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Oriana
Utente Master

4350 Posts
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Posted - 25 September 2010 :  09:42:51  Vedi Profilo Send Oriana a Private Message  Rispondi quotando
La settima preda


La prima vittima, un’anziana donna, la prese coll’inganno: “Mi aiuti per favore”, le disse, attirandola nel buio, poi le mangiò il cuore.

Per seconda, una hostess scelta sulla banchina, tra la folla, una spintarella sui binari e via, carne rosa divenuta colla.

La terza, ancora un gioco da bambini, bionda autostoppista, oramai cibo per cani.

Venne la quarta, azzurri occhioni adolescenti, l’uccise a morsi, le strappò i sogni con i denti.

Poi quinta e sesta, alunna e maestra elementare, sesso rubato e tuffo in fondo al mare.

Per ogni morte, fremendo di piacere, ascoltava il suono della vita evaporare.

Infine giunse lei, bella, misteriosa, provocante; l’incontrò di notte, lo volle come amante.

Ma quando, dopo l’amplesso lui alzò la lama per colpirla, fu un istante troppo lento, i canini assetati di lei lo consumarono nel vento.

(Luigi Brasili)



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Oriana
Utente Master

4350 Posts
Status: offline

Posted - 30 September 2010 :  14:44:59  Vedi Profilo Send Oriana a Private Message  Rispondi quotando
Gentilezze non ricambiate


Diventare un demonio è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata. Per demonio intendo un essere immortale, maligno e perverso, un Vampiro, come ci chiamano i più. La parola “Vampiro” sinceramente non mi va molto a genio, perchè rievoca troppo l’immagine di quegli odiosissimi topi alati. Demonio mi si addice molto di più.
Quando ero viva ero decisamente una nullità: sempre disponibile con tutti, sempre gentile, sempre obbediente; sempre stupida insomma. Purtroppo me ne sono accorta nel modo peggiore: la mia migliore amica (o sedicente tale) usciva con il mio ragazzo. Ovviamente capirete che non si limitavano solamente ad uscire insieme…
Il lato divertente della storia è che i miei amici lo sapevano, gli stessi amici che aiutavo sempre a scuola, a cui prestavo i soldi quando ne avevano bisogno, che rincuoravo quando erano giù di morale.
Dovevate vedermi, poi, quando ho beccato quei due con le mani nel sacco… pardon, nei pantaloni!
Ho sussurrato un:
“Scusate, non volevo disturbarvi”, seguito da una fuga disperata. Irrimediabilmente patetico non trovate?
A casa non potevo parlare dei miei problemi, non importavano a nessuno.
Mio padre, sempre troppo brillo e con la cintura a portata di mano, mi obbligava a rinchiudermi nella mia stanza con la radio costantemente accesa e a tutto volume. Eppure continuavo a coprirlo con una coperta quando si addormentava ubriaco sul divano.
Mia madre era scappata poco dopo la morte del mio fratellino. Non la biasimo, per carità, ma avrebbe anche potuto portarmi con sé nella villa con piscina del suo nuovo uomo! In fondo, quando Francesco è morto, io ero sempre con lei; le facevo le treccine ai capelli e lei sorrideva e diceva che mi voleva bene.
“Chissà com’è morire” pensavo guardando la strada dalla finestra della mia camera. “Potrei provare, ma ho troppa paura del dolore”.
“Io conosco un modo indolore”.
Non feci in tempo a reagire in alcun modo che qualcosa mi afferrò e si attaccò al mio collo, succhiandomi via la vita. Non faceva così male in effetti.
Morta e risorta nel giro di dieci minuti: avevo battuto il record! Quando mi risvegliai non c’era più traccia di quell’essere. Un altro a cui non importava nulla di me. Poco male, ormai ero abituata.
Passai davanti allo specchio: il mio fisico era diventato perfetto: la carnagione candida, gli occhi azzurri. Per la prima volta mi vedevo bellissima. Capii di essere stata vampirizzata quando sentii il suono del sangue circolare nel corpo di mio padre. Mi venne una voglia mostruosa di assaggiarlo.
Il suo fu senza dubbio il sangue peggiore che abbia mai assaggiato: quel retrogusto di alcool era a dir poco disgustoso! Rinunciai e lo lasciai lì a terra agonizzante. Gli misi una coperta addosso perché non sentisse freddo e me ne andai.
Cercai la mamma. Stava per mettersi a letto; dalla finestra aperta la salutai.
“Ciao mammina!” Non so perché, ma si mise a strillare. Forse le facevano impressione i canini troppo allungati o il sangue sui vestiti? Chi lo sa…
Entrai e la azzannai: mi davano molto fastidio le sue urla. Aveva un buon profumo la mia mamma, chissà quanto le era costato. Le feci qualche treccina ai capelli; le sono sempre state così bene! Ma era tardi e fui costretta ad andarmene.
Mi venne in mente che potevo andare a fare un salto a casa di Fabrizio, dove di solito si riuniva la compagnia il sabato sera prima di decidere dove andare. Entrai dalla finestra ed esordii con un:
“Ciao ragazzi!”
Ancora una volta tutti strillarono. Che usanza strana quella di mettersi a urlare come pazzi davanti ad una ragazza con canini un po’ troppo lunghi e gli abiti sporchi di sangue!
Dei due traditori però non c’era traccia.
Mi congedai con un caloroso e sorridente:
“Arrivederci! Ci si vede in giro!”
Ma loro urlarono di nuovo. Che strazio! Se non volevano più vedermi bastava dirlo! Che bisogno c’era di strillare a quel modo?
Allora andai a cercare Michele e Alessandra, i due traditori.
Lui, come sempre, era ancora in tuta: ritardatario cronico. Anche la sua finestra era aperta. Non stupitevi se tutte le finestre erano aperte quella sera, si era in estate.
“Hai uno scatolone di cartone che non ti serve più?”
Come si spaventò! Che scena divertente, la ricordo ancora. Era proprio un bel ragazzo; mi ero sempre chiesta perchè mai stesse con una come me. Probabilmente se l’era domandato anche lui negli ultimi tempi…
“Ah, sei tu!” disse rincuorato “Non usi più le porte?”
“Trovo più comode e divertenti le finestre.”
“Sei strana stasera… Cos’hai?”
“Assolutamente nulla. Mi vedi diversa?”
“Non ne sono sicuro.”
Prese gli occhiali dal tavolino, perché senza quelli, poveretto, vedeva bene come una talpa. Impallidì visibilmente quando gli sorrisi.
“Ma che hai fatto? Dove sei stata? Ma Simona… Sei proprio tu? Da quando hai questo corpo da favola?!”
Accidenti, ma come faceva a piacermi un idiota del genere?
“Il corpo? Scusa, e i denti? E i vestiti sporchi di sangue? Vabbè, non importa… Allora ce l’hai o no uno scatolone? Me ne serve uno grande!”
“Sì sì, adesso te lo porto.”
Mi fissava come se fossi Monica Bellucci e gli avessi appena chiesto di venire a letto con me. L’idea che fossi diventata un demonio succhiasangue non lo sfiorava nemmeno e ciò mi sconcertava parecchio; ma almeno lui non urlava!
Tornò con lo scatolone: era perfetto.
“Grazie mille!” esaclamai sorridendo “Dovresti starci alla perfezione!”
Non so se fece in tempo a capire, ma non ha importanza. Gli balzai addosso e lo azzannai.
Quando l’ebbi prosciugato, lo smembrai per bene: prima le gambe, poi le braccia e infine la testa.
Molto delicatamente, posai nello scatolone i pezzi del suo bel corpo e mi avviai verso casa di Alessandra.
La trovai proprio un attimo prima che uscisse.
“Ciao Ale!” iniziai “Senti, volevo dirti che non me la sono presa per la storia di Michele. Se ti piace puoi tenertelo, non mi interessa più.”
Sorrise anche lei e mi ringraziò. Dichiarò che era felicissima di non aver rovinato la nostra amicizia, il nostro rapporto era importante per lei; ci teneva moltissimo!
Mi abbracciò e poi mi chiese cosa c’era nello scatolone.
“Il mio regalo per te, in segno di amicizia!” Risposi, raggiante.
Lo aprì e lì per lì si limitò a guardarne perplessa il contenuto.
Quando ebbe realizzato che gli occhi che la stavano fissando non erano quelli di un manichino, bensì quelli del nostro comune ragazzo Michele, iniziò a strillare, a strapparsi i capelli, a maledirmi, a picchiarmi e infine corse in casa urlando frasi senza senso; probabilmente aveva avuto una crisi di nervi.
Accidenti, che ingrata però! Le ho ceduto il mio ragazzo, gliel’ho portato fino a casa, l’ho prosciugato perché non sgocciolasse e non le sporcasse casa… E lei mi ripaga così?
Ecco cosa si ottiene ad essere gentili con gli altri!
(Claretta Amari)





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n/a
deleted

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Posted - 30 September 2010 :  15:26:57  Vedi Profilo Send n/a a Private Message  Rispondi quotando
Wowwwwwwwwww che lettura mi ero persa questo post
ripasserò sicuramente anch'io adoro oltre che i film anche i racconti









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Oriana
Utente Master

4350 Posts
Status: offline

Posted - 30 September 2010 :  15:34:39  Vedi Profilo Send Oriana a Private Message  Rispondi quotando




Quisiera que mi vida
se cayera en la muerte,
como este chorro alto de agua bella
en el agua tendida matinal;
ondulado, brillante, sensual, alegre,
con todo el mundo diluido en él,
en gracia nítida y feliz.
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n/a
deleted

21604 Posts
Status: offline

Posted - 30 September 2010 :  18:53:44  Vedi Profilo Send n/a a Private Message  Rispondi quotando
sono davvero interessanti questi racconti.. l'ultimo è lungo e lo leggerò da casa

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Oriana
Utente Master

4350 Posts
Status: offline

Posted - 03 October 2010 :  09:44:36  Vedi Profilo Send Oriana a Private Message  Rispondi quotando
Essi
(Nunzio Campanelli)


Infine giunse l'aurora, il cui debole chiarore consentì ai miei occhi di smettere di frugare invano nell'oscurità della camera, alla vaga ricerca dell'artefice di quei rumori inquietanti. Quando la sottile striscia di luce penetrante dalle feritoie della persiana iniziò a disegnare i bordi degli oggetti e dei mobili, ed assunse abbastanza consistenza da permettermi di vedere, mi alzai dal letto scostando le lenzuola madide del mio sudore. Provai, per l'ennesima volta ed unicamente per ottenere la conferma sulla fondatezza dei miei timori, ad accendere la lampada sul comodino. Nessuna luce apparve evocata dal clic dell'interruttore.
Ero giunto in quella locanda la sera prima, durante un temporale che aveva reso impossibile pensare di proseguire il tragitto. Avrei dovuto raggiungere la cittadina di Derry entro quella sera, ma dovetti rinunciarvi. Lasciai l'auto davanti all'ingresso, ed entrai nella solitaria hall, sperando di poter ottenere un alloggio per la notte. Ero così stanco che desideravo solo dormire.
Suonai l'apposito campanello per richiamare l'attenzione del padrone o di un suo eventuale dipendente, ma non rispose nessuno. Immaginando che potesse essersi allontanato per esaudire le richieste di qualche cliente, mi sedetti sul divano del salotto, ed in poco tempo mi addormentai.
Al risveglio mi ritrovai in questa camera, spogliato dei miei vestiti e senza più orologio, disteso sul letto sotto queste coperte che, a giudicare dalla polvere, erano mesi che non venivano usate.
L'assenza di corrente elettrica, la porta chiusa a chiave, le finestre bloccate, il buio più assoluto, nessun segno di vita dalle stanze adiacenti e le mie urla inascoltate, provocarono in me una regressione mentale che mi spinse a rifugiarmi sotto quelle stantie coperte, nel perpetuarsi di un arcano gesto puerile, evidente segnale del mio convincimento della presenza di alieni ed oscuri voleri.
Poi iniziarono i rumori. Dapprima impercettibili, di seguito sempre più evidenti, ed il terrore prevalse sul raziocinio. Fruscii, sordi colpi alle pareti, un lento salmodiare di cori lontani, urla che sembravano provenire dalle cantine, e poi quel pianto, quello strenuo singhiozzare che a fasi alterne si avvicinava per poi allontanarsi di nuovo. Provai a pregare, a supplicare di smetterla, di lasciarmi stare, ma in breve mi resi conto che nessuno mi stava ascoltando.
Trascorsi così l'intera notte, la cui durata mi parve interminabile, nell'attesa di un nuovo giorno che, ne ero sicuro, avrebbe riconsegnato il mio destino a vicende di normale comprensione.
I rumori cessarono non appena il primo sottile raggio di luce si insinuò nella stanza, ed io finalmente potei vedere il luogo in cui avevo trascorso quella terribile notte, e che finora avevo solo potuto immaginare. Ciò che intravidi non mi portò alcun conforto, aumentando a dismisura la portata del mio terrore. Ebbi chiara visione del significato delle oscure parole che avevo letto la sera precedente giù nella hall, di cui solo in quel momento mi ricordai. Su una parete del soggiorno, in mezzo ad altri dipinti, vi era una quadro che rappresentava lo stesso panorama in due diversi momenti del giorno, il tramonto e l'alba. Non vi feci caso, ieri sera, ma ora rammento, il quadro rappresentava la locanda, ed in un riquadro in mezzo al dipinto vi era scritto " Ad un tragico tramonto sempre segue un'alba funesta".
Le parole non bastano per descrivere l'immonda progenie di esseri che popolavano la mia stanza, rannicchiati in fondo al letto, intenti ad osservarmi con attenzione. I loro volti non mostravano tracce di umanità, d'altronde credo che non appartenessero né a questo mondo né a questo tempo.
Poi, lentamente, cominciarono ad avvicinarsi, e ripresero i rumori, sempre più forti, sempre più opprimenti. L'orrore, l'indicibile paura che provavo alla loro semplice visione attenuava la mia comprensione di quegli eventi, e di nuovo preda del terrore compii lo stesso puerile gesto della notte appena trascorsa, rifugiandomi sotto le coperte. Fu proprio in quel momento che riconobbi in tutti quegli esseri gli stessi incubi che venivano a popolare i miei sonni di bambino. Erano tutti li, materializzati non so da chi e da cosa, ed ora abitavano in quella specie di incubo ad occhi aperti, che non sembrava volesse avere un termine.
L'ultima cosa che ricordo, prima di divenire banchetto di quel putridume subumano, è una musica strana, triste ed allegra contemporaneamente; la musica di un circo.



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MorningAfterDark
Utente Master

2514 Posts
Status: offline

Posted - 04 October 2010 :  13:20:32  Vedi Profilo Send MorningAfterDark a Private Message  Rispondi quotando
Oh Cielo! ancora ancora ancora!!




...basterebbe un po' più di magia...
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