Commovente riadattamento americano di una storia vera giapponese, 'Hachiko' è la storia di Hachi, un cane di razza Akita, e dell'amicizia speciale con il suo padrone, il professor Parker. Ogni giorno Hachi lo accompagna alla stazione e lo aspetta al suo ritorno per dargli il benvenuto. Quando la loro routine viene interrotta, Hachi dimostra la sua assoluta ed emozionante dedizione nei confronti del padrone rivelandoci lo straordinario potere dei sentimenti e come anche il più semplice fra i gesti possa diventare la più grande manifestazione di affetto mai ricevuta.
l'ho guardato abbracciata alla mia bimba di due anni e mezzo...e abbiam pianto a dirotto entrambe!!!
ma merita assolutamente!!!!
E ho guardato dentro un'emozione e ci ho visto dentro tanto amore e ho capito perché non si comanda al cuore...
Vasco Rossi
Il Veganismo non è una scelta. Uccidere un essere vivente non è una scelta, è un assassinio!
Balto (1919 - 14 marzo 1933) era un cane lupo, di proprietà di Leonhard Seppala (di origine norvegese), vincitore di tutte le più grandi corse di cani da slitta col suo pupillo Togo. Sulle sue vicende è stato realizzato nel 1995 anche un film d'animazione diretto da Simon Wells e prodotto da Steven Spielberg, che riprende in parte la storia.
Lo scoppio dell'epidemia
Nel 1925, più precisamente il 19 gennaio, scoppiò a Nome, in Alaska, una violenta epidemia di difterite, senza che ci fosse l'antitossina necessaria per curare tutti i nuovi casi (la scorta, datata 1918, era finita l'estate precedente e la richiesta di nuove unità non arrivò a Juneau a causa della chiusura del porto per ghiaccio). Il primo caso di difterite si ebbe con un bambino inuit di due anni, a Holy Cross; il dottor Curtis Welch (il medico locale, assistito da quattro infermiere) diagnosticò una tonsillite, perché nessuno dei familiari aveva sintomi della difterite. Il bambino morì la mattina seguente, e da lì molti altri casi di "tonsillite" si verificarono; il fatto che la madre del primo bambino malato non avesse autorizzato l'autopsia rese l'epidemia ancora più grave. Il primo caso ufficiale di difterite si ebbe con Bill Barnett, il 20 gennaio 1925. Il giorno dopo si ammalò anche una bambina di 7 anni (Bessie Stanley), che morì il giorno successivo, e così via. A questo punto, grazie ad un consiglio di emergenza convocato da Welch, Nome fu messa in quarantena e fu ordinato urgentemente un milione di unità di antitossina. La scorta più vicina (trecentomila unità, che pesavano in tutto circa nove chili) si trovava ad Anchorage, che distava più di millesettecento chilometri e non era direttamente collegata a Nome, ma una ferrovia arrivava solo fino a Nenana, a quasi mille chilometri da Nome. Il maltempo non permetteva agli aerei di alzarsi in volo e gli iceberg non permettevano alle navi di attraccare.
La corsa del siero
Per risolvere il problema si scelse di usare il metodo che da sempre era utilizzato per trasportare la posta: i cani da slitta. Venne organizzata una staffetta di venti mute di cani da slitta che si assunsero il compito di trasportare l'antitossina da Nenana a Nome, distanti seicento miglia: partì un certo Edgar Bill Shannon che fece 52 miglia fino a Tolovana, dove una squadra fresca comandata da Edgar Kalland prese l'antitossina e la portò fino a Manley, che percorse 31 miglia, toccò poi a Green con 28 miglia fino al lago Fish dove trovò Johnny Folger che fece 26 miglia fino a raggiungere Sam Joseph che incontrò Titus Nikotai dopo 34 miglia. Nikotai fece 24 miglia, poi Dave Corning con 30 miglia, poi Hewnry Pitka sempre con 30, McCarty 28, Edgar Noller 24, George Noller (il fratello) 30, Tommy Patsy 36, l'indiano Koyokuk 40, Victor Anagick 34, Myles Gonagnan 40. Fu poi il turno di Leonhard Seppala, il guidatore più abile dell'Alaska che con il suo cane Togo (leader di Seppala da ben sette anni), il più veloce della zona, fece 91 miglia da solo, anche se ne avrebbe dovuto fare molte di più (150) se non avesse tagliato attraverso la pianura Norton, dove il ghiaccio era particolarmente sottile. Continuò Charlie Olson con 25 miglia e qui fu la volta di Gunnar Kaasen, che trasportò l'antitossina per le restanti 53 miglia con l'altro cane di Leonard Seppala, che il proprietario considerava buono solo per portare la posta per brevi tratti: Balto, che arrivò in città il 2 febbraio 1925. L'antitossina aveva percorso 674 miglia in circa 127 ore e mezzo (poco più di cinque giorni) con una temperatura media di 40 gradi sotto zero (arrivò infatti congelata), i normali corrieri lo facevano in 25 giorni.
Dopo la corsa
Balto con Seppala. Balto, essendo il cane che completò la corsa a Nome, divenne così famoso e onorato con un cortometraggio girato nello stesso anno (Balto's race to Nome, 1925, 30' circa) e con una statua nel central park di New York (1927, di Frederick George Roth, noto scultore animale dell'epoca). Balto e Kaasen fecero anche un giro negli Stati Uniti dove furono elogiati da tutti. Ma Seppala, sapendo che erano stati lui e Togo a fare la parte più impegnativa, riuscì ad ottenere un riconoscimento ufficiale (grazie anche all'amico Roald Amundsen, famoso esploratore artico) e si diresse con il suo cane Togo a fare lo stesso giro di Kaasen, mentre quest'ultimo tornò in Alaska dopo aver venduto tutti gli otto cani.
La morte di Balto
Il cane successivamente fu acquistato insieme alla sua muta per esibirsi in uno spettacolo circense. Un tale George Kimble, un commerciante di Cleveland, notò i cani in pessime condizioni e organizzò quindi una raccolta di beneficenza attraverso la radio e riuscì a trovare i soldi entro il tempo limite raccogliendoli nelle scuole per poter comprare gli animali. Kimble li portò quindi nello zoo di Brookside a Cleveland, curati dal dottor Powell. Cieco, sordo ed artritico Balto si è trascinato fino all'età di 14 anni, morendo il 14 marzo del 1933; Togo morì a 16 anni.
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