Nei giorni che seguirono doveva solo pensare nostalgicamente a loro per evocarli,e non solo i genitori d’ossa dell’uomo anziano,ma quelli di carne del ragazzo ancora in boccio,sull’autobus diretto all’ospedale con l’Isola del tesoro e Kim nella borsa che sua madre teneva sulle ginocchia.Un ragazzo ancora in boccio, ma che grazie alla presenza di sua madre non mostrava la paura e seppelliva in un angolo della mente tutti i pensieri sul corpo gonfio del marinaio che la guardia costiera aveva rimosso dall’orlo della spiaggia coperta di nafta. Un mercoledì mattina di buonora andò a farsi operare alla carotide destra.La procedura era esattamente la stessa dell’intervento alla carotide sinistra.Aspettò il suo turno in anticamera con tutti gli altri pazienti in programma finchè non chiamarono il suo nome,e nel camice leggerissimo e nelle pantofole di carta venne accompagnato in sala operatoria da un’infermiera.Questa volta,quando l’anestesista mascherato gli chiese se voleva l’anestesia locale o generale,scelse l’anestesia generale,per rendere l’operazione più sopportabile della prima volta. Le parole pronunciate dalle ossa lo facevano sentire allegro e indistruttibile.Così pure il sudato controllo dei suoi pensieri più cupi.Nulla poteva estinguere la vitalità di quel ragazzo dal corpo liscio come un piccolo siluro che un tempo,arrivato a cento metri dalla costa nell’oceano tempestoso,si lasciava portare a riva dai cavalloni dell’Atlantico.Oh,che abbandono,e che odore d’acqua salata e che sole cocente!La luce del giorno,pensò,penetrava dappertutto,estati piene di quella luce dardeggiante da un mare sempre in moto,un tesoro visivo così vasto e prezioso che attraverso la lente da gioielliere con incise le iniziali di suo padre gli sembrava di guardare il pianeta stesso,perfetto e inestimabile: la sua casa,il pianeta Terra da un miliardo, un miliardo di miliardi, un quadrilione di carati!Perse conoscenza sentendosi tuttaltro che abbattuto,tutt’altro che condannato,ancora una volta impaziente di realizzare i propri sogni,ma ciò nonostante non si svegliò più.Arresto cardiaco.Non esisteva più.era stato liberato del peso di esistere,era entrato nel nulla senza nemmeno saperlo.Proprio come aveva temuto dal principio.
Philip Roth (EVERYMAN)
-“Gli Dei sono diventati malattie” scrisse una volta C.G.Jung.Elaborando questa frase,Hillman si pone la questione più immediata per ogni psicologia:che cos’è la normalità psichica?A partire da quale soglia entriamo nel regno incontrollabile dell’anormalità?Con un’analisi stringente ed acutissima,Hillman ci mostrerà come la partita si giochi fra potenze che un tempo furono chiamate divine,prima di perdere ogni nome,e una struttura mentale,la nostra,che con esse è costretta ad avere a che fare,in ogni atto della vita,anche quando persegue,come l’intera civiltà occidentale,una “vana fuga dagli dei”.
/In IV di copertina,di Adriana Bottini in , James Hillman (LA VANA FUGA DAGLI DEI)
Da circa duemila anni i lati demoniaci dell’elemento femminile vengono continuamente respinti.L’immagine mitologica della madre di Dio,Maria,nella sua purezza e mancanza di peccato è un immagine tanto dannosa.Il fatto che la sessualità di Maria sia stata ignorata è forse qualcosa di innocuo;devastante fu invece il tentativo di reprimere tutti gli aspetti aggressivi,distruttivi dell’elemento femminile.”Maria ci salva dall’astuzia di Satana” si dice ne ‘Gli ultimi giorni di Hutten’ di Conrad Ferdinand Meyer.
Nella sua unilateralità l’immagine positiva,gentile e gradevole,dell’elemento femminile ha conseguenze molto dubbie.Ad esempio,sentiamo dire spesso che se le donne governassero il mondo,se tutte le madri si unissero,non ci sarebbero guerre,non ci sarebbero conflitti armati fra le nazioni o fra i diversi partiti politici.Virginia Woolf era appassionatamente convinta del fatto che tutti i conflitti armati potevano essere interpretati esclusivamente come la conseguenza dell’aggressività maschile.In altre parole la femminilità veniva equiparata alla natura pacifica,e ciò corrisponde proprio all’immagine mitologica della madre di Dio.Se noi perdiamo di vista il lato aggressivo e distruttivo dell’elemento femminile,se lo reprimiamo,allora non siamo più in grado di valutarlo e comprenderlo nel giusto modo.Rifacendomi alla mitologia,vorrei solo ricordare che Afrodite era l’amante di Ares,il Dio della guerra.E gli dèi dell’Olimpo furono molto lieti quando li videro cadere insieme nella rete.
Adolf Gugghenbuhl-Craig (Il Bene del Male)
-“ O gente benpensante!”esclamai sorridendo “Passione!Ebrietà!Follia!Voi ve ne state tranquilli,impassibili, voi gente morale! Condannate l’ubriaco,inorridite del pazzo e passate oltre come fanno i preti per la vostra strada,ringraziando Dio con un animo fariseo che non v’ha fatto come uno di questi.Io mi sono ubriacato più di una volta,le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia:eppure non mi pento né di questo né di quello; anzi,nei miei limiti ho potuto rendermi conto che tutti gli uomini straordinari,tutti quelli che hanno realizzato qualche cosa di grande,d’incredibile,sono stati in ogni tempo diffamati come pazzi e ubriachi. Ma anche nella vita comune è insopportabile sentir gridare dietro a ognuno che abbia osato un’azione appena appena libera,nobile,o in qualunque modo inattesa: quello è ubriaco,quello è “toccato”!Oh vergognatevi ,voi sobri,vergognatevi voi savi!”
Johann Wolfgang von Goethe (I Dolori del Giovane Werther)
-Ero imprigionato nel presente,come gli eroi,come Gli ubriachi;colpito da momentanea eclissi,il mio passato Non proiettava più davanti a me quell’ombra di se stesso Che chiamiamo futuro;ponendo lo scopo della mia Vita non più nella realizzazione dei sogni del passato, ma nella felicità dell’attimo presente,non vedevo più in là di questo.E così,per una contraddizione che era tale solo in apparenza,nel momento in cui assaporavo un picere eccezionale,in cui sentivo che la mia vita poteva essere felice e in cui,dunque,essa avrebbe dovuto acquistare maggior pregio,proprio in quel momento, sciolto dalle preoccupazioni che fino allora avevo potuto crearmi,io l’abbandonavo senza esitare all’eventualità di un incidente.
(Marcel Proust –All’ombra delle Fanciulle In Fiore-)
-Uno gli chiese: 'Leonida, sei venuto con così pochi uomini a combattere contro un'armata?'. ed egli rispose: 'Se pensate che è il numero quello che conta, allora neppure l'intera Grecia basterebbe, perché è poca cosa in confronto alla loro massa. Se invece conta il coraggio, allora anche questi pochi uomini sono sufficienti'. A un altro che gli faceva la stessa domanda rispose: 'Sono comunque molti, visto che li ho portati qui a morire'. Serse gli scrisse: 'Hai la possibilità di regnare su tutta la Grecia, se smetti di opporti agli dei e ti schieri con me'. Egli mandò questa risposta: 'Se tu sapessi che cosa è una condotta di vita onorevole, rinunceresti a desiderare i bani altrui: per me è preferibile morire per la Grecia piuttosto che regnare sui miei compatrioti'. Quando Serse gli mandò un'altra lettera, intimandogli di consegnare le armi, gli rispose: 'Vieni a prenderle'.
(Plutarco)
-“Quando penso a New York ho una sensazione diversa.New York fa sentire anche al ricco che egli non conta nulla.New York è fredda,scintillante,crudele.Gli edifici ti dominano.C’è una specie di frenesia atomistica nell’attività che va avanti:quanto più furioso il passo,tanto più sminuito lo spirito.Un fermento continuo,
ma potrebbe benissimo avvenire in una provetta.
Nessuno ne sa lo scopo.Nesuno indirizza l’energia.Stupenda.Bizzarra.Sconcertante.Una terribile spinta reattiva,ma assolutamente priva di coordinazione.Quando penso a questa città,questa Manhattan di cui canta Whitman,una rabbia cieca,bianca,mi sfiora le budella.New York.Le prigioni bianche,i marciapiedi brulicanti di vermi,le file del pane,gli spacci d’oppio che si costruiscono come palazzi,gli ebrei che ci sono dentro,i lebbrosi,i sicari,e soprattutto l’ennui,la monotonia dei volti,strade,gambe,case,grattacieli,pasti,manifesti,mestieri,delitti,amori…Una intera città eretta sopra una vuota fossa di nullità.Senza significato.Assolutamente senza significato.E la Quarantaduesima Strada!La vetta del mondo,la chiamano.E il fondo allora dov’è?Se vai con la mano tesa,ti mettono cenere nel berretto.Ricchi o poveri, camminano con la testa buttata all’indietro e quasi si rompono l’osso del collo per levare lo sguardo sulle loro bellissime prigioni bianche.Vanno avanti come oche cieche e i fari spandono sui loro volti vuoti chiazze di estasi.”
Henry Miller (Tropico del Cancro)
-"Sono in moto. Sa cos'è una moto?" "Cazzate. Roba da finocchi. Gli uomini viaggiano a cavallo."
(Luis Sepùlveda)
”Mi domando se si potrebbe mai avere il minimo sospetto dell’esistenza dell’anima se tutto scorresse liscio a livello dell’Io”
Questo libro riguarda un nuovo modo di essere umani.Propone una vita di gioia ,come diceva spesso William Blake. Durante le mie poche visite in Italia,ho scoperto un popolo che sa cosa sono la devozione e il piacere.Gli italiani amano il mondo e amano la vita.Conoscono l’importanza delo stile e il valore della festa.Si dedicano a quello che è forse il valore umano più ricco di anima : mangiare insieme con piacere.
Stando lontani dall’italia troppo a lungo si rischia di dimenticare questi importanti valori,e quindi io ne scrivo,un libro dopo l’altro,tenendoli vivi in me stesso e per i miei lettori.Ed è con affetto speciale che presento questo libro agli amici italiani. Il mio libro è una particolare presentazione dei Vangeli,quattro libri pieni di storie di mangiare,di cucinare,di prendersi cura e di stare insieme.Parlo di Gesù come di un epicureo,uno che è innamorato della vita,Spero che gli italiani leggano il mio libro e restino fedeli alla loro profonda vitalità.
Rimanere vitali,vivi, non arrendersi al cinismo o alla depressione. Questo è il succo del messaggio del vangelo.Gli italiani conoscono queste verità.Questo messaggio ce l’hanno profondamente nelle ossa.Sono lieto di sapere che questo libro è disponibile ora anche in Italia,perché so che lì sarà compreso.Sono profondamente grato all’editore che si assume il rischio di un libro che è al tempo stesso radicale e tradizionale.Sono grato in particolare a Paola Donfrancesco per il talento e la comprensione che mette nella traduzione.Mi aspetto che l’Italia guidi il resto di questo travagliato mondo verso il segreto della festa e della convivialità umane-il tema fondamentale dei Vangeli.
C’è chi si meraviglia che un uomo semplice,in un tempo e in un luogo remoto,abbia dato origine a una religione diffusa in tutto il mondo e abbia attratto milioni di seguaci.Ma quello che è davvero sorprendente è il genere di umanità che sognava.Lo splendore della Basilica di San Pietro è niente in confronto alla speranza e alla promessa della via alternativa immaginata da Gesù.Questo libro intende mostrare l’essenza di quell’insegnamento e offrire un modo di comprenderlo nel ventunesimo secolo con intelligenza e devozione. Gesù era un uomo raffinato che viveva in modo semplice,mentre sosteneva una filosofia spirituale ancora tutta da apprezzare e da comprendere.
Visse in tempi primitivi rispetto ai nostri,ma il suo pensiero era più avanzato del nostro.
Finchè continueremo a guardare la sua personalità in modo pio,bigotto,non riusciremo a percepire tutta la forza della visione che ha offerto all’umanità. Fra tutti coloro che hanno parlato di lui,probabilmente Oscar Wilde è stato quello che ha colto di più.Egli vedeva in Gesù uno che riusciva a superare la divisione bene-male e luce-ombra,evitando quindi l’insidia del moralismo-la brutta abitudine di emettere sempre giudizi semplicistici : giusto o sbagliato.” Il suo desiderio primario né di convertire la gente,né di alleviare le sofferenze”,scriveva Wilde”non mirava a trasformare un ladro interessante in un galantuomo noioso”.
Spesso la gente mi chiede qual è lo scopo del prendersi cura dell’anima.Io rispondo che non è la salute,o l’essere dalla parte giusta,o fare il bene ed evitare il male.Si tratta piuttosto di vivere una vita in teressante.
Probabilmente è questo che intendeva Oscar Wilde.Gesù non era un insulso moralista che offriva una futura ricompensa in cielo in cambio di una vita virtuosa;era un uomo raffinato che viveva la la buona vita degli amici,degli afftti,della comunità,ma anche un’affascinante,originale filosofia.
Questo libro cerca di svelare il segreto di chi veramente era Gesù e offre diverse chiavi per aprire la porta alle sue visioni.Come vedremo il segreto è già contenuto nel nome “Cristo”.E’ nascosto nelle versioni in lingua originale dei passi del Vangelo che milioni di persone conoscono a memoria nel loro idioma.E’ nascosto negli insegnamenti di altre religioni di tutto il mondo,che non aspettano altro che essere applicate ai Vangeli..E’ nascosto in ogni parabola e in ogni insegnamento,ma la gente non se ne accorge perché non lo cerca o perché non ha mai smesso di pensare soltanto a quello che era stato insegnato loro da bambini.
Alcuni pensano al regno come alla vita dopo la morte,alcuni come a una chiesa,ma nei Vangelio non trovo nulla che giustifichi alcuna di queste due visioni Gesù parla del regno come qualcosa che è dentro di noi e in mezzo a noi
Gesù non descrive mai il regno in modo così diretto da darcene un idea chiara.Si serve piuttosto di parabole e di allusioni per suggerirci a cosa il regno assomiglia.Come tutta la narrativa e la poesia,le parabole trasmettono intuizioni sottili,che non possono essere espresse in un linguaggio chiaro,evidente.Se leggiamo Gesù come un maestro di morale,cerchiamo di vivere una vita migliore,ma il nostro modo di intender in cosa consiste la vita non cambia. Questo è l’approccio semplice,convenzionale a Gesù: vivi una vita buona.Io preferisco l’approccio più “speziato”,più interessante,un approccio che coglie l’umorismo sottile,il paradosso tagliente,e a volte anche l’assurdità,tutte cose che rovesciano completamente il nostro modo di pensare -l’unico modo per rinnovare la nostra immaginazione. Una delle lezioni che ho appreso dal mio lavoro di psicoterapeuta è l’importanza di umorismo e di un certo tipo di ironia,così come delle capacità di apprezzare le cose assurde che succedono nella vita. Se siamo zelanti,portati ad abbracciare con fervore il modo che ci sembra dal senso alla vita,e rifiutare tutti gli altri modi,o se non ci accorgiamo di quanto complessa sia la vita e non siamo preparati a perdonare noi stessi e gli altri per gli errori,allora la nostra spiritualità corre il pericolo di diventare nebrotica,facilmente minacciata,e quindi eccessivamente difesa.
Il mistero è un arealtà così profonda e sottile che devi trovare la tua via per entrarci e lasciare che ti cambi la vita. I Vangeli lasciano intendere che è molto più importante entrere nel regno che vivere una vita buona.Una cosa è cercare di essere una persona migliore e un’altra cosa cambiare il proprio modo di pensare. Esaminiamo questa parabola non molto conosciuta,tratta dal Vangelo di Tommaso :
Gesù disse:”Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina.Mentre camminava per una lunga strada,il manico della giara si ruppe e la farina lesi sparse dietro sulla strada.Lei non lo sapeva;non si era accorta di nulla.Quando raggiunse la sua casa,posò la giara e scoprì che era vuota”.
Vangelo di Tommaso,97
In un certo senso il regno di cui stiamo parlando è vuoto.”Vuoto” qui non significa privo di valore;significa non del tutto visibile e concreto,come una chiesa o un sistema di fede.E’ più un atteggiamento nei confronti della vita che un istituzione religiosa,più una qualità del modo di pensare che una chiesa formale.
Nel Buddismo, “vuoto” significa non essere attaccati al linguaggio e alle forme della religione,ma vivere ed essere in un modo che è spiegato chiaramente dall’insegnamento e dall’esempio di Buddha.La parabola di Tommaso dice qualcosa di simile : lasci che si svuoti tutta la preoccupazione di essere buono,di credere la cosa giusta e di usare il linguaggio giusto.Lasci che se ne vadano tutti quei principi che danno alla vita un significato semplice.Svuoti la tua testa dai concetti,e diventi un nuovo genere di persona.E’ una questione di essere più che di credere.
Quando cerchi il regno in una persona,non cerchi abiti speciali o particolari parole che vengono dalla sua bocca.Il regno è invisibile,voto.Somiglia più a un colore cha a un oggetto,più a un suono cha a una struttura.Non è niente di più che un punto di vista,ma è una prospettiva sulla vita che cambia tutto.
Così dice,con una tipica metafora,il Tao Te Ching,il testo classico della spiritualità cinese:
“Per fare una casa si fanno porte e finestre, nel vuoto sta la loro utilità”.
[purple]Anche il regno è come una finestra aperta:niente in sè,eppure permette tutto.E’trasparente etraslucente,Lascia trasparire lo splendore della pienezza della vita.E’ una finestra attraverso la quale puoi guardare,e vedi un altro mondo.
In un'altra parabola Gesù dice :
“A che cosa è simile il regno di Dio,e a che cosa lo rassomiglierò?E’ simile a un granellino di senapa che un uomo ha preso e gettato nell’orto;poi è cresciuto e diventato un arbusto,e gli uccelli del cielo si sono posati fra i suoi rami”.
[purple]Come fanno notare molti commentatori,probabilmente coloro che stavano ascoltando Gesù si sarebbero aspettati che dicesse che il regno è simile al grande cedro del Libano.Invece è simile ad un chicco di senape,il più piccolo dei semi,che,a sua volta,diventa un piccolo arbusto-non certo un buon posto perché gli uccelli ci facciano il nido.L’immagine è estrema,perfino un po’ comica.E’ come se Gesù dicesse:”Tu pensi che il regno somigli a una grande sequoia in una grande foresta,e invece somiglia piuttosto a un’erbaccia di fronte alla tua casa,anzi,è proprio simile a un piccolo seme di quell’erbaccia”. Lo stesso Gesù era una figura insignificante nella ricca vita culturale e religiosa del primo secolo.Oggi le prove della sua esistenza storica sono poche o addirittura nessuna.Lo stesso passo dello storico ebraico Giuseppe Flavio,spesso usato come la parola definitiva sull’esistenza storica di Gesù,è discutibile.Gesù stesso è come un chicco di senape-a malapena visibile nella documentazione storica.Un Gesù grande non è coerente con l’insegnamento delle sue parabole.
Il maestro zen Shunryu Suzuki diceva che il Buddismo non è “niente di speciale”.La stessa cosa potremmo dirla di Gesù e della sua vita. Non è niente di speciale,e tuttavia vale la pena dedicargli la vita,come Suzuki che si dedicò allo zen.
Alcuni buddisti dicono. “Se incontri il Buddha per la strada,uccidilo”
Thomas Moore (l’Acqua in Vino.Un Altro Sguardo sul Gesù dei Vangeli) Moretti e Vitali
-“Gli Dei sono diventati malattie” scrisse una volta C.G.Jung.Elaborando questa frase,Hillman si pone la questione più immediata per ogni psicologia:che cos’è la normalità psichica?A partire da quale soglia entriamo nel regno incontrollabile dell’anormalità?Con un’analisi stringente ed acutissima,Hillman ci mostrerà come la partita si giochi fra potenze che un tempo furono chiamate divine,prima di perdere ogni nome,e una struttura mentale,la nostra,che con esse è costretta ad avere a che fare,in ogni atto della vita,anche quando persegue,come l’intera civiltà occidentale,una “vana fuga dagli dei”.
/In IV di copertina,di Adriana Bottini in , James Hillman (LA VANA FUGA DAGLI DEI)
Da circa duemila anni i lati demoniaci dell’elemento femminile vengono continuamente respinti.L’immagine mitologica della madre di Dio,Maria,nella sua purezza e mancanza di peccato è un immagine tanto dannosa.Il fatto che la sessualità di Maria sia stata ignorata è forse qualcosa di innocuo;devastante fu invece il tentativo di reprimere tutti gli aspetti aggressivi,distruttivi dell’elemento femminile.”Maria ci salva dall’astuzia di Satana” si dice ne ‘Gli ultimi giorni di Hutten’ di Conrad Ferdinand Meyer.
Nella sua unilateralità l’immagine positiva,gentile e gradevole,dell’elemento femminile ha conseguenze molto dubbie.Ad esempio,sentiamo dire spesso che se le donne governassero il mondo,se tutte le madri si unissero,non ci sarebbero guerre,non ci sarebbero conflitti armati fra le nazioni o fra i diversi partiti politici.Virginia Woolf era appassionatamente convinta del fatto che tutti i conflitti armati potevano essere interpretati esclusivamente come la conseguenza dell’aggressività maschile.In altre parole la femminilità veniva equiparata alla natura pacifica,e ciò corrisponde proprio all’immagine mitologica della madre di Dio.Se noi perdiamo di vista il lato aggressivo e distruttivo dell’elemento femminile,se lo reprimiamo,allora non siamo più in grado di valutarlo e comprenderlo nel giusto modo.Rifacendomi alla mitologia,vorrei solo ricordare che Afrodite era l’amante di Ares,il Dio della guerra.E gli dèi dell’Olimpo furono molto lieti quando li videro cadere insieme nella rete.
Adolf Gugghenbuhl-Craig (Il Bene del Male)
-“ O gente benpensante!”esclamai sorridendo “Passione!Ebrietà!Follia!Voi ve ne state tranquilli,impassibili, voi gente morale! Condannate l’ubriaco,inorridite del pazzo e passate oltre come fanno i preti per la vostra strada,ringraziando Dio con un animo fariseo che non v’ha fatto come uno di questi.Io mi sono ubriacato più di una volta,le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia:eppure non mi pento né di questo né di quello; anzi,nei miei limiti ho potuto rendermi conto che tutti gli uomini straordinari,tutti quelli che hanno realizzato qualche cosa di grande,d’incredibile,sono stati in ogni tempo diffamati come pazzi e ubriachi. Ma anche nella vita comune è insopportabile sentir gridare dietro a ognuno che abbia osato un’azione appena appena libera,nobile,o in qualunque modo inattesa: quello è ubriaco,quello è “toccato”!Oh vergognatevi ,voi sobri,vergognatevi voi savi!”
Johann Wolfgang von Goethe (I Dolori del Giovane Werther)
-Ero imprigionato nel presente,come gli eroi,come Gli ubriachi;colpito da momentanea eclissi,il mio passato Non proiettava più davanti a me quell’ombra di se stesso Che chiamiamo futuro;ponendo lo scopo della mia Vita non più nella realizzazione dei sogni del passato, ma nella felicità dell’attimo presente,non vedevo più in là di questo.E così,per una contraddizione che era tale solo in apparenza,nel momento in cui assaporavo un picere eccezionale,in cui sentivo che la mia vita poteva essere felice e in cui,dunque,essa avrebbe dovuto acquistare maggior pregio,proprio in quel momento, sciolto dalle preoccupazioni che fino allora avevo potuto crearmi,io l’abbandonavo senza esitare all’eventualità di un incidente.
(Marcel Proust –All’ombra delle Fanciulle In Fiore-)
-Uno gli chiese: 'Leonida, sei venuto con così pochi uomini a combattere contro un'armata?'. ed egli rispose: 'Se pensate che è il numero quello che conta, allora neppure l'intera Grecia basterebbe, perché è poca cosa in confronto alla loro massa. Se invece conta il coraggio, allora anche questi pochi uomini sono sufficienti'. A un altro che gli faceva la stessa domanda rispose: 'Sono comunque molti, visto che li ho portati qui a morire'. Serse gli scrisse: 'Hai la possibilità di regnare su tutta la Grecia, se smetti di opporti agli dei e ti schieri con me'. Egli mandò questa risposta: 'Se tu sapessi che cosa è una condotta di vita onorevole, rinunceresti a desiderare i bani altrui: per me è preferibile morire per la Grecia piuttosto che regnare sui miei compatrioti'. Quando Serse gli mandò un'altra lettera, intimandogli di consegnare le armi, gli rispose: 'Vieni a prenderle'.
(Plutarco)
-“Quando penso a New York ho una sensazione diversa.New York fa sentire anche al ricco che egli non conta nulla.New York è fredda,scintillante,crudele.Gli edifici ti dominano.C’è una specie di frenesia atomistica nell’attività che va avanti:quanto più furioso il passo,tanto più sminuito lo spirito.Un fermento continuo,
ma potrebbe benissimo avvenire in una provetta.
Nessuno ne sa lo scopo.Nesuno indirizza l’energia.Stupenda.Bizzarra.Sconcertante.Una terribile spinta reattiva,ma assolutamente priva di coordinazione.Quando penso a questa città,questa Manhattan di cui canta Whitman,una rabbia cieca,bianca,mi sfiora le budella.New York.Le prigioni bianche,i marciapiedi brulicanti di vermi,le file del pane,gli spacci d’oppio che si costruiscono come palazzi,gli ebrei che ci sono dentro,i lebbrosi,i sicari,e soprattutto l’ennui,la monotonia dei volti,strade,gambe,case,grattacieli,pasti,manifesti,mestieri,delitti,amori…Una intera città eretta sopra una vuota fossa di nullità.Senza significato.Assolutamente senza significato.E la Quarantaduesima Strada!La vetta del mondo,la chiamano.E il fondo allora dov’è?Se vai con la mano tesa,ti mettono cenere nel berretto.Ricchi o poveri, camminano con la testa buttata all’indietro e quasi si rompono l’osso del collo per levare lo sguardo sulle loro bellissime prigioni bianche.Vanno avanti come oche cieche e i fari spandono sui loro volti vuoti chiazze di estasi.”
Henry Miller (Tropico del Cancro)
-"Sono in moto. Sa cos'è una moto?" "Cazzate. Roba da finocchi. Gli uomini viaggiano a cavallo."
(Luis Sepùlveda)
”Mi domando se si potrebbe mai avere il minimo sospetto dell’esistenza dell’anima se tutto scorresse liscio a livello dell’Io”