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disattivato
infame
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parmenide
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Posted - 10 December 2009 : 09:56:33
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Lo sguardo immobile. Incontro un cielo bianco di latte. Da qui come su un palco innumerevoli scene, innumerevoli forme. Solcava l’orizzonte la punta di una costellazione. Ma scrutando meglio mi accorsi di come quelle stelle fossero semplicemente delle vele. Tornavano verso riva le lampare al vocio delle lanterne. Le onde come tracce di acquarello si increspavano leggere. Scivolavano su punte d’olio e accompagnavano come note l’albeggiare. Sembrava che il mio corpo fosse assente. A volte scoprivo passeggiare forme d’uomo. Non so dove fossero dirette. Nemmeno loro. Cercavo sulle loro vesti un simbolo a me familiare. Si stacca ora dalle nubi un raggio tiepido d’estate. Oggi è il 5 dicembre. Un giovedì. Ma potrei con esattezza dirvi in ogni anno che è già stato o che sarà che giorno della settimana è oggi. Tutto danza in una linea circolare. Percepisco il tintinnio dei gonnellini appena poco a poco il ventre si contorce. Fuori la bruma che mi circonda non pare mai svanire. A parte pochi sprazzi di voci indefinite di un eco atemporale tutto qui è silenzio. Un silenzio bianco di pagina da scrivere. Mentre tutto prende un contenuto chiaro io non parlo. Perché di quelle forme passeggere nessuna si ferma a domandare. Qualcuno a volte osserva il mio osservare. Ma non sento ciò che dice. La voce che ha uno scopo è delle folle. Di me ha senso solo l’immaginazione. E allora ecco le comete. Si bruciano serene e affogano nel mare. Ho forse qualche desiderio da esaudire. Ma mentre mi soffermo, senza muoversi di cenno, sullo strepitio di rami spogli, vedo una figura avvicinarsi. Ne cerco le linee delle mani, i rilievi del suo volto, il chiaroscuro di occhi ancora tetri in una timida penombra, chi sei donna, chi sei, perché sei qui, nel mio dipinto … Lei non mi risponde, o forse il suo parlare a me non dice niente, ho freddo, è il 5 di dicembre, un giovedì, non è la prima volta che lei è qui. Le altre poi spariva come uno spettro che sbadato si mostra visibile e se ne accorge in tempo. Ti conosco donna, è la mia ultima domanda, destinata a restar senza risposta. E’ un attimo in cui tutto si dissolve, restiamo io, lei, e il bianco latte. Ora è qui ne riconosco il sorriso, anche se sto di spalle, anche se dal terrore resto immobile. Un brivido mi gela il sangue e glielo vorrei dire, che appena lei mi tocca sento il cuore.
La mamma guardò ancora il figlio seduto fisso alla parete. Chissà dove va ora il suo respiro, che isola infernale è questo autismo, che dolore … Posò la mano sul suo viso piccolino, era la carezza del mattino. Chissà se mi sente, pensò, chissà se sa che lo amo. Poi si voltò di nuovo. Peccato. Si perse una linea deformata delle labbra. Pareva un accenno di sorriso.
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andr
Utente Master
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Posted - 10 December 2009 : 10:04:28
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semplicemente meravigliosa
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G.
Utente Master
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Posted - 10 December 2009 : 10:51:14
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"Ma potrei con esattezza dirvi in ogni anno che è già stato o che sarà che giorno della settimana è oggi. Tutto danza in una linea circolare." Parmenide
Come sempre....profondissimo il tuo sentire
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REGINA DI CUORI
Utente Master
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Posted - 10 December 2009 : 23:45:27
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davvero belle
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parmenide
Utente Master
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Posted - 15 December 2009 : 09:12:36
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Grazie di cuore come sempre a tutti :) ... Un abbraccio forte
Sorseggiano ad un tavolo le stelle la rosea ombra del pesco ... Nell'imbrunire dei volti passeggeri si versa un calice di mirto ... e ammara il desco.
Ho passi stanchi. Così stanchi .. che in questa notte di giugno ... Il mio cuore bisbiglia alla luna .. Niente più che frammenti.
Arrivava. Da quando era partito, era la prima volta che si fermava. Si guardò intorno cercando volti che non conosceva. Osservò, una volta ancora, il contenuto della sua ventiquattrore. Si accostò al viale. Non lesse il nome sul campanello e suonò.
Entrando mi accorsi immediatamente di come quel giorno sarebbe stato solo nostro. Il tappeto, il camino, stelle di calici accanto ad una luna bianca di vino, petali sparsi, decori di frasi che chiudevano in circolo una storia, tutto, in quella stanza, era un’attesa, una sospensione dal tempo. Lei, accanto a me, in una porzione di spazio invisibile, lasciava immaginare quel sorriso semplice di chi è felice, felice per ciò che è già accaduto, felice per ciò che ancora deve accadere. Il dubbio, in cerca di certezze, mi invitò per un attimo a voltarmi, indossava una camicetta di seta, regalo forse di due anni insieme (non ricordavo), anacronistico dettaglio di una pellicola che ne contava otto di anni, e come un bimbo attraversava quel passo di accesso tra giochi leggeri e momenti importanti. Mi venne incontro senza darmi neanche la possibilità di seguirla (e forse non era necessario). Io non riuscii a stringerla. Ma fu visibilmente dolce. Il mio sguardo raccolse una lettera posata sul sofà, poi si allargò a una visione d’insieme, e anche se lei non vi era inquadrata, chiunque avrebbe raccolto, dalle intime cose che addobbavano la scena, la sua presenza. Mi posai nei pressi delle sue gambe, poco accanto, lì dinanzi, un cuore di nastri colorati fermava la data e narrava il momento, ma non un gruppo di parole, che scorsero rapide per proprio conto, Ti Amo, Ti Amo Davvero, E voglio sia per sempre. Qui mi alzai e le chiesi di parlare. Lei si sentì in imbarazzo, trovarsi a tu per tu mentre fissavo ogni linea delle sue più piccole emozioni non lasciava alibi, ogni parola, ogni gesto, ogni accenno, sarebbe rimasto per sempre con noi. E lei lo sapeva. A volte sapere che “in un certo qual modo”, l’eternità cui ambiamo è così vicina, da inanellarci, lascia senza fiato. A volte, sapere che tutto ciò che si sente, resterà inciso nel tempo, potrebbe darci una visione migliore di ciò che è, come di ciò che sarà. Quando apparve il regalo, lessi impercettibilmente un po’ di timore (imprevisto) negli occhi, che lei abbassò, le gote lievemente più rosse, e iniziò un raccontare chiuso che non sapeva bene cosa dire. Forse perché quel giorno non c’era nulla da dire. Bisognava solo osservare. Osservare come chi ama davvero riesce a costruire da piccoli oggetti pareti di sogni. Non vi era colore che non creasse atmosfere, che non creasse poesia. Prima del regalo era stato il momento della musica. Lì mi posai in un angolo. La guardai danzare. I corpi si strinsero così delicatamente che per un attimo pensai al glicine che avevo messo a fuoco all’ingresso. Qualcosa sembra destinato ad andare necessariamente in unico modo. Come i corpi. Come i corpi che danzano. E invece come da registrazione accadde un’improvvisa fine che come abbiamo visto fu montata prima … ma era un dopo. L’ultima scena fu una torta di fragole che fece ugualmente il suo ingresso illuminata da candeline. Si spensero in un lampo e io con loro. E venne la notte. Seguita da un’alba improvvisa. Apparve lui che ancora non avevo visto, per pochi istanti, lo ascoltai leggere il contenuto della sua lettera, quella sul sofà. Poi fu di nuovo notte. Anche l’eternità ha il suo tempo. Anche la mia ripresa da buona telecamera. Un video di circa mezz’ora in questo caso.
Lei dopo aver visto la cassetta, confusa, lo ringraziò per aver avuto la sua copia dopo due anni. Se ti fossi mosso prima forse ora … ma no ora forse … forse nulla. Lui non rispose. Perché era un giorno dove non c’era nulla da dire. Aspettò di uscire da lì per dare voce a due lacrime. Non era una copia quella. Era l’originale. Con la ventiquattrore da riempire salì di nuovo in auto. Stavolta partiva da dove era appena arrivato.
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parmenide
Utente Master
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Posted - 26 December 2009 : 12:31:51
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Auguri di gioia per queste feste ... Che ognuno di voi riceva i sorrisi delle persone più care ...
Sotto una pioggia violenta … In un giorno di fine autunno forse … Di corsa … Con l’andamento barcollante sui gradini … I vestiti eleganti zuppi e colanti … Le scarpe, i cui tacchi erano a causa del terreno accidentato ormai un ricordo, sulle mani .. Aggrappata al cancelletto di recinzione … Con ogni singola goccia che le scoloriva il trucco di terra pesante sul viso liquido … E un foulard tra i capelli che ristretto spariva in mezzo ai riccioli … Arrivò tutta trafelata al mio portone con anni di infinito ritardo rispetto al nostro previsto appuntamento. Quando andai ad aprire non mi sarei mai aspettato di vederla. Almeno in quello stato. Attendevo quel momento da troppo tempo. E sinceramente nonostante fosse bella più di quanto mi fossi mai immaginato, mi stupì per un’ostentata eleganza che forse non le donava affatto. Gli occhi grandi e verdi. Le labbra delicate e sottili disperse nel porpora del rossetto. Il naso di proporzioni lineari e le gote bianche … come fiocchi di neve in caduta. Interruppe diretta il mio sguardo sospeso e dubbioso. Pensavi mi fossi dimenticata ? Si forse si .. l’ho pensato … Posso entrare ? Certo .. Quindi è qui che vivi ora ? Ora … sono parecchi anni che sto qui … Perché sei rimasto solo ? Mi conosci troppo bene per farmi questa domanda … Davvero ? Credo di si … Ma dimmi … racconta … come ti guadagni da vivere ? Faccio quello che capita … ho sempre pensato che avrei potuto fare molto di più se avessi voluto … Ma perché non mi hai cercata come fanno tutti quelli da cui sono stata una volta ? Che strano … ho sempre pensato che avessimo un appuntamento … Già .. forse .. ma come hai trascorso tutti questi anni ? Li ho semplicemente trascorsi … lo sai meglio di me … E dove sono tutti i tuoi affetti ? Ho sempre continuato a seguirli come mi è stato insegnato … Perché questo però ha significato rinunciare a te .. a me .. a noi … non capisco ? Perché tutte queste domande … non ho le risposte per cose che non mi sono mai chiesto … E ora .. ora che sono qui ? Ora .. ora che sei qui … asciugati o morirai di freddo … E poi ? Poi prenderemo un the … faremo l’amore e andrai via … Ma sono venuta per restare. Perché vuoi mentirmi ? Questa volta è la verità … lo giuro … La baciai e sentì il mio cuore libero. Ci sdraiammo davanti al camino … fuori danzava il ritmo di una pioggia che cala. Poi ho dimenticato quel giorno. Ricordo solo che quando dietro lei richiusi la porta mi sentì sollevato. La Felicità è pericolosa se arriva in ritardo. Si corre il rischio di non riconoscerla. Di scambiarla per un’amante qualunque. Chi era ? mi chiesi infatti poco dopo … E tornai nel buio a scrivere.
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