eccentrica interpretazione della Bibbia consistente nel cambiare il nome di angelo con euroariano . E' probabile che Hogarth e Lawrence, tra il faceto ed serio parlando di angeli intendessero, piu verosimilmente, le spie in filtrate tra le linee turche, de finite nel gergo spionistico di ogni tempo e paese: "angeli custodi", "messaggeri". Nell' inverno del 1913 Lawrence era alle prese quindi con altri misteri biblici viaggiando nel Sinai insieme ad un ufficiale dei genieri, Reginald Newcombe, in cerca della strada percorsa da Mose e dal suo popolo. Avevano l' incarico dal War Office di risolvere alcuni problemi circa la viabilita nel deserto di Zin, nel Sinai. Kitchener, ideatore della missione, al ritorno ad Oxford di Lawrence spinse affinche il giovane pubblicasse in fretta il resoconto delle ricerche che nel 1915 furono date alle stampe con il titolo di "The Wilderness of Zin" ,il Deserto di Zin. Ancora una volta sacro e profano, misticismo e spionaggio si confondevano in un intreccio su cui gravano tuttora ombre e lacune. Kitchener,l' uomo che aveva manovrato tutta una vita personaggi nascosti dietro le quinte della politica internazionale, usci di scena drammaticamente cosi come drammaticamente l' aveva dominata. Nel 1916 salpava sull' incrociatore Hampshire, diretto in Russia missione segreta. L' Inghilterra a quell' epoca era preoccupata per le mire espansionistiche della Russia in Medio Oriente. "Se la Russia ha Alessandretta -scriveva nel marzo del 1915 T.H.Lawrence- e finita per noi (inglesi) nel Vicino Oriente.(...)K. ha insistito con noi su questo punto". K.stava per Kitchener, allora comandante in capo dell' esercito britannico al Cairo dove Lawrence lavorava per la Military Intelligence. L' Hampshire urto una mina e affondo. Almeno cosi fu detto.
La morte eccellente di Lawrence
"La storia - è stato scritto - è un gioco monotono, sempre diverso ma sempre lo stesso, come le mille combinazioni degli scacchi, un gioco che mette in causa delle situazioni eternamente analoghe, dei sentimenti sempre identici, sotto il segno d' un eterno e inesorabile ritorno alle cose". La morte di Lawrence d' Arabia ripropose gli stessi dubbi suscitati dalla fine di Gordon e Kitchener. Passato indenne attraverso la rivolta araba che lo aveva portato dal Sinai alla Giordania nel compito difficile di riunire le tribu nomadi, Lawrence, mori il 19 maggio del 1935 dopo essere stato diversi giorni in coma in seguito ad un misterioso incidente. Pare che una macchina nera gli taglio la strada mentre sfrecciava sulla sua motocicletta nei pressi di Bovington Camp, nel Dorset. Era una morte "eccellente" se è vero che si stava accingendo a scrivere un libro per rivelare il retroscena delle sue missioni e se e vero che avrebbe voluto incontrare Hitler. Il motivo e immaginabile. Inoltre coltivava ancora l' idea di restituire agli ebrei la Palestina, sebbene fino ad allora avesse guidato la rivolta araba. Lo dimostra la lettera che il 21 agosto del 1911 Lawrence inviava ad Hogarth nella quale confidava: “Più presto gli ebrei colonizzeranno la Palestina meglio sarà". In Inghilterra a quell ’epoca c ’erano già forti tendenze politiche sioniste, come dimostrò lo “scandalo della Compagnia Marconi”, avvenuto nel 1912, quando Rufus Isaacs e Lloyd George, membri del Parlamento, furono accusati con Geoffrey Rufus, fratello di Isaacs e amministratore di Marconi, di spingere il Governo inglese all ’acquisto di azioni della Compagnia. Col tempo Lawrence aveva mutato idea ritenendo giusto fare della Palestina un governatorato arabo, idea condivisa da altri politici inglesi. Nelle lettere scritte tra il 1915 ed il 1916 dall ’alto commissario in Egitto sir Henry Mac Mahon e re Hussein della Mecca, la Palestina è citata tra i territori nei quali gl ’inglesi avrebbero sostenuto l ’indipendenza araba. Anche un rapporto di Hogarth mandato nel novembre 1916 all ’Arab Bureau, sosteneva che la Palestina rientrava “decisamente in quella parte della Siria promessa agli Arabi”. In un altro documento segreto del War Gabinet datato 27 novembre 1918 Lord Curzon, il lord presidente del consiglio, riassumeva l ’attività del governo dicendo chiaramente a proposito della Palestina che essa rimaneva “...inclusa tra i territori per i quali la Gran Bretagna garantiva che in futuro sarebbero rimasti arabi e indipendenti”. La Palestina era stata promessa dunque ad arabi ed ebrei contemporaneamente. Ma nel novembre del 1917 Arthur Balfour emanava la dichiarazione che apriva le porte della Palestina al ritorno dei suoi biblici abitanti. Lloyd George e Lord Arthur Balfour erano stati convinti da Chaim Weizemann, futuro presidente dello stato di Israele, ad emanare la Dichiarazione ritenendo giusta la richiesta. Una lettera indirizzata a Lloyd George datata 1919, trovata tra le carte di Lawrence dopo la sua morte (che doveva essere inviata), conferma i dubbi degli storici nei confronti della politica britannica. "Debbo confessarvi che in cuor mio ho sempre creduto che alla fine avreste abbandonati gli arabi...", scriveva Lawrence al ministro. In effetti Lloyd George temendo l ’ingerenza francese in Palestina, aveva sostenuto più volte che sarebbe stato oltraggioso lasciare i Luoghi Sacri in mano “all ’atea,agnostica Francia ”, tantomeno agli arabi. Qualunque fosse la verità, Lawrence si sentì tradito. In “The seven pillars” confesserà che “alla City School di Oxford avevo sognato di dar forma, mentre vivevo, alla nuova Asia che il tempo inesorabilmente ci impone ”. Era la denuncia del fallimento della sua vita e dei principi della “Round Table ”come scriveva a Lionel Curtis in una lettera accorata del 27 marzo 1923. “In questa folla -Lawrence intendeva gli uomini della RAF- diventa chiaro in modo stupefacente quanto breve sia la grandezza del sapere (...)voi avete provato (con la Tavola Rotonda e a voce) a dirlo a tutti quelli che avete potuto raggiungere ”. “Facciamo le cose per rispondere a un ’intima urgenza e non per rispondere al richiamo dell ’altruismo”, concludeva Lawrence. Il senso della vita di questi uomini è racchiusa in queste parole. Con Lawrence terminava l ’era in cui chiunque fosse stato in grado di capire gli orientamenti storici, o di interpretare le informazioni segrete, poteva interferire con la politica. Nel 1920 Churchill affermo che una nazione come l' Inghilterra non doveva piu permettere a nessun avventuriero e a nessun individualista di esercitare la propria in fluenza sul paese. Gordon, Kitchener e Lawrence erano dunque facce della stessa medaglia: espressioni di una politica che cercava nella fede la giusti ficazione dell' imperialismo.
LA RIBELLIONE ISLAMICA NEL SUDAN
Il Mahdi,l ’uomo che mise in ginocchio l ’inviato della Regina Vittoria Il Mahdi, l’uomo che si diceva ispirato da Dio a combattere una guerra di religione contro l’Occidente
Con i suoi due milioni e mezzo di chilometri quadrati confinanti con i più importanti stati africani,tra i quali Egitto e l 'Etiopia,il Sudan,anticamente legato all 'Egitto col nome di Nubia,fu invaso dagli Arabi nell 'VIII secolo. Rivendicato dagli Egiziani,fu occupato dal governatore Memhmet Ali ,che fondò Khartoum nel 1823. Khartoum,Omdurman,'Atbara,Port Sudan,El-Obeid, Cassala,sono nomi ricordati ancora nei libri di storia e d 'avventura per le vicende legate alla ribellione mahdista iniziata qui nell 'Ottocento. Nel 1882,Muhammad Ahmad ibn Abd Allah,un cammelliere proclamatosi "Messia " (Mahdi), vale a dire l 'incarnazione di Cristo e di Maometto,conquistò la città sorta tra il Nilo Azzurro ed il Nilo Bianco, massacrandone la popolazione ed il Governatore britannico, Charles George Gordon, inviato per mettere in salvo gli europei. La ribellione fu sedata nel 1898 da Horatio Herbert Kitchener, nominato comandante in capo dell 'esercito egiziano.Da allora,il Sudan continua a covare una guerra sotterranea tra l 'etnia araba musulmana del nord ed i neri di religione cristiana o animista del sud. Nel 1956 il Paese ottenne l 'indipendenza con la proclamazione della repubblica sovrana, e dopo aver subito diversi colpi di Stato, il Paese è stato governato, dal 1969 al 1985, dal colonnello Nimeiry,estromesso nel 1985 da un golpe dell 'esercito. Il nuovo governo varò una costituzione provvisoria e legalizzò i partiti, ma dal 1989 il potere è stato ripreso dai militari, con l 'elezione a capo dello Stato di Omar Hassan Ahmed el-Bashir. Nel 1991 è stata introdotta la legge islamica,incrementando la rottura con i movimenti indipendentisti neri. Questo ha favorito episodi di violenza e d 'intolleranza come quello accaduto un paio d 'anni fa quando un esaltato, Abbas Baqir Abbas, adepto della setta islamica "Rinuncia ed esilio ", sparò ai fedeli del rito Ansar al-Sunnaa in una moschea islamica di Khartoum, uccidendo più di trenta persone e ferendone altre cento.L 'uomo avrebbe agito per vendicarsi della fazione avversa. In realtà il gesto nasconde una situazione politica esplosiva sobillata dal fondamentalismo di Osama Bin Laden, espulso dal Sudan nel 1996 dopo l 'attentato all 'ambasciata americana in Kenia.
LA CONFERENZA DI PARIGI E LE SPERANZE DELUSE DEL MEDIORIENTE
Con La conferenza di Parigi e le speranze deluse del Medioriente L a Conferenza della Pace di Parigi,fu aperta ufficialmente dopo la fine della prima guerra mondiale il 18 gennaio 1919, con il compito di risistemare la situazione internazionale e di instaurare la pace. Il programma era stato formulato dal presidente Wilson (U.S.A.) già un anno prima in "quattordici punti " che stabilivano la santità dei Trattati, l 'autodecisione dei popoli, il disarmo e la Lega delle Nazioni. Vi partecipavano 32 Stati (che avevano combattuto contro la Germania o rotto le relazioni con essa), i quali il 28 giugno conclusero la Conferenza col Trattato di Versailles, insieme di problemi sorti nella zona mediorientale a partire soprattutto dal 1948, anno della costituzione dello stato d 'Israele, contestata dai paesi arabi confinanti; da tale situazione di attrito derivò una serie di conflitti e crisi (guerre arabo-israeliane), provocati anche dai notevoli interessi economici e politici implicati in tale questione, per la presenza dei vastissimi giacimenti petroliferi; alla radice di tali conflitti, pertanto, ci furono anche le costanti ingerenze politiche da parte delle due "superpotenze ", USA e URSS, tese a stabilire, nella zona, rispettive aree d 'influenza. Negli ultimi anni, Arabia ,Egitto, Siria,Iran e Iraq hanno spesso cercato di imporre la propria egemonia sulla zona, scatenando conflitti quali la guerra fra Iran e Iraq, la guerra civile in Libano e la guerra del Golfo. Anche il fondamentalismo islamico costituisce un elemento di costante tensione (rivolu- zione iraniana del 1979). Risvolti particolarmente drammatici andava inoltre assumendo il conflitto araboisraeliano, infine risolto nel corso del 1994, con la restituzione di alcuni territori occupati dallo stato d 'Israele all 'OLP di Arafat, con la garanzia di una piena autonomia politica e amministrativa.
TRE VITE INTRECCIATE
CHARLES GEORGE GORDON
1833 -Nasce a Woolwich,dove prenderà il brevetto di ufficiale nella locale accademia militare. 1856 -Partecipa alla guerra in Cri mea. 1863-64 -E 'comandante in capo delle truppe cinesi contro i ribelli Taipings. 1877-79 -Per incarico del viceré d 'Egitto,sottomette il Sudan del quale diventa governatore. In questo periodo si avvalse dell 'aiuto dei luogotenenti italiani Gian Battista Messedaglia, Francesco Emiliani e Romolo Gessi, nominando quest 'ultimo vice governatore di una regione a sud di Khartoum.Sempre in questo periodo combatte la tratta degli schiavi nel Sudan ed apre una pista tra il porto di Assab e Suakim, sul Nilo, anticipando il collegamento ferroviario che sarà creato più tardi tra Porto Sudan e Khartoum e la strada in costruzione in questi giorni. 1880 -E 'Segretario militare del Governatore Generale dell 'India. 1883 -E 'in Palestina a compiere rilievi e a studiare i luoghi biblici confermando la teoria secondo la quale la tomba di Cristo è da tutt 'altra parte rispetto a quanto afferma la tradizione cattolica. 1884 -In contrasto con i politici che disprezza,è deciso ad arruolarsi nell 'esercito di Leopoldo del Belgio ma riesce a convincere il Foreign Office a mandarlo in Sudan dove morrà a Khartoum dopo un anno di assedio da parte delle truppe del Mahdi. 1885 -E 'pubblicato il suo "Giornale dell 'assedio di Khartoum ". 1888 -Vengono pubblicate le "Lettere a sua sorella ",libro nel quale oltre alla sua biografia affiorano i tratti del suo carattere che fanno conoscere Gordon come un uomo tormentato,profondamente religioso e in cerca di una causa superiore. Accusato di essere un mistico-ubriacone, resta comunque una figura fondamentale nella storia del colonialismo britannico.
HORATIO HERBERT KITCHENER
Nasce nel 1850 1870 -Partecipa alla guerra franco-prussiana dalla parte dei francesi 1874-1875-E 'in Palestina a rilevare e cartografare Gerusalemme ed altre località della Terrasanta insieme ad altri noti esploratori militari e civili della Palestine Exploration Fund. 1882 -Termina il rilievo topografico nell 'isola di Cipro. 1884 -Travestito da arabo si aggira nei dintorni di Dongola facendo da collegamento con Gordon chiuso a Khartoum.Riuscirà con un piccolo contingente britannico a spingersi fino a Wadi Halfa ma lord Wolseley gli vieterà di condurre operazioni offensive abbandonando Gordon al suo destino. 1892 -E 'Sirdar, cioè comandante, dell 'esercito anglo-egiziano 1896 -Sconfigge le truppe mahdiste a Ondurman in una celebre carica di cavalleria cui partecipa anche Churchill 1900 -Capo di Stato Maggiore di Lord Roberts, durante la guerra in Sudafrica lo sostituisce al comando e vince i Boeri con metodi duri ed inumani inventando i campi di concentramento per i familiari e i prigionieri boeri per fiaccare la resistenza morale dei combattenti. 1914 -Diventato capo del War Office indirizza un telegramma al principe Abdullah della Mecca chiedendogli di schierare gli arabi nell 'Hejiaz contro i turchi.Ministro della Guerra allo scoppio del primo conflitto mondiale,ideò la coscrizione obbligatoria ristrutturando l 'esercito britannico. 16 GIUGNO 1916 -Scompare sull 'incrociatore Hampshire affondato da un sommergibile tedesco mentre si recava in Russia per una misteriosa missione.
THOMAS EDWARD LAWRENCE
1888 - Nasce a Tremadoc,un paesino del Galles,in Inghilterra. 1907 -Si trasferisce ad Oxford con la famiglia 1909 -Compie il primo viaggio in Oriente, visitando la Siria e la Galilea. In 55 giorni percorre a piedi 1760 chilometri. 1910 -Per il British Museum scava a Carchemish, sull 'Eufrate. 1914 -Entra nel servizio cartografico dello Stato Maggiore dell 'esercito inglese in Egitto alle dipendenze di Kitchener. 1916 -Passa al Servizio Cartografico dell 'ufficio arabo della residenza del Cairo. Lavora per il Military and Political Intelligence in Egitto. 1917-Lawrence inizia la sua avventura nel deserto. Sogna uno stato arabo siriano indipendente ma,nello stesso anno, viene a conoscenza degli accordi tra Francia e Inghilterra per l 'attribuzione della Siria e del Libano alla Francia. 1922 -Disgustato dalla politica, si dimette dalla carica di consigliere politico degli affari arabi. Si arruola nella RAF col nome di John Hume Ross.Scrive i "Sette pilastri della saggezza ". 1929 -Dopo essere stato espulso e ripreso due volte dalla RAF è nuovamente arruolato in questo corpo. 1930 -Per via della sua notorietà,durante le gare della coppa Schneider rischia di essere espulso nuovamente dalla RAF, sebbene non è nulla di più di un semplice meccanico. 1935 -E 'smobilitato definitivamente dalla RAF e si ritira a Clouds Hill in un cottage,nei pressi di Bovington Camp, nel Dorset. Il 13 MAGGIO dello stesso anno ha un incidente di motocicletta,una "Brough ", casuale o provocato. Il 19 MAGGIO muore nella casetta di Clouds Hill dove è stato portato una volta constatata l 'irreversibilità del coma. E 'sepolto nel cimitero di Moreton.
DALLA "ROUND TABLE" ALL' INTELLIGENCE: SCENARI DI UNA INCOMPRENSIONE
La Gran Bretagna e il Sudan hanno riallacciato le relazioni diplomatiche interrotte nel dicembre del 1993,dopo l 'annullamento da parte di Khartoum, del viaggio dell 'arcivescovo di Canterbury. L 'interruzione dei rapporti era avvenuta poiché il governo del Sudan accusava l 'ambasciatore britannico di interferire nella ribellione che infiamma tuttora il meridione del Paese. La storia si ripete.L 'Occidente ha ancora paura di questo tormentato pezzo d 'Africa. Oggi tra Port Sudan e Khartoum centinaia di operai e tecnici,reduci della guerriglia antirussa in Afghanistan, che sarebbero assoldati da Osama Bin Laden, stanno costruendo 800 km di strada.Si sta in pratica mettendo in atto l 'antico progetto britannico di collegare il Sudan al Mar Rosso oltre che con la ferrovia, con una rotabile. L 'importanza strategica di questa strada è evidente.I servizi segreti occidentali ritengono che in Sudan vengono addestrati per la jihad i guerriglieri e i terroristi che passano poi in Egitto, in Algeria e in Tunisia. Da qui i ripetuti tentativi, fatti da alcuni governi occidentali, di allearsi con gli islamici più moderati per tentare di porre un argine al dilagante terrorismo arabo. La situazione provoca manovre segrete e alleanze ufficiose che sfociano, a volte, in incidenti diplomatici come quello descritto. Se consideriamo che dai tempi della Round Table ad oggi, molti istituti di ricerca geopolitica producono tesi,memorandum e veri e propri piani strategici per modificare questa esplosiva situazione, o per controllarne "l 'ebollizione ", possiamo immaginare le tensioni che si vanno accumulando in Africa e in Medio Oriente. Previsioni tempestive Negli anni Settanta un 'libro -denuncia 'sulle attività della CIA (The CIA and the cult of Intelligence )svelò il ruolo che l 'Intelligence doveva e deve svolgere in realtà per il proprio Paese. "Molti (ma non tutti)coloro che lavorano nel campo delle informazioni -scrivevano gli autori V.Marchetti e J.D.Marks -convengono che lo scopo primario -anzi sovrano -della loro attività è quello di produrre previsioni tempestive e accurate sui probabili sviluppi della situazione nel resto del mondo ". Come all 'epoca di Lawrence, la tendenza dell 'Occidente a mettere in pratica le simulazioni di strategia politica, studiate a tavo- lino, ha conseguenze imprevedibili. Ad esempio, è opinione di alcuni analisti di relazioni internazionali che solo l 'esercito potrà garantire la democrazia nei Paesi islamici, specie se i militari di Allah smetteranno di identificarsi con uno Stato o un partito per salvaguardare invece gli interessi collettivi. A tal proposito recentemente la CIA ha presentato un prospetto con le differenti tendenze politiche in seno all 'esercito algerino.Secondo questo "report " 60.000 uomini, su un effet- tivo di 165.000, direttamente coinvolti nella lotta contro gl 'integralisti, affermano che gli ufficiali superiori sono sempre più critici sui piani repressivi scelti dal governo. Questi ufficiali credono in un negoziato con l 'Islam, il che ha convinto gli americani a rafforzare la loro influenza per favorire un 'azione di avviamento controllato dai militari, come avvenne in Grecia dopo il golpe dei colonnelli. E' un discorso pericoloso. Ogni militarismo sia esso "ispirato " come quello di Gordon e di Lawrence, sia di matrice "laica ", ha sempre un punto debole. E cioè che non è mai l 'espressione di una maggioranza.
janet
Un cuore non può bastare per due.
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janet
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Posted - 07 December 2003 : 15:54:07
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Intervista a Norman Finkelstein
Di Y.M.D. FREMES
Io sono più efficace perché ho una sorta di immunità. Sono ebreo ed i miei genitori sono sopravvissuti all'olocausto, per cui, quando mi si confronta, c'e' da vedersela brutta, poiché bisogna discutere sui fatti. Con gli altri si può dire: "sei un anti-semita" oppure "sei un negazionista". Può funzionare con gli altri, ma con me no. Bisogna parlare dei fatti.
Il professor Noam Chomsky ha scritto di Norman Finkelstein: "Finkelstein e' l'autore di molti libri importanti e di tanti articoli eccellenti. Il suo "Immagine e realtà del conflitto israelo-palestinese" e' uno dei testi più importanti sull'argomento. Solo per illustrare la mia opinione, quando fu pubblicato lo raccomandai come uno dei tre migliori libri dell'anno sugli affari politici internazionali, in un articolo di fine anno sul Guardian di Londra; e quando mi si chiede di citare un solo libro come fonte, e' questo il libro che scelgo. Il volume "Ascesa e caduta della Palestina" e' anch'esso eccellente, così come i suoi due studi sull'Olocausto e sui modi in cui viene interpretato e studiato. E' persona di grande intelligenza ed acutezza, di insolita integrità ed il suo lavoro e' senza dubbio eccezionale".
La verità sembra essere una delle cose più importanti nella vita e, commensurata alla sua importanza e' la difficoltà che si riscontra nel perseguirla. Che cosa motiva la perseveranza necessaria alla comprensione dello sfruttamento dell'Olocausto e del conflitto israelo-palestinese?
Credo la personale repulsone verso la menzogna. Molta gente, quando si accorge che una particolare situazione e' piena di falsità, non vuole essere coinvolta e la liquida, semplicemente. Io credo che le bugie debbano essere documentate, non liquidate. Non mi piace quando la gente che mente la passa liscia. Le bugie fanno male. Se non si smette di mentire, la menzogna acquisirà slancio e, prima che ci si possa accorgere di ciò, si e' già trasformata in saggezza ricevuta.
Nel suo libro "Ascesa e caduta della Palestina", lei scrive che il suo senso di dovere morale le deriva da un'intuizione istintiva. Perché dovrebbe essere dato credito alle sensazioni istintive come base di giudizi etici? Forse che l'intuizione istintiva di un delinquente sanguinario e' corretta?
Prima di tutto, un'intuizione istintiva non e' una prova. D'altra parte certe cose non possono essere dimostrate. Rousseau disse che nasciamo tutti con un impulso naturale verso la pietà, ed e' il nostro senso della pietà che ci porta a dare giudizi morali.
Anche Hume, l'empirico, disse la stessa cosa.
Quando si vede qualcuno soffrire e qualcosa dentro di te cerca di raggiungerlo, si tratta di qualcosa di intellettuale? No davvero. Ma sono d'accordo con lei, non può essere usata come dimostrazione. Sia che tu consideri sbagliato uccidere innocenti sia il contrario.
Sono curioso. In che modo lei ritiene che la gente possa cooperare nel fare la pace se non si e' d'accordo su quale sistema etico sia corretto?
La gente può non essere d'accordo sullo stesso sistema etico, ma può arrivare allo stesso giudizio etico. Alcune questioni etiche, come l'aborto, dividono la società al 50%. Ma il genere di giudizio etico che ci viene richiesto in gran parte dei conflitti non e' controverso. Non e' affatto controverso che l'uccisione di gente innocente sia sbagliato. Come il consenso viene formato, questo e' complicato! Se trattiamo di questioni limite, come l'aborto, e' difficile giungere ad un consenso. Ma questa [il conflitto israelo-palestinese] non e' una questione limite. Da trent'anni vi e' un consenso, nel mondo, di 154 a 3, 160 a 4 [i voti alle Nazioni Unite per la Risoluzione 242]. Non e' una questione limite.
Lei ha criticato l'apatia americana verso le sofferenze del mondo islamico e di altri popoli. Pensa che essa sia il risultato di persone che non si curano più di ciò che e' giusto o sbagliato?
Ci sono molte ragioni. Penso che troppa gente si occupi solo dei compiti basilari di guadagnarsi da vivere e farsi una famiglia. Una società che coltiva il successo individuale a spese dell'empatia verso gli altri, il normale egoismo umano, un'etica che suggerisce che, se non ce l' hai fatta, e' stata colpa tua. Penso che sia la combinazione di molti fattori. Non accuso la gente di ciò, poiché sono consapevole che, quando si ha il peso della famiglia e del lavoro, e' molto difficile essere coinvolti dal processo politico. Ma capisco anche coloro che dicono: "La vita non sarà felice mentre il vostro governo (gli USA) infligge assassini e distruzioni a noi (il mondo islamico). No, anche voi pagherete un prezzo".
Pensa che sia ragionevole aspettarsi che la gente pretenda delle soluzioni pacifiche, quando la violenza e' celebrata da milioni di persone attraverso la TV, gli sport professionistici e i film di Hollywood?
Abbiamo avuto una bella dimostrazione di umanità alla vigilia dell'attacco USA all'Iraq. Milioni di dimostranti in tutto il mondo hanno ampiamente rappresentato i sentimenti popolari. Non vi e' stato alcun paese in Europa in cui l'attacco unilaterale USA fosse supportato da più dell'11% della popolazione. Dunque le nostre aspettative riguardo all'umanità non dovrebbero essere troppo basse. Non siamo più di fronte ad un pubblico disinformato. Questo e' il cambiamento sorprendente intervenuto negli ultimi dieci anni. Ho parlato in molti campus prima dell'invasione ed ho scoperto gente molto intelligentemente informata.
Ma Joseph Conrad sembra offrire una valida osservazione quando descrive la civiltà occidentale come una sorta di mascherata, in cui molti si presentano come decenti e civilizzati, mentre in realtà non lo sono. La vera natura appare solo quando i controlli esteriori vengono meno, come la Germania nazista o gli eventi in Congo, nel tardo 19esimo secolo. Così, quando 10 milioni puntano il dito, nonostante spesso sia un dito molto ben informato, e dicono che Bush sta agendo in maniera disumana, Conrad non potrebbe guardarli con scetticismo e dire: voi non siete migliori, e' solo che non avete l'opportunità di dimostrarlo?
Aristotele scrisse che la legge ha reso gli esseri umani migliori di tutte le creature viventi, ma senza legge sprofondiamo verso il peggio. Si possono fare molti esempi dell'iniquità umana - quelli da lei citati sono pertinenti - ma si può anche guardare ad esempi che ispirano lo stupore generato dalle parole di Shakespeare: "Che capolavoro e' l'uomo".
Nel suo "L'industria dell'Olocausto", lei cita alcuni esempi specifici della filosofia di sua madre. Sua madre ha avuto più influenza di suo padre?
La mia morale proviene da mia madre. La presenza di mio padre e' molto in ombra poiché tutto il suo tempo, direi tutta la sua vita, era occupato dal dover guadagnare soldi per la sua famiglia. Mia madre, invece, era una presenza costante ed inoltre era molto vivace intellettualmente. Le piaceva parlare di politica e discutere. In effetti, quando crebbi, risentì molto del fatto che il professor Chomsky divenne la mia maggior influenza. Lei aveva un senso profondo di coinvolgimento in quanto accadeva al mondo.
Intende dire che una madre, per il solo fatto di essere una madre, ha una posizione di grande potenza?
Credo che dietro ogni grande persona vi sia una donna forte, sia essa una madre che una nonna. Chomsky e Said sono grandi esempi di ciò. [...]
Noam Chomsky e' stato descritto come uno dei più grandi intellettuali contemporanei e del 20esimo secolo. Sembra che lei abbia un buon rapporto con lui. Potrebbe descrivere le sue maggiori qualità, sia come intellettuale che dal punto di vista caratteriale?
Essenzialmente quella di liberarti dai legacci ideologici ed andare laddove il ragionamento ed i fatti ti portano, il che e' facile da dire ma difficile da mettere in pratica. Un altro aspetto interessante del professor Chomsky e' che la sua scrittura si innalza al di sopra del gergo dei tempi. Libri scritti negli anni '60 sembrano essere stati scritti ieri. Per quello che concerne i tratti caratteriali, la cosa più eccezionale e' la sua assoluta fedeltà, che e' qualcosa che pochissimi possiedono... Il professor Chomsky non ti tradirà mai, e' impossibile.
Come Mosè.
Un'altra caratteristica e' che trascorre cinque ore al giorno a rispondere alle e-mail. Chiunque gli scriva, riceve una risposta. Egli prende il suo ruolo di intellettuale con molta serietà e dà valore alle domande della gente cosiddetta ordinaria.
Lei ha avuto una recente discussione con Alan Dershowitz su Democracy Now; pensa che egli rappresenti uno dei principali archetipi del male dell'America?
Se lo e', e' una rappresentazione della banalità del male di Hannah Arendt. Vuoi credere che ci sia qualcosa di profondo nel male. Ma il male non ha profondità. Adolf Eichman avrebbe potuto essere un vuoto imbonitore. Sì, Dershowitz e' cattivo, un vuoto imbonitore di Harvard.
Lei afferma che il conflitto israelo-palestinese sia semplice. Se e' così, cos'e' che lo rende così complicato?
C'e' stato un periodo in cui la storiografia ufficiale era la propaganda israeliana. Ma oggi non si disputa più sui documenti fattuali. Le fonti ufficiali sono più accurate e tendono a convergere. Vi sono oramai ben pochi contrasti sui fatti.
Può darsi che la questione sia complicata dal fatto che la gente, in modo particolare gli ebrei hanno sostituito la religione ed il fervore che ad essa si accompagna con il culto del sionismo, da una parte ... D'altra parte c'e' la preoccupazione che lo stato d'Israele possa dissolversi.
La questione non e' più l'Olocausto. La questione e' su un paese che occupa la terra di un altro popolo. La paura dell'Olocausto e' stata sfruttata come mezzo per cercare di confondere la questione.
Il destino di Rachel Corrie sembra essere un buon esempio dell'insensata brutalità dell'esercito israeliano. Perché una manifestante non violenta, che per definizione non poneva alcuna minaccia alla sicurezza, non poteva solo essere arrestata e messa in prigione? Essere investita da un bulldozer può essere identificato come un gratuito atto di brutalità. Può elaborare?
Lei ha spiegato la questione meglio di quanto io possa fare. Lei era disarmata e non avrebbe potuto assolutamente resistere in maniera fisica, figurarsi infliggere delle ferite a coloro che avrebbero potuto arrestarla. Se chiede agli israeliani come e' possibile che un palestinese salga su un pullman e si faccia esplodere le daranno sicuramente risposte monche. Io non credo che sia giusto focalizzarsi su ciò, ma piuttosto sulle radici del conflitto. Qual e' la verità? L'intero mondo arabo odia gli ebrei oppure il popolo palestinese vuole liberarsi da un'occupazione opprimente che dura da 35 anni? Credo che la seconda opzione sia quella veritiera.
Ci sono purtroppo molti altri conflitti al mondo, come quello in Cecenia. Come mai questo conflitto e' prioritario per lei?
Qualsiasi attore morale vuole partecipare laddove sente di poter essere più efficace, laddove sente di avere maggiori responsabilità. Come cittadino americano, ho zero responsabilità per ciò che accade in Cecenia. E' vero, gli USA lasciano fare perché hanno bisogno di Putin. Ma nell'altro caso, io sono più efficace perché ho una sorta di immunità. Sono ebreo ed i miei genitori sono sopravvissuti all'olocausto, per cui, quando mi si confronta, c'e' da vedersela brutta, poiché bisogna discutere sui fatti. Con gli altri si può dire: "sei un anti-semita" oppure "sei un negazionista". Può funzionare con gli altri, ma con me no. Bisogna parlare dei fatti.
Ha dei problemi con i suoi studenti filo-israeliani?
No, perché non sono anti-Israele nel grande schema delle cose. Mi preoccupo di ciò che e' giusto. Non mi definisco neanche anti-sionista perché, per me, la questione non e' il sionismo. La questione e' la giustizia. Prima di questo, ero coinvolto nella guerra in Vietnam. Se sono contro la guerra in Vietnam, sono contro ciò che Israele fa in Palestina. Provo ripugnanza per gli occupanti. Non fa alcuna differenza se essi sono ebrei o americani. Se ho qualche scrupolo - e ne ho - e' per i combattenti, il cui sangue viene versato. Sono giovani, nel fiore degli anni. Molti non vorrebbero essere dove sono, vorrebbero essere a casa. Se qualcuno deve essere sulla linea del fuoco, vorrei che fossero quei politici squallidi che li hanno mandati, oppure quegli esperti stiracchiati, freschi di palestra. Quegli accademici e giornalisti che fanno rullare i tamburi di guerra da lontano. Nondimeno, non difendo gli arroganti predatori ed i vandali conquistatori, i sottouomini senza legge che schiacciano la vita degli innocenti. Anche i soldati nazisti erano nel fiore dell'età ...
Che tipo di ricorso farà contro il giornale studentesco dell'Università di Toronto chiamato "Il settimanale Indipendente", il quale ha attribuito a lei la frase: "Mi sento sicuro con Hamas"?
Farò quello che faccio sempre: scriverò una lettera, riscriverò e spererò che gli editori risponderanno ai fatti ed agiranno con senso di decenza. Fortunatamente, molti membri dell'audience hanno immediatamente capito che si trattava di una misinterpretazione delle mie parole ed hanno scritto lettere anch'essi. Così dovrebbe essere. Il miglior guardiano contro la corruzione del potere e' una popolazione istruita ed impegnata.
janet
Un cuore non può bastare per due.
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janet
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Posted - 13 December 2003 : 01:36:44
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Parti uguali in campo
Un cuore non può bastare per due.
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janet
Utente Master
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Posted - 18 December 2003 : 01:35:12
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AUGURI!
Mentre vi preparate a commemorare la nascita di Gesu' Cristo secondo le tradizioni della vostra fede, noi di Arabcomint speriamo che trascorriate dei giorni gioiosi con la famiglia e gli amici, e vi auguriamo salute e properita' per l'anno nuovo che sta per arrivare.
Un ricordo pieno di angoscia va al popolo di Palestina e, in questa circostanza, soprattutto ai nostri fratelli palestinesi di fede cristiana che, per il secondo anno, si preparano a celebrare una festa triste, sotto assedio e col calcagno dell'oppressore premuto sulla nuca.
Agli amici occidentali ricordiamo che Betlemme, luogo tradizionale della nascita di Gesu', a cui molti cuori si rivolgono, in tutto il mondo, in queste giornate, continua a sopravvivere assediata dai carriarmati israeliani, i quali, nei mesi scorsi, non si sono fatti remore di sparare ed uccidere nel luogo piu' santo per i cristiani di Palestina: la Chiesa della Nativita'. Vi chiediamo di ricordare questi assedi, queste morti, queste violenze. Vi chiediamo di ricordare che anche questo Natale sara' ricorrenza di dolore e di lotta in Palestina.
Auguri a tutti.
Un cuore non può bastare per due.
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