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Graffio
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Posted - 12 November 2006 :  15:38:46  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando



Rapporto inglese: solo misure energetiche immediate eviteranno la catastrofe
A rischio il 20% del Pil mondiale: sarebbe una crisi peggiore di quella del '29
Clima, il mondo rischia la bancarotta
5,5 trilioni per riparare i danni dell'effetto serra



di ANTONIO CIANCIULLO








ROMA - Fino al 20 per cento del prodotto lordo mondiale perso per colpa del global warming. E fino a 200 milioni di profughi, l'esodo più massiccio della storia moderna, in cammino per scappare dal deserto. Sono le due cifre che riassumono lo scenario del futuro climatico dipinto non da un ambientalista ma da un ex dirigente della Banca mondiale, l'economista Nicholas Stern.

Il rapporto, anticipato ieri da The Observer, cade come un colpo di frusta nel salotto buono dell'economia che finora aveva cercato di minimizzare le conseguenze dei cambiamenti climatici prodotti principalmente dal modello energetico basato sul petrolio e sui combustibili fossili. In uno studio di 700 pagine, commissionato dal governo britannico e pubblicato oggi, Stern analizza con puntiglio l'impatto del riscaldamento globale sui vari comparti produttivi da oggi al 2100, e lo scenario che emerge è impressionante.

Nella migliore delle ipotesi il 5% del prodotto lordo dovrà essere speso per riparare i danni prodotti dal nuovo clima, ma nello scenario peggiore si arriverà al 20%, cioè a 5,5 trilioni di euro. L'effetto combinato dall'aumento dei fenomeni estremi (siccità, alluvioni, uragani), del collasso di interi settori agricoli e dell'aumento del livello dei mari costituisce un pericolo gravissimo per la capacità di tenuta dell'economia mondiale e per gli equilibri politici, nonché per le specie viventi, delle quali il 40% sarebbe a rischio. L'inaridimento di interi paesi costringerà fino a 200 milioni di persone a mettersi in marcia per cercare una terra in cui sopravvivere: una pressione demografica rapida e violenta destinata a far crescere tensioni già alte.


Lo studio di Stern suggerisce di seguire la strada del cap and trade, cioè fissare tetti per le emissioni di gas serra e attivare il mercato in modo che, attraverso un sistema di obblighi e di incentivi, le industrie siano spinte ad accelerare l'innovazione verso il risparmio energetico. È la via già indicata dal protocollo di Kyoto, finora boicottato dall'amministrazione Bush. Ma l'intesa dovrà ora essere allargata ai paesi di nuova industrializzazione, come la Cina e l'India: senza il loro contributo la partita è persa.

L'allarme è rafforzato da un'altra ricerca, "Up in Smoke 2", elaborata da un gruppo di associazioni non governative britanniche: Oxfam, la New Economics Foundation e il Working Group on Climate Change and Development. Secondo questo studio, gli aiuti economici all'Africa sono già vanificati dall'aggravarsi dell'effetto serra perché la crescita delle temperature (in alcune zone si è arrivati a 3,5 gradi negli ultimi 20 anni) ha aumentato l'estensione delle zone aride. E così, nella sola Africa sub sahariana, l'anno scorso si sono registrati 25 milioni di affamati.

"Rischiamo un collasso più tragico di quello del 1929, data d'inizio della Grande Depressione", avverte Michele Candotti, segretario del Wwf. "A rischio, oltre all'economia, c'è la pace: 200 milioni di profughi in fuga sotto la spinta di siccità, alluvioni e carestie rappresentano un pericolo sempre più concreto".





……………………










GENOVA –
L'Acquario di Genova si arricchisce di un nuovo piccolo ospite. E' nato nel terrario della foresta spinosa del Madagascar un cucciolo di Pyxis arachnoides, una specie di tartaruga terrestre malgascia. Pesa 13 grammi ed e' poco piu' grande di una moneta da 2 euro. Questa nascita ha una particolare importanza per la struttura perche', diversamente dagli altri cuccioli della stessa specie nati nelle aree curatoriali all'interno di apposite incubatrici, il nuovo esemplare e' venuto alla luce direttamente nella vasca espositiva. Come gli altri cuccioli, il piccolo esemplare rimarra' per qualche tempo nelle vasche curatoriali per consentirgli di crescere e superare i primi mesi di vita, considerati i piu' delicati. Nella vasca espositiva si possono ammirare i 5 esemplari adulti e i 4 giovani nati negli scorsi anni all'Acquario.







(ANSA)
10/11/2006 09:10












- Si insegnava ai bambini a restare seduti immobili e a prenderci gusto. Si insegnava loro a sviluppare l'olfatto, a guardare là dove, apparentemente, non c'era nulla da vedere, e ad ascoltare con attenzione là dove tutto sembrava calmo

"Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c'è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c'erano costrizioni."

-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue,e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi,anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)

-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?[/b]


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Graffio
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Posted - 26 November 2006 :  14:26:24  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando




«È indubbio che se la scienza ha ragione, le conseguenze per il nostro pianeta saranno letteralmente catastrofiche. E la catastrofe non avverrà in un futuro fantascientifico, fra molti anni, ma proprio adesso». Sono queste le parole pronunciate dal primo ministro britannico Tony Blair nel corso della presentazione della relazione sul cambiamento climatico.

Il documento, noto come «Stern Review», dal nome dell'autore Sir Nicholas Stern, lancia un deciso avvertimento sui probabili effetti del cambiamento climatico se il mondo continuerà a seguire un approccio «business as usual (scenario immutato)», ma mette altresì in risalto le azioni da intraprendere per ridurne l'impatto. La relazione ridimensiona inoltre la teoria secondo cui la riduzione delle emissioni danneggia la competitività.

L'attuale livello di gas a effetto serra presenti nell'atmosfera è equivalente a circa 430 parti per milione (ppm) di CO2. Un confronto con il periodo precedente la Rivoluzione industriale, quando lo stesso livello era di 280 ppm, rivela quanto sia cambiata la situazione in termini di emissioni. Queste concentrazioni hanno già provocato un innalzamento della temperatura mondiale di oltre 0,5 °C e, secondo la relazione, favoriranno un ulteriore riscaldamento di mezzo grado nei prossimi decenni a causa dell'inerzia del sistema climatico.

Anche se il flusso annuo di emissioni non aumentasse oltre il tasso odierno, i livelli dei gas a effetto serra raggiungerebbero entro il 2050 valori doppi rispetto al periodo preindustriale, arrivando a 550 ppm. Poiché il flusso annuo di emissioni sta accelerando proprio mentre le economie a elevata crescita investono in infrastrutture ad alta intensità di carbonio e la domanda di energia e di trasporti è in forte espansione, il livello di 550 ppm potrebbe essere raggiunto già nel 2035.

È difficile prevedere l'impatto preciso che potrebbe avere sulle temperature globali, ma i modelli suggeriscono un aumento superiore a 2 °C.

Il riscaldamento comporterà lo scioglimento dei ghiacciai che causerà, a sua volta, un aumento del rischio di inondazioni e la diminuzione delle risorse di acqua dolce, il declino dei raccolti agricoli, la malnutrizione e l'emergenza caldo, la diffusione di malattie trasmesse attraverso vettori come la malaria e la febbre dengue, nonché l'estinzione del 15-40% delle specie.





Saranno i paesi più poveri a subire le conseguenze più drammatiche, ma l'Occidente non sarà immune dalle catastrofi naturali. Si prevede che negli USA l'incremento della velocità del vento degli uragani, calcolato fra il 5% e il 10% e dovuto all'innalzamento della temperatura dei mari, farà quasi raddoppiare i costi annuali di copertura dei danni. Nel Regno Unito, le perdite annue dovute alle inondazioni potrebbero passare dall'attuale 0,1% del PIL ad un valore compreso fra lo 0,2% e lo 0,4% se le temperature saliranno di 3 o 4 °C. Le ondate di caldo, come quelle registrate in Europa nel 2003, che sono costate la vita a 35 000 persone e che hanno provocato danni per circa 12 Mrd EUR all'agricoltura, diventeranno comuni entro la prima metà di questo secolo.






«Questioni come questa continueranno a essere al centro di discussioni, in parte perché le implicazioni sono spaventose», ha affermato Blair. «Ma è indiscutibile che le prove scientifiche del riscaldamento globale provocato dalle emissioni dei gas a effetto serra siano adesso schiaccianti».

Sebbene i risultati delle azioni adottate oggi potrebbero non essere visibili per molti anni, non è troppo tardi per rallentare il riscaldamento globale. La relazione Stern illustra quattro modi per fare diminuire le emissioni dei gas a effetto serra: riduzione della domanda di beni e servizi ad elevata emissione; incremento dell'efficienza; azione sulle emissioni di carattere non energetico, ad esempio evitando la deforestazione; passaggio a tecnologie a bassa intensità di carbonio per l'energia elettrica, il riscaldamento e i trasporti.

Nessuno di questi percorsi deve incidere sulla competitività, chiarisce la relazione: «Nonostante il modello storico e le proiezioni [business as usual], il mondo non ha bisogno di scegliere fra la prevenzione del cambiamento climatico e la promozione di crescita e sviluppo. Scelte diverse a livello di tecnologie energetiche e la struttura delle economie hanno ridotto la dipendenza delle emissioni dalla crescita del reddito, in particolare in alcuni dei paesi più ricchi.»

La relazione raccomanda un portafoglio di tecnologie: «È molto improbabile che un'unica tecnologia favorisca tutte le necessarie riduzioni di emissioni, perché tutte le tecnologie sono soggette a limiti ed esiste un'ampia gamma di attività e settori che generano emissioni di gas a effetto serra.» La relazione aggiunge inoltre che non è ancora stato appurato quali saranno le tecnologie più economiche.

Sir Nicholas Stern riconosce che il settore privato è il motore più importante dell'innovazione, ma invita i governi a intervenire maggiormente per incoraggiare la ricerca e sviluppo (R&S) e la collaborazione internazionale in materia di ricerca. «La cooperazione nel campo della tecnologia consente di condividere i rischi, di premiare e far progredire lo sviluppo della tecnologia, nonché di coordinare le priorità», scrive.

«Un portafoglio globale che emerge dalle priorità nazionali in materia di R&S e dal sostegno alla diffusione potrebbe non essere sufficientemente diversificato e non è escluso che attribuisca scarsissimo peso ad alcune tecnologie che rivestono invece una particolare importanza per i paesi in via di sviluppo, come ad esempio la biomassa», si legge nel documento. La relazione prosegue raccomandando la conclusione di accordi multilaterali formali in materia di ricerca, nonché di accordi informali atti a favorire una maggiore cooperazione e un miglior collegamento fra i programmi nazionali.

Il Cancelliere dello scacchiere britannico, Gordon Brown, ha già in mente obiettivi ambiziosi per le nuove tecnologie. «Prendiamo ad esempio i biocarburanti: sono fermamente deciso a diffondere l'uso di biocarburante proveniente da olio di palma, olio di colza, soia e zucchero, e poi, alla fine, ad incentivare l'uso di biocarburanti cellulosici e, potenzialmente, anche dell'idrogeno per sostituire il petrolio e il diesel con energie a bassa o nulla emissione di carbonio», ha dichiarato nel corso della presentazione della relazione. Ha annunciato la creazione di una nuova task force comune con Brasile, Sudafrica e Mozambico incaricata di promuovere lo sviluppo di biocarburanti regionali sostenibili.

«Ma abbiamo intenzione di andare oltre», ha aggiunto Brown. «Nei futuri bilanci, promuoveremo anche la prossima generazione di biocarburanti cellulosici, in modo che, grazie a questi e ad altri incentivi finalizzati alla riduzione delle emissioni, all'istituto della tecnologia energetica per promuovere l'innovazione, e alla stipulazione di accordi internazionali per acquisire il consenso, la Gran Bretagna sia all'avanguardia raggiungendo una crescita elevata e un'economia a bassa intensità di carbonio. Il cambiamento climatico non rappresenta quindi solo una sfida, ma anche un'opportunità».


Blair ha concluso la sua presentazione con un invito ad agire. «Sappiamo cosa sta accadendo e ne conosciamo le conseguenze per il pianeta. Siamo consapevoli adesso che un'azione urgente impedirà la catastrofe e che gli investimenti in tal senso ci torneranno utili nel tempo. Non riusciremo a giustificare il nostro fallimento alle generazioni future».





-Cordis- Domenica 26 novembre 2006

















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"Io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c'è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c'erano costrizioni."

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Graffio
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Posted - 09 December 2006 :  17:11:37  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando




La Muraglia in mongolia






Scritto da - Agenzia AsiaNews-

Il governo vuole costruire una barriera lunga 3mila chilometri per bloccare la desertificazione e
l’inquinamento provocato dalle tempeste di sabbia.

Una “muraglia” lunga 3mila chilometri, composta di pini, salici, ginepri, biancospini ed altri alberi, che attraversi il deserto lungo i confini con la Cina. Si presenta in questi termini il progetto della Mongolia che, secondo il The Wall Street Journal, dovrebbe costare almeno 150 milioni di dollari ed essere portato a compimento in una trentina d’anni
Il progetto della “muraglia verde”, che evoca la Grande muraglia costruita dai cinesi proprio per fermare i mongoli, nasce alla scopo di fermare la crescente desertificazione che sta colpendo la Mongolia. Con la “muraglia verde”,



Ulan Bator vuole “proteggere se stessa ed il mondo intero da un problema estremamente serio: la polvere del deserto del Gobi, raccolta dalle tempeste dell’Asia centrale, viene trasportata verso oriente”, con conseguenze che vengono avvertite in Cina ed in Corea. Tracce della polvere del deserto sono state trovate anche in Kansas.








Per i Paesi confinanti, però, le nuvole di sabbia del deserto del Gobi significano cieli oscurati, a volte fino alla chiusura di aeroporti e malattie respiratorie.

Il problema della desertificazione significa per la Mongolia 140mila chilometri quadrati di territorio inutilizzabile, 683 corsi d’acqua che si sono seccati negli ultimi anni, la diminuzione del 10% delle precipitazioni, rispetto al 1940.

Così, la “muraglia verde” è divenuta per i mongoli una necessità: negli ultimi due anni hanno già piantato 360mila alberi.










-Dovremmo capire tutti quanto sia ormai urgente mettere da parte le differenze
ed unirci. Questo e' un sito d'amore e di rispetto e tutti dobbiamo comprenderne
l'importanza. Non solo comprendere ma anche fare i cambiamenti di cui abbiamo
bisogno perche' domani sia l'inizio di un futuro radioso per tutti noi.


-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue,e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi,anche nei momenti peggiori. (Luis Sepùlveda)


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Graffio
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Posted - 01 January 2007 :  16:43:31  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


E' il primo anello della cataea alimentare marina



Il fitoplankton scompare per l'effetto serra

Lo rivelano sensori satellitari. Pericolo per le forme di vita negli oceani, ma anche per il livello di anidride carbonica atmosferica




Il fitoplankton, piante microscopiche galleggianti che costituiscono il primo anello della catena alimentare marina, sta perdendo progressivamente sostanze nutrienti a causa del surriscaldamento della superficie degli oceani. Lo ha scoperto un gruppo di oceanografi americani grazie ad osservazioni effettuate attraverso sensori montati su satelliti della Nasa. La notizia, pubblicata su Nature del 7 dicembre 2006, è accompagnata da un allarme: meno fitoplankton, meno cibo per i pesci e quindi impoverimento della vita marina; ma anche più anidride carbonica in atmosfera e, in ultima analisi, ancora più caldo.




-STRATI D'ACQUA SEPARATI -
«Siamo di fronte a un'ulteriore evidenza degli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi terrestri - hanno dichiarato Gene Carl Feldman del Goddard Space Flight Center della Nasa e Michael Behrenfeld, della Oregon State University, due fra gli autori della ricerca-. Il nostro studio dimostra che con il riscaldarsi del clima, i tassi di concentrazione del fitoplankton scendono. Il fenomeno è dovuto al crearsi di una separazione fra gli strati superficiali delle acque dove vive il fitoplankton, che diventano più caldi e meno densi, e gli strati sottostanti più freddi e densi che contengono le sostanze di cui si nutre. Questa stratificazione sta creando una vera e propria barriera all'alimentazione del fitoplankton ed è la causa del suo declino, da noi osservato in varie aree oceaniche per mezzo di sensori montati sui satelliti artificiali».


-PRIMO ANELLO DELLA CATENA ALIMENTARE MARINA
- Poiché il fitoplankton costituisce il primo anello della catena alimentare marina, cioè il cibo di cui si nutrono molti pesci, è evidente che un consistente calo della sua concentrazione porterebbe inevitabilmente a contraccolpi negativi in tutta la vita negli oceani. Ma gli scienziati sono altrettanto preoccupati per gli effetti climatici che l'eventuale accentuarsi del fenomeno avrebbe sul ciclo dell'anidride carbonica (CO2). Attualmente, infatti, il fitoplankton oceanico svolge all'incirca la stessa quantità di processi di fotosintesi delle piante terrestri, sottraendo ogni giorno all'atmosfera circa 100 milioni di tonnellate di CO2. Una riduzione del fitoplankton oceanico farebbe crescere ulterioremente le concentrazioni di CO2 atmosferica e, di conseguenza, le temperature medie. Si innesterebbe così il temuto processo di auto-esaltazione del riscaldamento globale. La distribuzione e le concentrazioni di fitoplankton negli oceani sono costantemente monitoriate da diversi satelliti ambientali come «Orbview» e «Aqua», dotati di sensori capaci di rilevare l'attività clorofilliana dei microrganismi vegetali marini di superficie.







Franco Foresta Martin


……………










Le città italiane soffocano nello smog
Verona e Palermo al top per le polveri sottili





ROMA - Le città italiane soffocano. Per 206 giorni i limiti di legge alla presenza di sostanze inquinanti nell'aria sono stati sforati a Palermo, per 183 a Verona, per 162 a Torino, per 159 a Padova e per 156 a Venezia. E poi 152 giorni a Milano e 125 a Roma: è questo il quadro inquietante che Legambiente ha elaborato partendo dai dati rilevati dalla centraline per il monitoraggio dello smog, a cominciare dalle micidiali polveri sottoli, nelle maggiori citta' italiane.

Il numero di sforamenti della soglia consentita dalla legge (che fissa, dal 2005, il valore limite medio giornaliero per le polveri sottili a 50 mg/mc, che può essere superato al massimo per 35 giorni all'anno), è impressionante.

Sul banco degli imputati tornano dunque le automobili. Secondo il rapporto della Commissione Nazionale Inquinamento atmosferico del ministero dell'Ambiente, infatti, a Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo il traffico contribuisce per ben il 70% delle emissioni di pm10. La seconda fonte è il riscaldamento, che varia da un contributo del 26% al Nord all'8% al Sud.

Negli ultimi dieci anni, inoltre, le emissioni di anidride carbonica da trasporto stradale sono aumentate del 18%, contribuendo nel 2004 a più del 22% del totale nazionale di emissione del più abbondante gas serra.


Magra consolazione è che all'estero stanno anche peggio. Solo Saragozza in Spagna, Tampere e Turku in Finlandia non hanno mai superato i limiti europei per nessuno dei tre inquinanti NO2 (biossido di azoto), O3 (ozono) e PM10 (polveri sottili). Le situazioni peggiori si registrano invece a Londra e Parigi, rispettivamente con presenze di polveri sottili pari a 110 mg/mc e 104 mg/mc.





Contro questo quadro drammatico Legambiente ha deciso di rilanciare la sua campagna Mal'Aria per "ridurre il numero di veicoli in circolazione incrementando il trasporto pubblico" e "migliorare non solo l'aria ma anche la qualità della vita nei centri urbani e la salute dei cittadini". L'iniziativa dell'associazione ambientalista prevede iniziative in tutta Italia con blitz di protesta, biciclettate in mascherina anti-smog, cordoli umani sulle corsie preferenziali, monitoraggio delle infrazioni da traffico, lotta ai Suv, "sciopero del respiro" e mobilitazione dei pedoni.


WWF/Corriere Della Sera/Legambiente

(/Dicembre 2006/)



…………………….







Il WWF lancia nel 1994 l'allarme sul fenomeno dei cambiamenti climatici.
Ma in quegli anni l'opinione pubblica non era ancora convinta della gravità del problema. Sembrava una minaccia del futuro, qualcosa di poco tangibile e lontano dalla quotidianità di ognuno. Non era così







Oggi è chiaro che i cambiamenti climatici e dunque il riscaldamento globale, stanno minacciando interi ecosistemi, mettendo a repentaglio anche la nostra vita a causa dell'aumento dell'intensità e della frequenza dei cosiddetti "eventi climatici estremi" (uragani, alluvioni, ondate di caldo, ecc.).
Dall'aumento di temperatura all'innalzamento del livello dei mari, dalla desertificazione allo scioglimento dei ghiacciai, l'allarme è ormai ad altissimo livello.
L'entità del fenomeno e la gravità degli impatti previsti hanno portato il mondo scientifico ad ipotizzare la necessità di una sorta di Nuova Rivoluzione Industriale basata sulla progressiva rinuncia a quelle risorse che, pur avendo guidato lo sviluppo tecnologico sino ai nostri giorni, possono essere considerate la principale causa dei mutamenti climatici: i combustibili fossili.
Per evitare, infatti, che il clima del nostro pianeta nell'arco di pochi decenni possa entrare in una crisi irreversibile, tale da rendere impraticabile ogni possibilità di adattamento per gran parte dell'umanità e delle altre specie viventi è necessario ridurre entro il 2050 (2025-2055) le emissioni di anidride carbonica (CO2) e degli altri gas climalteranti dell'80%.
Il recente rapporto Ranking Power sottolinea come in tutto il mondo l'industria dell'energia elettrica, bruciando combustibili fossili, in particolar modo petrolio e carbone, generi il 37% di tutte le emissioni di CO2 di cui è responsabile l'uomo.






Con la campagna "Power Switch! Cambiare energia si può" il WWF sfida, quindi, il settore dei produttori di energia - ed i politici che dovrebbero impostarne il quadro strategico - a liberarsi delle emissioni di CO2 entro il 2050 per mezzo di una Nuova Rivoluzione industriale fondata su efficienza energetica e fonti di energia rinnovabile e pulita.

Anziché guardare nostalgicamente al passato, spaventati dalle minacce che gravano sul futuro il nostro Paese ha i mezzi e le risorse umane per accettare la sfida. Nascondere la testa nella sabbia, infatti, non può che portarci a subire le peggiori conseguenze dei cambiamenti climatici. Oppure, se altri paesi agiranno per noi, a pagare nei prossimi decenni elevatissimi costi economici legati ad una crescente arretratezza tecnologica.

……………………………………








I cambiamenti climatici sono i principali imputati di uno stravolgimento che potrebbe portare a 50 milioni di rifugiati ambientali entro il 2010.


Juma Njunge Macharia 81 anni, agricoltore, proviene da un villaggio 100 km a ovest di Nairobi, Kenya.
“Quando ero giovane la stagione delle piogge iniziava a metà aprile, ma ora si è spostata a giugno quando solitamente finiva. Il regime delle piogge è imprevedibile e inaffidabile. A causa di questo è molto difficile pianificare ogni attività agricola”.

Nelly Damaris Chepkoskei, 50 anni, agricoltore vive in un villaggio nell`ovest del Kenya.
“Qui nel distretto di Kericho di solito le piogge erano distribuite durante l`anno. Ricordo chiaramente che la mia famiglia celebrava il Natale sotto pesanti piogge, ora a Natale non piove più”.





-Rajabu Mohammed Soselo, 62 anni, pescatore, vive in un villaggio a 18 km a nord della capitale della Tanzania Dar Es Salaam.
“Come pescatore ho sempre avuto un occhio attento per il mare e le spiagge. Quello che ho visto succedere alla spiaggia di Kunduchi mi ha allarmato molto, praticamente non esiste più. Ora la costa è più vicina al villaggio con drammatiche conseguenze. Ad esempio una moschea e 5 abitazioni sono state portate via dal mare negli anni”.






-Juma Njunge Macharia, Nelly Damaris Chepkoskei, Rajabu Mohammed Soselo
hanno raccontato ciascuno la propria esperienza, testimoni oculari di piogge che scarseggiano, spiagge che scompaiono, innalzamento del livello del mare. I cambiamenti climatici hanno, in continenti come l’Africa, conseguenze sulla sopravvivenza stessa delle popolazioni costrette sempre più spesso a lasciare i villaggi e le terre di origine, a diventare rifugiati del clima. Persone che non sono più in grado di assicurare la sopravvivenza nelle proprie terre a causa di siccità, erosione del suolo e conseguente perdita di terreno coltivabile, desertificazione, deforestazione, alterazioni della disponibilità d’acqua e di cibo, aumento della mortalità a causa di malattie o epidemie provocate dalle alterazioni del clima.






-“Il clima è uno dei fattori di crisi per i paesi in via di sviluppo, incide sulle disponibilità di cibo, acqua e terra
ha dichiarato Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia -“Anche le zone umide sono a rischio e se si pensa che più di 200 milioni di persone vivono nella loro prossimità, o su quelle costiere ecco che lo scenario futuro si fa molto preoccupante. Il primo censimento completo e globale disponibile, eseguito nel 1995, ha rivelato i primi dati sui rifugiati ambientali: 25 milioni di persone. E’ stima ormai corrente che i rifugiati ambientali possano raddoppiare e raggiungere i 50 milioni entro il 2010.





Il problema dei rifugiati ambientali sta diventando una delle maggiori crisi mondiali dei nostri tempi. Per ora è trattato come una preoccupazione periferica o comunque confinata e circoscritta e specifici paesi e situazioni, ma i paesi industrializzati non possono isolarsi dalle situazioni di stress e disastri nei paesi in via di sviluppo.

In Kenya, ad esempio, negli ultimi 10 anni la superficie agricola altamente produttiva si è ridotta di un terzo ed è stata soppiantata da zone aride e semi aride. Queste ultime non riescono nemmeno più a sostenere le attività estensive di allevamento di bestiame delle popolazioni nomadi del distretti del Nord. Questo si è tradotto in un’accelerazione forzata dei processi di urbanizzazione non pianificata, non controllata.




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-Non fare funzionare la tua lavatrice nelle ore di maggior consumo energetico (9-18 giorni feriali). In quelle ore infatti la rete elettrica è già ampiamente sfruttata. Mentre in ore serali e notturne le centrali elettriche lavorano a vuoto: poiché non possono essere spente, producono elettricità che non viene utilizzata!


-Spesso anche nei frigoriferi nuovi è presente il CFG, uno dei gas dannosi per l'atmosfera e per la fascia dell'ozono. Fai attenzione perciò a non comprarne uno che abbia tale gas refrigerante: perché poi quando si tratterà di cambiarlo, si porrà il problema del suo smaltimento.


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L'Abate del monastero Tengboche, Nepal




Ngawang Tenzing Jangpo
L'Abate del monastero Tengboche, Ngawang Tenzing Jangpo, è il monaco più venerato in Khumbu, Nepal. Vive in questo luogo da oltre trent'anni ed è stato testimone delle inondazioni dovute allo straripamento dei laghi a causa dello scioglimento dei ghiacciai.


"La temperatura media della terra si sta alzando. Non è una cosa naturale."

"Le persone stanno diventando materialiste e non si preoccupano delle sorti del pianeta."

"Scalare l'Everest è diventata una moda. Tutte le persone vogliono raggiungere la vetta. E potete capire anche da soli come scalare l'Everest oggi sia diventato così semplice. Ho sentito che sono in grado di farlo addirittura in otto ore!"

"I ghiacciai si stanno ritirando con estrema rapidità."

"E' arrivato il momento che gli abitanti del Nepal comincino a dipendere meno dagli stranieri. Perché abbiamo bisogno che gli stranieri arrivino qui e ci dicano che i nostri ghiacciai si stanno sciogliendo?"

"La soluzione per le persone che vivono in Himalaya non consiste nello spostarsi verso le città, dove potrebbero incontrare maggiori problemi. Kathmandu deve già affrontare il problema della mancanza d'acqua. Se non salviamo Khumbu, oggi, l'acqua fresca a nostra disposizione terminerà ed il problema non potrà essere risolto in futuro".

"Non possiamo restare indifferenti di fronte ai problemi
dell'umanità."

















www.wwf.it








-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra.Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia.Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra.L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo.Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.

-Entrò nella stanza e si avvicinò al letto.
“Hello,caro”disse.Era fresca e giovane e bellissima.
Pensai che non avevo mai visto nessuna così bella.
“Hello “dissi.Quando la vidi mi innamorai di lei.
Mi sentii sconvolto.Guardò la porta,vide che non c’era nessuno,
allora si sedette su un lato del letto e si curvò a baciarmi.
La tirai giù e la baciai e le sentii battere il cuore.


Hemingway -Addio alle Armi-

-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla.E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta

Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-

-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue,

e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi,anche nei momenti peggiori.
(Luis Sepùlveda)



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vocio_y_soledad
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Posted - 05 January 2007 :  00:22:33  Vedi Profilo Send vocio_y_soledad a Private Message  Rispondi quotando
Molto interessante........

Gabry
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Graffio
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Posted - 02 February 2007 :  20:29:51  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando


“Si definisce guerra ambientale la modifica intenzionale, o la manipolazione, del sistema ecologico che interessa il clima e i fenomeni metereologici, gli strati dell'atmosfera terrestre quali la ionosfera e la magnetosfera, il sistema della tettonica a zolle, e/o può innescare eventi sismici (terremoti) per provocare, a un bersaglio ben definito per ubicazione geografica, una volontaria distruzione fisica, economica e psico-sociale, prevista da una strategia di guerra”.

(Eco News)





HAARP, UN'ARMA CLIMATICA

a cura di Tom Bosco/Nexus Italia(Dicembre 2006)

[red]Russi e cinesi denunciano: esperimenti per condizionare il tempo[/red+




«La tecnologia è come un paio di scarpe magiche ai piedi di una bambola meccanica dell’umanità. Dopo che la molla è stata caricata dagli interessi commerciali, la gente può solamente danzare, volteggiando vorticosamente al ritmo che le scarpe stesse hanno stabilito».


Queste efficaci parole sono tratte dal libro: «Guerra senza limiti», scritto da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui.
Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo.
Essi accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della Natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge.
Tutto ciò sembra fantascienza, ma Qiao e Wang hanno forse ragione nell’includere la «guerra ecologica» tra le 24 forme di conflitto da essi elencate.


Minacce invisibili

Ebbene il 15 gennaio 2003, il sito della «Prava» ha ospitato un inquietante articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program, cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza».
In pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana.
Solomatin ha voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su un problema già sollevato dai Russi.
Quelle antenne sono forse il prototipo di un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità?
Il deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP.





Anche in Germania, le inondazioni dello scorso anno sono sembrate a qualcuno troppo disastrose.
Così due giornalisti tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf, hanno vagheggiato in un loro articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale «Raum und Zeif», che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa Centrale possano essere legati all’HAARP.
La Russia aveva dato l’allarme quasi un anno fa.
Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti elettromagnetici.
Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America.
Parole schiette e scomode: «Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza.
Il significato di questo salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».


-La parola agli americani

Il sito ufficiale del programma HAARP ci presenta un’innocente stazione scientifica dove gli scienziati sondano via radio quelle regioni dell’alta atmosfera preannuncianti lo spazio esterno, cioè la ionosfera e la magnetosfera.
I titoli dei paragrafi esplicativi del sito sono peraltro scritti a mo’ di domande («Cos’è HAARP?», «Perché è coinvolto il Dipartimento della Difesa?», ecc.)
Nel paragrafo titolato «HAARP è unico?», ci si affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio EISCAT, anche se le loro apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia, sono dei radar «incoerenti».


Ma veniamo ai dettagli.
Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell’Air Force e a partire dall’anno seguente venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180.

Ognuno di questi piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la «banda bassa» da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la «banda alta» da 7 fino 10 MegaHerz.
Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350 Km, grazie alla loro grande potenza.
A pieno regime, l’impianto richiede 3.6 MegaWatt (la potenza di 100 automobili), assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l’uno.
Scopo ufficiale di queste installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni.
Come si sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne.
È per questo, ad esempio, che di notte ci è possibile ascoltare alla radio le stazioni AM di molti Paesi stranieri, dato che la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare la curvatura terrestre.


-Guerre di radioonde

Secondo lo stesso principio è plausibile che le irradiazioni delle antenne HAARP possano rimbalzare fino a colpire gli strati bassi dell’atmosfera sopra un Paese distante migliaia di chilometri.
Ed interferire quindi con i fenomeni meteorologici. Certamente si tratta di mere ipotesi.
Comunque, un uso militare dell’HAARP è ammesso dalla Federazione Scienziati Americani.
Un uso, tuttavia, non distruttivo, ma solo di ricognizione.
Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe «vedere ciò che succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee di Stati avversi.
Al di là di ciò, la «guerra ecologica» appare terribilmente possibile da oltre vent’anni.
Già nel 1976 l’Enciclopedia Militare Sovietica ventilava il rischio che gli Stati Uniti, per via elettromagnetica o per via astronautica, potessero modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra l’URSS.
L’Unione Sovietica si accordò così con gli USA perché fosse proibito l’uso dei cambiamenti climatici ambientali.
A livello ONU, ciò fu ribadito con la convenzione ENMOD (Environmental Medifications), entrata in vigore il 5 ottobre 1978.
Ma pochi anni dopo, negli Stati Uniti, lo scienziato considerato il padre dell’HAARP ideava un sistema volto apertamente a controllare i fenomeni meteo.
L’11 agosto 1897 il dott. Bernard Eastlund brevettava con numero di «patente» 4,686,605 il suo «Metodo e apparato per l’alterazione di una regione dell’atmosfera, della ionosfera o della magnetosfera».


Il fantasma di Tesla

Si dice che Eastlund, fisico del MIT si sia ispirato ai lavori del grande genio Nikola Tesla (1856-1943), (vedi biografia) lo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884.
A Tesla dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell’elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase (mentre Edison era rimasto arroccato sulla corrente continua).
Inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell’energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre.

Nikola Tesla
Quando Tesla morì, l’8 gennaio 1943, gli agenti dell’FBI diedero la caccia a tutti i suoi progetti, su cui si favoleggiò a lungo.
D’altra parte lo stesso Tesla aveva parlato persino di raggi della morte, efficaci fino a 320 km di distanza.
Non sappiamo esattamente quanto vi sia di Tesla nei progetti del dott. Eastlund e nell’HAARP.
Fatto sta che negli anni Novanta Eastlund fondò una sua compagnia, la Eastlund Scientific Enterprise, che fra le attività menzionate sul suo sito web comprende tanto la partecipazione al programma HAARP, quanto l’esplicita ricerca nel campo delle modificazioni meteorologiche.
Che dire? Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da rabbrividire alle loro frasi: «Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura e la composizione atmosferica, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico della terra o si crea un’ecologia locale alternativa. Forse, presto, un effetto El Nino creato dall’uomo diverrà una superarma nelle mani di alcune nazioni e/o organizzazioni non-statali».


-Nuovi Mondi Media-





-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra.Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia.Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra.L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo.Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.

-Entrò nella stanza e si avvicinò al letto.
“Hello,caro”disse.Era fresca e giovane e bellissima.
Pensai che non avevo mai visto nessuna così bella.
“Hello “dissi.Quando la vidi mi innamorai di lei.
Mi sentii sconvolto.Guardò la porta,vide che non c’era nessuno,
allora si sedette su un lato del letto e si curvò a baciarmi.
La tirai giù e la baciai e le sentii battere il cuore.


Hemingway -Addio alle Armi-

-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla.E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta

Kierkegaard -Diario Di Un Seduttore-

-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue,

e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi,anche nei momenti peggiori.
(Luis Sepùlveda)



-Che ne sapete se un qualunque uccello che taglia le strade dell'aria non è un immenso mondo di delizia chiuso dai vostri cinque sensi?


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Graffio
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Posted - 17 February 2007 :  11:15:22  Vedi Profilo Send Graffio a Private Message  Rispondi quotando







la Foresta del Paradiso






L'Indonesia ospita una delle più favolose foreste millenarie:100 milioni di ettari di foreste ricchissime di specie animali e vegetali. Esse vanno dalle foreste sempreverdi di pianura di Sumatra e Kalimantann alle foreste stagionali monsoniche di Nusa Tenggra, alle foreste montagnose di Jaya (o Papua), senza contare la vasta estensione di foreste costiere di Mangrovie, per una superficie stimata di 4,25 milioni di ettari.[/purple+




Le foreste tropicali dell'Indonesia, della Nuova Guinea e dei contigui arcipelaghi formano la Foresta del Paradiso delle isole del Pacifico. Ricca da sempreverdi pluviali come le mangrovie la Foresta del Paradiso è un insieme di foreste umide e costiere, di foreste pluviali di pianura, di foreste monsoniche e di foreste di cedui [ nelle regioni montagnose ]. Come altre foreste primarie, la Foresta del Paradiso delle isole del Pacifico offre riparo ad una biodiversità incredibilmente ricca che comprende piante ed animali unici: oltre 500 specie di mammiferi, 1.600 specie di uccelli, oltre a circa 30.000 specie di piante superiori, il tesoro biologico dell'Indonesia, il fibre gigante di rafflesia, in grado di crescere fino a un metro, e oltre 2.000 specie di orchidee.







Delle 43 specie conosciute dell'uccello del paradiso, 38 si trovano nella sola Nuova Guinea. Le residue foreste millenarie dell'Indonesia offrono rifugio alle ultime popolazioni di orango, uno degli animali più vicini all'uomo,



e al rinoceronte di Sumatra e Java che un tempo popolava tutto il Sud-est asiatico.



La ricchezza culturale di questa foresta è stupefacente tanto quanto le sue meraviglie naturali: nella sola Nuova Guinea si parlano più di 800 lingue, un terzo di tutte le lingue del mondo. Molte di queste culture dipendono dalla foresta: il loro futuro e il futuro della foresta sono intimamente legati.



L'Indonesia e la Nuova Guinea hanno già perso il 60-72% delle loro Foreste, mentre nella regione, la produzione di legno, tra il 1996 e il 1998, è cresciuta del 25% rispetto al decennio precedente. In queste regioni taglio illegale e corruzione rimangono pratiche diffusissime nell'industria del legno: si stima che in Indonesia quasi il 90% del legno grezzo prodotto per le segherie locali sia estratto illegalmente, mentre in Papua Nova Guinea il governo non fa rispettare la legge forestale. Taglio illegale e violazione dei diritti delle comunità locali vanno di pari passo. La forte penetrazione dell'illegalità nel settore forestale della Papua Nuova Guinea è stata recentemente confermata da due studi commissionati rispettivamente dalla Banca Mondiale e del Governo Britannico.






[purple]Non comprare prodotti in ramino
Acquistare prodotti in ramin sostiene il crimine organizzato in Indonesia e minaccia l'estinzione degli Oranghi.






Il Ramin – o Ramino - [ Gonystylus spp.] è un albero tropicale che cresce nelle torbiere e nelle paludi di acqua dolce in Borneo, Sumatra e nella penisola malaysiana. Viene utilizzato per diverse applicazioni di alto valore, tra cui i mobili, battiscopa, aste, cornici, rivestimenti di infissi, nautica, modellismo ecc.
Il legno del ramino - venduto sui mercati internazionali ad un prezzo di oltre 1.000 dollari al metro cubo - é uno dei legni più preziosi. Secondo la comunità scientifica l'orango rischia di estinguersi nei prossimi cinque anni. Il suo ultimo habitat - il parco nazionale di Tanjung - è infatti assediato dai cacciatori di Ramino. Circa l'80% delle foreste che l'Orangotango abitava sono state già distrutte negli ultimi venti anni. Negli ultimi 10 anni il numero di esemplari di Orango si è dimezzato, e ora questo grande primate, uno dei più vicini parenti dell'uomo, rischia di scomparire per sempre a causa del taglio illegale di legno di Ramino. Grazie ad una campagna di Greenpeace, il ramino è ora protetto dalla convenzione internazionale CITES. Ma il traffico illegale continua ed è bene evitare questo legno.











http://www.greenpeace.org/italy/



















-Noi sappiamo che la Terra non appartiene all’uomo,è l’uomo che appartiene alla Terra.Questo sappiamo.Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia.Tutto è connesso.Quello che accade alla Terra,accade ai figli della Terra.L’uomo non ha tessuto la trama della vita,in essa egli non è che un filo.Qualsiasi cosa egli faccia alla trama la fa a se stesso.

-Entrò nella stanza e si avvicinò al letto.
“Hello,caro”disse.Era fresca e giovane e bellissima.
Pensai che non avevo mai visto nessuna così bella.
“Hello “dissi.Quando la vidi mi innamorai di lei.
Mi sentii sconvolto.Guardò la porta,vide che non c’era nessuno,
allora si sedette su un lato del letto e si curvò a baciarmi.
La tirai giù e la baciai e le sentii battere il cuore.


Hemingway -Addio alle Armi-

-Non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla.E' sol questione di fortuna trovarne una degna di essere sedotta

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-Ammiro chi resiste,chi ha fatto del verbo resistere carne,sudore,sangue,

e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere,e vivere in piedi,anche nei momenti peggiori.
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