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 Un angolo di cielo 2 poesie nel mondo
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Graffio
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Posted - 18 October 2005 :  15:11:57  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


Le cause

-A provocare l'effetto serra sono l'anidride carbonica, i clorofluorocarburi, il metano, l'ossido di azoto, l'ozono troposferico: gas la cui concentrazione aumenta sempre di più per una serie di cause tutte legate ad attività umane. Gran parte della responsabilità per il progressivo riscaldamento del nostro pianeta va addebitata al modello energetico dominante: l'80% delle emissioni di anidride carbonica, il principale "gas serra", proviene dalla combustione del carbone, del petrolio e del metano, dunque dall'attività delle centrali termoelettriche, dai fumi delle industrie, dagli scarichi delle automobili. Ma sotto accusa ci sono anche i fertilizzanti azotati usati in agricoltura, che oltre ad alimentare il fenomeno dell'eutrofizzazione che sta uccidendo decine di laghi e mari, tra cui l'Adriatico, sono anche responsabili di buona parte delle emissioni di ossido di azoto.
-Infine altri due "imputati" di primo piano sono i clorofluorocarburi responsabili della distruzione della fascia di ozono, la cui produzione per fortuna è in rapida diminuzione, e la deforestazione, che nelle foreste tropicali procede al ritmo di un campo di calcio al secondo.






-Quanto alla parte di "colpa" delle varie aree geo-politiche del mondo, il dato che salta subito agli occhi e che oltre la metà delle emissioni di anidride carbonica e degli altri "gas serra" viene dai Paesi industrializzati - Stati Uniti, Unione europea, Canada, Giappone, Australia - dove vive appena un quinto della popolazione mondiale.
-Se le emissioni dei "gas di serra" in atmosfera proseguiranno ai ritmi attuali, dovremo attenderci nei prossimi decenni un riscaldamento globale del pianeta compreso tra 1 e 3,5 gradi centigradi. Le conseguenze di questo aumento della temperatura sarebbero catastrofiche a vari livelli.





...Che ne sapete se un qualsiasi uccello che taglia le starade del cielo non sia un immenso mondo di delizia chiuso dai nostri cinque sensi?
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Graffio
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Posted - 18 October 2005 :  15:21:17  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
Innalzamento del livello dei mari



Il riscaldamento provocherebbe il parziale scioglimento dei ghiacci e un'espansione termica degli oceani, con un innalzamento prevedibile del livello dei mari con un minimo di 15-95 centimetri. Regioni come la Florida, la Louisiana, la zona costiera giapponese o il Delta del Po, Paesi come il Bangladesh o l'Egitto, arcipelaghi come le Isole Marshall, città come Atene, Boston, Tokyo, Nuova Delhi, Amsterdam, Londra, Leningrado, Venezia o Trieste potrebbero venire parzialmente sommerse.

Alterazioni climatiche



I periodi di siccità, che già in questi anni si sono estesi dalle latitudini equatoriali a molte regioni temperate in Europa e negli Stati Uniti, si moltiplicherebbero, e vaste aree intensamente coltivate che oggi forniscono grano e cibo a tutto il mondo, come le grandi pianure nordamericane ma anche in parte la Pianura Padana, potrebbero diventare zone aride non adatte all'agricoltura. Al tempo stesso, l'aumento della temperatura produrrebbe un'intensificazione e una maggiore estensione di eventi meteorologici estremi come alluvioni, inondazioni, uragani tropicali.

Effetti sanitari



Quanto più crescerà la temperatura sulla Terra, tanto più aumenterà anche l'incidenza e la diffusione di malattie tropicali. Secondo alcune stime, per esempio, se non verrà fermato l'effetto serra la parte della superficie terrestre a rischio-malaria passerà dal 45% al 60%.

Distruzione delle specie animali





La febbre del pianeta accelererebbe l'estinzione di migliaia di specie animali e vegetali, non più in grado di sopravvivere nelle mutate condizioni climatiche. Lo scioglimento dei ghiacci potrebbe compromettere irrimediabilmente interi ecosistemi. Tra le specie più a rischio orsi polari e pinguini, salmoni e trichechi, foche e tigri, e poi ambienti già oggi fortemente minacciati come le barriere coralline. Infine, si assisterebbe alla crescente tropicalizzazione di mari "temperati" come il Mediterraneo, dove la fauna e la flora autoctone verrebbero progressivamente soppiantate da specie provenienti dai mari del sud.






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Graffio
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Posted - 18 October 2005 :  15:23:53  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


La minaccia dell'effetto serra è conosciuta da molti anni, ma i governi faticano maledettamente a compiere gli atti necessari per fermarla. Il petrolio e gli altri combustibili fossili, cui si deve gran parte delle emissioni, continuano a farla da padroni nei sistemi energetici dei Paesi più ricchi, mentre restano al palo le fonti "pulite" e si fa pochissimo per promuovere il risparmio energetico. In base al Protocollo di Kyoto firmato nel 1997, le nazioni industrializzate hanno preso l'impegno di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 5% entro il 2008-2012 rispetto ai livelli del '90:un obiettivo troppo timido, visto che molte delle conseguenze previste in caso di riscaldamento del pianeta sono già in parte una realtà, e in ogni caso un obiettivo che rimane lontanissimo. In particolare l'Italia, che si è impegnata a ridurre del 6,5% entro il 2010 rispetto al '90 le emissioni di CO2, finora ha fatto assai poco per centrare l'obiettivo, tanto che oggi le nostre emissioni sono addirittura cresciute di oltre il 7%. Un ritardo, oltretutto, doppiamente autolesionista, perché quasi tutte le misure utili ad abbattere le emissioni di CO2 servirebbero anche a combattere l'inquinamento atmosferico e a ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese dal petrolio.



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Posted - 18 October 2005 :  15:30:23  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
Guatemala - La ricetta indigena per gestire la riserva del Petén






I custodi della foresta
Tagliano solo gli alberi con più di 30 anni, non più di un mogano per ettaro. E organizzano ronde per difendere la foresta da bracconieri e incendi. Così 13 villaggi conservano 485 mila ettari di foresta, guadagnando il doppio dello stipendio medio guatemalteco.
A dimostrare che profitto e ambiente non sono incompatibili. Se li gestisce la comunità.
di Megan Feldman
da Flores, El Petén
(Copyright Noticias Aliadas, Lima)




Guidando attraverso le fitte foreste di Carmelita, 92 chilometri da Flores, nella regione nordorientale di El Peten, il viaggiatore potrebbe domandarsi se qualcuno stia realmente tagliando gli alberi. La sola prova sta nelle cataste di cedri e mogani ai bordi della strada.
La cittadina ha un permesso rilasciato dal governo del Guatemala per ricavare legname, in maniera selettiva, dai 53.700 ettari della Riserva della Biosfera Maya, la più vasta area protetta del paese.
Con l'intento di conservare la foresta dando ai suoi proprietari un'opportunità finanziaria, cinque anni fa il Consiglio Nazionale delle Aree Protette (Conap) ha iniziato ad appaltare le concessioni alle comunità presenti nella riserva di El Petén (2 milioni di ettari).
Il programma ha dato i suoi frutti. Con diritti legalmente riconosciuti sul territorio e profitti da vendite certificate di legname, le comunità vigilano contro taglialegna abusivi e tengono a bada gli incendi. Il Guatemala è un leader mondiale della gestione comunitaria delle foreste, e altri paesi latino americani stanno prendendo in considerazione quel che per molti è la sola, fattibile via per preservare il disboscamento delle foreste pluviali dal Messico all'Amazzonia.
"Quando un popolo ha la sua propria terra, e un modo per garantirsi la sopravvivenza, è incentivato a proteggere il suo bene più prezioso: la foresta", dice Hilda Rivera, segretaria esecutiva del Naturaleza para la Vida (Npv), un gruppo no profit che educa le comunità sull'estrazione del legname.
Molte famiglie furono quasi sfrattate nel 1990, quando la è stata creata la Riserva della Biosfera, dal momento che rigide disposizioni proibivano insediamenti e disboscamenti. Ma l'agricoltura continuò, e, siccome il povero suolo di Petén produce poco più di un singolo raccolto all'anno, proseguì anche il disboscamento.









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Posted - 18 October 2005 :  15:37:56  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando




Una zona "multi-uso"

L'appalto di concessioni per permettere alle comunità di lavorare e gestire la terra nella riserva è stato proposto nella metà degli anni '90, e la prima concessione fu autorizzata nel 1994. Si è creata così una "zona multi-uso", che costituisce il 40% della riserva, mentre l'estrazione del legname è vietata nella parte centrale dell'area, che contiene i parchi nazionali della zona.
Per ottenere la concessione, le associazioni dei cittadini, con l'aiuto di gruppi come Npv, deve sottoporre al Consiglio Nazionale uno studio d'impatto ambientale e un piano di raccolto esteso su 25 anni, specificando quanti alberi saranno tagliati e in quali luoghi.
"Questo è un aspetto molto tecnico, e noi controlliamo le concessioni sicché ci sia la garanzia che rispettino il piano" dice Luis Calderon, capo della divisione del Conap per le concessioni forestali. "Possono essere abbattuti solo gli alberi al di sopra dei 30, 35 anni, e non più di un mogano può essere raccolto per ettaro".
Ogni concessione contiene tra le 25 e le 40 aree di raccolto, e ognuna può essere tagliata solo una volta nei 25 anni di contratto. L'attività viene certificata dal Consejo de Manejo Forestal con sede in Messico. Secondo quest'ente, il Guatemala si piazza al secondo posto, nel mondo, per quanto riguarda la gestione certificata e comunitaria delle foreste, dopo il Messico.










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Posted - 19 November 2005 :  15:16:48  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


Incendi ridotti del 20%

Le 13 concessioni comunitarie coprono 485.000 ettari. Ad oggi, 100.000 ettari, tutti a gestione comunitaria, sono stati certificati e stando a quello che dice Calderon, l'approvazione per altri 100.000 ettari è attesa per i prossimi mesi. Il successo della conservazione nelle concessioni comunitarie è in gran parte legato alle pattuglie cittadine che tengono alla larga cacciatori di frodo e taglialegna abusivi e proteggono la foresta dagli incendi.
"Abbiamo oggi un traffico di legname che è il 20% di quello di pochi anni fa" dice Marcedonio Cortave, direttore dell'Associazione delle Comunità delle foreste di Peten, un'organizzazione di associazioni cittadine che gestisce le concessioni. E Calderon conferma, aggiungendo i dati sulla diminuzione degli incendi. Le immagini di Peten dal satellite mostrano che il 3% delle zone multi uso è stato colpito da incendi lo scorso anno, comparato al 22% della media dei parchi nazionali.




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Posted - 19 November 2005 :  15:21:12  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


Incendi ridotti del 20%

Le 13 concessioni comunitarie coprono 485.000 ettari. Ad oggi, 100.000 ettari, tutti a gestione comunitaria, sono stati certificati e stando a quello che dice Calderon, l'approvazione per altri 100.000 ettari è attesa per i prossimi mesi. Il successo della conservazione nelle concessioni comunitarie è in gran parte legato alle pattuglie cittadine che tengono alla larga cacciatori di frodo e taglialegna abusivi e proteggono la foresta dagli incendi.
"Abbiamo oggi un traffico di legname che è il 20% di quello di pochi anni fa" dice Marcedonio Cortave, direttore dell'Associazione delle Comunità delle foreste di Peten, un'organizzazione di associazioni cittadine che gestisce le concessioni. E Calderon conferma, aggiungendo i dati sulla diminuzione degli incendi. Le immagini di Peten dal satellite mostrano che il 3% delle zone multi uso è stato colpito da incendi lo scorso anno, comparato al 22% della media dei parchi nazionali.




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