Questa sezione vorrei dedicarla ai balli, da quelli antichi a quelli più moderni- magari correlandoli di una breve storia sulla loro origine e aggiungendo immagini e video- In pratica un viaggio attraverso la musica ballabile di tutti i Paesi e tempi!
Spero sia un idea che vi piaccia Iniziamo col:
TANGO ARGENTINO
Il tango è un ballo, e un genere musicale, per lo più in tempo binario, originario della regione del Río de la Plata tra Argentina e Uruguay come espressione popolare, e artistica, che comprende musica, danza, testo e canzone. Uno degli strumenti caratteristici del tango è il bandoneón (fisarmonica). Pur essendo il tango tradizionale una musica molto sincopata, non si utilizzano nell'esecuzione strumenti a percussione, e gli strumenti utilizzati vengono suonati in modo del tutto particolare per dare forti accenti di battuta e segnature ritmiche. I nomi dei maggiori compositori di musica a partire dai primi anni del Novecento fino all’età d’oro, quella degli anni '30 e '40, Aníbal Troilo, Juan D'Arienzo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro, Enrique Delfino, sono tutti figli d’italiani (gli argentini in generale sono figli d'immigranti, e l'urgenza di trovare una propria identità spinse il Tango alla sua comparsa non solo come semplice musica ma come un pensiero che si balla). Lo stesso compositore e direttore d'orchestra Astor Piazzolla aveva i nonni italiani, pugliesi da parte di padre, toscani da parte di madre.
Il tango è un ballo basato sull'improvvisazione, caratterizzato da eleganza e passionalità. Il passo base del tango è il passo in sé, dove per passo s'intende il normale passo di una camminata. La posizione di ballo è un abbraccio frontale più o meno asimmetrico, a seconda dello stile, in cui l'uomo con la destra cinge la schiena della propria ballerina e con la sinistra le tiene la mano, creando quindi una maggiore distanza tra la spalla sinistra dell'uomo e la destra della donna. Poche regole semplici dettano i limiti dell'improvvisazione: l'uomo guida, la donna segue. Fondamentalmente è l'uomo che chiede con un linguaggio puramente corporeo alla propria ballerina di spostarsi. Tuttavia, per motivi didattici sono state introdotte delle sequenze con passi predefiniti, come la Salida basica. Il tango argentino è caratterizzato da tre ritmi musicali diversi ai quali corrispondono altrettante distinte tipologie di ballo: Il Tango, la Milongae il Tango vals (Vals criollo). Musicalmente il Tango ha un tempo di 4/4 o 2/4, come la Milonga, mentre il Tango Vals, che deriva dal Valzer ha tempo 3/4. I ballerini di tango praticano differenti stili, facenti capo a grandi interpreti delle sue fasi storiche, o ai quartieri di Buenos Aires o cittadine nella sua vicinanza, dove si sono contraddistinti. Alcuni stili di ballo sono: Apilado, Milonguero, fantasia, salòn, show, Avellaneda, Villa Urquiza, nuevo. Alle origini del tango argentino troviamo il "Canyengue", intorno al 1880. Tipici i movimenti rapidi e corti (arraballero). Soppiantato negli anni quaranta. Lo stile milonguero è caratterizzato da un abbraccio stretto e movimenti contenuti e adatti agli spazi ristretti. Uno stile sobrio, semplice e passionale. I ballerini spesso si appoggiano l'uno all'altro e l'asse individuale viene sostituito da un asse condiviso attorno al quale si muove la coppia. Il tango salon, nato nel passato nei salotti dell'aristocrazia, è caratterizzato da abbraccio più largo rispetto al milonguero, maggior rispetto per l'asse individuale, una ricerca per l'eleganza e la spettacolarità del movimento. Negli show o spettacoli vari sia in teatro che nelle strade i ballerini si esibiscono nello stile detto "Tango show" caratterizzato da figure coreografiche e passi di forte effetto spettacolare. Negli anni '60 e '70 si afferma il tango fantasia, che molto si distacca dal tango tradizionale. Negli anni2000 si è sempre più affermato un genere noto come Tango Nuevo ballato soprattutto sulle note del tango elettronico. Un movimento vero e proprio si è venuto a creare attorno alla ricerca costante di nuove forme di movimento nel Tango, in Europa e di ritorno nella stessa Argentina. In tutto il mondo si assiste ad una diffusione del Tango capillare, in costante crescita dal 2000; segno di questo è il proliferare delle milonghe, cioè i luoghi dove si balla e si "vive" il tango, e la nascita di compagnie che rappresentano il Tango sul palcoscenico e di orchestre. Festivals ed eventi di Tango sono ormai presenti in quasi tutte le grandi e mediograndi città del mondo. In Europa grande diffusione ha avuto il Tango in Olanda ed in Francia, di seguito in Italia (patria d'elezione per molti artisti argentini, di origine italiana) ed in tutte le altre nazioni europee. Come ci si muove in milonga (dentro la pista da ballo) L'andamento del ballo in milonga, si svolge in senso antiorario, partendo dal bordo della pista. In una milonga frequentata da molti ballerini, lo spazio in pista è solitamente ristretto e, poiché il tango è improvvisazione, non è facilmente prevedibile come la singole coppie interpreteranno il brano musicale che stanno ascoltando. Di conseguenza, non potendo assolutamente prevedere cosa succederà alle spalle dell'uomo (che guidando, ha la responsabilità della coppia), costui deve assolutamente evitare di fare dei passi all'indietro, cioè nella direzione contraria al senso di ballo. Di regola, i ballerini più esperti dovrebbero occupare la parte più esterna della pista, che teoricamente consente maggior velocità. In realtà, non è raro vedere dei tangueri (esperti e non), che si preoccupano esclusivamente del "proprio tango", piuttosto che dell'armonia della pista, rasentando nel ballo più l'esibizione (magari perché "troppo rapiti" dall'emozione innescata dalla musica che ascoltano in quel momento), piuttosto che la passione del tango vera e propria. Il linguaggio del corpo è prerogativa del tango e quindi, durante la durata del ballo, la coppia non comunica con le parole, le quali interromperebbero l'armonia che si forma in quel momento, dove la musica si trasforma in movimento. Il momento più opportuno per poter parlare, va da dopo che è terminato il brano che compone la tanda, all'inizio di quello successivo, in cui magari brevemente ci si presenta al partner con cui si è ballato (se per esempio questo/a è la prima volta che lo/a si incontra), per poi riprendere nuovamente a ballare in silenzio, e così via fino alla fine della tanda stessa. Di solito, al termine della tanda la coppia si scioglie, ma è comunque la donna a far capire all'uomo, se può continuare a ballare anche quella successiva. Le figure Un bel tango non è necessariamente caratterizzato da molte figure. Ridurre il tango a un susseguirsi di figure è un grave errore. Il Tango è costruito, per così dire, nel momento stesso del ballo, attraverso l'improvvisazione e la comunicazione tra i ballerini, nella gestione dello spazio a disposizione. Esistono, come spiegato in precedenza, delle sequenze e figure, insegnate per fini didattici, che codificano la tecnica di improvvisazione: • La Camminata - è la base del tango e malgrado la sua apparente semplicità è forse la figura più difficile da realizzare • Quadrato o Baldosa - è una figura didattica di sei passi che disegna un quadrato (o meglio un rettangolo). L'uomo partendo col piede destro esegue: passo indietro, di lato a sinistra, avanti, avanti, di lato a destra insieme. • Salida basica - è una sequenza didattica di 8 passi. L'uomo partendo col piede destro esegue: passo indietro, di lato, avanti, avanti, unisce i piedi e guida alla donna un incrocio, avanti, di lato, insieme. • Cadenza - è il tenere il ritmo sul posto. • Ocho - l'uomo guida alla donna un passo e consecutivamente un pivot (una rotazione col peso portato sulla punta del piede), facendo così in modo che la donna disegni un otto (in spagnolo ocho) con i piedi. A seconda della direzione del passo si otterrà un ocho in avanti (ocho adelante) o all'indietro (ocho par atras). • Molinete - tipica figura del tango Salon, nella quale l'uomo e la donna girano camminando attorno all'asse della coppia. • Giro - l'uomo guida la donna in un giro attorno al proprio asse. La donna è come la ruota di un mulino il cui asse è l'uomo. • Sacada - Uno dei 2 elementi della coppia invade lo spazio del partner effettuando un passo verso la gamba del partner su cui non c'è peso. Se l'invasione avviene con un passo in avanti si parla di sacada in avanti, se invece avviene effettuando un passo indietro, si parla di sacada all'indietro. • Parada - l'uomo interrompe col piede il passo della donna. In realtà l'uomo guida un arresto alla donna contemporaneo all'interposizione del piede sulla traiettoria del di lei passo. • Barrida - Uno dei 2 ballerini sposta il piede dell'altro ballerino, su cui non c'è peso, col proprio piede. In realtà anche la barrida è un effetto ottico, cioè l'uomo non sposta col piede il piede della donna, ma le guida un passo e lo effettua con lei, mantenendo il contatto tra i piedi. • Colgada - figura caratterizzata da un abbraccio aperto in cui la coppia è molto vicina con i piedi e lontana con le spalle. • Volcada - figura caratterizzata da un abbraccio molto chiuso in cui la coppia è molto vicina con le spalle e lontana con i piedi. • Salti e sollevamenti - figure da show in cui la ballerina effettua figure aeree spettacolari col supporto del partner. • Sentada - Figura spettacolare da show dove la donna effettua una sorta di "seduta" sulla gamba del ballerino, allungata e tesa verso l'esterno.
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Flamenco Il flamenco è uno stile musicale, una tecnica di pittura e una danza tipica dell'Andalusia. Fortemente influenzato dai gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei. Oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale spagnola. Dalla seconda parte dell'Ottocento il flamenco ha inoltre attraversato i confini nazionali venendo rappresentato in tutto il mondo. Secondo Félix Grande l'origine del nome "flamenco", che in spagnolo significa "fiammingo", è legato alla rivalità tra i ballerini spagnoli e i professionisti che giungevano in Spagna dalle Fiandre (all'epoca sotto il dominio spagnolo).
La musica e’ un veicolo culturale molto piu’ antico della scrittura in quanto nasce probabilmente insieme alla parola o forse anche prima, e piu’ universale, perche’ puo anche prescindere dalla parola stessa. Gli attuali nomadi Rom, come gli antichi aedi greci, tramandano la loro cultura attraverso leggende cantate con l’accompagnamento di semplici strumenti. La musica (o almeno quella “etnica”) contiene le radici di un popolo e permette di capirne la cultura e la storia.
A causa della sua particolare origine, il flamenco e’ probabilmente il genere musicale emblematico di questa funzione di veicolo e memoria della cultura e della tradizione. Infatti e’ la musica del popolo nomade dei gitani che durante le loro migrazioni hanno attraversato tutto il medio oriente e il mediterraneo, l asciando tracce ma anche arricchendo la propria cultura e conferendo alla loro musica un carattere di universalita’ comune a pochi altri generi.
Sui meccanismi che, dall’arrivo dei Gitani in spagna al secolo XVIII, produssero la fusione delle tre tendenze germinali (la Gitana, l’Araba e l’Ebraica) nell’embrione del genere flamenco, molto si e’ detto ma poco si sa. Le varie tendenze musico-filologiche attribuiscono di volta in volta (a seconda dei gusti) a ciascuna delle tre culture la predominanza sulle altre. Quello che e’ certo e’ che in questi secoli, musiche rituali sacre e canti lirici profani, tecniche corali e ritmiche diverse, si sono mirabilmente fuse in un genere unico, fortemente espressivo, incredibilmente ricco di contenuti, esemplificato dal Cante Jondo (canto profondo, che viene dall’anima).
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La Rumba Flamenca è un palo flamenco proveniente dall'America Latina divenuto popolare in Andalusia, dove ha ricevuto una sua caratterizzazione che lo ha reso irriconoscibile rispetto alla Rumba sudamericana. Compas di 4 battute affine al tango, spesso si alterna con esso. Tra i vari stili, merita una nota la Rumba Catalana e quella di Madrid, cosiddetta Cano Roto. È stata resa famosa nel mondo da gruppi come i Gipsy Kings.
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Le origini Il flamenco nasce come espressione elitaria, privilegio di pochi, sviluppandosi nella bassa Andalusia (il triangolo formato dalle province di Jerez de La Frontera, Cordova e Siviglia) dall’incontro tra la musica popolare andalusa (ricca di valenze orientaleggianti dovute alla lunga dominazione araba sulla Spagna) ed il patrimonio espressivo dei gitani, stanziatisi nella penisola iberica a partire dal 1500. Si tratta dunque di arie popolari già presenti in Andalusia, rielaborate e reinterpretate dai gitani, secondo quel particolarissimo e virtuosistico modo d’interpretare proprio degli zingari di tutto il mondo. L'origine della parola "flamenco" è incerta: per alcuni deriva dalla parola araba Fellahmengu che significa "contadino senza terra"; per altri “Los Flamencos” significa “I Fiamminghi” ovvero coloro che avevano combattuto ai primi del 600 nell’esercito delle Fiandre, ricoprendosi di gloria; altri da Flamencos, ovvero fenicotteri, in riferimento ai colori vivacissimi delle loro piume che li accomunano alle tinte sgargianti che indossano i gitani.
I gitani raccontano nel flamenco la loro storia, l’odissea di un popolo alternativamente perseguitato e privilegiato. Dopo un primo periodo idilliaco in Spagna, in cui si facevano passare per condottieri cristiani, cominciarono le persecuzioni, le espulsioni e le torture (dovevano abbandonare i loro usi e costumi pena il taglio delle orecchie). Ecco perché nel flamenco sentiamo quei tipici lamenti ... così particolari e caratteristici solo di questa musica che la rendono inconfondibile ed allo stesso tempo così accattivante. Risulta difficile non sentirsi coinvolti da melodie che narrano di amori non corrisposti, di famiglie spezzate, di lavori forzati, di anni di reclusione lontano dai propri cari. Per questo forse il flamenco sembra racchiudere in sé una contraddizione inspiegabile, quasi magica: è un’espressione d’élite, solo per pochi (i gitani si considerano i soli depositari di questa arte, che ritengono di aver creato) ma in grado però di catturare l’attenzione, di ipnotizzare qualsiasi pubblico, in qualsiasi parte del mondo.
Oltre alla teoria della nascita del flamenco in Andalusia, come "Cante Jondo” (canto grande, profondo), alcuni studiosi ne fanno derivare l’origine dal ben più antico Kathak indiano, una vigorosa danza orientale portata in Spagna dai Gitani attraverso l'Egitto, attorno al 1420. Effettivamente tra le due danze vi sono alcune importanti somiglianze: i piedi danno il ritmo, rappresentano uno strumento di percussione, i passi sono scattanti, mentre le braccia si muovono con eleganza. A differenza del Kathak indiano, nel flamenco si usano scarpe chiodate nella suola e nel tacco e le danzatrici usano sollevare i lembi del costume; vengono usati ventaglio e nacchere per amplificare i gesti delle braccia e le mani per "marcare" tempo e controtempo.
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La Spagna si potrebbe definire come una terra che già dal 1600 ospitava molteplici forme etniche, contribuendo alla fusione di melodie e ritmi che gli stessi gitani, si impegnarono a plasmare per ricreare una nuova identità musicale. Il flamenco nasce quindi dalla fusione di ritmi moreschi, ispanici e afro. La Spagna non viene umiliata di fronte alle innumerevoli influenze di importazione, perchè il popolo gitano, che ancora oggi rappresenta una realtà consistente della società spagnola, rappresenta la mano che ha saputo impastare ciò che di musicale si era depositato in andalusia. Per ovvi motivi il Flamenco ritrova la sua vera paternità nei Gitani; la sua espressione rispecchia la condizione di questo popolo nomade che per raggiungere l'eguaglianza all'interno della società è stata costretta a sacrificare la propria identità. Nel canto, forma di espressione che vede la variante andalusa del castigliano, ritroviamo il malessere propriamente zingaro, nel quale si racchiudono gioia, dolore, morte, amore, riuniti nel "DUENDE" (frutto del dolente sussulto dell'anima gitana). Con la spettacolarizzazione del flamenco la denuncia zingara è riconosciuta, retribuita ed acclamata. Oggi nei teatri si riconosce un flamenco sempre nuovo, percè è sempre capace di dialogare e di integrarsi con nuove tendenze, come è accaduto con il Jazz, il Rock, la chitarra classica e il blues. Si può quindi considerare come un'arte che nasce e si evolve grazie alla "contaminazione"
CONTAMINAZIONE E GESTUALITA'
FLAMENCO ARABO Nel flamenco arabo si fonde la grande passione "tellurica" che viene richiamata dalla terra con l'utilizzo delle marcature tipiche dei piedi (zapatei), le vueltas (giri) vorticosi e potenti, la gestualità decisa delle braccia e delle mani, il volteggio sapiente della gonna con la sensualità delle tipiche forme a cerchio della danza del ventre, la sinuosità delle braccia e delle mani ed il virtuosismo ritmico dei movimenti del bacino. Nel flamenco arabo l'utilizzo degli strumenti è quello del manton o scialle, che utilizza tecniche simili al velo sharkì, il ventaglio, strumenti percursivi come piccoli cimbali o nacchere. I movimenti della danza mediorientale incontrarono la passionalità e la gestualità del flamenco, dando vita ad una fusione dei due stili, il flamenco arabo o zambra, che significa festa nel linguaggio arabo del Marocco. Questa danza, anche conosciuta come ZAMBRA MORA, è un palos poco frequentato del flamenco, tipico dei gitani di Granada: si pensa che sia l'evoluzione di danze moresche anteriori. La zambra mora ha anche alcune similitudini con la danza del ventre ed è tipica delle cerimonie nunziali gitane. Il Flamenco non è solo arte e tecnica, ma un modo di sentire e di esprimersi.
Nel flamenco ciò che più conta è l'intensità dell'espressione. L'arte è data dalla forza interpretativa, non dalla bellezza estetica, che serve si da complemento, ma non è mai fine a se stessa. Nel flamenco può essere considerato bello ciò che ad un profano può risultare brutto o addirittura grottesco. Ciò che importa è la sincerità espressiva, la generosità e l'alienazione dell'interprete, caratterizzata dell'arte più pura, in una parola: IL DUENDE
Il duende
Nel flamenco, una voce non deve essere bella, ma fare male: non deve piacere, ma ferire come un pugnale, un grido straziante che sorge dalle viscere e proietta l’ascoltatore nell’estasi sacra del duende. Il duende: “potere misterioso che tutto il mondo sente e che nessuna filosofia spiega … un potere e non un modo di fare, una lotta e non un pensiero… non è questione di capacità, ma di stile vivente, di una vecchissima cultura, creazione in atto… non è nella gola, sale all’interno a cominciare dalla pianta dei piedi ” (Federico Garcia Lorca). Il duende ha il potere di far trionfare la materia più povera, la cantante senza fiato o senza voce, la danzatrice più grassa o più vecchia. Il duende riesce a superare i limiti dell’incomunicabilità. Ha del miracolo. Non si raggiunge mai senza rischi da una parte e dall’altra. Non si ripete mai e non s’impara. E’ celato nel sangue, dicono i gitani.
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