Questa è la lettera che Bahareh, una donna iraniana che è stata stuprata, ha scritto per se stessa e per tutte quelle donne che sono vittime di stupri.
Iran: lettera di una donna stuprata
Il mio nome è Bahareh, che in persiano significa primavera. È primavera e vi scrivo dei fiori, ma sono fiori dai petali sparsi. Vi scrivo del verde e dei germogli, ma sono germogli schiacciati, calpestati dall’odio, l’odio verso la bellezza e tutto ciò che è bello, l’odio verso quelli che cercano giustizia. Vi scrivo di quelli che non sono dei veri uomini.
Il mio nome è Bahareh Maghami ho 28 anni. Non ho più motivo per nascondere il mio nome perché di me non è rimasto più nulla.
Ho perso tutti quelli che una volta erano importanti per me, ho perso parenti e amici, colleghi e colleghe, ho perso tutti. Gli ho persi perché quelli che si considerano degli uomini me li hanno ingiustamente portati via. Quelli lì mi hanno rubato vita. Ora che ho lasciato l’Iran voglio condividere, anche solo per una volta, il mio dolore con qualcuno. Vorrei anche chiedere a quelli che hanno avuto un’esperienza dolorosa come la mia, di scrivere del loro dolore. Dovete scrivere di quello che vi è successo, anche se temete per le vostre vite e la vostra dignità, in questo caso usate dei nomi anonimi, ma scrivete. Si deve scrivere in modo che tutti sappiano cosa è stato fatto alla nostra generazione, a questa generazione piena di dolore. Si deve scrivere per quelli che verranno dopo di noi e che vivranno in un Iran libero, in modo che sappiano il prezzo che abbiamo pagato per la loro libertà. Devono sapere quante vite sono state bruciate e come le speranze sono svanite, devono sapere i maltrattamenti che abbiamo subito.
Quando mio padre scoprì quello che mi avevano fatto il suo dolore fu immenso e in lui tutto si frantumò. Mia madre invecchio di cento anni, in un’unica notte, mio fratello da quel momento non è riuscito più a guardarmi negli occhi, ed io non ho più guardato i suoi, perché non vuole che io soffra più di quello che ho già sofferto. Con il loro gesto a lui sembra che gli abbiano portato via la sua virilità. Quando ha scoperto, che quelli che credono di essere degli uomini, sono solo invece tali perché hanno degli attributi maschili, ha iniziato a odiare la sua virilità. Per quelli che si definiscono uomini, la dignità, la nobiltà e la castità non ha nessun valore e significato.
Ero un’insegnante di prima elementare, insegnavo ai fiori del nostro paese a leggere e a scrivere. Insegnavo loro: “Papa ha portato l’acqua” “L’uomo viene” “L’uomo porta il pane”, perché per me l’immagine dell’uomo era quella del capofamiglia, e aspettavo che quest’uomo arrivasse anche per me, ma adesso questa immagine dentro di me è cambiata. La mia immagine di quell’uomo adesso è accecata dal suo desiderio. Non riesco a liberarmi dal puzzo infetto del suo sudore. Quando ripenso a lui, salto giù dal letto, anche nel cuore della notte. Temendo che i suoi passi mi possano di nuovo raggiungere tutto il mio corpo vibra e trema al minimo suono e il mio cuore inizia a battere più velocemente per la paura che lui mi si avvicini di nuovo. Sono sempre pronta a fuggire.
Di notte lascio le luci accese e di giorno passo le giornate tra le lacrime e il dolore.
Noi abitavamo nella via Kargar Shomali.
Quando sono stata arrestata stavo ritornando, con mio fratello, dalla Moschea di Ghoba. Mi hanno picchiata e mi hanno portata via e così facendo mi hanno distrutta, così come dice il nostro amato poeta Hafez: hanno fatto ciò che i mongoli ci fecero.
Alcuni avevano le braccia rotte, altri le gambe spezzate o la schiena rotta e altri ancora, come me, avevano lo spirito a pezzi. Il mio spirito era devastato come se tutto ad un tratto mi fosse stato portato via tuta la mia umanità. Una volta ero primavera, ora sono come morta, sono un fiore di papavero calpestato.
Vorrei chiedere a quelli che leggono questa lettera se dovessero conoscere qualcuno che come me è stato vittima di violenza carnale, di essere gentile con loro, di appoggiarli. Il problema per me e per la gente che come me ha subito violenza è che nella nostra cultura lo stupro non è solo un duro colpo per la persona che lo subisce ma lo è per tutta la famiglia. Le ferite di una persona che è vittima di stupro non guariranno mai, neanche con il passare del tempo.
Le sue ferite si riapriranno ad ogni sguardo di suo padre, il cuore si spezzerà, ad ogni lacrima di sua madre. I parenti, gli amici i vicini tutti ci lasciarono soli. Siamo stati costretti a vendere la nostra casa (al di sotto del prezzo di mercato) e ci siamo trasferiti a Karaj (subborgo di Teheran). Ma neanche lì la nostra permanenza durò a lungo, gli agenti trovarono il nostro nuovo indirizzo ed iniziarono a schernirci, se ne stavano dietro all’angolo della nostra strada e sorridevano a mio padre ogni qualvolta che lui passava. Abbiamo lasciato tutto e siamo immigrati. Alla loro età i miei genitori divennero dei rifugiati.
Posso tranquillamente affermare che le ferite che la società ci a inferto sono state molto più difficili da affrontare rispetto a quelle fisiche. Molte persone sorridono quando sentono parlare di stupro, ma io giuro che non c’è niente di divertente nello stupro, non c’è niente di divertente in una famiglia che soffre, nella perdita di dignità da parte di un ragazzo o di una ragazza, non c’è niente di divertente nel distruggere la dignità dell’amore. Quelli che mi hanno stuprato probabilmente riderebbero, erano in tre. Tutti e tre erano sporchi e portavano la barba, avevano un accento terribile e dicevano sconcerie. Anche se hanno visto che ero vergine mi hanno chiamato puttana e mi hanno obbligata a dichiararmi come tale. Adesso non mi vergogno a dirlo, non mi vergogno più. Mi hanno detto che avevano tre testimoni, i quali mi avevano vista andare con tre uomini in una sola notte, io ho detto loro che io ho 30 testimoni, i quali possono affermare che sono un’insegnante e che quello che mi sta succedendo è solo colpa loro. Loro mi hanno derisa dicendo che per me non era poi tanto male, e che la mia paga era aumentata. Per loro la dignità e la castità di una donna sono solo parole vuote, per loro tutte le donne sono puttane. Quelli che mi hanno stuprata, non erano degli esseri umani, erano affetti da auto-subordinazione, si erano trasformati in animali perversi, che non sapevano più quello che facevano, non sapevano di star distruggendo la bellezza. Queste creature non hanno rispetto neanche delle loro madri e delle loro sorelle, mi dispiace per coloro che per tutta la vita devono convivere con questi animali rabbiosi. I miei denti erano rotti, la mia spalla graffiata, il mio essere donna era stato distrutto. So che non sarò mai più in grado di amare un uomo, non sarò mai in grado di avvicinarmi e fidarmi di un uomo. Anche se mi rendo conto che la mia terra ha tanti uomini coraggiosi, che hanno sofferto, ma per me i veri uomini e quelli che fingono di essere tali, fanno oramai parte di una stessa categoria. La mia vita da donna è finita e io adesso sono come una morta che cammina. Ma scrivo. Scrivo per riconquistare la fiducia in me stessa. Ho scritto che ero un insegnate, trasformatasi in prostituta, ma adesso sono una scrittrice. Vi ho scritto che ero primavere, e invece adesso sono diventata autunno e perciò sono diventata più bella. Sono una prostituta bella. Mi hanno resa un’emarginata nel mio stesso quartiere, un insegnante senza classe, un essere ridicolo agli occhi degli altri, mi hanno condannata alla solitudine. Per la Repubblica Islamica d’Iran sono diventata il simbolo della donna con la schiena rotta, i capelli tagliati e il viso insanguinato. Ma io sono orgogliosa di essere una puttana se ciò aiuta a portare la libertà, e poi io so che non sola.
Sentivo le loro voci, nelle celle accanto alla mia, o mentre il mio inutile corpo era accasciato a terra, sentivo le loro voci, mentre questi finti uomini usavano violenza su di loro (le altre prigioniere). Chiedo a tutti quelli che come me hanno sofferto, di scrivere, perché coloro che hanno subito violenza devono in qualsiasi modo esternare il dolore, perché è lo stesso dolore al quale Sadegh Hedayat (scrittrice contemporanea) si riferiva dicendo “il dolore mastica (distrugge) l’anima della gente”. Lasciate uscire fuori il vostro dolore. Fatelo sapere a tutti. Dovete capire che non siete sole, che ci sono molte come voi. Noi tutti condividiamo questo dolore. …
Questa lettera potrebbe essere molto più lunga, ma io la termino con una frase. Mi rivolgo direttamente a Khamenei, colui che si considera il padre di questa nazione. Ero una figlia dell’Iran, i tuoi figli mi hanno violentata. Chi pagherà per la mia dignità perduta?
Bahareh Maghami
Aprile 2010, Germania dal Blog: Free Iran
El dormir es como un puente que va del hoy al mañana. Por debajo, como un sueño, pasa el agua, pasa el alma.
Una donna... una donna come tante. Come la nostra sorella, fidanzata, moglie o mamma. Una donna che come purtroppo tante altre porta dentro sé una ferita inguaribile. Una donna che oggi deve lottare due volte. Deve lottare come donna e deve lottare contro il male che le è stato fatto. Il 2 marzo, due mesi fa esatti, C. è stata aggredita, minacciata di morte e infine violentata in casa. Andiamo indietro nel tempo, proviamo insieme a lei a rivivere quei momenti, affinché si possa capire quanto sia grave un gesto del genere. Perché troppo spesso se ne parla ma forse senza coglierne la vera essenza.
C. si trova a casa, abita a Bojano un piccolo paesino della provincia di Campobasso, un paesino tranquillo di solito non "all'onore delle cronache". Da poco sono trascorse le 20, la recinzione del giardino tutela l'intimità di quella casa. Ma non si rivela sufficiente a placare i bassi istinti di un uomo che crede di poter disporre della vita degli altri a suo piacimento. Così C. si trova improvvisamente, e suo malgrado, preda di questo mostro (altra definizione non ci par possibile) che dopo averla aggredita procurandole varie lesioni, dopo averla quasi strangolata per impedirle di urlare e provare a difendersi, la violenta. Forse C. avrebbe potuto azzardare qualche ulteriore forma di difesa. Ma cosa fare contro un uomo certamente fisicamente più forte che non si ferma nemmeno alle parole "sta rientrando il mio ragazzo, ti bloccherà"?
Già, cos'altro poteva fare se non subìre questa violenza? Ah sì...poteva farsi uccidere.
C. denuncia l'aggressore che presto arrestato è ora detenuto presso la casa circondariale di Teramo in attesa di giudizio. Il 18 maggio si svolgerà la perizia psichiatrica da parte dei periti nominati su istanza del difensore che asserisce la presunta incapacità di intendere e di volere di quest'uomo, se questo è un uomo. Uomo che in verità ha una difficoltà di linguaggio ma che è stato invece molto abile nel trafugare poco prima la bicicletta di C. onde impedire che lei potesse guadagnare una veloce via di fuga.
L'inferno di C. continua con le minacce ricevute sin dal giorno immediatamente successivo all'arresto dell'aggressore da parte del di lui fratello che pretende il ritiro della denuncia, promettendo altrimenti di mettere in atto la sua minaccia di morte (sarà vizio di famiglia). C. coraggiosamente denuncia anche il fratello, che risulta ora indagato a piede libero. Libero di circolare a Bojano, nel suo paese. Mentre C. si trova oggi in altra località per questioni di sicurezza. Addirittura testimoni forniscono un alibi all'aggressore asserendo di non poter essere colpevole in quanto in altri luoghi al momento dell'aggressione. Ma nessun testimone ha invece sentito urla e notato nulla dell'aggressione di questa povera ragazza.
Vi invito a leggere la sua personale testimonianza concessaci, perché si capisca il vuoto che si crea in una donna violentata, perché si capisca che una vittima non va mai lasciata sola. Perché non è possibile che in questo mondo solo i criminali trovino testimoni a loro favore. Evidentemente falsi.
Luigi Asero
La lettera di C.
Sento il vuoto piu' totale dentro di me: martedi' scorso, alle otto di sera circa , quello che io posso chiamare semplicemente mostro, mi è entrato in casa, con una scusa, scavalcando la recinzione del giardino, e mi ha vessato, lesionato, aggredito, violentato e quasi strangolato, impedendomi di urlare e di difendermi.
Mi ha trascinato per casa tirandomi per i capelli, mi ha fatto urlare dal dolore, ma nonostante il balcone fosse aperto, nessuno è intervenuto fino a quando l'ho convinto che stava per rientrare il mio compagno per mandarlo via, ma non era vero, era solo l'unica cosa che potessi fare per liberarmene. Ad un certo punto, ho capito che avevo solo due possibilità, o farmi uccidere o subirlo per tentare di sopravvivere....ho scelto la sopravvivenza, ma la verità è che io mi sento comunque già morta dentro.
E' stato incarcerato, ma il fratello la notte dopo mi ha detto che ero una morta che camminava, e che avrei pagato con la vita per aver mandato il fratello in carcere, visto che nonostante le minacce di morte, ho chiamato immediatamente i carabinieri e mi sono fatta soccorrere dai medici...vi chiederete come sia possibile che racconti pubblicamente queste cose, beh. è semplice...il mio paese è oltre sa tutto...io sono costretta a stare in casa per non notare gli occhi della gente che si soffermano su di me o di rischiare aggressioni da parte del fratello che vive con la famiglia proprio qui dietro...la mia vita è completamente svuotata.
Non riesco davvero a trovare un senso a tutto questo male, a questa cattiveria, a tanta malvagità...a tanta omertà ed indifferenza...Ho sempre detto che le violenze andavano denunciate e l'ho fatto, ma la mia vita è comunque rimasta vuota e senza senso ormai...ho aiutato gli altri con la mia denuncia, ma io sono sola ad affrontare vergognosamente tutto questo se non col sostegno del mio compagno, delle forze dell'ordine e di qualche amico.... Non capisco che senso abbia tutto questo, non riesco a capirlo!!!
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Neppure io comprendo perchè questa donna debba continuare ad essere stuprata, giorno dopo giorno, da una giustizia che non le sa rendere almeno la possibilità di riprendersi in mano la propria vita dopo che qualcuno l'ha completamente distrutta. Nè comprendo la meschinità di persone che coprono queste bestie e che deridono e insultano colei che è la vittima. In questo mondo al contrario dove il cattivo viene protetto e la vittima stuprata a vita, mi chiedo anche come mai, noi donne, non troviamo il modo di smantellare questo sistema che tutt'oggi giustifica l'ingiustificabile !
El dormir es como un puente que va del hoy al mañana. Por debajo, como un sueño, pasa el agua, pasa el alma.
Questo nasce dall'orrore di "agglomerati di cellule" che non hanno diritto di esser chiamati in altro modo..
Da Padre, munito di almeno due neuroni e con una punta di coscienza, Non posso che pormi in prima fila. Non pretendo di vincere tutte le battaglie,ma la guerra Si! Anche in questo luogo inviolato dall'orrore credo che certe emozioni sia d'obbligo renderle a titolo di passaggio Zero! Together against the pedophilia
QUESTA BAMBINA ...
Vedi questa bambina?, piange laggiù Hai sentito il sussurro delle sue preghiere di tutti i giorni?
NO. NON TU!!
No perché non ti interessa! Preferisci vederla nuda, Nuda, con le gambe divaricate, È tutto quello che hai mai pensato!
Non hai sentito il suo grido? Ti prega di smettere! Ti prega di smettere, Gli fa male TROPPO! Non Ti dà una sensazione malsana? Quando la guardi sanguinare ...
Ma davvero non senti nulla?, Quando trascini il suo corpo devastato, Scavi una fossa, e la seppellisci li, Sei metri di profondità, in modo che nessuno la possa trovare?
Ma davvero non senti nulla?,
Quando "metti" la mia bambina "a dormire"? ..........
Ti ringrazio Zero per aver accettato il mio invito a postare qui questo tuo testo amaro, terribile, ma rispecchiante una terribile verità che è quella della violenza sulle bambine, obbrobrio ancor peggiore che quello perpetrato sulle donne .
Non importa se continuerò a parlare al vento... Io non mollo. Oggi si è sollevata la voce di un uomo. Al posto nostro...
El dormir es como un puente que va del hoy al mañana. Por debajo, como un sueño, pasa el agua, pasa el alma.
Posto questo video che nella giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne è stato trasmesso in tutti i cinema e nelle TV inglesi!! L'attrice Keira Knightely, ha deciso di dare il suo contributo girando questo spot molto crudo.. una donna che torna a casa da un giorno di lavoro sul set, e trova il suo compagno ad accoglierla...
per il fenomeno molto diffuso sulla violenza domestica dove donne e bambini vittime, spesso non denunciano per paura e per vergogna
Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos. (Eraclito)