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 Un angolo di cielo 2 poesie nel mondo
 PALESTINA.
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janet
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Posted - 13 August 2003 :  19:53:39  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
STORIA ANTICA DELLA PALESTINA




I più antichi ritrovamenti umani, scoperti a sud del lago di Tiberiade, risalgono al 600000 a.C. Dal 10.000 al 5000 a.C comunità di agricoltori cominciano a stabilirsi in Palestina, come testimoniano I manufatti in pietra e rame rinvenuti a Gerico e nei pressi del Mar Morto. Intorno al 3000 a.C vi si stanziano I Cananei, che fondano la prima grande civiltà urbana, rappresentata dalla città di Ebla, la più antica del mondo, secondo gli archeologi. Dal 1800 a.C la Palestina subisce le prime migrazioni di popoli nomadi provenienti dalla Caldea e dalla Mesopotamia e di un popolo marinaro proveniente da Creta, I Filistei I quali si stabiliscono lungo la costa, dando vita alla “pentapoli filistea”. Gli Ebrei, una popolazione nomade e dedita prevalentemente alla pastorizia proveniente da Ur in Caldea,si stabilisce nel deserto del Negev, nel Sinai e nel deserto arabo ma, in seguito ad una carestia, si sposta nel vicino Egitto dove, sotto gli Hyksos, raggiunge una certa prosperità. Caduti in disgrazia presso I successori degli Hyksos e ridotti in schiavitù, intorno al 1250 a.C, gli Ebrei ritornano in Palestina, dando inizio ad una serie di aspre lotte con gli indigeni Cananei e con I Filistei, civilta' cittadine e molto piu' sviluppate, che mal sopportano l'arrivo in Palestina di queste tribu' nomadi. Sotto Saul e David, le tribu' israelitiche sembrano trovare una certa unita', e, per la prima volta nella storia ebraica, si forma il regno di Israele, un piccolo regno tribale, a giudicare dalla scarsita' di documenti storici e di reperti archeologici ritrovati, subito divisosi in due piccoli tronconi, il regno di Giuda e di Israele, stanziatisi in parte dell'entroterra palestinese. Nella Palestina costiera e collinare, i popoli del mare e gli indigeni cananei danno vita ad una serie di citta' stato che, vivificate dall'incontro con i Fenici, fanno del commercio marittimo e dell'agricoltura la fonte della loro prosperita'. Nel 722 la Palestina viene conquistata dagli Assiri, che deportano gli Ebrei in Mesopotamia. Sotto il dominio persanio di Babilonia, gli Ebrei godono di diversi privilegi : gli si consente di tornare in Palestina, ma molti scelgono di restare in Mesopotamia; in Palestina rappresentano una minoranza. Nel 333 a.C il Medio Oriente viene conquistato da Alessandro Magno, che crea un impero comprendente sia la Mesopotamia che la Palestina.

Cominciano ad affacciarsi sulla scena mediorientale I Romani che fomentano la rivolta dei Maccabei per estirpare la presenza greca dalla Palestina. Nel 63 a.C il generale Pompeo conquista l’area siro-palestinese, che diventa provincia romana e che tale resterà fino al 395 d.C.

Alcune rivolte ebraiche vengono soppresse con la violenza, finchè un decreto romano interdice ed espelle i Giudei da Gerusalemme; questi si disperdono per tutto il Medio Oriente, Grecia, fino a Roma. Con l'impero bizantino (naturale continuazione di quello romano), la Palestina, in quanto luogo di nascita di Gesù, ha grande considerazione, ma gli imperatori bizantini conducono una politica di persecuzioni contro gli Ebrei, considerati come coloro che avevano rigettato Gesù. Nel 638 d.C , Omar ibn al-Khattab, secondo Califfo dell'Islam entra in Gerusalemme dopo la defezione del languente e corrotto esercito bizantino. La maggior parte della popolazione palestinese condivide con i nuovi arrivati ceppo razziale e linguistico, essendo entrambi di stirpe semitica. Durante il periodo Omayyade, la Palestina e Gerusalemme conoscono grande prosperità: i simboli della nuova Gerusalemme divengono le moschee di Omar e di Al-Aqsa ed alla fine della dinastia Omayyade, nel 750, la grande maggioranza dei palestinesi si sono convertiti all'Islam, anche se permangono comunità ebraiche e cristiane. Dopo la triste parentesi delle Crociate, e dopo l'invasione da parte dei popoli delle steppe, la Palestina resta provincia dell'impero islamico Ottomano fino al 1914.




STORIA CONTEMPORANEA DELLA PALESTINA





Alla fine del 1800 comincia a farsi strada il movimento sionista, che aspira alla creazione di uno stato che riunisca tutti gli Ebrei dispersi nel mondo.Dopo l’esclusione di altri stati in cui realizzare tale progetto, la scelta cade sulla Palestina e la prima colonia sionista, Petach Tiqva, viene stabilita nel 1878. Teodoro Hertzl, fondatore del sionismo, ritiene che le reminiscenze bibliche possano fungere la catalizzatore verso l'immigrazione degli ebrei in Palestina.
Dal 1882 al 1903 circa 25.000 sionisti emigrano in Palestina per sfuggire alle persecuzioni in Russia e Polonia, aiutati dalla Banca Ebraica di Rothschild. Una seconda ondata migratoria ha luogo nel 1914 e la Palestina vede raddoppiare il numero degli Ebrei sul suo territorio. Nello stesso anno, Russia, Gran Bretagna e Francia, desiderose di spartirsi l’impero Ottomano, dichiarano guerra alla Turchia, aiutate dal nazionalismo arabo che aspira a conquistare l’indipendenza dalle ceneri dell’impero. Nel 1917 la Gran Bretagna promulga la famosa dichiarazione di Balfour, con cui si impegna a favorire “la nascita di un focolare ebreo in Palestina”, nonostante il fatto che gli Ebrei rappresentino meno dell’ 8% della popolazione della Palestina. La I° guerra mondiale termina con la capitolazione ottomana e, tradendo i patrioti arabi che le avevano aiutate, le grandi potenze si spartiscono un territorio immenso: Palestina, Giordania, Egitto e Iraq passano sotto il controllo britannico. Il mandato inglese sulla Palestina viene ufficialmente approvato dalla Lega delle Nazioni nel 1922, nonostante il parere negativo espresso dalla commissione d’inchiesta americana King-Crane, inviata in Medio Oriente due anni prima per accertare quali fossero i desideri della popolazione autoctona. Durante questo periodo l’emigrazione ebraica, aiutata dalla potenza mandataria, aumenta drammaticamente portando la percentuale di ebrei residenti in Palestina al 20%. La percentuale di terra posseduta dagli ebrei passa dall’ 1,7% del 1920 al 6% nel 1947. I palestinesi sono stretti tra due fuochi: da un lato le potenze mandatarie e dall’altro un’immigrazione massiccia di ebrei che mina gli equilibri del paese; grandi scioperi e rivolte arabe infiammano la Palestina finchè gli inglesi decidono finalmente di mettere un freno all’arrivo di ebrei. A questo punto entra in azione l’attività terroristica dei gruppi paramilitari ebraici (banda Stern, Hagana,Tsel, Irgun, Palmach) rivolta in una triplice direzione:

1) contro gli inglesi (attentato al King David Hotel),

2) contro l’ONU (assassinio dell’inviato delle Nazioni Unite, lo svedese conte Folke Bernadotte, ucciso da elementi della banda Stern a Gerusalemme),

3) contro i palestinesi (innumerevoli e cruenti massacri contro la popolazione civile per spingerla ad abbondanare case e terre, che vengono subito confiscate ed occupate da immigrati ebrei).

Alla fine del 1947 la catastrofe è compiuta. La Gran Bretagna, dopo aver mantenuto tutti i patti stretti con i ricchi ed influenti circoli ebraici europei, rinuncia al mandato ed i sionisti dichiarano la nascita dello stato d’Israele sulla base di una divisione della Palestina che i palestinesi avevano rifiutato, appellandosi al diritto di autodeterminazione dei popoli.


FINO AI NOSTRI GIORNI





La costituzione dello stato d’Israele rappresenta un duro colpo per i Palestinesi, che vengono privati brutalmente della loro terra e della loro stessa identità: è la nakba, la catastrofe, ed i cittadini della Palestina, sottoposti a massacri e pulizia etnica da parte dei nuovi arrivati, iniziano la loro diaspora, riversandosi nei campi profughi appositamente allestiti dall’ ONU, da quell’organismo “supra partes” che avrebbe dovuto garantire i loro irrinunciabili diritti.
La guerra che i paesi arabi dichiarano ad Israele è una guerra di facciata, fatta per tenere buone le masse che sentono vivamente il problema palestinese; oggi sappiamo i retroscena di quella “ guerra”: gli accordi segreti tra i capi arabi e Golda Meir vestita da beduina per la spartizione della Palestina, hanno reso chiaro il tradimento consumato alle spalle dei palestinesi. La guerra i si conclude con l'ampliamento del territorio dall'ONU "concesso" ad Israele e con la spartizione della città di Gerusalemme.

Nel 1964 nasce in Giordania l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP):

i palestinesi si organizzano come possono per prendere in mano la situazione personalmente. La guerra dei sei giorni, una vera e propria aggressione compiuta dall'aviazione e dall'esercito israeliano e che mira alla conquista del resto della Palestina storica, si conclude con l’occupazione da parte di Israele della Cisgiordania, del Golan siriano e del Sinai. L’ONU impone ad Israele lo sgombero dai territori occupati, ma la missione incaricata di far rispettare la risoluzione fallisce. L’OLP, intanto, intensifica le sue azioni di guerriglia contro Israele e quest’ultima risponde con cruente rappresaglie contro i campi profughi in Libano. Nel 1973 la guerra del Kippur mette in discussione la pretesa invincibilità di Israele: gli USA e alcune potenze occidentali sono costrette a fare forti pressioni sui paesi arabi per evitare la sconfitta di Israele. Nonostante le continue richieste dell’ONU di restituire ai Palestinesi i territori occupati nel ’67 , Israele al contrario insedia nuove colonie negli stessi. Nel 1977 Begin, leader del Likud, decide l’attacco contro il Libano, che isola Israele sul piano internazionale; ancora una volta la diplomazia internazionale si muove a favore di Israele, facendo pressioni sull’Egitto affinchè concluda con Israele una “pace separata”, avulsa da una prospettiva di risoluzione globale del problema palestinese. Nel 1981 il I° Ministro israeliano decide di acutizzare la crisi mediorientale con un raid su Beirut e con l’annessione del Golan, provocando le proteste dell’ONU, che considera illegale la conquista di territori con la guerra. Una nuova offensiva verso il Libano (giugno 1982) fa nascere nell’opinione pubblica internazionale un vasto movimento di simpatia verso la causa palestinese, soprattutto dopo gli eccidi perpetrati nei campi profughi del Libano, dove si trova la gran parte dei guerriglieri palestinesi. Sotto la pressione internazionale, Israele si ritira nel 1985 dal Libano, tenendo occupata la fascia sud fino al marzo del 2000, anno in cui, fiaccato dalla resistenza eroica all’occupazione opposta dai guerriglieri Hezbollah, rientra entro i propri confini. Il raid contro il quartier generale dell’OLP a Tunisi nel 1985 suscita la condanna dell’ONU, cosi' come gli assassinii ad opera del Mossad (servizi segreti israeliani) di diversi leaders palestinesi in esilio. Nel 1987 cresce la tensione nei territori occupati e l’INTIFADA, rivolta non armata, spontanea, portata avanti da giovani e giovanissimi che lanciano pietre contro l’esercito israeliano armato fino ai denti, prende in contropiede non soltanto Israele, ma anche la leadership dell’OLP. L'intifada muta la percezione internazionale di Israele, che viene visto attraverso il suo volto di paese colonialista e repressivo, e quella dei palestinesi: armati di pietre contro i carriarmati d'occupazione, abbattuti a centinaia, ottengono la simpatia internazionale verso la loro causa. Bisogna correre ai ripari: ci pensa lo sponsor imperiale di Israele, gli USA, che organizzano una Conferenza di pace tra lo stato ebraico ed i palestinesi.

E'un bluff. Cominciano i colloqui di pace tra Israele ed OLP che vanno avanti per circa dieci anni senza che nessun passo avanti venga fatto verso una risoluzione giusta del problema palestinese: dopo anni di colloqui, l’esercito israeliano occupa ancora i territori palestinesi, imponendo la sua dura legge marziale. Le colonie ebraiche nei territori occupati continuano ad aumentare, ed i coloni armati calpestano ogni giorno le risoluzioni dell’ONU e i diritti dei palestinesi, costruendo nuovi insediamenti ed imponendo la legge del più forte. La rabbia palestinese torna ad esplodere dopo la provocazione del leader della destra israeliana Sharon, l'assassino di Sabra e Shatila, che, con la sua passeggiata nella parte araba di Gerusalemme, vuole sottolineare la sovranità israeliana sull’intero territorio palestinese: ancora una volta ragazzi disarmati sfidano, a colpi di pietra, i carrarmati e le mitragliatrici israeliane. Centinaia di palestinesi disarmati vengono abbattuti nei primi due mesi di rivolta. Tenga presente il lettore che la Convenzione di Ginevra, tutte le convenzioni internazionali e la Carta dei diritti dell’Uomo sanciscono il diritto inalienabile alla resistenza all’occupazione da parte dei popoli oppressi CON TUTTI I MEZZI DISPONIBILI.












janet


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Posted - 13 August 2003 :  19:56:24  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
LA PALESTINA: COM'ERA. I VILLAGGI, LE CITTA'





Queste che seguono sono le antiche foto della Palestina araba, delle fiorenti citta' costiere, e dei piccoli villaggi interni. Queste foto smentiscono definitivamente la propaganda sionista che voleva la Palestina vuota di abitanti e storia. Al contrario, la millenaria storia di questa terra ha visto succedersi centinaia di dominazioni ed un crogiuolo di popoli e religioni. Centro dell'impero islamico e dell'impero ottomano, la Palestina ha visto spezzarsi la sua storia nel 1948 quando, con un atto di sopraffazione e di inaudita violenza, gli ebrei sparsi in tutto il mondo da piu' di 2000 anni, decisero di costituire lo stato d'Israele in quella terra santa e benedetta, allontanando da essa, con l'appoggio delle potenze straniere, il popolo che viveva li' da 5000 anni.

"I villaggi ebrei furono costruiti al posto di quelli arabi. Voi non conoscete i nomi di questi villaggi arabi e non ve ne faccio una colpa perche' i libri di geografia non esistono piu', anzi, non esistono piu' ne' i libri ne' i villaggi. Nahlal e' sorta al posto di Mahlul, il kibbutz Gvat al posto di Jibta, il kibbutz Sarid al posto di Huneifis e Kfar Yehushua al posto di Tel al-Shumman. Non c'e' un solo posto costruito in questo paese che non avesse una precedente popolazione araba" (Moshe Dayan, in un discorso al Technion di Haifa, citato da Ha'aretz, 4 aprile 1969)



I villaggi distrutti: nomi e mappe

Al-Ramla nel 1930

Al Birwa 1928

Jaffa 1930

Haifa nel 1940

Akka

Gerusalemme, Ayn Karim e Lifta



I VILLAGGI DISTRUTTI





Negli anni che precedettero e seguirono la costituzione dello stato d'Israele, le truppe d'occupazione sioniste cancellarono per sempre dalla faccia della terra centinaia di villaggi palestinesi, al posto dei quali furono costruiti insediamenti e citta' ebraiche. Molte di queste furono riedificate per cancellare tutte le tracce della presenza palestinese, e quando non fu possibile cancellare queste tracce, si preferi' cancellare i palestinesi, costretti, sotto la minaccia delle armi, ad un esodo penoso verso I campi profughi per loro costituiti. I villaggi restati in piedi furono ribattezzati con nomi ebraici, le moschee e le chiese distrutte o trasformate in sinagoghe e luoghi di divertimento, le case arabe confiscate ed occupate da coloni ebrei provenienti dall'Europa. Citta' come Haifa, Jaffa, Gerusalemme, fiorenti e floride, furono parzialmente distrutte per estirparne le vestigia palestinesi ed il loro vibrante carattere arabo, e furono ripopolate con ebrei provenienti da ogni parte del mondo. Doveva concretarsi il mito sionista della "Terra senza popolo per un popolo senza terra", e tutto cio' che potesse rendere incongruente tale mito, citta', villaggi abitati, piantagioni d'olivo, luoghi di culto e monumenti, doveva essere abbattuto. Quelli che seguono sono I nomi dei soli villaggi palestinesi totalmente distrutti nella costituzione dello Stato d'Israele, nei quali ebbe luogo l'espulsione della popolazione autoctona e la pulizia etnica. Non sono ovviamente compresi I villaggi sottoposti a pulizia etnica ed occupati dai sionisti, ma non totalmente distrutti da essi, nonche' le citta' piu' importanti di Palestina.



DISTRETTO DI AKKA: 'Amqa, 'Arab-al-Samniyyah, al-Bassa, al-Birwa, al-Damun, Dair al-Qasi, al-Ghabisiyya, Iqrit, Iribbin, Jiddin, al-Kabri, Kafr 'Inan, Khuwaikat, al-Manshiyya, al-Mansura, Mi'ar, An-nabi Rubin, Nahf, al-Nahar, al-Ruwais, Sakhnin, Sha'ab, Suhmata, al-Sarmniah, Suruh, al-Tall, Tarbikha, Tarshiha, Umm el-Faraj, al-Zeeb.



DISTRETTO DI GERUSALEMME: 'Allar, 'Aqqur, 'Artuf, 'Ayn Karim, Bait 'Itab, Beit Mahsir, Beit Naqquba, Beit Thul, Beit Umm al-Mais, al-Buray, Deir 'Aban, Deir 'Amr, Deir al-Hawwa, Deir Rafat, Deir al-Sheikh, Deir Yassin, Ishwa, 'Islin, Ism Allah, Jarash, al-Jura, Kasla, al-Lauz, Lifta, al-Maliha, Nitaf, al-Qabu, Qaluniya, al-Qastal, Ras Abu 'Ammar, Sar'a, Saris, Sataf, Suba, Sufla, al-Tannur, al-Umur, al-Walaja.



DISTRETTO DI BAYSAN: 'Arab el-Arida, 'Arab el-Bawati, 'Arab el-Safa, al-Ashrafiyyah, al-Bira, Danna, Farwana, al-Fatur, al-Ghazawiyya, al-Hamidiyya, al-Hamra, Jabbul, Kafra, Kawkab al-Hawa, al-Khunaizir, Masil al-Jizl, Murasses, Qumya, al-Sakhina, al-Samiriyya, Sirin, Tall al-Shawk, al-Taqa, al-Tira, Umm Ajra, Umm Sabuna, Yubla, Zaba'a, al-Zawiya.



DISTRETTO DI JENIN: 'Ayn al-Mansi, al-Jawfa, al-Lajjun, al-Mazar, Nuris, Zi'rin.



DISTRETTO DI HAIFA: Citta' di Haifa, Abu Shusha, Abu Zuraiq, 'Arab al-Fuqara, 'Arab al-Nufayat, 'Arab Zahrat al-Dumayri, 'Atlit, 'Ayn Ghazal, 'Ayn Awd, Balad al-Sheikh, Barrat Qisariya, Buraika, al-Buri, al-Butaimat, Daliyat al-Rawha, al-Damun, al-Ghubbaya al-Fawqa, al-Ghubbaya al-Tahta, Hawsha, I'zim, Jaba'a, al-Jalama, Kabara, al-Kafrain, Kafr Lam, al-Kasayr, Khubbayza, Lid, al-Manara, al-Mansi, al-Mansura, al-Mazar, al-Naghnaghiyya, Qannir, Qira, Qisariya, Qumbaza, al-Rihaniyya, Sabbarin, al-Sarafand, al-Sarkhas, Sa'sa, al-Sawamir, al-Shuna, al-Sindiyana, al-Tantura, al-Tira, Umm al-Shawf, Umm al-Zinat, Wa'rat al-Sarris, Wadi 'Ara, Yajur.



DISTRETTO DI JAFFA: Al-Abbasiyya, Abu Kishk, Beit Dajan, Biyar 'Adas, Fajja, al-Haram, Ijlil al-Qibliyyah, Ijlil al-Shamaliyya, al-Jammasin al-Gharbi, al-Jammasin al-Sharqi, Jarisha, Kafr 'Anna, al-Khairiyya, al-Mas'udiyya, al-Mirr, al-Muwailih, Rantiya, al-Safiriyya, Salama, Saqiyya, al-Sawalima, al-Shaikh Muwannis, Yazur.



DISTRETTO DI SAFAD: Abil al-Qahm, al-Abisiyya, 'Akbara, 'Alma, "Ammusa, 'Arab al-Shamalina, 'Arab al-Zubayda, 'Arab al-Zaitun, Baysamun, Biriyya, al-Butayha, al-Buwaizyya, Dallata, al-Dawwara, Dayshum, al-Dirbashiyya, al-Dirdara, Fara, al-Faradiyya, Fir'im, Ghabbatiyya, Ghuraba, al-Hamra', Harrawi, Hunin, al-Husayniya, Jahula, al-Ja'una, Jubb Yusuf, Kafr Bir'im, al-Khalisa, Khan al-Duwair, Kharraza, al-Khisas, Khiyam al-Walid, Kirad al-Baqqara, Kirad al-Ghannama, Lazzaza, Madahil, al-Malikiyya, Mallaha, al-Manshiya, al-Mansura, Mansurat al-Khait, Marus, Mirun, al-Muftakhira, Mughr al-Khait, al-Muntar, al-Nabi Yusha', al-Na'ima, Qabba'a, Qadas, Qaddita, Qaytya, al-Qudairiyya, al-Ras al-Ahmar, Sabalan, Safsaf, Saliha, al-Salihiyya, al-Sammu'I, al-Sanbariyya, Sa'sa, al-Shawka al-Tahta, al-Shuna, Taitaba, Tulayl, al-Ulmaniyya, al-Urayfiyya, al-Waiziyya, Yarda, al-Zahiriyya al-Tahta, al-Zanghariyya, al-Zawiya, al-Zuq al-Fawqani, al-Zuq al-Tahtani.



DISTRETTO DI AL-RAMLEH: Citta' di Ramlah, citta' di Lydd, Abul Fadi, Abu Shusha, Ajanjul, 'Aqir, Barfiliya, al-Barriya, Bashit, Beit Far, Bait Jiz, Beit Nabbala, Bait Nuba, Bait Shanna, Beit Susin, Bir Ma'in, Bir Salim, al-Buri, al-Buwaira, Daniyal, Deir Abu Salama, Deir Ayyub, Deir Muhasis, Deir Tarif, al-Duhairiyya, al-Haditha, Idnibba, Imwas, 'Innaba, Jiliya, Jimzu, Kharruba, al-Khaima, Khulda, al-Khunayysa, al-Latrun, al-Maghar, Maidal Yaba, al-Mansura, al-Mukhayzin, al-Muzayrya, al-Na'ani, al-Nabi, Qatra, Qazaza, al-Qubab, al-Qubaiba, Qula, Sajad, Salbit, Sarafand al-Amar, Sarafand al-Kharab, Saydun, Shahma, Shilta, al-Tina, al-Tira, Umm Kalkha, Wadi Hunayn, Yalu, Yibna, Zakariyya, Zarnuqa.



DISTRETTO DI BEERSHEBA: Al-Imara, al-Jammama, al-Khalasa



DISTRETTO DI GAZA: 'Arab al-Suqrir, Barbara, Barqa, al-Batani al Garbi, al-Batani al-Sharqi, Beit Affa, Beit Daras, Beit Jirya, Beit Tima, Bi'lin, Burair, Deir Sunayd, Dimra, al-Faluja, Hamama, Hatta, Hiribya, Huj, Hulaikat, 'Ibdis, 'Iraq al-Manshiyya, 'Iraq Suwaidan, Isdud, al-Jaladiyya, al-Jiyya, Julis, al-Jura, Jusair, Karatiyya, Kawfakha, Kawkaba, al-Khisas, a-Masmiyya al-Kabira, al-Masmiyya al-Saghira, al-Muharraqa, Naid, Ni'liya, Qastina, al Sawafir al-Gharbiyyah, al-Sawafir al-Shamaliyya, al-Sawafir al-Sharqiyya, Simsim, Summil, Tall al-Thurmus, Yasur.



DISTRETTO DI TIBERIADE: 'Awlam, al-Dahlamiyyah, Ghuwair Abu Shusha, Hadatha, al-Hamma, Hittin, Kafr Sabt, Lubya, Ma'dhar, al-Maydal, al-Manara, Naser-ed-din, Nimrin, al-Nuqayb, Samakh, al-Samakiya, al-Samra, al-Shajara, al-Tabigha, al-Ubaidiyya, Wadi al-Hamam, al-Wa'ra al-Sauda, Yaquq.



DISTRETTO DI TULKAREM: Bait Lid, Khirbat, Bayyarat, Hannun, Fardisya, Ghabat Kafr Sur, al-Jalama, Kafr Saba, al-Majdal, al-Manshiyya, Miska, Qaqun, Raml Zayta, Tabsur, Umm Khalid, Wadi-al-Hawarith, Wadi Gabbani, al-Zababida, Zalafa



DISTRETTO DI HEBRON: Ajjur, Barqusiya, Beit Jibrin, Beit Nattif, al-Dawaiyima, Deir al-Dubban, Deir Nukkhas, Kudna, Mughallis, al-Qubaiba, Ra'na, Tell es- Safi, Thikrin, Umm Buri, Zakariyya, Zaita.



DISTRETTO DI NAZARETH: Indur, Ma'lul, al-Mujahed, Saffuriyyah.











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Posted - 13 August 2003 :  21:37:48  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
MAPPA PALESTINA







Terzo Congresso Palestinese di Haifa, 1930


Inaugurazione dell'ospedale di Deir Yassin, 1914



Conferenza Panislamica di Gerusalemme, 1931


Conferenza Palestinese, marzo 1930


Delegazione palestinese in Vaticano, 1920

Religiosi palestinesi a Gerusalemme, 1930














Il Kaiser a Gerusalemme


Conferenza medica a Gerusalemme, 1933



Delegazione araba alla Conferenza di Versailles, 1918

1)Principe Feisal al Hussein, 2)Ahmad Qadri, 3)Awni Abdel Hadi, 5)Rustum Haidar,
6)Anatole France, 7)Segretaria della Delegazione, 8)Addetto militare di Feisal

Delegazione della Commissione Esecutiva delle donne palestinesi dall'Alto Commissario Britannico per la Palestina, ottobre 1929
1)Moglie di Musa Qazem, 2)Elizabeth Nasser, 3)Tarab Awni Abdel Hadi,
4)Matiel Mughannam


Le famiglie Tamari, 'Abdo, Farraji, Mushabek e Burdkush, all'esterno di casa Farraji, a Gerusalemme ovest, 1920


Quarta Delegazione Palestinese a Londra, aprile 1930










Conferenza dei sindaci di Palestina, 1945, Gerusalemme


Consiglio Nazionale Palestinese, Gaza, ottobre 1948. Tutto e' perduto, ma i notabili non sembrano ancora averlo capito



Traditori gia' allora: Moshe Dayan prende accordi con il sovrano di Giordania, 1948. Una guerra che gli eserciti arabi finsero di combattere





Chi sono io? A chi lo chiedeva, l'uomo rispose di leggerlo nella sua carta d'identita' palestinese. Era un profugo del 1948, di Akka, morto nel campo profughi di 'Ayn al-Hilweh, Libano.



Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, Art. 15:
"Ognuno ha il diritto ad una nazionalita'. Nessuno sara' arbitrariamente privato della sua nazionalita' ..." I palestinesi sotto occupazione ed i palestinesi nei campi profughi sono privati del diritto ad una nazionalita' e ad una patria.





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Posted - 13 August 2003 :  21:49:15  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando



Un popolo di martiri ed eroi

di Mahmud Darwish



"Non appartengo più ad un popolo che chiede misericordia e che elemosina, bensi' ad un popolo che combatte.
Mi sento due volte dilaniato: prima, per il mio popolo, poi per i cittadini ebrei, trascinati dai loro leaders verso la catastrofe.
A mio avviso, la patria non è una valigia, non è una montagna, ma una causa che posso difendere ovunque mi trovi. (…)


Il mio popolo non conosceva altro che l’elemosina e si presentava soltanto attraverso le tessere di soccorso. Piangere per il ricordo della patria usurpata è un diritto; presentarsi davanti alle Corti Internazionali è un diritto; suonare le campane della coscienza mondiale è un diritto. Il diritto, tuttavia, non è tale se colui che lo deve esercitare è debole… Questa è la vita! Adesso l’immagine del mio popolo è cambiata: non si presenta più con la tessera di soccorso, bensi' con la tessera della morte e dell’eroismo. Questa è la Resistenza e questa è la soluzione del problema palestinese..."


O voi, passanti tra parole fugaci!



O voi, viaggiatori tra parole fugaci

portate i vostri nomi, e andatevene

ritirate i vostri istanti dal nostro tempo,

e andatevene.

Rubate cio' che volete dall'azzurro del mare

e dalla sabbia della memoria.

Prendete cio' che volete d’immagini,

per capire che mai saprete

come una pietra dalla nostra terra

erige il soffitto del nostro cielo.

* * *

O voi, viaggiatori tra parole fugaci

da voi la spada … e da noi il nostro sangue

da voi l’acciaio e il fuoco … e da noi la nostra carne

da voi un altro carro armato … e da noi un sasso

da voi una bomba lacrimogena … e da noi la pioggia.

E a noi cio' che è a voi di cielo e aria.

Allora, prendete la vostra parte del nostro sangue,

e andatevene

Entrate ad una festa di cena e di ballo, e andatevene

noi dobbiamo custodire i fiori dei martiri,

noi dobbiamo vivere, come desideriamo.

* * *

O voi, viaggiatori tra parole fugaci

come la polvere amara, marciate dove volete

ma non fatelo tra di noi, come insetti volanti.

L’aceto è nella nostra terra finché lavoriamo

mietiamo il nostro grano lo annaffiamo

con le rugiade dei nostri corpi.

Abbiamo qui cio' che non vi accontenta:

un sasso …. o una soggezione.

Prendete il passato, se volete, e portatelo

al mercato degli oggetti artistici.

Rinnovate lo scheletro all’upupa, se volete,

su un vassoio di terracotta.

Abbiamo qui cio' che non vi accontenta:

abbiamo il futuro

e abbiamo nella nostra terra cio' che fare.

* * *

O voi, viaggiatori tra parole fugaci

ammassate le vostre fantasie in una fossa abbandonata,

e andatevene.

E riportate le lancette del tempo

alla legittimità del vitello sacro

o al momento della musica di una pistola !

Abbiamo qui cio' che non vi accontenta

abbiamo cio' che non c’è in voi: una patria sanguinante

un popolo sanguinante, una patria

adatta all’oblio o alla memoria ….

O voi, viaggiatori tra parole fugaci.

E’ giunto il momento che ve ne andiate

e dimoriate dove volete, ma non tra noi.

E’ giunto il momento che vi ne andiate

e moriate dove volete, ma non tra noi.

Abbiamo nella nostra terra cio' che fare

il passato qui è nostro

è nostra la prima voce della vita

nostro il presente … il presente e il futuro

nostra, qui, la vita …e nostra la vita eterna.

Fuori dalla nostra patria …

dalla nostra terra … dal nostro mare

dal nostro grano … dal nostro sale …dalla nostra ferita

da ogni cosa, uscite

dai ricordi della memoria

O voi, viaggiatori tra parole fugaci !….

(Traduzione a cura di F.Al Jaramneh ed A.Tailakh)

Mahmud Darwish





“Quelli che passano tra parole fugaci” fu scritta contro l’occupazione militare all’inizio della prima intifada :
L’ex primo ministro israeliano Yitzhak Shamir cito' il poema alla Knesset, il parlamento israeliano, come oltraggioso. Darwish
replico' cosi':
"Se vedono la loro esistenza come incerta e condizionata, allora vuol dire che si auto-accusanoper il fatto di occupare la Palestina”.





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Posted - 13 August 2003 :  21:53:22  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
A te, Palestina, ritorneremo,

ritorneremo intrecciando l`alloro…

Poesie e poeti della resistenza palestinese



CANZONE PER GLI UOMINI

Io cammino verso la riva piu` bella.

Non piangete, miei piedi, che la spina insanguinata

Io cammino verso la riva piu` bella:

non piangere, cuore mio, straziato dal criminale.

Il mio cuore, immagine della terra,

e` un vento leggero che accarezza la mano dell`amore,

tempesta per I lupi dell`odio.

Io cammino verso la riva piu` bella.

Se le mie scarpe restano senza suola

camminero`sulle mie ciglia.

Che importa dormire?

Io tremo, pensando ai morti addormentati a mezza strada.

Compagni tristi e incatenati,

noi camminiamo verso la riva piu` bella.

Non perderemo che i nostri sudari, e vinceremo!

In alto i petti,

in alto gli occhi,

in alto le speranze,

in alto le canzoni.

Con le nostre forze,

con le croci presenti e passate,

noi supereremo i cammini

del paziente domani,

apriremo il paradiso dalle porte chiuse.

Dai nostri petti, dai nostri lamenti,

tesseremo poesie e le berremo,

dolci come il vino delle feste.

*TEWFIQ ZEYYAD





FRA RITA E I MIEI OCCHI (POESIA PER UNA RAGAZZA EBREA)

Fra Rita e I miei occhi si leva un fucile.

Quelli che conoscono Rita,

s`inchinano e pregano I suoi occhi di miele divino.

Ho baciato Rita bambina,

lei si e` stretta a me, lo ricordo…

I suoi capelli mi coprivano il braccio.

Ricordo Rita

Come l`uccello ricorda la sua fontana.

Oh, Rita!

Un milione di immagini

Un milione di uccelli

Un milione di appuntamenti

Sono stati assassinati da un fucile.

Il nome di Rita, festa per le mie labbra.

Il corpo di Rita, nozze per il mio sangue.

Per due anni, mi sono perduto in lei.

Per due anni lei si e` distesa sul mio braccio,

uniti nel fuoco delle nostre labbra,

siamo resuscitati per due volte.

Oh, Rita!

Chi avrebbe potuto sciogliere i nostri sguardi,

prima che si levasse un fucile?

Oh, notte di silenzio!

C`era una volta…

Una luna e` calata all`alba…

Lontano, in occhi di miele

E la citta` ha cancellato Rita e le canzoni…

Fra Rita e I miei occhi, si leva un fucile.

*MAHMUD DARWISH





A TUTTI GLI UOMINI RAFFINATI DELLE NAZIONI UNITE

Signori d`ogni paese!

A che servono in questi tempi

Le cravatte a mezzogiorno…e le accese discussioni?

S ignori d`ogni paese!

Il muschio che mi e` cresciuto nel cuore

Ha coperto tutte le pareti di vetro.

A che cosa potrebbero servire in questi tempi

Le infinite riunioni,

gli importanti discorsi,

le spie,

le parole delle prostitute…

e le discussioni?

Signori!

Lasciatemi girare come desidera la scimmia di luna,

e venite qua…

nel mondo ho perduto I ponti.

Ho il sangue giallo

Ed ll cuore distrutto dal fango dei voti.

Signori d`ogni paese!

Che la mia vergogna sia una peste,

e un serpente il mio dolore!

O scarpe nere e lucide di ogni terra!

La mia ira e` tanto piu` forte della mia voce…

Ma l`epoca e` vigliacca,

ed io son senza mani!

*SAMIH EL KASSEM





CANTANDO PER LE STRADE

Cantando per le strade, per i campi,

il nostro sguardo fara` scaturire l`osservatorio

dal posto piu` lontano

dal posto piu` profondo

dal posto piu` bello,

dove non si vede che l`aurora,

e non si sente che la vittoria.

Usciremo dai nostri campi

Usciremo dai nostri rifugi in esilio

Usciremo dai nostri nascondigli,

non avremo piu` vergogna, se il nemico ci offende.

Non arrossiremo:

sappiamo maneggiare una falce,

s appiamo come si difende un uomo disarmato.

Sappiamo anche costruire

Una fabbrica moderna,

una casa,

un ospedale,

una scuola,

una bomba,

un missile.

E sappiamo scrivere le poesie piu` belle.

*MAHMUD DARWISH





IL NOSTRO POPOLO

Il nostro popolo, se imprigionano uno,

e` tutto in rivolta,

e se ammanettano un poeta

tutti diventano poeti.

Il nostro popolo avanza su un ponte di martiri,

per abbracciare l`aurora luminosa,

l`aurora delle feste.

*HANNA ABU HANNA





QUANDO L`ARATRO STRANIERO

Quando l`aratro straniero

Lacera, o mia terra,

la tua carne violata,

e` dalla mia carne che sgorga il sangue.

Le cose svaniscono nella nebbia

E le lacrime nascono

Nella lingua dei segreti e del miracolo.

La spada di luce si e` levata dalla mia fronte

E l`acqua dei fiumi e` sgorgata dalle mie dita.

La mia nazionalita?

Il cuore di tutti gli uomini!

Toglietemi un po` questo passaporto!

*SAMIH EL KASSEM





PROFUGO

Hanno incatenato la sua bocca

e legato le sue mani alla pietra dei morti.

Hanno detto: "Assassino!",

gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere

e lo hanno gettato nella cella dei morti.

Hanno detto: "Ladro!",

lo hanno rifiutato in tutti I porti,

hanno portato via il suo piccolo amore,

poi hanno detto: "Profugo!".

Tu che hai piedi e mani insanguinati,

la notte e` effimera,

ne` gli anelli delle catene sono indistruttibili,

perche` I chicchi della mia spiga che va seccando

riempiranno la valle di grano.

*MAHMUD DARWISH





LO STRANIERO

Non prendete i miei occhi:

io sono lo straniero alla ricerca di una patria.

Il mio cuore si e` sbriciolato

Sulle montagne della neve, del sangue e della brina.

Camminavo con i bambini,

mi hanno abbandonato nella notte della fame,

del sangue, della nebbia.

Hanno issato sul mio dorso

Le tavole della mia bara.

Non mi finite:

io sono lo straniero alla ricerca di una patria.

Che colpa ha commesso il mio popolo

Per vivere oggi su una terra in rovina?

Che colpa ha commesso l`uccello

Per essere cacciato da una foresta all`altra?

Che colpa ha commesso il mio cuore

Perche` lo si debba caricare di tanto dolore?

Che cosa puo` uccidere la decisione

In un popolo che combatte?

Sulla mia patria -- anche se l`hanno dimenticato --

Sono passati mille aggressori.

Poi si sono sciolti come la neve.

Tutti!

*TEWFIQ ZEYYAD










CONTINUA


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Posted - 13 August 2003 :  21:54:01  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
Innamorato della Palestina
di Mahmud Darwish





I tuoi occhi sono una spina nel cuore

lacerano, ma li adoro.



Li proteggo dal vento

e li conficco nella notte e nel dolore,

cosi la sua ferita illumina le stelle,

trasforma il presente in futuro

più caro della mia anima.



Dimentico qualche tempo dopo,

quando i nostri occhi si incontrano,

che una volta eravamo

insieme, dietro il cancello.



Le tue parole erano una canzone

che io tentavo di cantare ancora,

ma la tribolazione si era posata

sulle fiorenti labbra.



Le tue parole come la rondine

volarono via da casa mia

volarono anche la nostra porta

e la soglia autunnale

inseguendo te,

dove si dirigono le passioni ….



I nostri specchi si sono infranti

la tristezza ha compiuto 2000 anni,

abbiamo raccolto le schegge del suono

e abbiamo imparato a piangere la patria.



La pianteremo insieme,

nel petto di una chitarra;

la suoneremo sui tetti della diaspora

alla luna sfigurata ed ai sassi.



Ma ho dimenticato,

oh tu dalla voce sconosciuta !

ho dimenticato,

è stata la tua partenza

ad arrugginire la chitarra,

o è stato il mio silenzio ?



Ti ho vista ieri al porto

viaggiatore senza provviste … senza famiglia;

sono corso da te come un orfano

chiedendo alla saggezza degli antenati:

perché trascinare il giardino verde

in prigione, in esilio, verso il porto

se rimane, malgrado il viaggio,

l’odore del sale e dello struggimento,

rimane sempre verde?



Ho scritto sulla mia agenda:

amo l’arancio e odio il porto,

ho aggiunto sulla mia agenda:

al porto mi fermai

la vita era con gli occhi d’inverno,

avevamo le bucce dell’arancia

e dietro di me la sabbia era infinita!



Giuro, tessero' per te

un fazzoletto di ciglia

scolpiro' poesia per i tuoi occhi

con parole più dolci del miele;

scrivero' “sei palestinese e lo rimarrai”



Palestinesi sono i tuoi occhi,

il tuo tatuaggio

Palestinesi sono il tuo nome,

i tuoi sogni

i tuoi pensieri e il tuo fazzoletto

palestinesi sono i tuoi piedi,

la tua forma

le tue parole e la tua voce

palestinese vivi, palestinese morirai.



traduzione curata da F.Aljaramneh ed A.Tailakh
dal testo: "Poesie della resistenza"
tutti i diritti riservati






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Posted - 13 August 2003 :  21:58:52  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando




MI RACCONTAVA MIO NONNO

Mi raccontava mio nonno, dei suoi giorni passati sulla Terra della Palestina, degli anni trascorsi tra le braccia della Patria. Facendo questo, il lamento delle ferite attanagliava il suo cuore, e la malinconia si leggeva nei suoi occhi, facendo questo il sorriso non abbandonava le sue labbra. Era, mio nonno, una persona semplice che viveva il racconto, tornava con la memoria oltre i muri del tempo, sfidando il fantasma della dimenticanza, raccontando con una felicità che copre il mondo, con una felicità infinita.

Interrompeva di tanto in tanto il suo racconto per pochi attimi… e tutto diventava intorno a noi montagne di silenzio, mentre vagava in una vita di immagini, affogando in un mare di ricordi…di dolori. Poi riprendeva il suo racconto con tutti i sospiri che gli erano rimasti; ricordo ancora alcune delle sue parole: “Ritorneremo! la Palestina è cara a noi e non la dimenticheremo! Ma come si puo'ò dimenticare la Patria, l’amore per la Patria ! Quanto sei bella, Jaffa, e quanto buono è il tuo arancio…i tuoi figli! Maledetti coloro che l’hanno venduta ….. coloro che l`hanno tradita”. Dicendo questo, batteva i pugni sulla terra.

Ho visitato la Palestina insieme a mio nonno e mia nonna , avevo dieci anni, quando abbiamo deciso di ritornare alla nostra vecchia casa. Quando vi siamo giunti ho visto mio nonno ridere come un bambino che incontra la sua mamma dopo la separazione; come un amante che ritorna nel luogo dove lo attende la sua innamorata. Che meraviglia quell’incontro! Si sedette sulla terra, ne prese un pugno, la strinse forte tra le mani baciandola…piangendo…. era un pianto amaro. Si tolse il fazzoletto dalla tasca, ve la depose dentro e guardando verso di me disse: “ Questa è la nostra Terra figlio mio”.

Poi volse lo sguardo verso la casa e disse: “ Ritorneremo, anche se la lontananza durerà a lungo; i giorni hanno piantato nei nostri cuori un filo di speranza”. Mia nonna come sempre lascio'ò esprimere al suo silenzio tutto quello che c’era nei suoi profondi, mentre le sue lacrime cadevano giù, innaffiando la terra della Palestina. E qui mi viene in mente la frase di uno scrittore :

“Ogni persona ha una parte di lacrime che le sono state affidate e che un giorno dovrà restituire”. Quello fu un momento indescrivibile, un momento di incontro ed abbandono, di sorgere e tramontare, la nascita di una rosa e la morte di un’altra.

Finita la visita, siamo ritornati nel paese ospitante, in un campo profughi… ma che destino! ..., siamo diventati profughi; i diritti dell’uomo sono stati messi sulla punta della freccia… sulla lama della spada … e` stato violentato il bene mentre il mondo dormiva sognando. Dopo sette anni mia nonna ha lasciato la vita: ho visto mio nonno piangere tanto, ho sentito le sue parole :

“No! Mio Dio, non adesso”. Un anno dopo è morto anche lui; Pochi attimi prima di lasciare la vita, mi stringeva forte la mano, cercando di parlare, senza riuscirci. Ho capito pero` quello che lui avrebbe voluto dire, ed adesso sono io a gridare dicendo:

“Ritorneremo! La Palestina è cara a noi, e non la dimenticheremo … ma come si puo'ò dimenticare la Patria , l’amore per la Patria! Quanto sei bello, paese mio, e quanto e' buono il tuo arancio…,le tue olive…,i tuoi figli”. E sono io, adesso, che con rabbia batto i pugni sulla terra, dicendo: “Maledetti gli arabi che l’hanno venduta, maledetto sia il mondo, è stato un grande complotto.”

Sperano nella mia morte… desiderano la mia sofferenza… chiudono la porta in faccia alle mie canzoni, per poi lasciarmi solo, abbandonato, smarrito in un lontano miraggio. Lasciato solo a cercare tra le pagine dei libri le mie origini… a cercare negli occhi degli altri la mia Patria …. mentre gli artigli del tradimento squarciano il mio corpo.

Pero` non potrete strappare dal mio cuore … dai nostri cuori, l`amore per la liberta` e il rifiuto dell’umiliazione. Contendero' la storia e troveròo' nei vostri libri, sulle vostre mappe, nei vostri occhi, una patria che si chiama Palestina. Parlano della pace…. della giustizia…dell’amore, Portando sui loro volti delle maschere al modo del serpente che inganna l`uccello. Siamo stanchi di sentirci estranei, stanchi di avere bisogno di chi rifiuta la nostra libertà, stanchi di sentirci delusi e di considerarci nulla.

Tante volte mi chiedo :“Come possiamo sopportare tutto questo?” E le nostre anime aleggiano nel cielo. “Come!” E il nostro orgoglio abbraccia le nuvole portato sulle ali del vento. “Fino a quando continuerà tutto questo?”

Ma improvvisamente odo una voce sorgere dai miei profondi dicendo:

“Non dimenticare che il tempo ci ha lasciato un filo di speranza, figlio mio, Pazienza, figlio mio, la pazienza è bella”.

In quei momenti mi sento come se avessi i piedi piantati nella roccia, sollevo la testa e guardo verso l’orizzonte …. grido con una voce simile al tuono, ispirando la mia forza dal cielo … dalla pioggia … dalla luna … dal viso della mia amata, da ogni cosa piena di vita. Questo testamento sarà la mia fede. Portero'ò la bandiera come tutti i palestinesi e tutti gli uomini liberi del mondo … continuero'ò la mia strada … la mia rivoluzione …. verso la liberta`, e domani sarà una nuova alba, il sorgere di un nuovo sole, la nascita di un fiore …e frutteranno i sacrifici di questo popolo …. preghiere sincere…e pace nella terra della pace.

Sentiremo una voce dire: DIO E’ GRANDE. Suoneranno le campane delle chiese, e torneremo alla terra dei nostri nonni. Ritorneremo.!!!


















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Posted - 13 August 2003 :  22:00:33  Vedi Profilo Send janet a Private Message  Rispondi quotando
MI SONO LIBERATO DALLA VITA

Mi sono liberato dalla vita

Là, dove si incontrano le anime degli uccelli,

Là dove dormono i teschi dei bambini.

Dal pene del diavolo sono venuti,

Per distruggere il nido della colomba,

Per violentare la vergine,

Per bruciare il cielo.

Là sono morti gli amanti

Ed hanno parlato i sassi…

Là dove sorge la vita della libertà

Dov’è l’ucciso e l’assassino,

Chi è colui che accerta e colui che nega?

Chi è il testimone del massacro

E delle teste dei bambini…?

Dal mare buio sono venuti

Per spegnere la luce verde

E si è alzata l’onda…e urtate le mani.

Senza muoversi, le labbra hanno parlato

Per raccontare l’amore e la vita,

Per raccontare la patria e la morte.

Si è abbassata l’onda…

E sono cadute le teste, senza muoversi;

Sulle spine abbiamo piantato il ramo verde,

Per chiedere la ragione perduta, e quel tempo conosciuto:

Dov’è colui che accerta e il testimone

Che noi chiediamo una ragione?

Dov’è colui che dice chi ha ragione?

Sentiamo tra i rumori un mormorio,

Ha ragione di vivere, ma la voce muore,

E rimane il ramo che cresce e le spine

Che diventano più grandi,

E si alzano le mani dalla terra

Per tirare la vita

E parlano le labbra della morte:

Siamo la vita…

Siamo la patria…



IERI E OGGI

Combattiamo e moriamo

Per una patria.

Bruciamo, per dire alla vita

Che abbiamo il diritto di esistere,

Per cancellare la vergogna

Del mio popolo silenzioso,

Per una bambina che dorme,

Per un vecchio che prega,

Per un fiore che cresce

E allarga la primavera…

Per cancellare la morte dai nostri libri,

Diciamo al sole che siamo qui,

Per far vivere un uccello che canta,

Noi, uccisi mille volte e rinati mille volte,

Per una patria,

Maledetti mille volte,

Buttati via mille volte…

Per far vivere un bambino

Bruciamo mille volte.

Anneghiamo mille volte

Per far risorgere l’alba

E per far tornare natale…

E la nostra lunga storia:

Per una patria, noi moriamo.



SILENZIO PROSTITUITO

Prostituito sei tu, o silenzio,

Come questo tempo.

Nella mia testa rimbomba la tua risata,

Oscilla nel mio cuore il tuo urlo.

Sei prostrato tra le labbra,

Allegro e sorridente:

Prostituito sei sempre stato

E vesti la lacrima col sorriso

E ti prostri al tuo amore silenzioso.

Non hai mai visto il fiume delle lacrime,

Non hai mai bruciato i tuoi piedi

Ai fuochi delle candele…

Prostituito come questo tempo.

Maledetto sei tu, o silenzio:

Ti vesti con l’abito della tristezza

E il cielo ti sembra un mare,

E la tua ombra è una tomba,

E i tuoi sorrisi, fiori.

E dimentichi, tra te e te,

Che ti sei prostituito.














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