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Graffio
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Posted - 25 February 2006 : 15:55:43
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FINALMENTE SALVA LA FORESTA DEL GRANDE ORSO
Salva una foresta grande come la lombardia, Greenpeace festeggia
Il governo della Columbia Britannica, in Canada, ha deciso di proteggere due milioni di ettari di foreste. L'area protetta è nota come la Foresta del Grande Orso. Roma, Italia — Dopo un decennio di battaglie, Greenpeace festeggia oggi la decisione del governo della Columbia Britannica, in Canada, di proteggere due milioni di ettari di foreste e di assicurare buone pratiche forestali nelle rimanenti aree. L'area protetta è nota come la Foresta del Grande Orso. "Finalmente una buona notizia, foreste per una superficie di poco inferiore alla Lombardia sono salve", commenta Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace. "La Foresta del Grande Orso può rappresentare un buon inizio verso una rete globale di aree protette: queste preziose foreste pluviali temperate non possono essere distrutte per farne legname e carta igienica". Le foreste pluviali temperate della Columbia Britannica sono le ultime foreste primarie temperate della Terra e vi abitano 25 comunità di popoli indigeni che si sono battuti in questi anni per difendere le foreste, che ospitano specie uniche al mondo, come il grizzly e lo "spirit bear", un rarissimo orso bruno dal mantello bianco. Alberi di migliaia di anni vengono abbattuti per farne carta e legno: l' Italia è il quarto importatore mondiale di cellulosa dalla Columbia Britannica. Ora non succederà più: il governo locale, in seguito alle pressioni di Greenpeace (che quattro anni fa promosse anche azioni di protesta in Italia per impedire l'attracco di navi con legname proveniente da queste foreste) si è impegnato a: • proteggere il 33% della Foresta del Grande Orso da qualsiasi impiego industriale • adottare nelle restanti aree rigorose metodologie di taglio basate sul rispetto dell'ecosistema; si tratta di 6,4 milioni di ettari nei quali il prelievo dovrà essere pienamente responsabile e sarà affiancato nuove aree protette. • promuovere forme diverse di utilizzo della foresta, dall'ecoturismo, alla raccolta di prodotti non legnosi, coinvolgendo i popoli nativi. Importante per arrivare alla protezione delle foreste canadesi è stata la pressione di oltre 80 aziende in tutto il mondo, come la BBC (che è anche editore), la Mitsubishi e la Federazione belga degli importatori di legno che hanno smesso di acquistare prodotti forestali provenienti dalla Foresta del Grande Orso. "L'annuncio di oggi rappresenta una svolta storica per le foreste del pianeta. Greenpeace ne verificherà l'applicazione affinché possa rappresentare un modello anche per altre regioni" conclude Baffoni.
Una Fantasticheria memorabile:
Mentre camminavo fra i fuochi dell' Inferno, deliziato da quei godimenti del genio che agli Angeli appaiono come tormento e insania, raccolsi alcuni dei loro Proverbi; pensando che così come i detti che s'usano in una nazione ne designano il carattere, allo stesso modo i Proverbi dell' Inferno renderanno palese la natura della sapienza Infernale meglio di una qualsiasi descrizione di edifici o abbigliamenti.
Quando me ne tornai a casa, sull'abisso dei cinque sensi, dove uno scosceso pendio minaccia il mondo presente, vidi un Diavolo possente ravvolto in nuvole nere che si librava sui fianchi della roccia: con fuochi corrosivi scriveva la frase seguente, che ora le menti degli uomini percepiscono, e sulla terra la leggono:
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
-Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro-
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Graffio
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Posted - 19 March 2006 : 14:26:40
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Già molto prima che i canarini venissero usati nelle miniere di carbone per allertare i minatori sulla presenza dei gas tossici, gli uccelli ci trasmettevano segnali che indicavano il deteriorarsi della salute ambientale della Terra. Ma circa 1.213 delle 9.917 specie esistenti - cioè una su otto - sono a rischio di estinzione. Il pericolo più grave - la distruzione e il degrado dell'habitat - minaccia l'87% di questi animali. La popolazione umana in continua espansione ha alterato gli habitat in tutto il mondo (zone umide, praterie e foreste), provocando la diminuzione del numero e delle specie di uccelli. La popolazione mondiale si è ridotta del 25% dai tempi preagricoli, in massima parte a causa della conversione degli habitat in aree agricole, che negli ultimi 300 anni sono passate dal 6% a quasi il 33% della superficie terrestre. Oggi tre quarti dei volatili in pericolo hanno come habitat principale le foreste, che vengono distrutte al ritmo di circa 13 milioni di ettari all'anno (un'area equivalente a quella della Grecia). Quasi la metà delle foreste perdute sono foreste primarie relativamente incontaminate che ospitano numerose specie ornitiche sensibili e altre specie animali.
Negli ultimi anni le maggiori perdite si sono verificate in Asia (in particolare nel Borneo e a Sumatra), dove le foreste tropicali umide di pianura stanno sparendo a una velocità incredibile: dal 2000 a oggi è stato disboscato quasi il 40% delle foreste indonesiane, e tre specie di uccelli su quattro che dipendono dalle foreste di pianura di Sumatra sono sul punto di estinguersi. Ma non bastano le perdite causate dal disboscamento: la crescente domanda di olio di palma, recentemente molto apprezzato come biocombustibile, ha fatto aumentare le pressioni per convertire le foreste naturali in piantagioni di palme. In mancanza di un' immediata inversione della tendenza alla deforestazione, tutte le foreste di pianura potrebbero sparire nel giro di una decina di anni. Globalmente, le specie indonesiane a rischio di estinzione, tra cui molte specie di pappagalli e cacatoa endemici, sono circa 118 , il numero più elevato tra tutti i paesi del mondo.
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Segue a ruota il Brasile, dove le specie in pericolo sono circa 115. Le foreste pluviali amazzoniche e le tipiche savane cerrado vengono distrutte per far posto a fattorie e aziende (e negli ultimi tempi anche per consentire la produzione a grande scala di semi di soia per mangimi, alimenti e combustibili). L'espansione delle città e delle fabbriche ha inoltre ridotto la foresta pluviale atlantica brasiliana del 90%. Ciò che resta ospita circa 950 specie di uccelli, 55 delle quali endemiche e in pericolo. [b]Si ritiene che dal 1500 ad oggi siano estinte oltre 150 varietà di uccelli[b],50 delle quali a causa della caccia eccessiva. La caccia ha provocato la sparizione della colomba migratrice, uno dei volatili più numerosi al mondo, nell'arco di una generazione. Lo sfruttamento diretto - che include la caccia a fini alimentari e la cattura a scopi commerciali - è il secondo più importante pericolo dopo la perdita di habitat, e interessa circa un terzo delle specie a rischio. L'eccessivo sfruttamento mette in pericolo 52 delle 388 specie di pappagalli esistenti.
-Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro-
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?
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Graffio
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Posted - 19 March 2006 : 14:36:18
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Nell'arcipelago delle Hawaii, predatori e malattie importate si sono aggiunti ai problemi legati alla perdita di habitat e hanno fatto sparire più della metà delle oltre 100 specie di uccelli endemici. Opossum, topi e altri mammiferi introdotti in Nuova Zelanda negli ultimi 200 anni hanno distrutto la diversità un tempo abbondante di grandi volatili, che si erano evoluti per oltre 80 milioni di anni senza predatori naturali. L'inquinamento è un ulteriore fattore di rischio che interessa il 12% delle specie in pericolo. In India, le popolazioni di una specie di avvoltoio sono diminuite del 95% in meno di dieci anni, soprattutto per l'avvelenamento da medicinali usati nel trattamento delle sostanze alimentari di cui si nutrono. I comuni volatili campestri dell'Europa occidentale si sono ridotti del 57% tra il 1980 e il 2003, e il declino viene in buona parte attribuito all'agricoltura intensiva. L'avvelenamento diretto dovuto all'uso di fertilizzanti e pesticidi non è la sola causa: lo sversamento di prodotti chimici ha contaminato le zone umide usate dagli uccelli acquatici migratori e gli inquinanti organici persistenti (ad esempio i residui di DDT, le diossine e i bifenili policlorurati) si accumulano nella catena alimentare provocando deformità, incapacità riproduttiva e epidemie.
I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia relativamente nuova. In tutto il mondo, un terzo delle specie vegetali e animali potrebbe estinguersi entro il 2050 a causa dei mutamenti del clima: negli ultimi 30 anni la temperatura globale è aumentata di 0,6° centigradi (1° Fahrenheit), modificando le abitudini migratorie, alimentari e stanziali di molti uccelli. Ad esempio, nei Paesi Bassi la primavera arriva ora più presto, e di conseguenza riappaiono più presto anche i bruchi di cui le cinciallegre hanno bisogno per nutrire la loro prole. Ma il periodo di cova non è cambiato, e la nascita dei piccoli non è quindi più sincronizzata con la disponibilità dei bruchi necessari alla loro alimentazione.
Gli animali che trascorrono tutta o parte della loro vita ai Poli risultano particolarmente vulnerabili all'aumento delle temperature. Gli uccelli acquatici migratori dell'Artico spariranno a causa del riscaldamento che altera questo delicato ecosistema, e nell'emisfero meridionale - nel quale 10 delle 17 specie di pinguini esistenti sono già a rischio - le condizioni non miglioreranno certo con l'aumento della temperatura mondiale previsto in questo secolo (tra 1,4 e 5,8° centigradi, secondo i calcoli dell'IPCC, l'Intergovernamental Panel on Climate Change).
Il 7% delle speci di uccelli a rischio sono inoltre minacciate da morti accidentali. Il rapido declino delle popolazioni marine negli ultimi 15 anni coincide con la crescita della pesca commerciale con palangari. Ogni anno le operazioni di questo tipo uccidono oltre 300.000 esemplari che vengono attirati dalle esche e intrappolati, e tutte le 21 specie di albatros sono oramai a rischio o quasi, per l'impatto con i sistemi di pesca. Gli uccelli sono poi anche vittime dello sviluppo industriale, che incombe su oltre la metà delle specie a repentaglio nei paesi latinoamericani e caraibici. In Europa, Asia centrale e Africa, la folgorazione per urti contro i cavi ad alta tensione ha provocato la morte massiccia dei rapaci. E ogni anno negli Stati Uniti centinaia di milioni di volatili muoiono urtando contro le finestre, la principale causa di mortalità avicola nel paese.
Se spariscono gli uccelli spariscono anche i preziosi servizi che ci rendono: questi magnifici animali impollinano i fiori, disperdono i mangimi, contribuiscono a eliminare roditori, insetti, semi di malerbe, e altri parassiti. Le specie necrofaghe riciclano le sostanze alimentari ed eliminano le carcasse in putrefazione che potrebbero essere causa di epidemia. Prevenire il declino e la sparizione di nuove specie di uccelli dipende in buona misura dalla salvaguardia degli spazi naturali che ancora esistono al mondo e dalla conservazione degli ecosistemi naturali ora alterati. Per aumentare le popolazioni in grave pericolo portandole a un numero accettabile, può rendersi necessaria una gestione più intensiva che preveda la riproduzione e la reintroduzione degli esemplari in cattività, e la rimozione nella misura del possibile dei predatori invasivi. Per evitare la diffusione delle malattie aviarie infettive, è necessaria una maggiore biosicurezza che limiti il contatto tra stormi domestici infettati e esemplari in libertà. Anche l'allontanamento dalle costruzioni artificiali (edifici, torri, turbine) e l'inserimento delle nuove strutture al di fuori dei percorsi migratori possono prevenire incidenti fatali.
[b]La scorsa primavera è stato segnalato che il picchio becco d'avorio, a lungo considerato estinto, è ancora con noi per il piacere dei birdwatcher, ma la natura offre raramente una seconda opportunità. Se una popolazione allo stato selvatico si riduce drasticamente ci sono poche speranze di poter invertire la tendenza, anche proteggendo costantemente l'habitat. E se non si stabilizzano clima e popolazione umana, mettere barriere attorno a tutti i parchi del mondo non basterà a proteggere le specie a rischio.
[b]di J. Larsen
-Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro-
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Graffio
Utente Master
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Posted - 30 April 2006 : 15:27:42
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26/04/06 Nascono cuccioli di tigre Amur in Siberia Dopo più di 100 anni nel sudest della Siberia sono venuti alla luce dei cuccioli di tigre dell'Amur, specie minacciata e ormai scomparsa da queste aree.
Fiocchi rosa e azzurri nel sudest della Siberia. Qui, infatti, dopo più di un secolo, sono nati dei cuccioli di tigre dell’Amur. Un fatto davvero eccezionale, secondo quanto riportato dal WWF, che tutti gli indizi sembrano confermare. Gli scienziati che hanno attraversato la regione dell’Amur e la provincia di Amurskaya, infatti, hanno trovato tracce di piccoli felini, dall’età stimata di sei mesi, e della loro madre, sulla taiga ricoperta di neve, l’enorme distesa di foresta che va dal confine russo con la Finlandia fino al confine con la Corea del nord
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Aver rilevato la presenza di cuccioli di tigre in quest’area, a 700 Km dalle aree di riproduzione dell’animale, è un’ottima notizia. La specie, infatti, è altamente minacciata: a causa del bracconaggio e della perdita di habitat era ormai scomparsa in molte aree. “La madre e i tigrotti potrebbero non essere arrivati da un’altra regione” sostiene Yelena Starostima del WWF Russia “e questo vorrebbe dire che sono nati qui”. I cuccioli di tigre sono stati avvistati per la prima volta nella Riserva Naturale di Zeiski da un visitatore in macchina che sosteneva di aver intravisto, di notte, due gatti dalla lunga coda della grandezza di una lince su una strada trafficata. Dopo aver sentito la notizia, i due naturalisti della riserva, Elena Krasikova e Sergei Podoloskii, dell’Institute for Water and Ecological Problems, hanno cercato e scoperto due impronte di gatto: la zampa anteriore misurava 5.5 cm, l’altra 6.5 cm. Nell’ottobre 2005, inoltre, un cacciatore riportò di aver visto una tigre con i cuccioli a distanza di parecchi chilometri dall’area protetta.
Volendo tracciare una mappa dei loro spostamenti, secondo il WWF le tigri trovate nella regione dell’Amur potrebbero essere migrate dai territori vicini del Primorye e del Khabarovsk, nell’estremo oriente, che, secondo gli ultimi dati, ospiterebbe una popolazione di circa 450 tigri dell’Amur. “Il fatto che questi animali stiano allargando il loro territorio di riproduzione è motivo di gioia, soprattutto in un momento in cui le tigri sono in difficoltà in molti posti”, spiega Sandra Charity, responsabile del Programma Specie e Foreste del WWF britannico. “Questo è l’esempio di come gli sforzi di conservazione in Russia e nel resto del mondo funzionino”.
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-Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro-
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divinafollia
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Posted - 08 May 2006 : 17:20:06
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Meraviglia , quei posti, quel mondo, quel mare di cui mi sento parte da sempre e da sempre ho bisogno di raggiungere...E' stato fantastico navigarci.
divina |
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Graffio
Utente Master
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Posted - 13 May 2006 : 19:16:39
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AURORA ATTREZZATURA D’UN BRIGANTINO CORSARO
“A chi è sempre stato virtuoso “piace veder spuntare l’aurora…”
Centoventi corsari, pendagli da forca, A bordo della Mary-Gratis, hanno messo il sacco. - E’ tempo, ragazzi! Abbiamo scorrazzato… Issa! – Il gran fiocco pagherà la festa. Tesa! - Gli spuntassero le corna con i loro soldi!… La drizza del gran fiocco renderà loro gli scudi… - Issa, olè!… Non è tanto i gendarmi che rimpiango! - Issa, olà!… Non è questo! Navighiamo, moretta mia!
Via dunque, Mary-Gratis, brigantino pirata d’Inglesi! Vira di penna e ara!… - Un bribante di vento fresco Pianta, da vero marinaio, le vele dell’aurora; L’eco dei cabarets di terra bercia ancora… Rispondono in coro, appollaiati sugli alberi, Come colibrì dall’alto degli alberi di cocco; “Arrivederci, bellezza, “Presto ritorneremo…”
Hanno passato bene le quattro notti di esultanza, Metà sotto il bancone e metà sopra l’ostessa… “…Cercate di essere fedele, “Faremo i bravi ragazzi…”
- Ventila le vele…! Non è questo che rimpiango… - Orienta e borda dovunque!… Navighiamo, moretta mia! - Addio, soggiorno iellato!… E rulla e corri buon equipaggio… Va la Mary-Gratis! – al nord-est quarta di nord. –
…E la Mary-Gratis, rubando la schiuma, Bordando il letto del vento si ripara nella bruma. E la grande ondata del largo svegliata di soprassalto A terra sbadiglia, stirandosi sulla roccia: Scorrazza, tutto pagato Issa il gran fiocco!
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Veleggiano già lontano. E, cancellando la scia, L’onda che rotolava la canzone sulla spiaggia Mormora sordamente, tornando sui suoi passi: - Tutto pagato, bellezza!… non ritorneranno.
Tristan Corbière
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L’aumento della temperatura atmosferica e marina e la diminuzione delle calotte polari stanno innescando evidenti cambiamenti negli ecosistemi della regione del Mare di Bering, cambiamenti che potrebbero avere serie conseguenze sulla fauna, non solo marina ma anche terrestre, e sulle popolazioni locali il cui sostentamento dipende da essa.
Lo afferma uno studio pubblicato sul numero odierno di "Science" da un gruppo di ricercatori che partecipa al progetto Western Shelf-Basin Interactions (SBI) promosso dalla National Science Foundation (NSF) e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).
Ma non basta. Come osservano gli autori, queste acque – particolarmente ricche di zooplancton e fitoplancton – sembrano avere un ruolo di primo piano nella funzione di assorbimento del biossido di carbonio atmosferico svolto, in generale, dagli oceani. Se la tendenza osservata persiste e diventa irreversibile, il parallelo spostamento e cambiamento di specie e di ecosistemi potrebbe avere importanti implicazioni sul ruolo di questo mare come “pozzo del carbonio”.
Fonte: Le Scienze
-Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro-
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Graffio
Utente Master
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Posted - 03 June 2006 : 00:23:25
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L’ISLANDA E LE BALENE
Fino al 1992, anno in cui l’Islanda abbandonò per protesta la Commissione Baleniera Internazionale, sono stati numerosi i tentativi mossi dall’IWC affinché fosse ripristinata la caccia su larga scala, una decisione che non è mai stata accettata. La situazione è però cambiata quando, in occasione della riunione speciale della Commissione tenutasi a Washington nell’ottobre del 2002, l’Islanda - votando anch’essa paradossalmente ed in modo illegittimo a favore del suo reingresso - è tornata a far parte dell’IWC. L’ennesimo colpo viene assestato nel marzo di quest’anno quando, Stefan Asmundsson (Icelandic Fisheries Minister), annuncia l’intenzione dell’Islanda di sottoporre al Comitato Scientifico dell’IWC un proprio piano per la conduzione della caccia a scopo “scientifico”, andando così ad incrementare le fila di quei Paesi che, nonostante la moratoria, hanno sempre ucciso centinaia di balene ogni anno coperti dalla “scientificità” dei loro arpioni, Giappone e Norvegia. Dalle dichiarazioni del ministro, sembrava tuttavia che questa decisione fosse subordinata all’apertura di un mercato per l’esportazione della carne ottenuta dalla caccia, ma vedremo che non è così . Storia della caccia condotta dall’Islanda
L’Islanda ha ucciso oltre 17.000 balene negli anni compresi fra il 1948 ed il 1990, anno in cui smise a causa delle pressioni a cui venne sottoposta dovute alla campagna di boicottaggio dei prodotti ittici islandesi, condotta da Greenpeace. La maggior parte delle balene cacciate era rappresentata da balenottere comuni e balenottere boreali, anche se loro vittime furono anche la balenottera azzurra, il capodoglio, la megattera e le balenottere minori. Si suppone che tutta la carne ottenuta da questi animali venisse esportata verso il Giappone. Nel 1982, il parlamento Islandese, in seguito ad una votazione assai difficile (un solo voto a favore), decise di non avanzare all’IWC alcuna obiezione riguardante l’approvazione della moratoria sulla caccia, ma non appena questa entrò in vigore nel 1986, fu la prima ad evitarla attribuendo alla propria caccia una finalità scientifica, l’unica eventualità nella quale si autorizza l’uccisione di un certo numero di esemplari. Nei quattro anni in cui l’Islanda condusse questa pseudo-ricerca scientifica ha ucciso 382 balenottere fra comuni e boreali. Alcune ricerche condotte da Greenpeace, basate su statistiche riguardanti le importazioni giapponesi, hanno mostrato come – virtualmente - tutta la carne ottenuta dagli animali cacciati in quegli anni dall’Islanda, è stata esportata verso il Giappone in aperta violazione a quanto disposto dall’IWC: simili prodotti “devono essere principalmente impiegati per il consumo locale”. La nostra Associazione filmò addirittura due carichi di carne di balena che dall’Islanda venivano trasportati illegalmente in Giappone attraverso nazioni aderenti alla Convention on the International Trade in Endangered Species (CITES), la quale vietò il medesimo commercio sulla base della moratoria che l’IWC aveva appena approvato. Nel 1992, l’Islanda abbandona l’IWC per protesta dopo l’ennesimo rifiuto da parte della Commissione, di accordarle una quota di caccia a fini commerciali. Islanda e Whale watching Il whale watching in Islanda ha acquisito negli anni un’enorme importanza. Nel 1997 il turismo ha generato tre volte quello che, agli inizi degli anni ’80, era invece generato dalla caccia. Si comprende quindi come ogni tentativo islandese di riprendere con la caccia su larga scala non possa che portare ad un consistente decremento del turismo legato all’osservazione in mare aperto di esemplari vivi. Nel
marzo del 1999, il dipartimento marketing dell’Icelandair ha registrato un incremento delle cancellazioni delle vacanze (non solo per il whale watching) quale risultato di una mozione presentata in parlamento che individuava, nella riapertura della caccia commerciale, un’opportunità vicina e perseguibile. Stime non ufficiali relative al 2001, affermano essere state di 60.550 unità le presenze di turisti legate al whale watching, con un 10% rappresentato dagli Islandesi. A marzo di quest’anno, Abbi Bjorgvinnson del Husavik whale centre ha annunciato la fondazione della national Icelandic whale watching association.
Le balene mangiano troppo pesce? La lobby a favore della riapertura della caccia commeciale, è stata molto attiva in Islanda nel propagandare la falsa tesi che attribuisce alle balene la responsabilità dell’impoverimento dei mari perché ghiotte di pesce di cui si ciberebbero in enormi quantità. In occasione della Conference on Responsible Fisheries in the Marine Ecosystem, tenutasi nell’ottobre del 2001 Reykjavik, questa tesi è stata ulteriormente avallata. L’Islanda ha rilasciato forti dichiarazioni sull’interazione fra balene e settore ittico anche in occasione dell’ultima riunione del COFI del marzo scorso, affermando come, il semplice fatto che queste si cibino di pesce, possa essere considerato sufficiente per riprendere la caccia. Arriviamo ad oggi, agosto 2003: le prime balene hanno iniziato a morire trafitte dagli arpioni islandesi ed i loro corpi già smembrati hanno fatto apparizione sui banchi del mercato...! La battaglia per la salvaguardia di questi splendidi mammiferi marini deve nuovamente far fronte ad interessi economici che nulla hanno a che fare con l’inutile ed anacronistica pseudo-ricerca alla base di questo ennesimo massacro
la balena di greenpeace
http://www.greenpeace.org/italy/sostieni/cartoon
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