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naną
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Posted - 24 November 2014 : 22:24:35
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Se fai qualcosa col cuore, non hai bisogno che qualcuno ti aiuti.
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Posted - 24 November 2014 : 22:27:44
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Posted - 24 November 2014 : 22:39:46
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Posted - 25 March 2015 : 21:36:46
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Posted - 25 March 2015 : 21:54:41
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Cenni storici sul Tesoro dei Medici (trovato in rete)
Le prime acquisizioni significative di oggetti preziosi da parte di un membro della famiglia Medici si devono a Cosimo il Vecchio (1389-1464), iniziatore della raccolta di vasi in pietre dure. Il figlio di Cosimo, Piero, soprannominato il Gottoso (1416-1469), seguģ lesempio paterno incrementando il numero degli esemplari e commissionando per essi ai migliori orafi delle elaborate montature. Alla sua figura č inoltre legata la costruzione del celebre Scrittoio, piccolo ambiente situato al primo piano di Palazzo Medici e destinato alla conservazione di manufatti preziosi: cammei, intagli, vasi in pietra dura, gioielli, monete, medaglie, bronzetti e codici miniati. Diverse fonti dellepoca rivelano che questi oggetti, oltre a essere nella disponibilitą dei loro proprietari, venivano esibiti a personaggi illustri come testimonianza concreta della magnificenza della casata. La passione di Piero per i manufatti in materiali rari o preziosi fu ereditata dal figlio Lorenzo il Magnifico (1449.1492), con il quale il tesoro mediceo aumentņ considerevolmente. Sotto di lui, infatti, le raccolte di gemme e di vasi in pietra dura crebbero di numero e si arricchirono di pezzi di straordinario prestigio come la celebre Tazza Farnese, l a straordinaria coppa in agata sardonica lavorata a rilievo su entrambe le facce confluita poi, in seguito a complesse vicende dinastiche, nei beni della famiglia Farnese. Con la cacciata dei Medici da Firenze, nel 1494, gran parte dei beni di Lorenzo, passati al figlio Piero (1472-1503), fu confiscato dalla Signoria. Un nucleo consistente del tesoro finģ allora a Roma nelle mani di Lorenzo di Giovanni Tornabuoni, uomo di fiducia dei Medici. NellUrbe, diversi vasi furono sottratti alla dispersione da uno dei figli di Lorenzo, Giovanni (1475-1521), che divenuto papa nel 1513 con il nome di Leone X li adattņ a reliquiario e li ricondusse a Firenze donandoli alla basilica di San Lorenzo. Stessa sorte toccņ ad altri vasi-reliquiario, che il pontefice Clemente VII, al secolo Giulio de Medici (1478-1534), legņ al tesoro della chiesa fiorentina con una speciale bolla emanata nel 1532.
Dopo la breve parentesi repubblicana inaugurata dal Sacco di Roma del 1527, lapprovazione dellordinamento ducale consentģ ai Medici di ristabilire in modo definitivo il loro dominio su Firenze, creando le condizioni ideali per il rientro in cittą delle preziose collezioni darte della famiglia. Questa nuova situazione di equilibrio fu completamente stravolta nel gennaio del 1537 dallassassinio del duca Alessandro (1511-1537), in seguito al quale si verificņ lallontanamento dal tesoro mediceo della gloriosa raccolta glittica che fu di Lorenzo il Magnifico. La morte di Alessandro fu infatti immediatamente seguita dalle rivendicazioni della sua giovane moglie Margherita dAustria (1522-1586), figlia naturale dellimperatore Carlo V (1500-1558), che grazie allappoggio paterno ottenne in ereditą i gioielli, i cammei e gli intagli pił importanti della collezione di Lorenzo. La celebrazione delle seconde nozze di Margherita con Ottavio Farnese (1524-1586), segnņ il definitivo passaggio dei tesori laurenziani nei beni di questa famiglia.
Ad Alessandro succedette Cosimo I (1519-1574), figlio di del condottiero Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526) e Maria Salviati (1499-1543), nipote del Magnifico. La sua volontą di affermazione e la sua ricerca di consenso lo spinsero a seguire le orme dei suoi illustri antenati: oltre a dedicarsi al collezionismo di oggetti rari e preziosi, egli si circondņ di artisti in grado di soddisfare le pił diverse esigenze della corte. Con la trasformazione di Palazzo Vecchio in residenza ducale, il tesoro di Cosimo fu sistemato nello Scrittoio di Calliope, realizzato tra il 1555 e il 1558 sotto la direzione di Giorgio Vasari (1511-1574). In questo luogo, di dimensioni contenute (2,9 x 2,35 m), Cosimo I riunģ miniature, statuette, quadretti, monete, medaglie, oggetti di oreficeria, cammei, intagli e vasi in pietre dure antichi e moderni. Per la realizzazione di coppe, vasi, secchielli, tazze e fiasche in cristallo di rocca, diaspro, agata ed eliotropio il duca si rivolse spesso a esperti maestri milanesi, quali i Miseroni, di cui ancora oggi si possono ammirare alcuni esemplari al Museo degli Argenti e al Museo di Mineralogia di Firenze. Sempre a un artista milanese Cosimo I affidņ la realizzazione del grande cammeo con il suo ritratto, quello della moglie Eleonora di Toledo e dei figli Francesco, Giovanni, Garzia, Ferdinando e Pietro capolavoro di Giovanni Antonio de Rossi (1517-1574), attivo a Firenze dal 1556 al 1560.
Grazie alla creazione delle botteghe di corte da parte di Francesco I (1541-1587), la lavorazione delle pietre dure non fu pił una prerogativa degli atelier milanesi. Su invito del nuovo granduca si trasferirono a Firenze dal centro lombardo Gian Ambrogio e Gian Stefano Caroni. A loro spetta molto probabilmente la lavorazione del monumentale blocco di lapislazzuli che costituisce il corpo della celebre fiasca del Museo degli Argenti, eseguita su disegno di Bernardo Buontalenti (1531-1608) con elementi in oro smaltato dellorafo di corte Jaques Bylivelt (1550-1603).
Sotto il regno di Francesco I si realizzņ anche la costruzione di nuovi ambienti con la funzione di Schatzkammern, ovvero camere del tesoro, come lo Studiolo di Palazzo Vecchio e la Tribuna degli Uffizi, allinterno dei quali trovarono posto oggetti fra i pił disparati ma accomunati dalluso di materiali preziosi o rari e dallartificio della lavorazione. In particolare, la Tribuna, progettata dalleclettico Buontalenti e ispirata alla Torre dei Venti di Atene descritta da Vitruvio nel De Architettura, raccoglieva un microcosmo di meraviglie formato da una varietą impressionante di opere: dipinti di grandi maestri, sculture antiche e moderne, figurette di bronzo, alabastro, cristallo di rocca e calcedonio, coltelli orientali in ricche guaine ornate da pietre preziose, miniature e manufatti in corallo e conchiglie. Al centro della sala si ergeva inoltre un monumentale stipo a tempietto, debano e pietre dure, al cui interno erano sistemati cammei, gemme intagliate, monete e medaglia romane. Entro due armadi ricavati nelle pareti laterali erano custoditi invece i preziosi vasi in cristallo di rocca, lapislazzuli, diaspro e calcedonio.
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