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Graffio
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Posted - 26 May 2007 : 19:12:40
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Nous avons fait la nuit je tiens ta main je veille Je te soutiens de toutes mes forces Je grave sur un roc l'étoile de tes forces Sillons profonds où la bonté de ton corps germera Je me répète ta voix cachée ta voix publique Je ris encore de l'orgueilleuse que tu traites comme une mendiante Des fous que tu respectes des simples où tu te baignes Et dans ma tête qui se met doucement d'accord avec la tienne avec la nuit Je m'émerveille de l'inconnue semblable à toi semblable à tout ce que j'aime Qui est toujours nouveau.
- 1936 -
Abbiamo creato la notte ti tengo la mano e veglio e ti tengo con tutte le forze e incido su una roccia l'astro delle tue forze solchi profondi dove la bontà del tuo corpo germinerà e mi ripeto la voce tua segreta e la voce tua pubblica e rido ancora dell'orgogliosa che tratti come un mendicante dei folli che rispetti dei semplici in cui ti specchi e nella mia testa che dolcemente s'accorda con la tua con la notte mi meraviglio dell'ignota che diventi un'ignota simile a te simile a tutto ciò che amo che è sempre nuovo
Paul Eluard
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Ogni anno a fine maggio migliaia di rom confluiscono in Camargue,
alle Saintes Maries de la mer, provenienti da tutta Europa.
Musiche tzigane, danze gitane, processioni: per giorni sacro e profano si mescolano in un'unica kermesse.
"Viva la Santa Sara! Viva le Sante Marie!".
Diecimila zingari, molti vestiti in variopinti costumi tradizionali, gridano la loro devozione alla loro patrona: santa Sara.
E' il 24 maggio in Camargue, Francia. L'aria è tersa, la luce ha un fulgore abbacinante. Qui ci sono colori ed atmosfere speciali che hanno attirato Van Gogh e il fior fiore degli impressionisti di fine Ottocento. La campagna è punteggiata di mandrie di cavalli e di tori che pascolano allo stato brado. gli stagni pullulano di fenicotteri rosa.
Natura selvaggia, spazi senza confini. Dove, se non qui, può darsi convegno le "peuple du voyage", il popolo in perenne cammino? Ci sono rom, gitani, tzigani, manouches, sinti, in una parola, tutti i rami di quell'immensa famiglia, mossasi duemila anni fa dal Pakistan e dall'India, e che noi oggi, con termine generico, chiamiamo zingari. Sono qui o per sciogliere un voto, o per far battezzare i nuovi nati, oppure, e sono i più, semplicemente per esternare la loro fede cristiana, che le "peuple du voyage" ha abbracciato da tempo immemorabile. Forse fin dai primordi. E' festa grande e c'è grande movimento, il 24 maggio a Les Saintes Maries de la mer , capitale della Camargue, 30 Km a sud di Arles. Non vengono qui a caso gli zingari.
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Narra la leggenda (non priva di verosimiglianza storica) che dopo la crocifissione di Gesù, per sottrarsi alle prime persecuzioni, fuggirono insieme dalla Palestina Maria Salomè, madre degli apostoli Giovanni e Giacomo, Maria "Jacobè", sorella della Madonna, Maria Maddalena Marta, Trofima e Lazzaro il resuscitato, poi divenuto, secondo la tradizione, primo vescovo di Marsiglia. Si imbarcarono in Terra Santa, su un natante privo di remi e di vele e, guidati dalla mano di Dio, approdarono miracolosamente sul delta del Rodano, proprio davanti all'attuale villaggio delle Saintes Maries de la mer. Il gruppo si disperse, ma qui si fermarono Maria Jacobè e Maria Salomè, assieme alla loro serva nera, Sara,forse di etnia rom. E' in loro onore che oggi il paese si chiama Le Sante Marie del mare. I resti delle pie donne riposano in uno scrigno custodito nella chiesa-fortezza locale: un edificio molto particolare, che risale addirittura ai tempi di Carlo Magno (810 d.C.). Quelli che sono reputati i resti delle Sante, furono ritrovati nel 1486, durante scavi sotto l'altare maggiore. Analizzati di recente col metodo del carbonio, sono risultati appartenere a donne di probabile origine orientale, vissute nel primo secolo. Un'impressionante concordanza con la tradizione. Fin dai primi secoli della nostra era il popolo rom scelse Santa Sara, Sara la Khalì (Sara la Nera) come propria patrona e da lungo tempo la onora con un pellegrinaggio che tocca il culmine il 24 maggio di ogni anno. Gli zingari arrivano da tutta Europa. A migliaia.
Uno spettacolo.
Fino a una cinquantina di anni fa comparivano sui carrozzoni variopinti tirati dai cavalli. Oggi usano modernissime roulottes. Ma l'atmosfera non è cambiata di molto. Fanno la parte del leone gli tzigani dell'est con i loro impareggiabili violini e, soprattutto, i gitani spagnoli. Cominciano a farsi vedere tre o quattro giorni prima delle festa. La sera, nel clima dolce della primavera trionfante, si radunano nel piazzale della chiesa-fortezza e, dividendosi a gruppi, si esibiscono in estemporanei quadri di flamenco.
Ci sono tutti gli ingredienti: palmas, cajon, cantaores, chitarristi e bailaores. Per primi arrivano i chitarristi: due, tre, anche quattro. Di solito bravissimi. Poi si aggiunge il "cantaor" essenziale perché lo spettacolo prenda vita. Gorgheggia arzigogolanti nenie che raccontano di passioni, di amori travolgenti e di morte. Quindi si forma il gruppo che "tiene" le palmas, per marcare il ritmo (il compas), battendo opportunatamente le mani in tempo e in controtempo. A volte c'è anche un percussionista che batte un improvvisato "cajon" (tamburo). Il tocco finale lo danno i bailaores: ballerini e danzatrici, gente comune, ma di grande arte, che si stacca dal pubblico e si esibisce secondo quanto detta il personale talento. Lo spettacolo va avanti fino a notte fonda, in vari angoli della piazza. I gruppi flamencheri si formano spontaneamente e spontaneamente si sciolgono. Tutto avviene attorno alla chiesa come se idealmente la "santa Sara" fosse chiamata a presiedere le musiche, le danze e i canti. Ma il giorno trionfale della santa è il 24. Presenti i vescovi delle diocesi vicine ad Arles, di Marsiglia e talvolta anche di Avignone, la cassa preziosa con i resti di Sara e delle due Marie viene tolta dalla nicchia della chiesa e portata in processione fino sulla spiaggia. Anzi, fino dentro al mare, là, nel punto in cui duemila anni fa approdò la barca proveniente dalla Palestina.
Il corteo che si snoda dalla chiesa fino al mare è formato da tutti gli zingari convenuti: otto, forse dieci mila tutti gli anni. Guardia d'onore della processione sono gli uomini di Camargue a cavallo, con i loro abiti tradizionali e le donne "arlesiane" (di Arles) con i costumi tipici ricamati a pizzi e trine. La cerimonia si ripete anche il giorno seguente. Poi la sera del 25, le migliaia di roulottes che assediavano il villaggio, quasi per incanto svaniscono. Il popolo rom si mette di nuovo in viaggio, di nuovo per le vie del mondo, forse alla ricerca di un luogo perfetto, di un assoluto che non troverà mai. Passata la festa, anche la Camargue torna ai suoi ritmi usuali, con i suoi cavalli e i suoi tori allo stato brado, con i suoi fenicotteri rosa in lento movimento negli stagni, con la sua luce accecante, con i suoi spazi infiniti…….
-Antico adagio-
Se poni la stessa domanda a venti zingari, otterrai venti risposte diverse. D'altro canto, se poni per venti volte la stessa domanda a un solo zingaro, otterrai ugualmente venti risposte diverse.
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CUCINA PROVENZALE
INSALATA ALLE ERBE PROVENZALI>>
Mezzo litro di brodo vegetale, cento grammi di grano, un crespo di insalata riccia, quattro pomodori, quattro fette di pane integrale, due spicchi d'aglio e tre cucchiai di olio di oliva. Per la salsa: un limone, sale, pepe bianco, otto cucchiai di olio di oliva, un cucchiaio di erbe provenzali, centosessanta grammi di pecorino fresco, un mazzetto di prezzemolo in foglie, sessanta grammi di noci sgusciate e due
cucchiai di semi di girasole.
Per la preparazione della salsa bisogna sciogliere il sale e il pepe nel succo di limone mescolando con cura, poi aggiungere, sempre continuando a mescolare, l'olio goccia a goccia. Infine insaporire con le erbe di Provenza.
CANNELLONI DELLA PROVENZA>>
Per il ripieno: cinquanta grammi di funghi, cinquecento grammi di spinaci, una carota, una cipolla, una costa, del sedano, un ciuffo di prezzemolo, venti grammi di lardo, quattrocento grammi di polpo di maiale tritata, pepe, un bicchiere di vino Madera, tre cucchiai di salsa di pomodoro, acqua, cento grammi di prosciutto crudo, cinquanta grammi di pangrattato, cento grammi di emmenthal e un uovo. Per la pasta: quattrocento grammi di farina, sale, quattro uova. Infine arricchire con burro e parmigiano.
TAPENADE>>
Duecentocinquanta grammi di olive nere grandi, due spicchi d'aglio, ottanta grammi di filetti d'acciuga sottoli, ottanta grammi di capperi, un decilitro di olio d'oliva e pepe.
Bisogna amalgamare gli ingredienti e servirli su fette di pane.
-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra. Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra. L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo. Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.
-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla. E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta. (Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-)
Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare (Fromm)
-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)
-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non sia in realtà un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
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acssia
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Posted - 26 May 2007 : 19:25:10
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che meraviglia tutte queste cose!!!mi stupisci sempre graffio
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Graffio
Utente Master
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Posted - 18 June 2007 : 11:31:32
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La cucina del Pakistan è influenzata sicuramente dagli influssi dei vari gruppi etnici presenti sul territorio, ed è molto simile a quella indonesiana; la carne più usata è il montone e l’ agnello i piatti tipici sono: Gamberoni in salsa di cocco speziata, Melanzane speziate in salsa di zenzero e tamarindo, Verdure in salsa di yogurt e noce di cocco, Budino di farina di riso La cucina pakistana è varia come la gente del luogo. La maggior parte della cucina pakistana ha radici Afgane – Turche - Iraniane, ed ha ereditato dall’India il notevole uso delle spezie; la carne è una parte importante della dieta del pakistano, mentre le verdure ed i fagioli sono meno importanti. Il frumento è un piatto molto importante della dieta del pakistano, mentre il riso è molto popolare. Negli ultimi tempi la cucina pakistana è stata molto influenzata sia dalla cucina americana, che da quella cinese.
Melanzane speziate in salsa di zenzero e tamarindo
1 palla di tamarindo da 1 cm, ¼ tazza d’acqua bollente, ½ kg di melanzane sottili e lunghe, 3 cucchiai di olio vegetale, 1 ½ cucchiaino di aglio sminuzzato, 2 cucchiaini di coriandolo macinato, ¼ di cannella macinata, ¼ cucchiaino di chiodi di garofano macinati, ½ tazza di noce di cocco in scaglie, 1 cucchiaino di pepe di Cayenna, ½ cucchiaino di sale grosso, 2 cucchiai di melassa o zucchero grezzo, ½ cucchiaino di semi di mostarda nera
Per la salsa di tamarindo: gli avanzi del tamarindo dagli ingredienti per le melanzane, ½ tazza di acqua bollente, ½ cucchiaino di amido di mais, 1 cucchiaio di zenzero fresco a pezzetti
Mettete il tamarindo in una ciotola che non sia di metallo, aggiungetevi ¼ tazza d’acqua bollente e lasciatelo immerso per 30 minuti. Schiacciate la polpa del tamarindo ed estraetene più succo che potete. Versate tutto il liquido in una ciotola e conservate il residuo fibroso per fare la salsa. Incidete le melanzane per il lungo a 1 ½ cm dal picciolo così che, nonostante siano incise, rimangano intere. Pesate le spezie e disponetele vicino al fuoco in diversi contenitori. Scaldate, a questo punto, 2 cucchiai di olio in una grossa padella a fuoco medio-alto per 1 minuto, aggiungetevi l’aglio e soffriggetelo per 30 secondi, aggiungetevi, quindi, il coriandolo, la cannella e i chiodi di garofano e soffriggete per 15 secondi. Incorporate, ora, la noce di cocco e il pepe di cayenna, continuate a soffriggere, mescolando, fino a che il composto sia leggermente tostato (circa 2 minuti). Spegnete il fuoco e aggiustate di sale, aggiungete anche il liquido del tamarindo e la melassa ed amalgamate bene il tutto. Farcite le melanzane con il composto di noce di cocco speziata, chiudetele avvolgendole con uno spago. Scaldate, ora, il cucchiaio d’olio rimanente nella stessa padella a fuoco medio-alto. Quando l’olio è caldo, aggiungete i semi di mostarda. Tenete un coperchio a portata di mano poiché i semi potrebbero schizzare da una parte all’altra. Quando i semi iniziano a soffriggere, aggiungete le melanzane in uno strato, friggetele per 3 o 4 minuti girandole spesso. Riducete il fuoco a medio o medio-basso e cuocetele, coperte, per 10/12 minuti o fino a quando saranno morbide e cotte completamente. Trasferitele, ora, in un piatto da portata, versateci sopra la salsa di zenzero e tamarindo e servitele immediatamente.
Per la salsa di zenzero e tamarindo: mettete l’avanzo di tamarindo in una ciotola non metallica e aggiungetevi ½ tazza d’acqua bollente e lasciatevelo immerso per 30 minuti. Ora schiacciate la polpa del tamarindo ed estraetene più essenza possibile, strizzandola vigorosamente in una ciotola. Scartate i residui fibrosi. Mettete ora l’acqua del tamarindo in una ciotola non metallica con dell’amido di mais, miscelate bene e portate ad ebollizione. Cuocete per 2 minuti, quindi spegnete il fuoco e incorporatevi i pezzetti di zenzero.
Peshawar come amo ricordarla
-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra. Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra. L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo. Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.
-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla. E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta. (Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-)
Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare (Fromm)
-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)
-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non sia in realtà un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
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Graffio
Utente Master
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Posted - 18 June 2007 : 11:33:50
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[purple]Ciao Acssia!!,
Non avevo visto il post
[b]Ho ancora sonno
-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra. Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra. L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo. Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.
-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla. E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta. (Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-)
Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare (Fromm)
-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)
-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non sia in realtà un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
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acssia
Admin
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Posted - 18 June 2007 : 12:06:07
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graffio.. che meraviglia!!!!trovo tutto a dir poco interessante ottima scelta x le foto
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n/a
deleted
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Posted - 18 June 2007 : 13:26:58
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quote: Originalmente inviata da acssia
graffio.. che meraviglia!!!!trovo tutto a dir poco interessante ottima scelta x le foto
straquoto
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Graffio
Utente Master
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Posted - 08 July 2007 : 13:59:29
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“Anche a me qui Sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: O ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso”
Goethe (Viaggio in Italia)
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"Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura."
I - ALL'ITALIA
O patria mia, vedo le mura e gli archi E le colonne e i simulacri e l'erme Torri degli avi nostri, Ma la gloria non vedo, Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi I nostri padri antichi. Or fatta inerme, Nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio, Formosissima donna! Io chiedo al cielo E al mondo: dite dite; Chi la ridusse a tale? E questo è peggio, Che di catene ha carche ambe le braccia; Sì che sparte le chiome e senza velo Siede in terra negletta e sconsolata, Nascondendo la faccia Tra le ginocchia, e piange. Piangi, che ben hai donde, Italia mia, Le genti a vincer nata E nella fausta sorte e nella ria.
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive, Mai non potrebbe il pianto Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; Che fosti donna, or sei povera ancella. Chi di te parla o scrive, Che, rimembrando il tuo passato vanto, Non dica: già fu grande, or non è quella? Perchè, perchè? dov'è la forza antica, Dove l'armi e il valore e la costanza? Chi ti discinse il brando? Chi ti tradì? qual arte o qual fatica O qual tanta possanza Valse a spogliarti il manto e l'auree bende? Come cadesti o quando Da tanta altezza in così basso loco? Nessun pugna per te? non ti difende Nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo Combatterò, procomberò sol io. Dammi, o ciel, che sia foco Agl'italici petti il sangue mio.
Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi E di carri e di voci e di timballi: In estranie contrade Pugnano i tuoi figliuoli. Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, Un fluttuar di fanti e di cavalli, E fumo e polve, e luccicar di spade Come tra nebbia lampi. Nè ti conforti? e i tremebondi lumi Piegar non soffri al dubitoso evento? A che pugna in quei campi L'Itala gioventude? O numi, o numi: Pugnan per altra terra itali acciari. Oh misero colui che in guerra è spento, Non per li patrii lidi e per la pia Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui, Per altra gente, e non può dir morendo: Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo.
Oh venturose e care e benedette L'antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch'alme franche e generose! Io credo che le piante e i sassi e l'onda E le montagne vostre al passeggere Con indistinta voce Narrin siccome tutta quella sponda Coprìr le invitte schiere De' corpi ch'alla Grecia eran devoti. Allor, vile e feroce, Serse per l'Ellesponto si fuggia, Fatto ludibrio agli ultimi nepoti; E sul colle d'Antela, ove morendo Si sottrasse da morte il santo stuolo, Simonide salia, Guardando l'etra e la marina e il suolo.
E di lacrime sparso ambe le guance, E il petto ansante, e vacillante il piede, Toglieasi in man la lira: Beatissimi voi, Ch'offriste il petto alle nemiche lance Per amor di costei ch'al Sol vi diede; Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira. Nell'armi e ne' perigli Qual tanto amor le giovanette menti, Qual nell'acerbo fato amor vi trasse? Come sì lieta, o figli, L'ora estrema vi parve, onde ridenti Correste al passo lacrimoso e duro? Parea ch'a danza e non a morte andasse Ciascun de' vostri, o a splendido convito: Ma v'attendea lo scuro Tartaro, e l'onda morta; Nè le spose vi foro o i figli accanto Quando su l'aspro lito Senza baci moriste e senza pianto.
Ma non senza de' Persi orrida pena Ed immortale angoscia. Come lion di tori entro una mandra Or salta a quello in tergo e sì gli scava Con le zanne la schiena, Or questo fianco addenta or quella coscia; Tal fra le Perse torme infuriava L'ira de' greci petti e la virtute. Ve' cavalli supini e cavalieri; Vedi intralciare ai vinti La fuga i carri e le tende cadute, E correr fra' primieri Pallido e scapigliato esso tiranno; Ve' come infusi e tinti Del barbarico sangue i greci eroi, Cagione ai Persi d'infinito affanno, A poco a poco vinti dalle piaghe, L'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva: Beatissimi voi Mentre nel mondo si favelli o scriva.
Prima divelte, in mar precipitando, Spente nell'imo strideran le stelle, Che la memoria e il vostro Amor trascorra o scemi. La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando Verran le madri ai parvoli le belle Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro, O benedetti, al suolo, E bacio questi sassi e queste zolle, Che fien lodate e chiare eternamente Dall'uno all'altro polo. Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle Fosse del sangue mio quest'alma terra. Che se il fato è diverso, e non consente Ch'io per la Grecia i moribondi lumi Chiuda prostrato in guerra, Così la vereconda Fama del vostro vate appo i futuri Possa, volendo i numi, Tanto durar quanto la vostra duri.
Giacomo Leopardi
Le Marche, regione del centro Italia, si colloca sul versante medio Adriatico e occupa 9.694 km² di territorio italiano. Presenta una forma caratteristica di un pentagono irregolare e si sviluppa perlopiù in verticale da nord a sud. La regione è a prevalenza collinare, il 68,8% del territorio, mentre il restante 31,2% è montuoso
Il litorale è caratterizzato da ampie spiagge sabbiose, ad eccezione del Monte Conero, che rappresenta il punto più alto del versante marittimo.
Gli altri due rilievi della costa sono i due colli che delimitano la città di Pesaro: il colle San Bartolo e il colle dell'Ardizio. Man mano che si procede verso l'interno si delinea la zona collinosa, un'area che si estende per 200 kmq da nord a sud. La dolcezza e la grazia sono i due aggettivi che denotano la magnificenza di questo paesaggio, che l'occhio umano non può certo dimenticare. Nella zona appenninica non si notano cime elevatissime, il gruppo montuoso più elevato è la pittoresca catena dei Sibillini,
a cavallo delle provincie di Ascoli Piceno e Macerata, di cui il Monte Vettore (m. 2478) padroneggia. Altri monti importanti della regione sono: Monte Nerone (m. 1526), Monte Catria (m. 1702), Monte San Vicino (m. 1479), Monte Pennino (m. 1570), Monte Rotondo (m. 2103), Monte Fema (m. 1575), Monte Priore (m. 2334), Monte Bove (m. 2143), Monte Sibilla (m. 2175), Monte Vallelunga (m. 2221), Monte Porche (m. 2335), Monte Argentella (m. 2201). Il clima è semi-continentale con sbalzi di temperatura da stagione a stagione: estati calde, ma rinfrescate dalla benevole brezza marina, inverni freddi con regolari piogge di stagione. Nelle zone montuose vi sono estati fresche e inverni rigidi con ampia possibilità di neve; l'inverno risulta altresì rigido nelle zone interne ove si possono verificare basse temperature.
Cucina Marchigiana[/red]
[purple]Le donne marchigiane da secoli mescolavano uova e semola impastando con forza fino a trasformare la pasta in una palla omogenea e dorata che poi la stendevano al mattarello. Con diversi ingredienti creavano cappelletti e ravioli, lasagne e i celebri vincisgrassi: della pasta al forno molto condita e la caratteristica che aveva una sfoglia luminosa e trasparente. Molto gradevoli erano anche i maccheroncini: la pasta restava ad asciugare sul tagliere, era molto resistente alla cottura e aveva la superficie ruvida e porosa. Oggi la tradizione della pasta all'uovo permane nelle piccole aziende che però utilizzano moderni macchinari ma seguono perfettamente le regole: soltanto uova fresche e semola. La pasta fresca marchigiana è molto consumata e si può trovare confezionata nei centri commerciali più importanti. I piatti tipici delle Marche sono: fettuccine al nero di seppia, ravioli ai porcini e agli spinaci, al branzino, ai carciofi, agli asparagi e spaghetti con pomodoro e peperoncino.
PASTA ALL'UOVO
Ingredienti • Farina di grano tenero kg. 1 • Uova n. 10 • Sale fino g. 5 • Olio d’oliva q.b. Procedimento • Disporre a farina a fontana, rompere le uova e versarle al centro. • Sbattere le uova ed iniziare ad incorporare la farina. • Unire il sale ed impastare con le mani fino ad ottenere una pasta omogenea. • Aggiungere l’olio d’oliva, coprirla con la pellicola e lasciar riposare.
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RISOTTO AL TARTUFO
Ingredienti (per 4 persone) • 320 g. di riso • 150 g. di burro • un cucchiaio di cipolla tritata • mezzo bicchiere di vino bianco • 200 g. di parmigiano grattugiato • 1 litro di brodo di carne • 150 g. di tartufi bianchi o neri • olio d’oliva Procedimento Far soffriggere 100 g. di burro con la cipolla. Bagnare con il vino bianco e lasciare evaporare. Unire il riso, versare e rimestare il brodo e portare quasi a cottura. Ritirare la pentola dal fuoco, condire il riso con il burro rimasto, il parmigiano e metà dei tartufi affettati. Riportare ad ebollizione il riso, poi ritirarlo definitivamente. Guarnire con i tartufi rimasti e servire.
SPAGHETTI MARI E MONTI Ingredienti (per 4 persone) • spaghetti: g. 400 • aglio: 3 spicchi • funghi misti • prezzemolo tritato • calamari: g. 400 • pomodori ciliegini: g. 300 • olio extravergine • un bicchiere di vino bianco secco • peperoncino • Sale • Pepe Procedimento Eviscerate e lavate i calamari, riduceteli a pezzetti e soffriggeteli nell'olio con l'aglio ed i funghi mondati e lavati. Sfumate col vino e quando sarà evaporato aggiungete i pomodorini tagliati in 4 pezzi e correggete di sale. Lasciate cuocere per il tempo di cottura degli spaghetti, quindi saltate il tutto col prezzemolo ed il peperoncino e buon appetito
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Ciavarro
-Preparazione Mettere a bagno per 24 ore legumi e cereali. Scolarli, metterli in acqua fredda e cuocerli in una pentola di terracotta cominciando con le cicerchie ed unire, a intervalli di 30 minuti: ceci, orzo, granturco, fagioli dei 2 tipi, fave, favino, lenticchie, unendo man mano acqua bollente salata. Soffriggere la cipolla finemente affettata con olio, aglio e peperoncino, aggiungere polpa di pomodoro, far insaporire e unirlo alla zuppa Cuocere per 15 minuti. Far riposare e servire. Ingredienti e dosi per 4 persone • 50 g di lenticchie • 50 g di ceci • 50 g di cicerchie • 50 g di granturco • 50 g di orzo perlato • 50 g di fave • 50 g di favino • 50 g di fagioli bianchi • 50 g di fagioli borlotti • 500 g di pomodoro • 1 cipolla • Olio d'oliva • Aglio • Sale • Peperoncino
-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra. Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra. L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo. Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.
-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla. E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta. (Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-)
Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare (Fromm)
-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)
-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non sia in realtà un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
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