Edmond Rostand “Cyrano de Bergerac” – Atto III Scena X
Rossana: Parlavamo di… di un… Cyrano: Bacio. E’ una parola dolce. Non capisco perchè voi non osiate pronunciarla. Se già questo vi fa bruciare tutta, che accadrà poi più avanti? Non abbiate paura. Non avete poco fa, quasi senz’accorgervene, rinunciato a giocare? Non siete passata senza traumi dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto? Andate avanti, ancora un poco, senza farci caso, e vedrete: dalle lacrime al bacio non c’è che un brivido.. Rossana: Tacete! Cyrano: Un bacio – ma cos’è poi un bacio? Un giuramento un po’ più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un apostrofo roseo fra le parole t’amo, un segreto soffiato in bocca invece che all’orecchio, un frammento d’eternità che ronza come l’ali d’un ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima! Rossana: Tacete Cyrano: Un bacio – è così nobile un bacio, che la stessa regina di Francia – la regina! – non ha saputo negarne uno a un lord d’Inghilterra. Rossana: E con questo? Cyrano (esaltandosi): Io sono quel lord, come lui v’amo soffrendo in silenzio, mia regina, come lui sono triste e fedele… Rossana: Che aspetti? Sali a cogliere questo fiore ineguagliabile… Questo sapore di cuore… Questo ronzio d’api… Sali….
Tovaglia di plastica, avanzi del tuo pasto, gli occhi bassi che fuggono dai tuoi. Di la dalla parete urla e botte, com’ogni sera, lui s’è ubriacato e lei è pazza, chi se ne frega sono cazzi suoi. Cerco rifugio in una sigaretta accesa in fretta e poi lasciata li, a consumarsi lenta, senza una parola un po’ come sei adesso tu. Parole, amore, servirebbe a qualcosa? Giocano le tue dita con il pane agili come in un pezzo di Chopin. Fuori piove, immobile grigiore, un non-giorno vuoto che non passa più.
Tovaglia di plastica, avanzi del tuo pasto, gli occhi bassi che fuggono dai tuoi. Di la dalla parete urla e botte, com’ogni sera, lui s’è ubriacato e lei è pazza, chi se ne frega sono cazzi suoi. Cerco rifugio in una sigaretta accesa in fretta e poi lasciata li, a consumarsi lenta, senza una parola un po’ come sei adesso tu. Parole, amore, servirebbe a qualcosa? Giocano le tue dita con il pane agili come in un pezzo di Chopin. Fuori piove, immobile grigiore, un non-giorno vuoto che non passa più.
(Escamillo)
Bello Escamillo, ma quanta tristezza che contiene, un amore spento, lo stare insieme solo per abitudine e nel contesto tanta solitudine, un requiem che desidera ardentemente di riveder splendere il sole...
Ascolta con la mente Guarda con gli occhi del cuore Parla con la voce dell'Amore
nel silenzio della notte onde di nostalgia accarezzano con mani leggere pensieri di giorni d’amore di notti infuocate di baci mai dati sussurri di voci perdute nel vento ritornano lievi scaldano il cuore spingono al pianto inseguono solitari amanti perduti nel loro destino poi come gli occhi il mare scuro si chiude la luce del giorno riporta alla vita di sempre