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Graffio
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Posted - 05 July 2005 :  22:52:02  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando







Il Tibet è un enorme altipiano dell’Asia centrale, lungo 2600 chilometri e largo 1300, situato ad un’altezza media di circa 4500 metri. Pur essendo efficacemente protetto da due poderose catene montuose, l’Himalaya a sud ed il Kun-Lun a nord, presenta condizioni di vita durissime e l’insediamento umano si concentra nelle valli dei grandi fiumi indiani, cinesi ed indocinesi che nascono nel Tibet. L’agricoltura in Tibet a quell’altezza è di scarso rendimento e l’economia tibetana è perciò basata in massima parte sulla pastorizia.

La geografia condiziona anche la storia del Tibet: l’unico sforzo tentato dal paese nel medioevo per svolgere una politica imperiale naufragò di fronte all’insufficienza demografica ed alla difficoltà delle comunicazioni. Da allora il Tibet rimase in disparte nella storia dell’Asia, fino all’inizio di questo secolo: nel 1903 gli inglesi entrarono nella capitale Lhasa e imposero un trattato che apriva al commercio britannico questi nuovi mercati. Nel 1911, con l'aiuto degli inglesi, i tibetani cacciarono la guarnigione cinese e il XV Dalai Lama, che si era rifugiato in India l'anno prima, venne posto nuovamente sul trono.

La fine della seconda Guerra Mondiale rovesciò completamente i rapporti di forza esistenti nella regione himalayana: gli Inglesi abbandonarono l'India mentre la Cina, comunista dal 1949, poté riprendere la politica degli antichi Imperatori manciù. Con il trattato del 1951, la Cina si fece riconoscere il diritto ad occupare militarmente il Tibet e a dirigerne la politica estera, ma si impegnò a rispettare l'autonomia regionale, a non combattere le credenze tradizionali e a conservare il regime del lamaismo.

Di fatto nel 1952 cominciò invece una campagna di sistematica distruzione dei monasteri. La rivolta generale del Tibet scoppiò nel 1959, a partire da Lhasa, e questo movimento fu schiacciato dai cinesi: nel 1965 il Tibet divenne una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese.

A partire dal 1987 il Dalai Lama, orientato all'ottenimento di uno status di ampia autonomia per il Tibet, ha sviluppato un'intensa attività diplomatica a livello internazionale per spingere il governo cinese all'apertura dei negoziati. Al tempo stesso si è sviluppato all'interno del Tibet un movimento separatista e aspri scontri fra esponenti di questo e le forze cinesi sono proseguiti nella prima metà degli anni Novanta.

In esilio, il governo tibetano è stato riorganizzato secondo moderni principi democratici. Esso amministra tutte le questioni che riguardano i tibetani in esilio, incluse la rifondazione, la preservazione e lo sviluppo della cultura e delle strutture educative tibetane, e guida la lotta per la restaurazione della libertà del Tibet. Il popolo tibetano, sia all'interno che all'esterno del Tibet, considera il proprio Governo in esilio, con sede a Dharamsala, nell'India settentrionale, come l'unico governo legittimo del Tibet.









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Graffio
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Posted - 05 July 2005 :  23:00:01  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando



TIBET




Prima dell’occupazione cinese, il Tibet era, dal punto di vista ecologico, un territorio equilibrato e stabile perché la conservazione dell’ambiente era parte essenziale della vita quotidiana dei suoi abitanti. I Tibetani vivevano in armonia con la natura grazie alla loro fede nella religione buddista che asserisce l’interdipendenza di tutti gli elementi esistenti sulla terra, siano essi viventi o non viventi. Questa credenza era ulteriormente rafforzata dalla stretta osservanza di una norma che potremmo definire di "autoregolamentazione", comune a tutti i buddisti tibetani, in base alla quale l’ambiente deve essere sfruttato solo per soddisfare le proprie necessità e non per pura cupidigia.



Dopo l’occupazione del Tibet, l’attitudine amichevole e armoniosa dei tibetani nei confronti della natura fu brutalmente soppiantata dalla visione consumistica e materialista dell’ideologia comunista cinese. All’invasione fecero seguito devastanti distruzioni ambientali che causarono la deforestazione, il depauperamento dei pascoli, lo sfruttamento incontrollato delle risorse minerarie, l’estinzione della fauna selvatica, l’inquinamento da scorie nucleari, l’erosione del suolo e le frane. Ne consegue che, ai nostri giorni, lo stato dell’ambiente in Tibet è altamente critico e le conseguenze di questo degrado saranno avvertite ben oltre i suoi confini. Dal 1949, più di 1.200.000 Tibetani, circa un sesto del totale della popolazione, sono morti in Tibet come conseguenza della persecuzione politica, degli arresti, delle torture e della carestia. Oltre 6000 monasteri sono stati distrutti. Sua Santità il 14° Dalai Lama, capo politico e spirituale di sei milioni di tibetani, nel 1959 è stato costretto a lasciare il paese e a cercare rifugio in India. Con lui, sono fuggiti dal Tibet 85.000 Tibetani che hanno trovato rifugio in India, Nepal e Buthan.









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Posted - 05 July 2005 :  23:10:31  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
LE CONDIZIONI AMBIENTALI PRIMA DELL’OCCUPAZIONE CINESE



Il Tibet possedeva il più efficace sistema di protezione ambientale di tutte le terre abitate del mondo moderno. Parchi naturali e riserve, a salvaguardia della flora e della fauna, non erano necessari in quanto il Buddismo insegnava alla gente l’interdipendenza di tutti gli elementi, viventi e non viventi, presenti sul pianeta. Il Buddismo proibiva l’uccisione degli animali e insegnava la compassione per gli esseri viventi e l’ambiente. E, soprattutto, il governo tibetano proibiva la caccia. In Tibet crescevano più di 100.000 specie di piante ad alto fusto, alcune delle quali rare ed endemiche. Vi erano più di 2.000 varietà di piante medicinali usate, non solo in Tibet ma anche in India e in Cina, per preparare i medicamenti secondo i sistemi tradizionali. Molto diffuse erano lo zafferano, il rabarbaro di montagna, l’elleboro, la serratula alpina himalayana e il rododendro di cui esistevano, sull’altopiano tibetano, ben 400 specie diverse, quasi il 50% delle varietà esistenti sulla terra.



In Tibet esistono 532 specie di uccelli raggruppate in 57 famiglie. Vi sono cicogne, cigni selvatici, il martin pescatore, oche, anatre, rapaci, fringuelli, l’uccello pigliamosche della giungla, tordi, pappagalli, cutrettole, vari tipi di uccelli canori, avvoltoi, e una particolare, bellissima specie di picchio. L’uccello più raro e famoso è la gru dal collo nero, chiamata dai Tibetani "trung trung kaynak". Le montagne e le foreste del Tibet davano un tempo rifugio ad un grande numero di animali selvatici rari e in via di estinzione quali il leopardo delle nevi, il leopardo maculato, la lince, l’orso nero himalayano, il burdocade tibetano (un ruminante tipico del Paese delle Nevi), lo yak selvatico, il cervo muschiato, la gazzella tibetana, l’antilope tibetana, la lepre dell’Himalaya, il panda gigante, il panda rosso e molti altri.Le foreste tibetane ricoprivano un’area di oltre 25 milioni di ettari. La maggior parte ricopriva i pendii scoscesi della regione sud orientale del paese. Erano foreste di conifere tropicali e subtropicali, per la maggior parte costituite da abeti rossi sempreverdi, pini, larici, cipressi, betulle e querce. Le foreste tibetane erano di vecchia crescita, con piante di più di duecento anni. La densità media della vegetazione era di 272 metri cubi per ettaro ma nella regione dello U-Tsang poteva raggiungere anche i 2.300 metri cubi per ettaro, la più alta densità del mondo per una vegetazione di conifere.






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Posted - 05 July 2005 :  23:14:02  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


Il Tibet era anche ricco di risorse minerali mai sfruttate. Nel suo sottosuolo vi sono 126 tipi di minerali tra i quali oro, litio, uranio, cromite, rame, borace e ferro. Il Tibet possiede inoltre i maggiori giacimenti d’uranio del mondo. I giacimenti di petrolio della regione dell’Amdo consentono l’estrazione annuale di più di un milione di tonnellate di greggio. In Tibet nascono alcuni dei più grandi fiumi dell’Asia. Tra i tanti, ricordiamo il Brahmaputra, l’Indo, il Mekong, lo Yangtse e il Fiume Giallo. Lasciato il Tibet, i fiumi bagnano l’India, la Cina, il Pakistan, il Nepal, il Buthan, il Bangladesh, la Birmania, la Tailandia, il Laos e la Cambogia, assicurando, assieme ai loro tributari, il fabbisogno idrico necessario a milioni di persone. Alcune ricerche hanno dimostrato che i fiumi che nascono in Tibet assicurano la vita al 47% della popolazione mondiale e all’85% dell’intera popolazione asiatica. La questione ambientale tibetana non è quindi soltanto un problema locale, ma è di cruciale rilevanza a livello internazionale.
Preservare l’Altopiano Tibetano dalla devastazione ecologica è essenziale non solo per la sopravvivenza dei tibetani ma anche per la salvezza di una metà dell’intera umanità.





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Posted - 05 July 2005 :  23:19:55  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
Decimazione della fauna selvatica in Tibet



Prima dell’invasione cinese in Tibet era rigorosamente vietata la caccia agli animali selvatici. I Cinesi non hanno rispettato questo divieto ma hanno anzi attivamente incoraggiato lo sterminio degli animali rari o in via di estinzione. Il leopardo delle nevi, per fare un esempio, è cacciato per la sua pelliccia, venduta a prezzi elevatissimi sul mercato internazionale. I permessi per cacciare l’antilope tibetana oppure l’argali , un raro tipo di pecora selvatica, costano rispettivamente 35.000 e 23.000 dollari americani. La carne delle antilopi, delle gazzelle e degli yak selvatici è venduta nei mercati cinesi e anche europei.







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Posted - 05 July 2005 :  23:24:38  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
Deforestazione



In nome dello "sviluppo", più di 70.000 cinesi sono addetti al taglio indiscriminato delle piante secolari che costituiscono le ricche foreste delle regioni orientali e meridionali del territorio tibetano. La medesima situazione è riscontrabile in altre aree del Tibet, quali Markham, Gyarong, Nyarong e alcune zone del Kham e del Kongpo. La superficie boschiva del Tibet che, nel 1959, si estendeva su 25.2 milioni di ettari, nel 1985 si era ridotta a soli 13.57 milioni di ettari, pari alla distruzione del 46% delle foreste. La deforestazione è ancora drammaticamente in atto e si calcola che, ai nostri giorni, l’80% delle foreste siano state abbattute. Radio Lhasa ha dato notizia che solo tra il 1959 e il 1985 la vendita del legname ha fruttato alla Cina più di 54 miliardi di dollari americani. Ancora oggi, più di 500 automezzi carichi di legname tibetano lasciano la località di Gonjo, nel Kham, diretti verso la Cina, ma a volte accade che, per incuria e cattiva organizzazione, molti carichi vengano abbandonati lungo la strada, dimenticati nei capannoni oppure marciscano nell’acqua, lungo le rive dei fiumi. Il rimboschimento è minimo e spesso senza successo a causa della poca cura prestata alle giovani piante.



Effetti della deforestazione

Erosione del suolo e inondazioni: La massiccia deforestazione, il proliferare delle miniere e una politica agricola basata sullo sfruttamento intensivo dei campi contribuiscono ad aumentare l’erosione del suolo. Il fango che si riversa nei fiumi che scendono dall’altopiano tibetano (l’Indo, il Brahmaputra, il Sutley, il Mekonk, il Fiume Giallo e lo Yangtse) scende nei paesi a valle innalzando il letto dei fiumi e causando devastanti inondazioni che, a loro volta, provocano estese slavine. Di conseguenza, si riduce l’estensione delle terre coltivabili con gravi danni per l’economia di milioni di persone. Secondo gli esperti, le frequenti inondazioni che si verificano nel Bangladesh sono in diretta relazione con la deforestazione attuata in Tibet, nella parte superiore dei fiumi.



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Posted - 05 July 2005 :  23:34:52  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando
Effetti climatici a livello globale:



Il ruolo dell’Altopiano Tibetano sul sistema climatico del globo è rilevante. Gli scienziati hanno evidenziato una correlazione tra la vegetazione spontanea del Tibet e la regolarità dei monsoni. Le piogge monsoniche, indispensabili per la sopravvivenza delle regioni dell’Asia meridionale, costituiscono il 70% delle piogge che ogni anno cadono in l’India. Tuttavia, un monsone troppo violento è causa di immani calamità naturali. Alcuni scienziati, tra i quali ad esempio lo statunitense Elman Reiter, hanno dimostrato che l’ambiente dell’Altopiano esercita una diretta influenza sui cosiddetti "jet streams", i venti d’alta quota che soffiano sul Tibet, che, a loro volta, sono la causa dei tifoni che si scatenano sull’oceano pacifico e del fenomeno conosciuto come "El Nino", una corrente calda che rimescola le acque dell’oceano ed ha causato la distruzione della catena alimentare marina danneggiando l’economia delle zone costiere della California, del Peru e dell’Ecuador. Contemporaneamente, paesi quali la Nuova Zelanda, l’Indonesia, l’Australia, l’India e il Sud Africa hanno attraversato un periodo di terribile siccità.

Cattiva amministrazione agricola:





Nel corso degli anni ’60, il governo cinese ha introdotto, in Tibet, in campo agricolo, alcune riforme che hanno portato il paese alla carestia. La sovrapproduzione e lo sfruttamento agricolo intensivo hanno inoltre causato la scomparsa di molte erbe medicinali e di piante commestibili e hanno distrutto gli esemplari che costituivano la riserva di cibo invernale per gli animali selvatici. Questa politica agricola sconsiderata ha fatto sì che il suolo venisse eroso sia dal vento sia dall’acqua dando avvio ad un processo di desertificazione. Secondo dati forniti dal governo cinese, in Cina e in Tibet la desertificazione per opera di interventi umani interessa una superficie pari a circa 120.000 chilometri quadrati di territorio. Le autorità cinesi obbligano gli agricoltori tibetani a comperare e usare fertilizzanti chimici e insetticidi. I contadini sostengono che questi fertilizzanti sono estremamente pericolosi sia per il raccolto che per l’ambiente.



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