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 Atelier del cuore
 Il libro dell'Amore
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Posted - 23 December 2012 :  22:21:25  Vedi Profilo Send n/a a Private Message


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21604 Posts
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Posted - 23 December 2012 :  22:21:48  Vedi Profilo Send n/a a Private Message
quote:
Originalmente inviata da MorningAfterDark

L'amore è nel cuore di chi farebbe di tutto per te, anche lasciarti andare per sempre se questo significa renderti felice...




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lupo solitario
Utente Master

1267 Posts
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Posted - 29 December 2012 :  21:26:16  Vedi Profilo Send lupo solitario a Private Message
piu' che rispondere vorrei prender spunto dall'ultima frase letta "pur di farti felice ti farei andar via ect." per allargarne il tema. è vero a volte ci si lascia andar via pensando che forse l'uno o l'altro possa stare meglio...questo è gia' successo a me ma non trovo giusta la parola FELICE.felici non si è mai se si è costretti a lasciarsi.l'amore che hai nutrito per una parsona non terminera' mai,restera' la tristezza e la delusione per l'abbandono. questa pagina particolare di un fantomatico "libro dell'amore" resta la piu' dolorosa. io penso piuttosto che una volta iniziato a scriverlo sto libro bisognerebbe a tutti i costi portarlo a fine....perche'? perche' il resto nulla conta...c'è da raccogliere solo i cocci di vetro che ti entrano nel cuore e mai spariscono.....buon anno a tutti!!!e....buon libro!!



Lupo Solitario [/center]
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Carla
Admin

35016 Posts
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Posted - 30 December 2012 :  01:18:52  Vedi Profilo Send Carla a Private Message
quote:
Originalmente inviata da lupo solitario "libro dell'amore" resta la piu' dolorosa. io penso piuttosto che una volta iniziato a scriverlo sto libro bisognerebbe a tutti i costi portarlo a fine....perche'? perche' il resto nulla conta...c'è da raccogliere solo i cocci di vetro che ti entrano nel cuore e mai spariscono.....buon anno a tutti!!!e....buon libro!!


Non posso che darti ragione in tal senso Lupo



Ascolta con la mente
Guarda con gli occhi del cuore
Parla con la voce dell'Amore

****LUNA****
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21604 Posts
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Posted - 17 January 2013 :  12:40:19  Vedi Profilo Send n/a a Private Message


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Fein
Moderatore

14527 Posts
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Posted - 17 January 2013 :  13:48:05  Vedi Profilo Send Fein a Private Message
quando c'è l'amore tutto diventa facile... ma solo se è-vero-



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21604 Posts
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Posted - 01 February 2013 :  15:48:57  Vedi Profilo Send n/a a Private Message
Amori di... un tempo

Eleonora Duse E Grabriele D'annunzio

“Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”.
Sono le parole di Eleonora Duse nei confronti di quello che fu l’unico amore della sua vita, anche se il loro rapporto fu parecchio tormentato. La Divina lo amò senza riserve, ma il Vate la tradì non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche sul lato professionale. Il Vate si servì della Duse che fu costretta a pagare i tanti creditori del poeta, Gabriele D’Annunzio, amante del lusso, oltreché delle donne. Si contano ben quattromila amanti.
Lui ha cinque anni meno di lei e non se li porta molto bene. Non è mai stato un bell’uomo. Alto 1 metro e 64 aveva persino i denti cariati, ma era un grande affabulatore. Si erano intravisti in un paio di occasioni.
La loro storia comincia con uno scambio epistolare. La Duse che ha appena letto L’innocente convince il Vate a preparare un’opera per lei da portare in scena. Il poeta non ha altro testo pronto che Elegie romane.. Ma è dopo aver letto Il Trionfo della morte che la Duse comincia a sentire per lui un’attrazione morbosa. Lo chiama il poeta infernale. Lui esercita su di lei un fascino ambiguo di attrazione e insieme di ripulsa. “Preferirei morire in un cantone piuttosto che amare un’anima tale. D’annunzio lo detesto, ma lo adoro” confiderà ad Arrigo Boito, poeta, compositore, fino a quel momento l’uomo più importante della sua vita.
D’annunzio si dona, e la Duse si preoccupa di esaudire tutti i suoi capricci. Nell’autunno del 1895 i due amanti stringono il cosiddetto Patto d’Alleanza, vagheggiando un teatro dell’avvenire, che non si realizzerà mai.
I due, così, vicini, non lasciano i rispettivi partner. La situazione più complicata è quella del Poeta.
Il matrimonio riparatore con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, 18 anni, abbandonata al terzo figlio e l’appassionata relazione con Barbara Leoni, è legato ad una focosa principessa siciliana, che gli ha dato una bambina, Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, già separata e madre di quattro figli. Il marito tradito sfida D’annunzio a duello e lo trascina in tribunale con Maria. Saranno condannati a cinque mesi, ma no non sconteranno la pena per un’amnistia. Secondo alcuni biografi centocinquanta sarebbero state le sue amanti certe. Mezzo migliaio, secondo altri. Addirittura quattromila, quelle che affollarono il suo harem, dove non mancavano sniffate di cocacina.
La Duse, figlia di attori girovaghi, debutta sulle scene a cinque anni nella parte di Cosetta. A 21 anni viene sedotta e abbandonata da Martino Cafiero, giornalista napoletano e deputato, bello e brillante. Qualche anno più tardi Cafiero sarà stroncato dal colera. L’aveva messa incinta.
In tutte le sue disavventure la Divina poteva contare su un’amica vera: Matilde Serao.
Di nuovo in attesa di un bimbo, sposerà, ma senza esserne innamorata un amore di secondo piano Tebaldo Checchi. Da lui avrà Enrichetta, che vivrà sempre lontana dai genitori. I due figli di Enrichetta prenderanno entrambi i voti.
Ad infiammare l’attrice sarà solo D’annunzio, a cui un giorno lei scrive: “Ti amo, ti amo e non oso più dirtelo”. Ma il Vate è sempre sfuggente, capriccioso e soprattutto attivo. Per non dormire assumerà stricnina come stimolante del sistema nervoso. Perché “gli araldi della gloria-diceva - sono l’insonnia e l’attivismo”.
Intanto il suo Sogno di un mattino di primavera, sua opera teatrale andato in scena a Roma è un fiasco. E non viene accolto bene neanche a Parigi. Lui se la prende con Eleonora. Comincia a corteggiare l’attrice Sarah Bernhardt, che egli giudica più celebre e più adatta a soddisfare le sue ambizioni.
Tanta la differenza tra le due. La prima “molto più moderna è un’interprete rivoluzionaria , detesta la gestualità ampia” olteché i belletti. L’altra è ottocentesca e trova il Vate parecchio brutto. Sembra abbia confidato ad un amico che gli occhi del Poeta sembravano due piccole cacche.
Per Sarah, 54 anni, D’annunzio scriverà un’altra tragedia che riscuote un discreto successo. “Alla Duse - l’allestimento è costato la cifra esorbitante di 400 mila lire. E quando il Vate, come invasato, scrive la Città morta, la Duse, indebitatissima, accetta una nuova tournèe in America pur di accantonare i fondi necessari a poter mettere in scena la pièce”. Ma una volta tornata, scopre che il ruolo di Anna, la cieca è stato affidato alla Bernhardt.
Cominciano i primi dissapori e il poeta continua a farle del male. Lei sembra più una madre rassegnata che un’amante. A lei toglierà il ruolo di protagonista nella Figlia di Iorio, scritto per la Duse, che invece sarà affidato, ad insaputa della Divina ad Irma Gramatica, più fresca per interpretare Mila di Codra. E’ la rottura. Ma D’annunzio non rimarrà solo. Si innamorerà della marchesa Alessandra di Rudinì, figlia dell’ex presidente del Consiglio.
Nel 1904 Eleonora scrive una lettera al Vate, in cui gli chiede di non scrivere più parole dolci.
A 51 anni ormai malata la Divina torna sul palco. Ma all’età di 66 anni, il lunedì di Pasqua del ’24 muore di tubercolosi. Sola. Anche se nel ’22 si erano rivisti per caso a Milano, dopo diciotto anni.
“Devastato dal rimorso D’annunzio dice per la prima volta la verità: E’ morta quella che non meritai”.





**Trova qualcosa in cui credere veramente e anche tutto il resto avrà significato**
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Posted - 01 February 2013 :  15:52:01  Vedi Profilo Send n/a a Private Message
proseguo con...

Eva Braun e Adolf Hitler


Le nozze furono celebrate alle due di notte, sotto terra in un bunker, al riparo dalle bombe. E non con lo champagne, ma con il cianuro.
Lei, 33 anni, con un abito lungo di taffetà nero e una rosa nera di stoffa nella scollatura. Lui, 56 anni, elegante, ma ormai devastato nel fisico dal Parkinson e nell’anima, dal suo tracollo politico.
Si tratta di Eva Braun e Adolf Hitler che, nello stesso giorno, il 30 aprile del ’45, si uniranno in matrimonio e partiranno per il loro unico viaggio di nozze. Verso la morte.
“Lo sposo ingoierà una capsula di veleno e subito dopo si sparerà alla testa; la sposa, accanto a lui sul sofà, le belle scarpe italiane con i tacchi alti allineate sul pavimento, lo precede di un paio di minuti, spezzando la fialetta di cianuro sotto la lingua”.
I corpi vengono avvolti dai fedelissimi in due coperte militari e trascinati su, nel giardino della Cancelleria. Poi, come ordinato da Hitler cosparsi di benzina, duecento litri, e dati alle fiamme. “Non farò la fine di Mussolini”. Aveva detto baffetto. Non voleva che si infierisse sul suo corpo.
Così ebbe fine uno dei peggiori incubi che la storia dell’umanità abbia mai vissuto e la storia “d’amore” tra la Braun e il Fuhrer. Anche se per i due non si può parlare d’amore. La coppia si consolidò con la fine del Terzo Reich. Allora Hitler, in preda alle sue manie persecutorie, si fidava solo di Blondie, una femmina di pastore alsaziano, e di Eva, cui “regalò” le nozze come premio fedeltà.
Eva, romantica, piena di sogni e non come si è spesso dipinta, dissoluta e intrigante, pende dalle labbra del capo della Germania. “Accetta tutto, piega la testa, si mette subito in ginocchio: il suo è un cuore semplice e sottomesso.
Tenuta nell’ombra, si contenta di poco. Le piacciono i bei vestiti, il lusso, le scarpe devono essere italiane, ama gli argenti, le porcellane pregiate, i suoi cagnolini di piccola taglia. Ama i film americani e i dischi di jazz.
Quando compie 23 anni Hitler le regala un’agenda. Su una pagina del suo nuovo diario Eva scrive questa domanda: “Io sono felice?”
E in effetti, non sarà stato facile stare accanto ad un pervertito che, sempre secondo fonti ufficiali, aveva perversioni che oscillavano tra sadismo, masochismo, escretofilia. Molte delle sue depravazioni, pare, avessero origine da una precoce infezione di sifilide contratta, giovanissimo da una prostituta ebrea a Vienna. Inoltre, l’autopsia sul suo corpo rilevò l’assenza del testicolo destro. Nonostante questo il suo letto brulicava di donne su cui sfogava le sue depravazioni. Donne che nella maggior parte dei casi, morirono per mano propria.
Gli fu legata Winifred, nuora di Wagner, nazista della primissima ora. Renate Muller, spinta nelle sue braccia dal suo amante, Mimi Reiter, il primissimo amore dimenticato, Inge Ley, Unity Mitford, Suzy Liptauer.
Ma la sua ossessione fu Geil Raubal, figlia della sua sorellastra. L’unica donna che il Fuhrer abbia veramente amato. Lei ha 17 anni. Il rapporto, fu sempre più serrato, morboso e ambiguo. Dopo sei anni Geli, innamorata di un ebreo, venne trovata morta.
Dunque, la sola che gli rimase accanto sino alla fine, quando le sue fobie si moltiplicarono e tra queste c’erano anche l’orrore per il contatto fisico, l’impulso a lavarsi di continuo (riscontrate quando era ancora un ragazzo) fu Eva. La remissiva, che aveva fatto i suoi piccoli studi dalle Suore Inglesi di Monaco e poi si era iscritta all’Associazione delle Figlie di Maria, con un padre maestro elementare, severissimo e mamma casalinga.
Sedici anni accanto ad Hitler. In attesa di un premio grande, le nozze, che arrivarono il giorno della sua morte. Non avrebbe mai immaginato che dopo alcuni anni dal loro primo incontro sul diario avrebbe scritto: “Perché il diavolo non mi porta via? Con il diavolo starei meglio che qui”.
Era l’ottobre del 1929 quando si conobbero. Eva aveva 17 anni e faceva la commessa, e qualche volta anche la modella a duecentocinquanta marchi al mese. Nel negozio di Heinrich Hoffmann, il fotografo personale del Fuhrer.
“Quella sera dopo l’orario di chiusura è arrampicata su una scaletta a mettere in ordine una fila di classificatori, quando sente pesante e caldo uno sguardo maschile che le avvolge le gambe. Si volta lentamente e vede un uomo di una certa età, con dei buffi baffetti, un soprabito chiaro di stile inglese e un gran cappello di feltro in mano. Cosi lo descriverà alla sorella Ilse. La giovane commessa arrossisce, è a disagio. Proprio quel giorno avevo accorciato la gonna, mi sentii imbarazzata perché non ero sicura di aver rifatto bene l’orlo”.





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