Un plesiosauro dormiva tra i miei occhi mentre la musica bruciava in un lume ed il paesaggio assumeva una passione da Tristano e Isotta.
Il tuo corpo aderiva al mio come una mano aderisce a quel che vuol celare: senza pelle mi mostrava i tuoi muscoli di legno e i mazzolini di lussuria che si facevano con le tue vene.
Si udiva un galoppo di bisonti in calore tra i nostri peli che tremavano come le foglie di un giardino; tutti i dialoghi d'amore si somigliano, tutti hanno accordi deliranti, e il petto schiacciato da una musica di ricordi secolari; poi viene la preghiera e il vento, il vento che ricama denti di suoni d'una dolcezza di sangue, di ululati fatti di carne.
Che aneliti, che desideri di mari rotti tramutati in nichel o in un canto ecumenico di ciò che avrebbe potuto essere tragedia, nasceranno uccelli dalle nostre bocche unite, mentre la morte ci entra dai piedi?
Tesa come un ponte di baci di pietra suonò l'una. Le due volarono con le mani incrociate sul petto. Le tre si udivano più lontane della morte. Le quattro già tremavano d'alba. Le cinque tracciavano col compasso il cerchio cursore del giorno.
Alle sei si udirono le caprette alpestri guidate dai monaci all'altare.
Luis Buñuel -"Un Cane Andaluso" – 1927
Litfiba : Cane (12-05-1987 .Aprite i Vostri Occhi) tenax di Firenze
-“ O gente benpensante!”esclamai sorridendo “Passione!Ebrietà!Follia!Voi ve ne state tranquilli,impassibili, voi gente morale! Condannate l’ubriaco,inorridite del pazzo e passate oltre come fanno i preti per la vostra strada,ringraziando Dio con un animo fariseo che non v’ha fatto come uno di questi.Io mi sono ubriacato più di una volta,le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia:eppure non mi pento né di questo né di quello; anzi,nei miei limiti ho potuto rendermi conto che tutti gli uomini straordinari,tutti quelli che hanno realizzato qualche cosa di grande,d’incredibile,sono stati in ogni tempo diffamati come pazzi e ubriachi. Ma anche nella vita comune è insopportabile sentir gridare dietro a ognuno che abbia osato un’azione appena appena libera,nobile,o in qualunque modo inattesa: quello è ubriaco,quello è “toccato”!Oh vergognatevi ,voi sobri,vergognatevi voi savi!”
Johann Wolfgang von Goethe (I Dolori del Giovane Werther)
-Davvero la guerra è anormale? A me sembra normale,nel senso che ci accompagna ogni giorno E sembra non andarsene mai.
James Hillman –Un Terribile Amore per la Guerra-
-Ero imprigionato nel presente,come gli eroi,come Gli ubriachi;colpito da momentanea eclissi,il mio passato Non proiettava più davanti a me quell’ombra di se stesso Che chiamiamo futuro;ponendo lo scopo della mia Vita non più nella realizzazione dei sogni del passato, ma nella felicità dell’attimo presente,non vedevo più in là di questo.E così,per una contraddizione che era tale solo in apparenza,nel momento in cui assaporavo un picere eccezionale,in cui sentivo che la mia vita poteva essere felice e in cui,dunque,essa avrebbe dovuto acquistare maggior pregio,proprio in quel momento, sciolto dalle preoccupazioni che fino allora avevo potuto crearmi,io l’abbandonavo senza esitare all’eventualità di un incidente.
(Marcel Proust –All’ombra delle Fanciulle In Fiore-)
-Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso.
-"Sono in moto. Sa cos'è una moto?" "Cazzate. Roba da finocchi. Gli uomini viaggiano a cavallo."
Ascoltami terra,così,mentre scrivo, addormentato nel folto di tralci di vite: il mio petto freddo insieme agli intestini si è rappreso. Le mie dita ingioiellate cercano l’Albero della Notte piantano le unghie tipografiche nei grappoli della Vita e della Morte.
Guardami terra,mentre scrivo,così,nudo,Adamo poeta,calmo e triste, divenuto scheletro,serpe,uva.
Jorge Eduardo Eielson (Genitali sotto il Vino)
Litfiba – Ballata- (live 1987-Aprite i Vostri Occhi)
Località ITalia FIrenze (via)BArdi - BALLATA(17 RE,1986)
Una Fantasticheria memorabile
Mentre camminavo fra i fuochi dell' Inferno, deliziato da quei godimenti del genio che agli Angeli appaiono come tormento e insania, raccolsi alcuni dei loro Proverbi; pensando che così come i detti che s'usano in una nazione ne designano il carattere, allo stesso modo i Proverbi dell' Inferno renderanno palese la natura della sapienza Infernale meglio di una qualsiasi descrizione di edifici o abbigliamenti.
Quando me ne tornai a casa, sull'abisso dei cinque sensi, dove uno scosceso pendio minaccia il mondo presente, vidi un Diavolo possente ravvolto in nuvole nere che si librava sui fianchi della roccia: con fuochi corrosivi scriveva la frase seguente, che ora le menti degli uomini percepiscono, e sulla terra la leggono:
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi? - William Blake –
-Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza
-Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sè o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo
-La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno, sogna. Chi guarda all'interno, apre gli occhi
-Poiche' l'europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l'Oriente e vi proietta tutto cio' che teme e disprezza in se stesso (C.G.Jung )
Ammiro chi resiste.Chi ha fatto del dolore carne,sudore,sangue.Ed ha dimostrato senza Troppe storie,che è possibile vivere,e vivere in piedi ,anche nei momenti peggiori (Luis Sepùlveda)
"Chi ama davvero ama il mondo intero, non un solo individuo in particolare" (Erich Fromm -l'Arte d'Amare)
/La morte nascosta. Quaranta ore dopo (dalla cornata), quarant'anni dopo, quella morte "pigra e lunga" che Ignacio forse non sentì venire, potrà dirci ancora qualcosa del suo perchè? Il poeta se lo domandava, parafrasando l'antica "cobla" attribuita a Escribà - sulla quale molti altri poeti e mistici(Lope, Santa Teresa d'Avila, San Juan de la Cruz) hanno costruito variazioni - la "cobla" notissima che dice:
Vieni morte, così celata che non ti senta venire perchè il piacere di morire non torni a darmi vita./
Ignacio Sancez Mejias (Sulla morte di un Torero) da L'arte del toreare e la sua musica silenziosa / Josè Bergamin /
Notte Lampi Scivolando dai capelli Giorno Lampi Respirare tra le dita E il fuoco che taglia, che taglia Fantocci di sabbia Fuoco Di cera Sento dentro, sento fuori Che grida la gente, la gente e` aria Vedro`. lo so, 100.000 altre vendette Del Sangre Ahi! Ahiahiahi! Ahi, non puede tene el ritmo! Ahi! Ahiahiahi! Ahi, non puede tene el ritmo! Ahi! Ahiahiahi! Ho conosciuto Dio Che giocava con il cielo Dimenticando l'aria, il fuoco ed il giorno E tu sai, io so, Lo so che Non era ubriaco Tu sai, io so 100.000 altre vendette io vedro` Del Sangre Ahi! Ahiahiahi! Ahi, non puede tene el ritmo! Ahi! Ahiahiahi! Ahi, non puede tene el ritmo! Ahi! Ahiahiahi! Ahi, non puede tene el ritmo!
Una Fantasticheria memorabile
Mentre camminavo fra i fuochi dell' Inferno, deliziato da quei godimenti del genio che agli Angeli appaiono come tormento e insania, raccolsi alcuni dei loro Proverbi; pensando che così come i detti che s'usano in una nazione ne designano il carattere, allo stesso modo i Proverbi dell' Inferno renderanno palese la natura della sapienza Infernale meglio di una qualsiasi descrizione di edifici o abbigliamenti.
Quando me ne tornai a casa, sull'abisso dei cinque sensi, dove uno scosceso pendio minaccia il mondo presente, vidi un Diavolo possente ravvolto in nuvole nere che si librava sui fianchi della roccia: con fuochi corrosivi scriveva la frase seguente, che ora le menti degli uomini percepiscono, e sulla terra la leggono:
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi? - William Blake –
-Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza
-Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sè o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo
-La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno, sogna. Chi guarda all'interno, apre gli occhi
-Poiche' l'europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l'Oriente e vi proietta tutto cio' che teme e disprezza in se stesso (C.G.Jung )
Ammiro chi resiste.Chi ha fatto del dolore carne,sudore,sangue.Ed ha dimostrato senza Troppe storie,che è possibile vivere,e vivere in piedi ,anche nei momenti peggiori (Luis Sepùlveda)
"Chi ama davvero ama il mondo intero, non un solo individuo in particolare" (Erich Fromm -l'Arte d'Amare)
Un lungo viaggio per mare di due mesi, nel 1932, mi riportò in Cile. Qui pubblicai El pondero entusiasta, che era sparso fra le mie carte, e Residencia en la Tierra, che avevo scritto in Oriente. Nel 1933 mi nominarono console a Buenos Aires, dove giunsi in agosto. Quasi contemporaneamente arrivò a Buenos Aires Federico Garcìa Lorca, per dirigere e mettere in scena per la prima volta la sua tragedia teatrale Bodas de sangre, con la compagnia di Lola Membrives. Non ci conoscevamo ancora, ma ci conoscemmo a Buenos Aires e fummo spesso festeggiati insieme da scrittori e amici. Certamente non mancarono incidenti. Federico aveva dei detrattori. Anche a me capitava e continua a capitare Queste persone si sentono in diritto di spegnere la luce affinché uno scompaia. E quella volta andò appunto così. Dato che c’era interesse ad assistere al banchetto che il Pen Club offriva a me e Federico all’hotel Plaza, qualcuno fece funzionare i telefoni tutto il giorno per comunicare che la cerimonia era stata annullata. E furono tanto zelanti che chiamarono persino il direttore dell’hotel, la telefonista, il capo-cuoco, perché non accettassero adesioni né preparassero la cena. Ma la manovra fu sventata e alla fine Federico Garcìa Lorca e io ci trovammo insieme, con altri cento scrittori argentini. Decidemmo di fare una grande sorpresa. Avevamo preparato un discorso ad alimòn. Probabilmente voi non sapete cosa significa questa parola, e del resto neppure io lo sapevo. Federico, che era sempre pieno d’invenzioni e di trovate, mi spiegò: - Due toreri possono toreare contemporaneamente contro uno stesso toro e con un’unica cappa. E’ uno degli esercizi più pericolosi dell’arte taurina. Per questo vi si assiste pochissime volte. Non più di due o tre volte in un secolo, e possono farlo solo due toreri che siano fratelli o che, almeno, abbiano sangue comune. Questo si chiama toreare ad alimòn. Ed è quanto faremo in un discorso. Ed è appunto quello che facemmo, ma nessuno lo sapeva. Quando ci alzammo per ringraziare il presidente del Pen club del banchetto che ci era stato offerto, ci alzammo contemporaneamente, come due toreri, per un solo discorso. E dato che la cena si era svolta in tavolini separati, Federico si trovava ad un’estremità della sala e io all’altra, in modo che, da una parte, la gente mi tirava per la giacca perchè mi sedessi credendo ad uno sbaglio, e, dall’altra, facevano lo stesso con Federico. Cominciammo dunque a parlare contemporaneamente, Federico dicendo “Signori” e io continuando con “Signore”, e alternando fino alla fine le nostre frasi, in modo che il discorso parve una sola unità fino a che non smettemmo di parlare. Quel discorso venne dedicato a Rubén Darìo. Ho qui il testo del discorso:
Neruda: Signore…
Lorca: e signori. Esiste nell’arte dei tori un esercizio chiamato “toreo del alimòn” in cui due toreri schivano il corpo del toro coperti dalla stessa cappa.
Neruda: Federico e io, legati da un filo elettrico, giostreremo insieme e risponderemo in questo ricevimento tanto importante.
Lorca: E’ abitudine di queste riunioni che i poeti mostrino la loro parola viva, argento o legno, e salutino con la loro voce i compagni e gli amici.
Neruda: Ma noi richiameremo fra voi un morto, un commensale vedovo, oscuro nelle tenebre d’una morte più grande d’altre morti, vedovo della vita, di cui ai suoi tempi è stato marito abbagliante, ci nasconderemo sotto la sua ombra ardente, e ripeteremo il suo nome finchè il suo potere esca dall’oblio.
Lorca: Noi, dopo aver inviato il nostro abbraccio con tenerezza da pinguino al delicato poeta Amado villar, lanceremo un gran nome sula tovaglia, certi che si devono rompere i bicchieri, e le forchette dovranno saltare, cercando l’occhio per cui si struggono, e un colpo di mare deve macchiare la tovaglia. Noi nomineremo il poeta d’America e di Spagna: Rubén…
Neruda: Darìo. Perché signore…
Lorca: e signori…
Neruda: dov’è, a Buenos Aires, la piazza di Rubén Darìo?
Lorca: Dov’è la statua di Rubén Darìo?
Neruda: Egli amava i parchi. Dov’è il parco Rubén Dario?
Lorca: Dov’è la bancarella di rose di Rubén Darìo?
Neruda: Dove sono il melo e le mele di Rubén Darìo?
Lorca: Dov’è la mano tagliata di Rubén Darìo?
Neruda: Dove sono l’olio, la resina, il cigno di Rubén Darìo?
Lorca: Rubén Darìo dorme nel suo “Nicaraga natale” sotto il suo spaventoso leone di finto marmo, come quei leoni che i ricchi mettono sui portoni dei loro palazzi.
Neruda: Un leone da farmacia, al fondatore di leoni, un leone senza stelle a chi dedicava stelle.
Lorca: Ha resistito il rumore della foresta con un aggettivo, e come frate Luis de Granata, padrone di idiomi, ha fatto segni stellari con il limone, e la zampa del cervo, e i molluschi pieni di terrore e infinito: ci gettò in mare con vascelli e ombre nelle pupille dei nostri occhi e costruì un enorme passaggio di gin sul pomeriggio più grigio che il cielo abbia mai avuto e a tu per tu ha salutato il libeccio oscuro, tutto cuore, come un poeta romantico, e ha posato la mano sul capitello corinzio con un dubbio ironico e triste di tutte le epoche.
Neruda: Merita ricordare il suo nome rosso nelle sue direzioni essenziali con i suoi terribili dolori di cuore la sua incertezza incandescente, la sua discesa alle spirali dell’inferno, la su ascesa ai castelli della fama, i suoi attributi di poeta grande, da allora e per sempre e imprescindibile.
Lorca: Come poeta spagnolo ha insegnato in Spagna ai vecchi maestri e ai bambini, con un senso di universalità e di generosità che manca ai poeti attuali. Ha insegnato a Valle-Inclàn, e a Juan Ramòn Jiménez, e ai fratelli Machado, e la sua voce fu acqua e salnitro, nel solco della venerabile lingua. Da Rodrigo Caro agli Argensola a don Juan Arguto, lo spagnolo non aveva avuto feste di parole, urti di consonanti, luci e forma come in Rubén Darìo. Dal paesaggio di Velàzquez e dal rogo di Goya e dalla malinconia di Quevedo al culto color mela delle contadine majorchine, Darìo percorse la terra di Spagna come la propria terra.
Neruda: Lo portò in cile una marea, il mare caldo del nord, e lì lo lasciò il mare, abbandonato sulla costa dura e dentata, e l’oceano lo colpiva con spume e campane, e il vento nero di Valparaìso lo riempiva di sale sonoro. Innalziamo questa notte la sua statua con l’aria attraversata dal fumo e dalla voce, dalle circostanze e dalla vita, come la sua poesia magnifica è attraversata da sogni e da suoni.
Lorca: Ma su questa statua d’aria io voglio deporre il suo sangue come un ramo di corallo agitato dalla marea, i suoi nervi identici alla fotografia d’un gruppo di fulmini, la sua testa di Minotauro in cui la neve gongorina è dipinta da un volo di colibrì, i suoi occhi vaghi e assenti da milionario di lacrime, e anche i suoi difetti. Gli scaffali ormai consunti dai sisimbri, dove suonano vuoti di flauto, le bottiglie di cognac cantatore, e le sue ridondanze sfacciate che riempiono d’umanità la moltitudine dei suoi versi. Fuori da norme, forme e sproni resta in piedi la feconda sostanza della sua grande poesia.
Neruda: Federico Garcìa Lorca, spagnolo, e io cileno, decliniamo la responsabilità di questa notte da compagni, verso quella grande ombra che cantò in maniera più alta di noi, e salutò con voce inusitata la terra argentina che calpestiamo.
Lorca: Pablo Neruda, cileno, e io, spagnolo, abbiamo in comune la lingua e il gran poeta nicaraguese, argentino, cileno e spagnolo, Rubén Darìo.
Neruda e Lorca: Alla cui salute e gloria leviamo il nostro bicchiere.
(Com’era Federico)
Pablo Neruda/Confesso che Ho Vissuto/
[b]THE CURE - Siamese Twins (Riverside TV 1983)
Una Fantasticheria memorabile
Mentre camminavo fra i fuochi dell' Inferno, deliziato da quei godimenti del genio che agli Angeli appaiono come tormento e insania, raccolsi alcuni dei loro Proverbi; pensando che così come i detti che s'usano in una nazione ne designano il carattere, allo stesso modo i Proverbi dell' Inferno renderanno palese la natura della sapienza Infernale meglio di una qualsiasi descrizione di edifici o abbigliamenti.
Quando me ne tornai a casa, sull'abisso dei cinque sensi, dove uno scosceso pendio minaccia il mondo presente, vidi un Diavolo possente ravvolto in nuvole nere che si librava sui fianchi della roccia: con fuochi corrosivi scriveva la frase seguente, che ora le menti degli uomini percepiscono, e sulla terra la leggono:
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi? - William Blake –
-Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza
-Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sè o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo
-La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno, sogna. Chi guarda all'interno, apre gli occhi
-Poiche' l'europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l'Oriente e vi proietta tutto cio' che teme e disprezza in se stesso (C.G.Jung )
Ammiro chi resiste.Chi ha fatto del dolore carne,sudore,sangue.Ed ha dimostrato senza Troppe storie,che è possibile vivere,e vivere in piedi ,anche nei momenti peggiori (Luis Sepùlveda)
"Chi ama davvero ama il mondo intero, non un solo individuo in particolare" (Erich Fromm -l'Arte d'Amare)
Che tra le loro mani il fiume si meravigli Che tra le loro labbra i respiri siano stellati E prodiga la brezza al loro accordo
Che parlino lo stesso linguaggio Che partano e poi che veglino Che soprattuto veglino Le trappole sono tese Fin dentro il loro cuore.
(ANDREE CHEDID)
The shadow of the wind. La Sombra del viento. Carlos Ruiz Za
Una Fantasticheria memorabile
Mentre camminavo fra i fuochi dell' Inferno, deliziato da quei godimenti del genio che agli Angeli appaiono come tormento e insania, raccolsi alcuni dei loro Proverbi; pensando che così come i detti che s'usano in una nazione ne designano il carattere, allo stesso modo i Proverbi dell' Inferno renderanno palese la natura della sapienza Infernale meglio di una qualsiasi descrizione di edifici o abbigliamenti.
Quando me ne tornai a casa, sull'abisso dei cinque sensi, dove uno scosceso pendio minaccia il mondo presente, vidi un Diavolo possente ravvolto in nuvole nere che si librava sui fianchi della roccia: con fuochi corrosivi scriveva la frase seguente, che ora le menti degli uomini percepiscono, e sulla terra la leggono:
Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi? - William Blake –
-Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza
-Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sè o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo
-La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno, sogna. Chi guarda all'interno, apre gli occhi
-Poiche' l'europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l'Oriente e vi proietta tutto cio' che teme e disprezza in se stesso (C.G.Jung )
Ammiro chi resiste.Chi ha fatto del dolore carne,sudore,sangue.Ed ha dimostrato senza Troppe storie,che è possibile vivere,e vivere in piedi ,anche nei momenti peggiori (Luis Sepùlveda)
"Chi ama davvero ama il mondo intero, non un solo individuo in particolare" (Erich Fromm -l'Arte d'Amare)