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janet
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Posted - 23 August 2003 :  02:28:02  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando





Le vostre lettere e le eventuali risposte.




30 marzo 2002

la lettera del lettore è riportata in bianco mentre la risposta è in azzurro.

Un sito bellissimo, interessante, peccato che abbia un solo difetto: una vistosa distorsione storica dei fatti, laddove per ovvi motivi di convenienza altri simpatici episodi non vengono citati affatto. Magari ricordiamoci anche che: 1953: Ariel Sharon guida un'azione militare nel villaggio Kybya con il massacro di 53 abitanti


E' VERO, ESATTAMENTE IL 14/15 OTTOBRE 1953. ANZI I MORTI FURONO PER L'ESATTEZZA 70. E' MOLTO SEMPLICISTICO DESCRIVERE QUESTA AZIONE CON UNA FRASE COME LA SUA PERCHE' IL PERIODO E I MOTIVI DA LEI NON VENGONO ASSOLUTAMENTE SANCITI. NEL 1953 I CONFINI CON LA SIRIA E LA GIORDANIA ERANO MOLTO PROBLEMATICI E DAI VILLAGGI ARABI DI CONFINE SOPRATTUTTO DELLA ALLORA GIORDANIA CHE COMPRENDEVA L'ATTUALE CISGIORDANIA PARTIVANO AZIONI TERRORISTICHE CONTRO VILLAGGI ISRAELIANI. IL GOVERNO DI ALLORA DECISE DI CREARE UN CORPO SPECIALE CON LA SIGLA 101 CHE AVEVA IL COMPITO DI PENETRARE OLTRE LE LINEE NEMICHE E CERCARE DI STANARE I TERRORISTI. L'AZIONE A KYBYA NON FU SICURAMENTE DELLE MIGLIORI ANZI VENNERO COMMESSI PARECCHI ERRORI. IL GOVERNO DECISE DI CONSEGUENZA DI AGGREGARE IL CORPO SPECIALE AI PARACADUTISTI E DI ALLENARE QUESTI SOLDATI AD AZIONI MILITARI MOLTO SPECIALI … CHIAMATI OGGI COMMANDOS E DARE LORO UN'IMPOSTAZIONE MILITARE MOLTO SEVERA CON INCARICHI MOLTO SPECIFICI. A KYBYA VENNERO UCCISI DEI TERRORISTI CHE SI NASCOSERO DENTRO CASE DI CIVILI E CIO' PROVOCO' ANCHE LA MORTE DI ABITANTI ESTRANEI ALLA GUERRIGLIA. C'E' DA NON DIMENTICARE CHE QUESTA AZIONE VENNE DI CONSEGUENZA AD ATTI TERRORISTICI MIRATI E CHE ALLORA LA CISGIORDANIA ERA GIORDANIA E I MOTIVI DELLA GUERRIGLIA DA PARTE DEGLI ARABI ERA DI DESTABILIZZARE ISRAELE. PURTROPPO NELLE GUERRE MUOIONO ANCHE MOLTE PERSONE CHE NON HANNO NULLA A CHE FARE CON IL CONFLITTO. MA SE I TERRORISTI USANO I CIVILI COME OSTAGGI PER DIFENDERE SE STESSI PUO' ANCHE CAPITARE CHE GENTE INNOCENTE CI RIMETTA LA VITA.


1976: 2000 palestinesi morti al termine dell'assedio dei falangisti in Libano nel quartiere di Beirut Tell el-Zaatar con la complicità e consluenza di alti ufficiali israeliani (tra cui Ariel Sharon)


QUESTO E' QUELLO CHE DICONO I PALESTINESI!! PROPIO NEL 1976 I SIRIANI SI STABILIRONO A BEIRUT CON IL LORO ESERCITO ED ERANO I DIRETTI RESPONSABILI DI CIO' CHE ACCADDEVA NELLA CITTA' ... TANTO CHE IL FAMOSO ZALACH HALAPH (uno dei fondatori del movimento Fatah) DISSE: "E' UNA VERGOGNA CHE NESSUN PAESE ARABO AMICO O NEMICO NON ABBIA ALZATO UN DITO CONTRO I FLANGISTI E E TANTO MENO I SIRIANI CHE LI APPOGGIAVANO"

PER QUANTO RIGUARDA ARIEL SHARON (di cui non sono per nulla simpatizzante) IN QUEL'ANNO NON ERA PIU' UN MILITARE MA ERA UN MEMBRO DEL PARLAMENTO ISRAELIANO E FACEVA PARTE DEL LIKUD. PROPRIO IN QUELL'ANNO A NOVEMBRE DECISE DI SEPARARSI DAL LIKUD E CREARE UN NUOVO MOVIMENTO POLITICO INDIPENDENTE.


1982: Ariel Sharon, ministro della difesa israeliano, vara il piano "Pace in Galilea": 3000 morti massacrati a Sabra e Chatila, e distruzione da parte delle milizie israeliane del Centro ricerche palestinesi con l'intento di annullare l'identità e la storia del popolo palestinese. 1983: Ariel Sharon è costretto a dimettersi dopo che la commissione d'inchesta ammette le responsabilità israeliane per il crimine contro l'umanità compiuto a Sabra e Chatila.



LE MILIZIE NON ERANO ISRAELIANE MA CRISTIANO MARONITE .. ARMATE E ORGANIZZATE MILITARMENTE DA ISRAELE GIA' DA PRIMA DELLA GUERRA DEL LIBANO .. L'ODIO TRA CRISTIANO MARONITI E MUSSULMANI PALESTINESI ERA DOVUTO ANCHE PER MOTIVI RELIGIOSI FONDAMENTALISTI E IN SEGUITO ANCHE POLITICI IN QUANTO I PALESTINESI AGENDO DAL SUD DEL LIBANO CONTRO ISRAELE CREAVANO UN'INSTABILITA' NELLA REGIONE CRISTIANO MARONITA. QUELLO CHE SUCCESSE IN QUEL PERIODO IN ISRAELE NON VIENE PER NULLA CITATO DALLA TUA ESPOSIZIONE. ISRAELE E' UN PAESE DEMOCRATICO ED IN RISPOSTA ALLE ATROCITA' DI SABRA E CHATILA CI FU A TEL AVIV LA PIU' GRANDE MANIFESTAZIONE CONTRO UN GOVERNO CHE SI FOSSE MAI ORGANIZZATA IN ISRAELE. L'OPPOSIZIONE FORTE CONTRO SHARON E BEGHIN PORTO' ALLE DIMISSIONI DI SHARON E ALLA FINE POLITICA DI BEGHIN. DIMMI TU SE I PALESTINESI SONO MAI SCESI IN PIAZZA PER MANIFESTARE CONTRO ATTI TERRORISTICI DA LORO COMPIUTI.


Settembre 2000: In un clima di forte tensione, per le commemorazioni dei massacri di Sabra e Chatila, Ariel Sharon si reca in visita provocatoriamente alla Spianata delle Moschee. Gravi incidenti: i morti saranno oltre cento. Di fatto accende la miccia per la nuova Intifada
ANCHE QUESTA E' UNA DISTORSIONE DEI FATTI.

1) ARIEL SHARON, ALLORA RAPPRESENTAVA SOLO SE STESSO E NON IL GOVERNO.

2) LA VISITA FU CONCORDATA CON IL MUFTI DI GERUSALEMME

3) ARAFAT CERCAVA UN PRETESTO PER ACCENDERE LA NUOVA ENTIFADA IN QUANTO NON SE LA SENTIVA DI ACCETTARE I COMPROMESSI CHE NON SAREBBERO STATI ACCETTATI DALLA SUA OPPOSIZIONE INTERNA.

4) I MORTI NON FURONO PIU’ DI CENTO MA UNA DECINA A CAUSA DELLA VIOLENZA INCONDIZIONATA DELLE MIGLIAIA DI PERSONE CHE SI TROVAVANO SULLA SPIANATA. (NON CHE CON QUESTO VOGLIA DEPLORARE L'EVENTO).


Può bastare? No, perché vede ho un dossier di alcune centinaia di pagine...
SE QUESTO DOSSIER E' STATO REDATTO DAI PALESTINESI E' BENE NON PRENDERE TUTTO CIO' CHE VIENE SCRITTO COME BIBBIA .. E PURTROPPO ANCHE AMNESTY INTERNATIONAL DI CUI AMMIRO LE LORO INIZIATIVE HANNO SPESSO NOTIZIE DI PARTE CHE NON SEMPRE SONO ESATTE.


Ah dimenticavo, Ariel Sharon è il premier di uno degli stati che possono vantarsi di sostenere, tra le altre cose, l'Apartheid.

ISRAELE NON E' UNO STATO DOVE VIGE L'APARTHEID, GLI ARABI ISRAELIANI VIVONO E LAVORANO IN ISRAELE, SONO RAPPRESENTATI NEL PARLAMENTO DA TRE PARTITI CON PARLAMENTARI ARABI. PER QUANTO RIGUARDA GLI ARABI DELLA STRISCIA DI GAZA E DELLA CISGIORDANIA NON SONO ISRAELIANI ED I TERRITORI NON SONO MAI STATI ANNESSI GIURIDICAMENTE DA NESSUN GOVERNO.


Sarà il caso di aggiornare il Suo sito no?

LA RINGRAZIO PER IL CONSIGLIO … MA IL SITO E' UN SITO FATTO DA UNA PERSONA CHE VIVE IN ISRAELE E CHE VUOLE DARE UN'INFORMAZIONE DAL PUNTO DI VISTA ISRAELIANO …SENZA ENTRARE TROPPO NEI PARTICOLARI ANCHE PERCHE' LA QUANTITA' DI ATTENTATI E AZIONI BELLICHE COMPIUTE CONTRO LA POPOLAZIONE CIVILE ISRAELIANA DA PRIMA DELLA CREAZIONE DELLO STATO DI ISRAELE AD OGGI SONO TALMENTE TANTE CHE SE DOVESSI INSERIRLE NEL SITO NESSUNO AVREBBE IL TEMPO E LA VOGLIA DI LEGGERSELE CI SONO GIA' CENTINAIA DI SITI PALESTINESI E ARABI DOVE L'INFORMAZIONE E' COMPLETAMENTE DI PARTE E DOVE L'OBIETTIVITA' NON VIENE PRESA ASSOLUTAMENTE IN CONSIDERAZIONE. ANZI ALCUNI SITI SI APPROPIANO ANCHE DI PROPAGANDE SPESSO ANTISEMITE CHE NON HANNO ALCUN LEGAME CON IL PROBLEMA ISRAELO - PALESTINESE. TRA L'ALTRO PER QUANTO RIGUARDA LE RESPONSABILITA' INDIRETTE DI SHARON NEL 1982 A SABRA E CHATYLA NEL MIO SITO COMPARE QUESTO: " Falangisti cristiani provocano un massacro dei rifugiati musulmani a Sabra e Shatilla in Libano meridionale; Cinque mesi più tardi, Febbraio 1983, la Commissione di inchiesta "Kahan" conclude che la responsabilità diretta del massacro è del Ministro della Difesa Ariel Sharon che avrebbe potuto fare di più per prevenirlo ed evitarlo. " Su un sito palestinese non troverà mai l'accenno ad una responsabilità criminale di qualche membro palestinese per quanto riguarda gli atti terroristici da loro compiuti.

Il problema dei palestinesi è un problema serio e sicuramente avrà una sua soluzione …. Ma questa soluzione non può non prendere in considerazione il fatto che gli arabi per decine di anni hanno provato a distruggerci … solo oggi incominciano a capire che eliminare Israele non è possibile e pretenderebbero di rimettere tutte le carte in gioco dimenticando che se alcuni territori sono stati prelevati dai loro stati è perché quando si entra in guerra nessuno ti può assicurare che vincerai e a volte ci sono anche conseguenze che vanno pagate… questo lo insegna la storia. E' inutile che oggi si dica bene non siamo riusciti a distruggervi, ora vogliamo riportare la situazione come era prima delle guerre. Mi sembra una pretesa troppo grossa. I palestinesi sono il risultato di anni e secoli di controversie nella regione credo che anche i paesi arabi debbano prendersi le loro responsabilità e non solo Israele. Israele è disposto a trovare una soluzione ma quando si cercano delle soluzioni le parti devono capire che non si può avere il 100% delle richieste ma ci vuole un compromesso. Arafath non ha voluto accettare dei compromessi e così ha pensato bene di rimettere tutto in discussione attivando l'arma della destabilizzazione (il terrorismo) solo che non ha fatto tutti i calcoli e forse questa sua decisione porterà a nuove prospettive che non obbligatoriamente avranno un peso positivo per i palestinesi.

Arafath continua a sbagliare .. oggi dice che è un "shaid" ..dove è il suo programma ..dove vuole portare il suo popolo? L'americano Zini non è un partner … Cheiny non è un partner….. Barak non è un partner …con chi vuole parlare? Sharon lo ha fatto salire lui al governo destabilizzando la sicurezza interna di Israele ed ora ne paga le conseguenze! Purtroppo la storia politica di Arafath è piena di errori …. Sarà sicuramente una figura importante ma gli errori si pagano e purtroppo anche il suo popolo continua a pagarli da troppi anni.

Spero che la risposta sia abbastanza esauriente e le consiglio di prendere in considerazione anche altre fonti di informazione per cercare di farsi un idea del problema in maniera più obiettiva. Credo che pubblicherò la tua e-mail perché è importante che la gente sappia che noi non nascondiamo certi nostri errori ma vogliamo che gli altri sappiano anche certe verità che non vengono citate da chi ha l'interesse di censurarle.

Un cordiale shalom da Gerusalemme

Davide



janet


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janet
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Posted - 23 August 2003 :  18:54:46  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




"Appartieni al passato"
di Gabriel Ash*








Il villaggio palestinese di Mas'ha, a sud di Qalqiliya, e' a tre miglia dalle frontiere del giugno 1967 - note anche come Linea Verde - che separano Israele dai "Territori Occupati".

Mas'ha e' povero e debilitato. Domina il colore del cemento armato grezzo. La sua desolata strada principale e' piena di negozi chiusi, testimonianza di giorni migliori. Il villaggio, situato in quella che era una grande arteria per il traffico, era una volta un mercato regionale, ma le sue fortune precipitarono quando l'esercito israeliano chiuse la via principale. Il checkpoint e' un pezzo di strada non pavimentata, ampio 300 piedi, sormontato, ad entrambe le estremità, da cumuli di terreno e macigni alti cinque piedi, i quali impediscono alle automobili di entrare nel villaggio e nell'adiacente, illegale insediamento israeliano di Elkana.

Da quando, tre anni fa, fu eretto il checkpoint, circa la metà del quattromila abitanti di Mas'ha se ne sono andati. La maggior parte di coloro che sono restati sono disoccupati. Poche imprese continuano a lottare. Abbiamo visto i loro operai scaricare e trasportare a mano merci pesanti attraverso quei macigni, come formiche infinitamente pazienti, che soffrono in silenzio a causa dei capricci di un bambino il cui crudele divertimento consiste nel porre ostacoli sul loro cammino.


Elkana e' in un universo differente. Le sue casette immacolate dal tetto rosso seguono una strada a serpentina chiusa da un letto di vegetazione lussureggiante, verde smeraldo, che contrasta con l'aspetto tipicamente mediterraneo delle colline che lo circondano. L'acqua e' sovrabbondante, fornita con generosità dal governo. Quella stessa acqua viene negata ai palestinesi e questo e' il segreto di Pulcinella del miracolo eco-politico di Elkana.

Il bus ad aria condizionata che serve Elkana ed altri tre insediamenti vicini ci porterà a Tel Aviv ad un prezzo ridicolmente basso - grazie ancora alla generosità del governo israeliano - su strade perfettamente asfaltate. Per contro, il nostro viaggio mattutino a Mas'ha ci ha portato su strade rocciose, non pavimentate, che distruggono le vecchie auto " di servizio" che la percorrono giornalmente.

Sulla linea di giunzione tra Elkana e Mas'ha, gli effetti della politica israeliana di apartheid e di colonizzazione sono visibili e palpabili. Da una parte, vi e' un enorme investimento di denaro per rendere Elkana sicuro, economico ed attraente per gli israeliani, inclusi sussidi per gli affitti, l'acqua ed i trasporti, infrastrutture al top e costante presenza militare. Dall'altra parte, i palestinesi di Mas'ha sono soggetti a maltrattamenti, trascuratezza e vessazioni economiche.

E' ormai un anno che Israele ha cominciato ad erigere una barriera fisica tra i suoi centri ebraici e palestinesi. I palestinesi la chiamano "muro di apartheid", mentre gli israeliani la definiscono "muro di separazione". Apartheid significa separazione.

Per gran parte della sua lunghezza, la barriera possiede sensori elettrici, trincee con filo spinato, un tracciato d'ispezione ed una strada di ricognizione. La barriera e' enorme, alta 60-100 piedi, una ferita color sabbia che taglia gli oliveti sulle colline circostanti. Sugli alberi d'olivo a migliaia di piedi di distanza, le olive sono coperte di uno spesso strato di polvere. La barriera e' un assalto al territorio. In essa vi e' un'oscenità che e' difficile convogliare attraverso le parole. E' un imbruttimento monumentale della terra, un'espressione iconoclasta di auto-coinvolgimento e ripugnanza. Guardarla ferisce gli occhi.

Molti israeliani credono che la barriera segua la Linea Verde. Invece il governo di Sharon ha adattato la barriera alla vecchia mira del sionismo - prendere quanta più terra palestinese possibile, liberandosi della popolazione locale. Il sentiero della barriera spinge le dita profondamente nelle aree palestinesi, cercando di includere non soltanto quanti più insediamenti possibile, ma anche quanta più terra ancora appartenente ai palestinesi possibile, lasciando spesso solo le aree costruite dei villaggi, dall'altro lato. La barriera corre tra i campi coltivati, e separa i villaggi dalle fonti del loro sostentamento e dalle sorgenti d'acqua. E' la solita, vecchia storia del dispossesso che si ripete.

Già e' stata confiscata gran parte della terra e sradicati migliaia di alberi per fare strada alla barriera. Le terre ad ovest del muro non sono state confiscate, ma l'accesso ad esse e' stato reso così difficile da rendere addirittura impossibili le coltivazioni, in alcune aree. Ai contadini viene spesso impedito l'accesso ai loro campi, a volte vengono picchiati e vessati, a volte li si lascia passare a piedi, senza permettere il passaggio dei loro mezzi meccanici di lavoro. Non vi e' limite alla creatività dell'apparato di sicurezza israeliano.
Se i contadini non possono coltivare le loro terre, Israele fa ricorso alla vecchia legge Ottomana che dichiara "pubblica" la terra non utilizzata. Questo metodo di confisca e' stato usato spesso nel passato. Dunque, conoscendo il fatto, i contadini palestinesi continuano a coltivare anche le terre che non daranno profitti sull'altro versante della barriera. Alcuni di essi restano a dormire nei campi.

Ma a Mas'ha la costruzione della barriera ha raggiunto vette inimmaginabili di assurdità e razzismo. La barriera dovrebbe passare tra Mas'ha e l'insediamento illegale di Elkana. In realtà, la recinzione di Elkana e' a soli pochi piedi di distanza dall'ultima casa di Mas'ha, che appartiene a Hani Amer ed alla sua famiglia. Per non creare inconvenienti all'insediamento, la barriera passa ad est della casa di Amer, separandola dal resto del villaggio ed imprigionandola di fatto tra la recinzione dell'insediamento e la barriera. L'esercito ha detto ad Amer che gli sarà concesso di passare attraverso la barriera due o tre volte al giorno, ma non potrà mai più avere ospiti in casa.

Ecco il genere di "pace" che Israele immagina con lo "stato" palstinese, una pace in cui i soldati israeliani decideranno se un palestinese potrà avere visitatori alla sua casa.
La visione del mondo che ha reso possibile un simile oltraggio e' stata riassunta succintamente da un supervisore della ditta di sicurezza privata che si occupa della costruzione della barriera. In una delle loro scaramucce verbali - Amer non si preclude la possibilità di infastidire i suoi tormentatori - il supervisore gli disse: "Tu appartieni al passato".

Amer, però, non pensa di appartenere al passato e non ha intenzione di svanire in silenzio per facilitare la colonizzazione ebraica della sua terra. Ha rifiutato i tentativi israeliani di comprarlo e si e' dedicato alla sua lotta privata per condurre una vita normale nella sua casa.
Il villaggio di Mas'ha ha lanciato una campagna per fermare la costruzione del muro. Gli organizzatori della Land Defense Committee e della PARC (Commissione di Sostegno per L'Agricoltura Palestinese) del villaggio hanno chiesto aiuto ad attivisti internazionali ed israeliani affinchè sostengano i diritti palestinesi con l'installazione di una "tenda della pace" sul tracciato dei bulldozers israeliani.

Gli abitanti di Mas'ha e di altri villaggi hanno ottenuto da Arafat e da Abu Mazen la promessa che la questione del muro sia una priorità nazionale nei negoziati con Washington. Questo sforzo ha dato il primo, modesto, frutto allorchè Abu Mazen e' riuscito a far diventare la questione del muro d'apartheid (che attorno a Qalqilya, con le torri ed i sensori, diviene un vero e proprio muro di prigione) un punto d'attrito tra Bush e Sharon. Ci sono state persino voci che il Dipartimento di stato intendeva considerare una riduzione degli aiuti ad Israele fino a che questi non congelasse la costruzione della barriera.

Il 5 agosto, le forze di sicurezza israeliane hanno attaccato la tenda per permettere ai bulldozers di demolire l'aia della casa di Amer. L'aia era, difatti, nella traiettoria progettata per la costruzione del muro. Quarantasette attivisti sono stati arrestati, tra i quali quattro israeliani e tre palestinesi. La polizia di frontiera e' arrivata alle sette di mattina, attaccando, per prima cosa, la gente con macchine fotografiche e telecamere. Un internazionale ha avuto due costole rotte, ma e' riuscito a passare la sua macchina fotografica a dei testimoni prima di essere arrestato.

La maggior parte di essi sono stati rilasciati il giorno dopo, dopo aver firmato un documento in cui si impegnano a restare fuori dai Territori occupati. Uno dei pacifici manifestanti, un palestinese di Mas'ha, e' restato in carcere un giorno in più. Subito dopo l'arresto, lo Shabak (la temuta e crudele polizia segreta israeliana) aveva detto alla sua famiglia che egli "non sarebbe tornato indietro". Questa e' tortura psicologica. Lo Shabak e' particolarmente infastidito dagli attivisti palestinesi non-violenti.

L'apparato di sicurezza israeliano non perde mai un'opportunità, non importa quanto fragile e limitata, per scoraggiare la cooperazione tra palestinesi ed israeliani. Il giorno dopo, eravamo presso la casa di Amer, vicino ad un albero di fico recentemente sradicato - le sue foglie cominciavano già ad appassire - quando vedemmo circa 25 attivisti arrivare a Mas'ha, fermarsi al chechpoint e costringere il bulldozer a fermare la costruzione della barriera.
L'azione fu animata ed efficace. I manifestanti occuparono i bulldozers con simboli che identificavano la barriera come il muro di un ghetto e che chiedevano la fine del furto delle terre.



Dopo un lungo confronto silenzioso, la polizia li arrestò garbatamente: erano tutti ebrei israeliani. Durante il confronto, alla famiglia del palestinese ancora imprigionato fu detto che il loro congiunto non poteva essere rilasciato poichè i militari erano troppo impegnati ad arrestare i manifestanti di Mas'ha.

La gente di Mas'ha capisce il messaggio delle forze di sicurezza coloniali: "arrendetevi, smettetela di protestare, dite agli attivisti di tornare a casa, e noi vi lasceremo vivere, in qualche modo". Ma la gente di Mas'ha ha, sinora, risposto con un sorriso amaro. Non vuole vivere per la misericordia dello Shabak. Vuole continuare a lottare per l'uguaglianza e la dignità.


*Gabriel Ash, nato in Romania, e' cresciuto in Israele. Scrive articoli perche' sostiene che, talvolta, la penna e' più potente della spada e talvolta no. Vive negli Stati Uniti.




janet


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janet
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Posted - 23 August 2003 :  19:01:40  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




La road-map e' finita, signor Segretario! R. Baroud




Il Segretario di Stato USA Colin Powell ha dichiarato in un recente discorso che la road-map per la pace non e' finita. Le parole di Powell sfidano la realtà. L'iniziativa di pace sostenuta dagli USA era nata morta, e qualsiasi raggio di speranza il documento potesse avere, e' stato soppresso letteralmente da Israele.
"Abbiamo visto servizi televisivi che dicevano, beh, la road-map e' finita, la tregua e' finita, e' tutto finito. No, non lo è", ha dichiarato Powell ad un gruppo di ragazzi arabi ed israeliani nel Maine, riuniti per un campeggio estivo di tre settimane.

Mettendo da parte le violazioni della road-map da parte di Israele, Powell ha parlato solo della rappresaglia palestinese, affermando: "Non ci fermeranno le bombe, non ci fermerà questo genere di violenza". Non posso confermarlo, ma credo che la coraggiosa esclamazione di Powell gli abbia procurato un prolungato applauso da parte dei ragazzi e dei loro accompagnatori al campeggio.

Mi piacerebbe solo che il coraggio di Powell fosse abbondante al punto tale da riconoscere le 856 violazioni israeliane alla road-map. Non sarebbe stato ugualmente appropriato se avesse esclamato: "Non ci fermeranno gli assassinii mirati, le demolizioni di case, i checkpoints militari, la costruzione degli insediamenti illegali, lo sradicamento degli alberi, la confisca delle terre e il deterioramento della salute di gran parte dei bambini palestinesi a causa dell'assedio e della chiusura militare imposta da Israele"?

Ma, d'altra parte, e' probabile che tale prolissa dichiarazione non sia impressionante come quell originale di Powell: "Non ci fermeranno le bombe". Certo, elencare le 856 violazioni di Israele sarebbe durato ore, e non avrebbe riscosso lo stesso applauso al Segretario da parte dei ragazzi.
Ma neanche le mie sarcastiche osservazioni sono sufficienti ad esprimere la frustrazione sentita dai palestinesi, una frustrazione che ha dato origine a due attentati anti-israeliani, dopo una stasi che e' durata settimane.

Ecco alcune verità che lei, signor Segretario, ha scelto di ignorare. La firma di un cessate il fuoco il 29 giugno scorso, la hudna, ha creato una differente realtà sul terreno dal momento che, per la prima volta da anni, i palestinesi si sono astenuti dall'attaccare obiettivi israeliani. L'adesione alla tregua e la lealtà dimostrata nell'attenersi ad essa ha stupito persino gli stessi palestinesi.
Israele non ha agito con reciprocità. La confisca delle terre e' continuata. Gare di appalti per la costruzione di nuovi insediamenti, commissionate dal governo israeliano, sono state pubblicate sui giornali israeliani. I raids nei villaggi e nelle città della Cisgiordania non sono mai cessati. Minacce, incitamenti ed azioni provocatorie da parte di dirigenti israeliani - come il tentativo da parte di un membro della Knesset di entrare con la forza nella Moschea dell'Aqsa, gesto che suscitò l'inizio dell'attuale rivolta - sono state una pratica quotidiana.

Ancora di più, signor Segretario. Sharon ha reso ben chiaro di infischiarsene della tregua palestinese. Invece di usare quell'opportunità per ricostruire un minimo di fiducia reciproca, ha chiesto lo smantellamento della resistenza palestinese. Signor Segretario, lei non si aspettava che, nonostante la loro impressionante pazienza, i palestinesi prima o poi avrebbero risposto? E' rimasto davvero sorpreso dall'attentato in Israele o a Gerusalemme? Se lo e' stato, allora deve aver evitato di leggere le notizie per più di un mese. Gli attacchi di Israele in Cisgiordania che, dalla firma della tregua, hanno ucciso sette palestinesi e ne hanno feriti decine, hanno lasciato pochi dubbi sulla possibilità di una rappresaglia da parte degli stessi gruppi che avevano aderito alla hudna.

Lei ed il suo governo, però, sembrate preoccupati solo per le vittime israeliane. Non avete mai speso neppure una parola per condannare gli omicidi israeliani, le vessazioni e le violazioni degli accordi. Solo le bombe palestinesi sembrano creare un'eco nei vostri orecchi. La potenza di fuoco del quarto esercito più equipaggiato del mondo, usato contro una popolazione civile, non sembra infastidirla più di tanto.

Odio essere colui che da' le cattive notizie. Sì, la road-map e' finita. Essa era sulla lista israeliana dei condannati a morte dal primo giorno in cui fu consegnata ai media. Contesto persino il fatto che essa sia nata morta. Non era ne' bilanciata ne' intendeva raggiungere una pace giusta. Era solo una manovra politica mediante cui il presidente Bush potesse ripulire la sua pessima immagine, quella di un guerrafondaio.


Se il suo governo fosse stato sincero nella sua richiesta di pace, avrebbe esercitato uguale pressione sul governo di Sharon, avrebbe stoppato il flusso incessante dei miliardi di dollari in aiuti militari ad Israele, aiuti che sono oggi necessari dalle famiglie povere ed a basso reddito degli Stati Uniti d'America, non avrebbe applaudito a Sharon, un uomo che milioni di persone in tutto il mondo giudicano un criminale di guerra conclamato.

Se lei fosse stato sincero, signor Segretario, avrebbe dichiarato, con fierezza, che "Israele deve, da parte sua, rispettare la legge internazionale, implementando tutte le risoluzioni ONU che, nel corso degli anni, ha scelto di ignorare". Non lo ha fatto, però. Lei ha scelto, come al solito, di dare la colpa alle vittime, per impressionare alcuni ragazzi in un campeggio estivo del Maine.
Vede, signor Segretario, il termine "onesto mediatore", un ruolo che il suo governo ha assunto molti anni fa, non e' un puro titolo onorifico. Esso include delle responsabilità che lei ed il suo governo avete mancato clamorosamente di realizzare.







janet


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janet
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Posted - 23 August 2003 :  19:08:02  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




Succhiati in un pantano
di John Pilger




Fu a Bassora che tre anni fa filmai centinaia di bambini ammalati e moribondi, a cui erano state negate cure e medicine a casa di un embargo supportato entusiasticamente da Tony Blair. Ora era lì, camicia informale, il solito sorriso fisso, un uomo dell'esercito, se non del popolo - e sollevava un bimbo tra le braccia dinanzi alle telecamere.




Le due "grandi vittorie" americane dopo l'11 settembre 2001 si stanno mostrando: In Afghanistan, il regime di Hamid Karzai non ha autorità virtuale ne' danaro e collasserebbe senza le pistole americane. Al-Qaida non e' stata sconfitta ed i Talebani stanno riemergendo. A dispetto dei miglioramenti mostrati dinanzi alle telecamere, la situazione di donne e bambini resta disperata.
La donna simbolica del governo Karzai, la coraggiosa dottoressa Sima Samar, e' stata espulsa e vive adesso in costante paura di morte, con una guardia armata dinanzi alla porta del suo ufficio, ed un' altra al cancello. Assassinii, stupri ed abusi sui minori vengono commessi impunemente dagli eserciti privati degli "amici" dell'America, i signori della guerra che Washington ha corrotto con milioni di dollari in contanti per dare una parvenza di stabilità.

"Siamo in un'area di combattimento dal momento stesso in cui lasciamo questa base", mi ha detto un colonnello americano alla base aerea di Bagram, presso Kabul. "Ci sparano addosso molte volte al giorno". Quando gli dico che di certo e' venuto per liberare e proteggere la gente, scoppia in una risata fragorosa.

Le truppe americane si vedono di rado all'interno delle città afgane. Scortano dirigenti USA a gran velocità in veicoli blindati, con finestrini oscurati e accompagnati da vetture militari equipaggiate con armi automatiche. Persino la grande base di Bagram e' stata considerata troppo insicura per Donald Rumsfeld durante la sua recente e rapida visita. Gli americani sono così nervosi che qualche settimana fa hanno "accidentalmente" sparato ed ucciso quattro militari governativi nel centro di Kabul, dando l'avvio alla seconda grande manifestazione di piazza contro la loro presenza nel giro di una settimana.

Il giorno in cui ho lasciato Kabul, un'autobomba e' esplosa sulla strada per l'aeroporto, uccidendo quattro militari tedeschi, membri della forza di sicurezza internazionale ISAF. Il bus tedesco saltò in aria, la carne umana spiaccicata al fianco della strada. Quando i militari britannici arrivarono per sigillare l'area, vennero osservati da una folla silenziosa, con gli occhi socchiusi per il caldo e la polvere, separati dallo stesso muro che separò le truppe britanniche dagli afghani nel 19esimo secolo, i francesi dagli algerini, gli americani dai vietnamiti.

In Iraq, palcoscenico della seconda "grande vittoria", ci sono due segreti ben noti. Il primo e' che i "terroristi" che oggi assediano le truppe americane d'occupazione rappresentano una resistenza armata che e' certamente supportata dalla maggioranza degli iracheni i quali, contrariamente alla propaganda ante-guerra, si oppongono alla "liberazione" forzata (si veda l'inchiesta di Jonathan Steele, 19 marzo 2003, www.guardian.co.uk). Il secondo segreto e' che c'e' la prova crescente della magnitudine reale della carneficina anglo-americana, cioè del bagno di sangue che Bush e Blair hanno sempre negato.

I paragoni con il Vietnam sono stati fatti così spesso, nel corso degli anni, che sono esitante nel proporne un altro. Però le similarità sono sconvolgenti: ad esempio, il ritorno ad espressioni come "succhiati in un pantano". Ciò suggerisce, ancora una volta, che gli americani sono le vittime, non gli aggressori: la versione stile Hollywood di un'avventura rapace che va male. Da quando, tre mesi fa, e' stata abbattuta la statua di Saddam Hussein, sono stati uccisi più americani che durante la guerra. Dieci di essi sono stati assassinati e 25 feriti in classici attacchi di guerriglia ai blocchi stradali ed ai checkpoints, che si contano ormai nel numero di dozzine al giorno.

Gli americani chiamano i guerriglieri "lealisti di Saddam" o "combattenti Ba'ath", allo stesso modo in cui i vietnamiti erano chiamati "comunisti". Recentemente, a Falluja, nel cuore sunnita dell'Iraq, non era stata chiaramente la presenza di "lealisti" o "ba'athisti" ad ispirare la resistenza, ma il comportamento brutale degli occupanti , che puntavano le armi contro la folla. I tanks americani avevano abbattuto una famiglia di pastori, allo stesso modo in cui, quattro anni fa, furono sterminati un pastore, la sua famiglia e le sue pecore da un aereo della "coalizione", nella "no-fly zone". Io avevo ripreso la scena ed essa aveva evocato in me reminiscenze dei giochi assassini che gli aerei americani erano soliti giocare nei cieli del Vietnam, abbattendo contadini nei loro campi e bambini sui loro bufali.

Il 12 giugno, una vasta operazione americana prese di mira una "base di terroristi" a nord di Baghdad, facendo più di 100 morti, secondo un portavoce USA. Il termine "terrorista" e' importante, perche' implica che persone del tipo di al-Qaida stiano attaccando i liberatori; in tale modo si ottiene una connessione tra l'Iraq e l'11 settembre, che non fu mai possibile fare durante la propaganda pre-bellica.

Nell'operazione furono fatti più di 400 prigionieri. La maggioranza di essi fu riunita alle migliaia di iracheni custoditi in un luogo di prigionia presso l'aeroporto di Baghdad: un campo di concentramento lungo il perimetro di Bagram, da cui la gente viene trasportata a Guantanamo Bay. In Afghanistan, gli americani sequestrano guidatori di taxi e li condannano all'oblio, via Bagram. Come gli uomini di Pinochet in Cile, i loro presunti nemici vengono fatti "sparire".

"Cerca e distruggi", la tattica vietnamita di fare terra bruciata e' tornata. Nelle aride pianure dell'Afghanistan sud-orientale, il villaggio di Niazi Qala non esiste più. Aerei americani lo spazzarono via all'alba del 30 dicembre 2001, massacrando, tra gli altri, i partecipanti ad una festa di nozze. Gli abitanti del villaggio raccontarono che le donne ed i bambini corsero verso un pozzo prosciugato, per salvarsi dal fuoco, e furono uccisi mentre correvano. Dopo due ore, gli aerei e gli aggressori sparirono. Secondo un'investigazione delle Nazioni Unite, furono uccise 52 persone, inclusi 25 bambini. "Lo ritenevamo un obiettivo militare", spiegò il Pentagono, riecheggiando le giustificazioni iniziali per il massacro di My Lai, 35 anni fa.



Colpire i civili e' stato per lungo tempo un tabù giornalistico in Occidente. Lo hanno fatto mostri certificati, mai "noi". Il bilancio delle vittime della prima guerra del Golfo fu per lungo tempo sottovalutato. Quasi un anno dopo, uno studio del Medical Education Trust di Londra stimò in 200.000 il numero di iracheni morti durante ed immediatamente dopo la guerra, come conseguenza diretta o indiretta dell'attacco alle infrastrutture civili. Il rapporto e' stato completamente ignorato. Questo mese, Iraq Body Count, un gruppo di ricercatori ed accademici americani e britannici, ha stimato in 10.000 il numero di civili iracheni uccisi, 2.356 dei quali nella sola Baghdad. E questa stima e' ben lungi dall'essere in eccesso.

In Afghanistan, la carneficina e' stata dello stesso tenore. Nel maggio dello scorso anno, Jonathan Steele ha estrapolato tutte le prove disponibili del costo umano dei bombardamenti USA, concludendo che circa 20.000 afghani possono aver perso la vita come conseguenza indiretta dei bombardamenti. Questo effetto "nascosto" non e' nuovo. Un recente studio della Columbia University di New York ha scoperto che l'uso dell'Agente Orange e di altri erbicidi nel Vietnam fu quattro volte maggiore di quanto stimato in precedenza. L'Agente Orange contiene diossina, uno dei più letali veleni esistenti. In quella che fu dapprima chiamata "operazione Hades", poi cambiata nel più amichevole "operazione ranch hand", gli americani distrussero circa la metà delle foreste del Vietnam del sud ed innumerevoli vite umane mediante Agente Orange spruzzato nel corso di circa 10.000 "missioni". Fu il più insidioso e devastante uso di un'arma chimica di distruzione di massa mai sperimentato. Oggi, i bambini vietnamiti continuano a nascere con molte deformità, o muoiono appena nati oppure vengono abortiti.
L'uso di proiettili all'uranio evoca la catastrofe dell'Agente Orange. Nella prima guerra del Golfo del 1991, gli anglo-americani usarono 350 tonnellate di uranio impoverito. Secondo l'Autorità per l'Energia Atomica del Regno Unito, che cita uno studio internazionale, 50 tonnellate di UI, se inalato o ingerito, produrranno 500.000 morti. Molte delle vittime sono civili del sud dell'Iraq. Si ritiene che nell'ultimo attacco, sono state riversate sull'Iraq 2.000 tonnellate di uranio impoverito.




In una rimarchevole serie di articoli scritti per il Christian Science Monitor, il giornalista investigativo Scott Peterson ha parlato di proiettili radioattivi nelle strade di Baghdad e di carriarmati contaminati in cui i bambini giocano senza precauzioni. Solo in seguito sono apparse scarne scritte in arabo: "Pericolo - State lontani da quest'area". Allo stesso tempo, in Afghanistan, l'Uranium Medical Research Centre, con base in Canada, ha realizzato due studi, ed i risultati sono stati definiti "sconvolgenti". "Senza eccezione", viene riportato, "in ogni sito bombardato che abbiamo investigato, la gente era ammalata. Una parte significativa della popolazione civile presenta sintomi di contaminazione interna da uranio".


Una mappa ufficiale distribuita ad agenzie non governative in Iraq mostra che i militari anglo-americani hanno utilizzato bombe a grappolo in aree urbane, molte delle quali non sono esplose nell'impatto con la terra. Di solito esse restano inosservate fino a che un bimbo non le prende, ed allora esplodono.

Nel centro di Kabul, ho trovato due avvisi mediante cui si avvertivano i cittadini che tra le rovine delle loro case, e nelle strade, si celavano bombe a grappolo made in USA inesplose. Chi li legge? I bambini piccoli? Il giorno in cui vidi alcuni bambini saltare su quello che poteva essere stato un campo minato cittadino, vidi anche Tony Blair sulla CNN nella hall del mio albergo. Era in Iraq, a Bassora, e sollevava un bambinetto tra le braccia, in una scuola che era stata imbiancata proprio in occasione della sua visita, e dove era stato preparato un pranzo in suo onore, in una città in cui servizi fondamentali come istruzione, cibo ed acqua restano un macello sotto l'occupazione britannica.

Fu a Bassora che tre anni fa filmai centinaia di bambini ammalati e moribondi, a cui erano state negate cure e medicine a casa di un embargo supportato entusiasticamente da Tony Blair. Ora era lì, camicia informale, il solito sorriso fisso, un uomo dell'esercito, se non del popolo - e sollevava un bimbo tra le braccia dinanzi alle telecamere.

Quando tornai a Londra, lessi "Dopo il pranzo", di Harold Piner, di una sua nuova collezione intitolata "War" (Faber & Faber):

E dopo mezzogiorno arrivano le creature ben vestite

Per annusare tra i morti

E consumare il loro pasto

E tutte le moltitudini di creature ben vestite strappano

i gonfi avocado dalla polvere

E mescolano il minestrone con le ossa disperse

E dopo pranzo

Ciondolano e poltriscono

Travasando vino leggero in teschi capaci.








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Posted - 23 August 2003 :  19:14:41  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




L'Iraq potrebbe diventare il più grande errore USA





Come persona che visitò l'Iraq nel 1999 - dove la situazione, nonostante le soffocanti sanzioni, era migliore di quella di oggi - posso testimoniare che il governo iracheno non era in grado di fornire, per giorni e talora per settimane, neppure i servizi basilari di acqua ed elettricità, figurarsi la possibilità di attaccare potenti paesi stranieri - distanti migliaia di chilometri e in possesso di armi di sterminio di massa.
Il governo USA ha perso l'opportunità di rimediare ad alcuni grossolani e disastrosi errori in Iraq.
Invece, ha preferito incamminarsi per lo stesso sentiero scelto dai passati governi USA in Asia, Sudamerica ed altrove. Il governo americano ha sfidato la legge internazionale allorché ha invaso l'Iraq, in una guerra che ha reclamato la vita di decine di migliaia di persone, un numero che supera di almeno cinque volte le vittime dell'attacco alle Torri Gemelle di New York. Non c'e' bisogno di specificare che l'invasione dell'Iraq era e rimane un atto di terrorismo.
Mentre l'abbozzo della legge internazionale e' spesso una decisione collettiva a cui partecipano molti paesi, l'implementazione di tale legge e' un privilegio ad uso e consumo dei paesi che hanno alle spalle eserciti potenti, i quali danno loro il diritto di interpretare quella stessa legge nel modo che più gli conviene. Infatti, nonostante le Nazioni Unite abbiano reso ben chiaro che l'invasione anglo-americana dell'Iraq era illegittima e mancava di un mandato legale, i generali americani dichiararono che la decisione di invadere un paese sovrano era sanzionata dalle risoluzioni ONU o, probabilmente, dalla loro personale interpretazione di quelle risoluzioni.


Per convincere il pubblico americano della necessità di scavalcare le Nazioni Unite per lanciare tale aggressione, l'amministrazione Bush ricorse a mezze verità e dichiarazioni false sulla minaccia immaginaria che il governo di Saddam Hussein poneva alla loro sicurezza nazionale.
E gli americani furono persino modesti se paragonati al governo britannico. Tony Blair dichiarò che, in realtà, gli iracheni erano in grado di lanciare un attacco con armi di distruzione di massa in soli 45 minuti.

Come persona che visitò l'Iraq nel 1999 - dove la situazione, nonostante le soffocanti sanzioni, era migliore di quella di oggi - posso testimoniare che il governo iracheno non era in grado di fornire, per giorni e talora per settimane, neppure i servizi basilari di acqua ed elettricità, figurarsi la possibilità di attaccare potenti paesi stranieri - distanti migliaia di chilometri e in possesso di armi di sterminio di massa.
Ma, dal momento che ci viene chiesto di attenerci alla realtà e di accettare che l'invasione e' oggi storia, e che la successiva occupazione e' oggi un fatto, dobbiamo solo sperare che l'America abbia imparato qualcosa dai suoi passati errori, una speranza che si deteriora un giorno dopo l'altro.

Alcuni di coloro che non erano certi dei reali motivi per l'invasione USA, dovrebbero anch'essi attenersi alla realtà, e riflettere sugli annunci fatti dai generali di guerra, i quali tenevano il pubblico informato su quanti pozzi petroliferi fossero stati "liberati". Prima della caduta di Baghdad, il numero di pozzi liberati era di 600. Mentre le forze d'occupazione si mossero con lentezza e disinteresse per fermare i saccheggi e mettere fine al caos causati dall'invasione, truppe USA in pieno servizio si occuparono esclusivamente della sicurezza del Ministero del Petrolio.
Gli amministratori militari dell'Iraq hanno fatto infinite promesse per migliorare la vita degli iracheni ordinari, giustificando i loro fallimenti con la complessità del compito. Il compito, invece, sembra esser molto meno complicato allorchè si tratti di scegliere dozzine di corporazioni multinazionali che si occupino dello sfruttamento delle risorse naturali irachene. Il compito cominciò ad essere implementato anche prima che terminasse la guerra, e l'immenso onere di dividere la torta irachena sembra essere stata l'unica "pacchia" di cui questa guerra sia stata testimone.

Quando visitai l'Iraq alcuni anni fa, insieme con una delegazione internazionale di medici e giornalisti, una popolazione che soffriva tremendamente sotto il peso delle sanzioni, ci accolse con grande calore. Due settimane fa, un membro di quella delegazione e' tornato dall'Iraq, dopo aver concluso la sua terza visita, questa volta dopo la "liberazione" dell'Iraq e dei suoi pozzi petroliferi. Ha raccontato che questa e' stata la visita più dolorosa, dal momento che il popolo iracheno, noto per la sua cortesia e generosità, non era più disposto ad accogliere alcuno con calore, irato e tradito come si sentiva.

E perchè non avrebbe dovuto esserlo? Come se l'invasione e l'occupazione non fossero abbastanza, gli abusi dei diritti umani e l'uccisione quotidiana di civili in Iraq ricordano costantemente agli occupati che gli USA sono molto poco interessati a generare fiducia nell'iracheno medio. Gli iracheni stanno sperimentando un livello di umiliazione mai sperimentato prima, neppure durante gli anni di Saddam.

Fu piuttosto strano sentire il ministro della "difesa" USA, Donald Rumsfeld, appellarsi alle Convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri allorché la televisione araba al-Jazeera trasmise le immagini dei prigionieri di guerra americani interrogati di fronte alle telecamere. Da allora, però, pochi hanno mancato di vedere il trattamento dei prigionieri iracheni in mano americana e britannica. Notizie di torture e stupri non sono più semplici voci, ma rapporti legittimi preparati da rispettati gruppi per la difesa dei diritti umani. Forse la Convenzione di Ginevra non contemplava prigionieri arabi, o, forse, e' solo Rumsfeld pensarla così.

Oggi, le donne irachene hanno paura di uscire dopo il tramonto a causa della mancanza di sicurezza, del caos e dell'anarchia, rafforzata dal fatto che l'amministrazione d'occupazione e' concentrata esclusivamente sul raggiungimento dei suoi obiettivi. Gli USA hanno chiaramente dimostrato che la sicurezza ed il benessere degli iracheni ordinari non e' in agenda.

Non ha sorpreso nessuno vedere una resistenza ben organizzata emergere dalle rovine ed affrontare, armi in pugno, le 116.000 truppe americane che occupano il suo paese.
Per giustificare questa confusione, gli USA forniscono risposte semplici a domande complicate. Ma ne' la pubblicazione delle terrificanti immagini dei figli di Saddam, ne' l'uccisione e la cattura dello stesso ex-presidente fermerà la resistenza irachena. Se la questione fosse l'eliminazione di un individuo o di un intero "mazzo di carte", o anche lo spiegamento di un numero ancora maggiore di truppe, perché mai gli USA avrebbero sperimentato un'amara sconfitta in Vietnam?


L'occupazione dell'Iraq e' un disastro colossale che si sta trasformando in uno degli errori storici più grandi degli USA. Se la cabala di Bush possedesse un livello medio di saggezza, trasferirebbe di corsa ogni potere ad una vera rappresentanza del popolo iracheno, con l'aiuto dell'ONU e dei paesi arabi, in modo da stabilizzare la volatile situazione del paese.
Ogni soluzione diversa da ciò, significherebbe la continuazione del bagno di sangue. L'occupazione finirà, prima o poi. Perché non finirla adesso, prima che il numero di morti raggiunga nuovi e devastanti records?








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Posted - 23 August 2003 :  19:24:44  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




"Uccidine i migliori ..."






"Un'immensa sensazione di impotenza e di vergogna dovrebbe scuotere tutti coloro che guardino alle brutali azioni degli ultimi giorni nei Territori occupati da Israele. Li' tutto e' permesso, i soldati d'occupazione si accaniscono contro la popolazione civile in tutte le forme possibili. Il terrorismo di stato contro una popolazione indifesa, le distruzioni, sono all'ordine del giorno e ancora non si levano voci chiare che provino a fermare la corsa criminale della leadership israeliana. Una corsa di morte e distruzione, una vera e imperdonabile vergogna".
(ZVI SCHULDINER - GIORNALISTA ISRAELIANO)
"... Qualcuno cerco' di far saltare in aria un Merkava, un carroarmato israeliano. Solo pochi danni, ma abbastanza per provocare una "risposta" ad alta intensita' in una zona perennemente in guerra di bassa intensita', nel sud della striscia di Gaza. Oh, voi, ingenui commentatori di piani di pace e di negoziati e della farsa dei due stati: venite a vivere una settimana a Gaza e morirete dal ridere nel sentire queste stupide, insensate chiacchiere". - (JENNIFER LOEWENSTEIN)

"...Quei ragazzini e quegli adolescenti - contrariamente a quanto ci raccontano i prezzolati pennivendoli delle nostre televisioni o dei nostri giornali - non lanciano sassi agli Israeliani per il solo gusto di provocare qualunque scontro con i loro oppressori. Non si fanno fisicamente esplodere con il loro carico di morte nei ristoranti o nei supermaket israeliani, per il semplice gusto di seminare l'odio e la distruzione tra i loro oppressori. Nella loro stragrande maggioranza - spesso lo dimentichiamo e, con noi, coloro che li diffamano impunemente - hanno probabilmente già avuto un padre, una madre, uno zio, un fratello o una sorella (o più persone all'interno di una stessa famiglia) assassinati o mutilati. Arrestati o deportati. Com'è possibile, dunque, che i media di cui sopra, abbiano la faccia tosta di mettere quegli infuriati, disperati ed inascoltati eroi del XXI° secolo, sullo stesso piano dei loro quotidiani e sanguinari carnefici? (ALBERTO MARIANTONI)

"Le tattiche dell'IDF sono state formulate negli anni '30: "Non devi ucciderne un milione. Uccidine i migliori, ed il resto sara' domato". Questo metodo fu gia' applicato dagli Inglesi con l'aiuto dei loro alleati ebrei durante la rivolta palestinese del 1936. Da allora, migliaia dei migliori figli e figlie di questa terra, la potenziale elite dei palestinesi, sono stati sterminati. Ancora una volta, l'esercito israeliano viene usato per realizzare lo stesso piano, "a domare i nativi indocili", sparando di norma ai potenziali ribelli". (ISRAEL SHAMIR)

"In Palestina, quello che colpisce prima di ogni altra cosa, e' la violenza contro la terra, contro il territorio: colline sventrate, boschi distrutti, ulivi sradicati, aranceti rasi al suolo. Un paesaggio a brandelli, reso illegibile da una violenza concertata. Si percepisce la mano volontaristica dello stato, che fa tabula rasa del passato. In preda ad un ardore devastatore, questa mano si rivolge contro il paesaggio. Strappa, saccheggia, sradica, sfolla, spopola.Assistiamo allo sbriciolamento, alla abolizione del territorio, in una terra che e' una trama in cui si incrociano i fili di una storia millenaria. L'esercito israeliano ha trasformato i territori in un sistema di alveoli a tenuta stagna di cui controlla l'entrata e l'uscita. Nel volgere di pochi decenni, gli israeliani sono passati dall'utopia dei kibbutz all' a-topia delle colonie. Volevano trasformare il deserto in un giardino, si diceva negli anni '60, e hanno trasformato il giardino biblico in un deserto, una terra desolata, per non dire un campo di battaglia. E' la prima guerra fatta con i bulldozers. Uno sforzo senza precedenti nella storia di de-territorializzazione, condotta non solo contro le genti che lo abitano, ma contro lo stesso territorio: una guerra che mira all'abolizione del territorio, in quello che si puo' definire "memoricidio". (Christian Salmon)

Molto prima dell'arrivo di Hitler, i sionisti arrivarono a migliaia per togliere possesso della Palestina ad un popolo che non aveva fatto loro alcun male, e la cui esistenza essi negarono. Le atrocita' sioniste non facevano parte di un piano iniziale. Esse emersero con la trasformazione dell'ideologia vittimistica dei perseguitati nell'ideologia razzista dei persecutori. Ecco perche' i comandanti che diressero gli stupri, le mutilazioni e gli assassinii dei bambini di Deir Yassin divennero a turno primo ministro d'Israele. Ma questi crimini non erano abbastanza. Oggi, nonostante gli sia stata offerta la pace, Israele conduce un altro round di confische, rendendo deliberatamente invivibile la Palestina per i palestinesi. Il suo scopo non e' l'ordine pubblico o la difesa, ma l'estinzione di un popolo. (MICHAEL NEUMANN, prof. Universita' Trent di Ontario, Canada)

"(...) Non molto tempo fa, il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ha detto al presidente francese, Jacques Chirac: «Noi israeliani siamo come voi in Algeria», con la sola differenza che «noi rimarremo li'». Ecco. Per bocca di Sharon, Israele spiega che sta combattendo una guerra coloniale: non una guerra «contro il terrorismo», una riproduzione in miniatura della guerra degli Stati uniti, ma una guerra per colonizzare le terre arabe con insediamenti per ebrei" - (Robert Fisk)
La patente di terrorista viene rilasciata, oggi, dagli Stati Uniti d'America: un paese nato dal genocidio dei pellerossa, dal loro confinamento in riserve avvelenate dalle radiazioni atomiche, che non ha esitato a sganciare due bombe atomiche sul Giappone per testarne gli effetti, polverizzando 300.000 persone in un attimo, e condannandone milioni alla morte per cancro, che ha devastato l'Iraq con bombardamenti all'uranio impoverito e con un embargo che ha decimato la popolazione infantile di quel paese, che ha avvelenato con napalm e centinaia di tonnellate di "agente orange" il Vietnam, che ha umiliato la Serbia, che ha ridotto l'Afghanistan ad un cumulo di macerie e che continua a sostenere il genocidio del popolo palestinese: gli uomini liberi riflettano su cio'. (RINASCITA)
In una situazione come quella in cui e' la Palestina, in cui e' negato al popolo il diritto all'autodeterminazione dalle forze armate israeliane, il diritto a conquistarlo con la lotta armata e' considerato legittimo secondo l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite riguardante l'auto-difesa... Varie risoluzioni delle Nazioni Unite hanno riaffermato la legittimita' della lotta dei popoli per la liberazione dal dominio coloniale e dall'oppressione straniera "con tutti i mezzi disponibili, inclusa la lotta armata". Mentre pero' tutte le lotte di liberazione nazionale del passato, dall'Algeria all'Indocina, venivano sostenute e supportate dagli intellettuali, dalla stampa, dai governi "illuminati" del mondo, ai palestinesi questo diritto viene negato: la stampa asservita, i governi imbelli e corrotti ed un'opinione pubblica quasi completamente lobotomizzata, confondono la guerra coloniale di Sharon con il "diritto all'autodifesa". (John Pilger)
"Ho ascoltato molte cose riguardo le sofferenze dei palestinesi attraverso i media, ma la realta' che io ho visto va al di la' di ogni immaginazione. Una pace giusta e comprensiva non puo' essere ottenuta fintantoche' Israele continua a trattare il popolo palestinese con tanta ferocia" - 1 Dic. 2001 - Vernau Noel, capo della delegazione francese in visita nei Territori occupati e direttore dell'Associazione di gemellaggio tra le citta' francesi e i campi profughi palestinesi.

Se credete che l'Islam sia la ragione del terrorismo musulmano, probabilmente il Giudaismo e' la ragione per il terrorismo ebraico. Fino ad ora, i musulmani sono riusciti ad assassinare un solo ministro israeliano. Quando gli ebrei si sono impegnati nel terrorismo privato (opposto a quello dello stato), i miei antenati sono riusciti ad assassinare due zar russi ed una sfilza di governatori, ministri, ufficiali, ambasciatori e statisti di Gran Bretagna, Germania, Svezia, Russia e Paesi arabi. Fino ad oggi, il record di terrorismo stabilito dagli ebrei non e' stato ancora battuto, e, come fiero ebreo, respingo i futili tentativi di passare lo scettro in questo campo ai musulmani o a qualsiasi altro. (Israel Shamir)

Gli arabi ed i musulmani sono acutamente consapevoli della diffusa tendenza occidentale (particolarmente americana) nel considerarli non pienamente umani - o, perlomeno, non esseri umani titolari di diritti umani fondamentali. L'entusiastica approvazione occidentale verso la trasformazione della terra araba di Palestina nello stato ebraico di Israele (che, necessariamente, richiedeva il dispossesso e la dispersione della popolazione palestinese indigena) e l'indifferenza occidentale verso la morte prematura di centinaia di migliaia di bambini iracheni a causa delle sanzioni non possono essere spiegate diversamente. Chiunque creda che gli arabi siano esseri umani non poteva approvare la prima questione ne' restare indifferente alla seconda. Ritenere possibili entrambe le opzioni e' logicamente ed intellettualmente impossibile. (John Whitbeck, avvocato internazionale)

Nessun palestinese puo' accettare l'esilio ed il trasferimento coatto al di fuori dei confini della sua patria occupata. Rifiutiamo di allontanarci dalla nostra terra e di prestarci al piano di pulizia etnica preparato dai nostri aguzzini. Allo stesso tempo rifiutiamo con fermezza e sdegno le parole di membri del governo italiano che hanno definito "terroristi" i combattenti palestinesi per la liberta' asserragliati nella Basilica di Betlemme, luogo santo palestinese, e condannati da Israele per aver osato difendere la loro patria occupata. Gustavo Selva ha affermato che il loro posto e' in "un carcere israeliano". Il loro posto, invece, e' nella loro patria liberata dagli occupanti colonialisti.



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Posted - 23 August 2003 :  19:45:01  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando



Il muro
di Ran Ha Cohen





Quando fu chiesto a Colin Powell come mai, dopo che la road-map era stata letteralmente imposta ai palestinesi, Israele tardava ad accettarla senza porre condizioni, Powell rispose che, in realta', "non aveva importanza" l'accettazione o il rifiuto - di Israele, si intende. (Fossero stati i palestinesi, la reazione sarebbe stata senza dubbio differente).

Per una volta, mi trovo d'accordo con Powell: davvero non importa. La funzione centrale della road-map e' distrarre l'attenzione pubblica dalla mappa reale dei Territori palestinesi. Quest'ultima viene drammaticamente alterata e, diversamente dalla road-map, che sara' dimenticata come tutti i suoi cinici precursori ("il piano Zinni", il "piano Tenet", "Il Rapporto Mitchell", la "Conferenza di Pace Regionale"), la mappa geografica della Palestina e' qui per restarvi, con un terrificante Muro eretto nel suo cuore - la "barriera di Sicurezza", come esso viene definito in lingua israeliana; in effetti, un Muro di Apartheid.


Sharon si era opposto lungamente all'idea di una barriera tra Israele e Cisgiordania. Fino all'aprile 2002, l'aveva accantonata - nonostante la pressione pubblica, nonostante la richiesta da parte del presidente israeliano e del capo dei servizi segreti, e, soprattutto, nonostante le vittime civili israeliane, la cui morte avrebbe potuto essere evitata da tale barriera. Il grandioso progetto di costruzione non fu lanciato che dopo il giugno 2000, in quella che fu definita una vittoria personale del leader laburista Ben-Eliezer.

Dal momento che, diversamente dalla giunta che li governa, molti israeliani preferirebbero terminare l'occupazione, il supporto per il Muro e' schiacciante. Molti credono che esso portera' sicurezza ed, eventualmente, si trasformera' in una frontiera tra i due "stati". I milionari israeliani, come espone Yedioth Ahronot (22/11/2002), hanno una ragione speciale per festeggiare: centinaia di alberi d'olivo palestinesi lungo il perimetro del Muro vengono sradicati dai costruttori, contrabbandati e venduti per i giardini dei ricchi israeliani (fino a 5.000 dollari per un albero antico). I proprietari palestinesi che osino protestare o chiedere un indennizzo per la loro unica fonte di reddito vengono allontanati con percosse e minacce.

Cambiamento di idea?

La giunta cambio' idea sulla costruzione del Muro solo dopo l' "Operazione Scudo Difensivo" dell'aprile 2002. Fino a che le vittime israeliane potevano essere utilizzate per giustificare le ripetute incursioni entro le aree "autonome" palestinesi, nessun muro fu costruito. Dopo lo "Scudo Difensivo", quando Israele era ormai riuscito a rioccupare l'intera Cisgiordania e a distruggere l'Autorita' palestinese (esistente gia' da prima solo di nome), il Muro pote' essere edificato.

Ma la ragione piu' profonda per il cambiamento d'idea fu che la giunta trovo' il modo di utilizzare il Muro per i suoi scopi: cioe' come parte di un progetto teso a distruggere i palestinesi. Cio' non puo' essere compreso senza dare un'occhiata alla reale direzione del Muro.
Perche', vi chiederete, il Muro non segue il perimetro della Linea Verde che separa Israele dalla Cisgiordania? - No davvero. Se questa fosse la vera intenzione di Israele, avremmo potuto avere la Pace tanti anni fa. In realta', Israele rifiuta di uscire dalla Cisgiordania e la costruzione di un Muro sulla Linea Verde e' l'ultima cosa che la giunta abbia in mente. Il Muro viene costruito profondamente entro il territorio palestinese, allo scopo di rubare quanta piu' terra ed acqua palestinese sia possibile. Un esempio calzante e' il piccolo villaggio di Mas'ha, dove un gruppetto di internazionali e locali ha collocato un piccolo campo per attrarre l'attenzione e lottare contro l'atrocita' in corso.

L'esempio di Mas'ha

Il villaggio di Mas'ha e' adiacente all'insediamento israeliano di Elkana, a 7 km circa dalla Linea Verde. Nell'aprile 2003, i bulldozers israeliani hanno iniziato a separare Mas'ha, con un muro di cemento armato alto otto metri, dall'unica fonte di sussistenza restatogli: la terra agricola, in gran parte composta da uliveti. Il 98% delle terre di Mas'ha si troveranno sul lato israeliano del Muro.

Non e' stata solo l'avidita' di terre ad inviare i bulldozers nelle terre di Mas'ha. Queste terre si trovano ad occidente di una vasta riserva idrica che ha origine in Cisgiordania, le cui acque scorrono sotto terra fino al centro di Israele. Di 600 milioni di metri cubi d'acqua che la sorgente produce in un anno, Israele ne preleva circa 500 milioni. Il controllo delle fonti idriche e' stata sempre la motivazione israeliana chiave per mantenere l'occupazione. I primi insediamenti, come Elkana, furono collocati in zone critiche per trivellare. Dal 1967, Israele proibisce ai palestinesi di scavare nuovi pozzi, ma nelle terre di Mas'ha operano ancora vecchi pozzi. Isolando il villaggio dalle sue sorgenti d'acqua, ed eliminando la fonte di sussistenza, Israele assume il controllo delle riserve idriche e spinge gli abitanti del villaggio ad andare via.

Sono stato a Mas'ha un paio di settimane fa. La mostruosa barriera non era ancora completa; consisteva di una trincea profonda 3 metri, che potevamo ancora attraversare, nel suo punto piu' basso, con una certa difficolta', e di un altipiano raso al suolo, ampio 80-130 metri, sui sarebbe stato erettio il muro, con filo spinato, telecamere, pattuglie di ricognizione. Non e' una barriera improvvisata: e' un muro gigantesco destinato a rimanere per decenni, e a creare una nuova realta' fisica. Si attorciglia come un serpente attorno alle colline coltivate, accerchiando il villaggio da tre lati a soli pochi passi dall'ultima abitazione. Ai proprietari delle terre e' stato detto che sarebbero stati costruiti cancelli per permettere loro di accedere alle loro proprieta'. "Non ci hanno detto, pero', chi custodira' le chiavi", hanno osservato con amara ironia i contadini avvezzi all'assedio, i quali hanno gia' perso gran parte delle loro terre a causa degli insediamenti di Elkana ed Etz Ephraim, entrambi costruiti su terre di Mas'ha decenni fa.

E Mas'ha e' solo un esempio. Dei 12.500 dunums di terra del villaggio di Jius, 600 sono stati confiscati per la costruzione del Muro e 8.600 saranno sul lato israeliano. Le 550 famiglie che lavoravano in Israele e che, dopo la chiusura dei Territori occupati erano tornate all'agricoltura, perderanno anche la loro ultima fonte di reddito (Gideon Levi, Ha'aretz, 2 Maggio 2003).

Segreti e bugie

E' dunque chiaro perche' la giunta rifiuti di fornire informazioni sul perimetro del Muro, come descrive nel dettaglio B'tselem Newsletter. La Linea Verde e' lunga 350 km; le notizie piu' aggiornate parlano di un Muro lungo 600 km sul solo lato occidentale della Cisgiordania. - Solo?- Si': perche' - come menziona Ha'aretz (23/3/2003) casulamente e solo una volta, senza ne' dettagli ne' commenti di sorta - vi e' in programma la costruzione di un altro muro orientale. Questa informazione cruciale sfugge virtualmente all'attenzione del pubblico. Dal momento che molti credono che il Muro sia costruito lungo la Linea Verde, non sospettano neppure che un'altra barriera stia per accerchiare i palestinesi anche da dietro.

Solo due mesi prima che il progetto del Muro fosse confermato dal suo gabinetto, Sharon fu citato da Yedioth Ahronot (26/4/2002). Il giornalista si disse oltraggiato da cio' che considerava i pretesti scovati da Sharon contro la costruzione del muro. Sharon fu accusato di esagerare, e di trasformare il semplice progetto di un muro lungo 350 km in un'impresa irrealizzabile di 1000 km:

"Il metodo preferito da Sharon per gonfiare i dati e' semplicemente quello di raddoppiare i numeri. 'Non si puo' avere una barriera solo su un lato della zona di giunzione', ha detto ai funzionari della polizia. 'Bisogna avere barriere su entrambi i lati, e poi c'e' la valle del Giordano, dove c'e' bisogno di un'altra barriera su entrambi i lati'. [...] Per sabotare la separazione [...], Sharon parla di due differenti perimetri: due barriere su diverse collocazioni della linea di giuntura, e ancora altre due barriere tra Israele e Giordania. In questo modo, si ottengono davvero 1000 km".

Ma Sharon non stava esagerando: adesso sappiamo che la barriera occidentale e' gia' lunga 600 km, e aggiungendovi una barriera simile ad est rende la valutazione di Sharon sottostimata. Cio' che il giornalista non capi' fu che Sharon stava solo fingendo di opporsi al Muro, e, in realta', aveva gia' pianificato il suo attuale perimetro cosi' da massimizzare la quota israeliana di territorio; che il muro orientale non avrebbe separato Israele dalla Giordania, ma sarebbe stato eretto nel mezzo della Cisgiordania e che Sharon, per ottenere il supporto del pubblico, presento' saggiamente il Muro di Apartheid come una pragmatica resa alla pressione laburista e pubblica, mentre invece si trattava del suo schema, elaborato da lui stesso molto prima che avesse la possibilita' di realizzarlo, e camuffato da remissivita' nei confronti delle "colombe" giusto per rafforzare la sua immagine da "moderato".

La seguente mappa, preparata da fonti palestinesi, basata sulle parti del Muro gia' erette, su quelle in costruzione e sugli ordini di confisca gia' consegnati ai proprietari delle terre, mostra approssimativamente a che punto e' arrivato Israele. Non considerando la parte del leone della Cisgiordania caduta al di fuori del Muro in mano israeliana, anche i due bantustans contigui lasciati ai palestinesi sono, in effetti, sezionati da catene di insediamenti israeliani e strade per soli ebrei.


La Risoluzione ONU del 1947 assegnava il 45% della Palestina storica allo stato palestinese. Nel 1948 Israele gia' occupava il 78% della Palestina storica, lasciando ai palestinesi solo il 22% - la Cisgiordania e Gaza. E questo e' tutto cio' che i palestinesi chiedono dal 1993. Ora Israele sta derubando piu' della meta' migliore di questo 22%. Sei milioni di israeliani stanno per afferrare circa il 90% della terra (e dell'acqua), mentre tre milioni e mezzo di palestinesi, la maggior parte dei quali profughi della Palestina storica, sono spinti a morire di fame in cio' che resta, chiusi in prigioni all'aria aperta dietro mura gigantesche, senza terra, senza acqua e senza speranza. Una maniera molto morale di ottenere pace e sicurezza, non c'e' dubbio.

Il Muro di Apartheid sara' alto 8 metri e lungo probabilmente 1000 km. La Grande Muraglia Cinese, per fare dei paragoni, e' lunga 6.700 km, mentre il Muro di Berlino era un nano, lungo solo 155 km e alto 3,6 metri. Restare in silenzio su questo gigantesco progetto con implicazioni genocide, mirante a prevenire ogni normale futura sistemazione, e' un crimine morale, di cui e' colpevole la quasi totalita' dei media occidentali.

In verde: La Linea Verde
Linea nera: il Muro
Marrone: Terra perduta a causa del muro
In giallo: I due bantustans palestinesi




janet


Un cuore non può bastare per due.
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