Morgana è una delle donne celtiche del ciclo Arturiano abitante nella città di Avalon, isola mitologica situata in qualche parte delle isole Britanniche dove pare sia stato nascosto il sacro Graal e dove fu sepolto Re Artù., figlia della madre di Artù, Ingraine, e del primo marito, il Duca di Cornovaglia. Artù, figlio di secondo letto (Ingrid ed Uther Pedragon) era quindi suo fratellastro. Morgana viene rappresentata come una guaritrice ed una mutaforma. Sempre secondo la tradizione Morgana sarebbe l'allieva, forse l'ultima o una delle ultime, di Viviana. Questa, la Dama del Lago, sarebbe stata la Sacerdotessa Madre di Avalon, nonché colei che avrebbe preso sotto la sua ala la piccola Morgana, per educarla all'antica religione di Avalon al fine di farla succedere a sé come Sacerdotessa Madre. Anche Artù (nome sacro: Arthur Pendragon) come figlio di Uther Pendragon fu educato ed iniziato all'antica religione di Avalon. Il suo compito, infatti, sarebbe stato quello di unire le popolazioni dell'Inghilterra, quelle appunto fedeli all'antica religione di Avalon e quelle fedeli alla nuova fede, la religione Cattolica. Altre fonti invece la vogliono come allieva di Merlino ed in seguito sua rivale. Per la sua caratteristica di apparire sollevata dal suolo diede il nome all'effetto ottico fatamorgana. Si presuppone che fosse probabilmente un tipo di camminata molto dolce e leggera che, unitamente ad altri effetti ottici forse anche causati dal particolare abbigliamento delle sacerdotesse di Avalon (di cui Morgana è una delle ultime esponenti) a creare questo apparente distacco da terra durante la camminata di Morgana. (da Wikipendia)
Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos. (Eraclito)
La gente non capisce vede in me un uomo sfortunato ma io sono colui che mai non nacque e muore tutti i giorni... ... Non voglio morire e non voglio che mi si legga quanto ancora vorrei vivere insieme a te la mia leggenda. (Claudio Scaramella)
Morgana
La signora di Avalon
Morgana è forse il personaggio più amato dei romanzi del ciclo arturiano. Artù da alcuni studiosi definito "dux bellorum" dei Britanni, ottenne il potere verso il 516, quindi si dedicò a difendere la Britannia dagli invasori. Quando morì, forse nel 547, i Britanni non riuscirono a coalizzarsi contro il nemico e dovettero lasciare le loro terre per rifugiarsi al nord. E' in questo contesto storico, del quale possediamo pochissime fonti, che si svolge la vicenda del mitico re e dei cavalieri della tavola rotonda. Di Merlino e di Morgana. La prima opera letteraria nella quale appare la figura di Morgana è la "Vita Melini" di Goffredo di Monmouth, scritta nel 1148, nella quale Morgen è una fata guaritrice che cura le ferite di Artù e che vive ad Avalon assieme a nove sacerdotesse:
< L'isola dei Frutti che è detta Fortunata prende tal nome chè li produce da sè sola... In quel luogo nove sorelle per singolare regola, concedono privilegi a coloro che lì giungono provenienti dai nostri lidi. La maggiore fra loro è la più esperta nell'arte della medicina e supera le sue sorelle per avvenenza e maestà. Si chiama Morgana e insegna quale virtù possieda ogni tipo di erba per curare i corpi sofferenti. E' a lei nota anche l'arte con cui sa mutarsi d'aspetto e sa solcare i cieli con ali straordinarie come Dedalo. Quando vuole diventa Bristi, Carnoti o Papia. Quando vuole correrà per l'aria fino ai vostri lidi. Si dice che abbia anche istruito le sorelle nella matematica> (G. di Monmouth, Vita Merlin III,vv.908 e segg)
In realtà un breve accenno alla figura di Morgana era già presente nell'"Historia Regum Britannicum", nella quale si diceva , a proposito di Artù, che fosse curato ad Avalon. Benoit de Saint Maure la cita nel "Roman de Troie" del 1160 e in la "Vulgata Lancelot" e dice di lei: <Verità fu che Morgana, la sorella di re Artù, era molto esperta di incantesimi e di sortilegi più di tutte le donne, e per il grande impegno che ci mise lasciò e abbandonò la comunità della gente e soggiornava giorno e notte in foreste profonde e presso le fonti, cosicchè molte persone, che erano molte nel paese, non dicevano che era una donna ma la chiamavano Morgana, la dea.> Da questo momento in poi la figura di Morgana andrà sempre più assumendo tratti negativi e da guaritrice benevola diventerà infida traditrice e maga, caratteristica che le rimarrà addosso come uno stereotipo lungo tutta la letteratura cortese del XIII secolo. Il motivo di questa demonizzazione è facilmente comprensibile: Morgana è presentata come una donna lasciva che rapisce i suoi amanti e li porta nell'altro mondo. La caratteristica della figura della fata negli scritti del XII secolo era l'abitare in un luogo <<altro>> e di poter guarire il re ferito, mentre in quelli del XIII secolo è quella di rapire uomini mortali per farne i suoi amanti, e nella letteratura sono addirittura quattro. L'autore di Lancelot in prosa è veramente spietato con Morgana, in quanto sostiene che la bella fata non riesce a farsi amare da nessuno degli uomini che ha scelto, e si vendica dei torti subiti e dei tradimenti rapendo i cavalieri e imprigionandoli in un luogo meraviglioso, circondato da un muro d'aria. Tutti coloro che passano possono accedere alla valle fatata ma potranno uscirne solamente coloro che non hanno mai amato o che non hanno mai tradito. E l'incantesimo potrà essere rotto solo da colui che non sarà stato infedele nemmeno in sogno: - Lancillotto che libererà i cavalieri imprigionati, ma sarà lui stesso rapito.- Dopo aver infranto l'incantesimo della Valle senza Ritorno, egli verrà drogato e condotto da Morgana in uno dei suoi castelli. Morgana infatti è gelosa di Ginevra, alla quale Lancillotto ha giurato eterno amore, e che lei pure riama, anche se non potrebbe essendo sposata ad Artù. Ma non è solo la vendetta a spingere la fata. Morgana ama davvero Lancillotto: << Perchè ella lo amava più di quanto una donna possa amare un uomo, per la grande bellezza di lui, soffriva molto del suo rifiuto e lo teneva prigioniero non per odio, ma con la speranza che avrebbe vinto la sua ripugnanza per stanchezza se molte volte l'avesse pregato>>... (Lancelot. LXXXVI,21) Dal Lancelot, nel quale Morgana è ritratta come donna lasciva che ha molti amanti, tra i quali appunto Lancillotto, ma anche Merlino, si passa alla figura di ricattatrice e avvelenatrice nel Tristan: la fata si innamora di un giovane, Alessandro, che viene ferito in un combattimento. Lei promette di salvarlo in cambio del giuramento di essere completamente in suo potere. Infine, in La bataille Loquifer, Morgana è addirittura un'assassina: rapisce, assieme ad altre fate, l'eroe Rainouart, addormentato sulla riva del mare. Questi si innamora perdutamente di lei e con lei concepisce un figlio:
<< La notte giacque con lui Morgana con grande passione. Di lei ha preso Rainouart tutto il suo piacere e quella notte ella concepirà Carbon, un demonietto che non fece che male...>> (ms BN 24370 f 3)
Ma l'eroe riparte per le sue avventure e Morgana lo lascia andare, salvo poi procurare un naufragio nel quale Rainouart morirà.
Secondo la leggenda Morgana è figlia di Igraine e di Urien e sorellastra di Artù. Allieva di Merlino, innamorata di Lancillotto ma non corrisposta, nemica giurata della regina Ginevra, diviene colei che è dedita al sesso sfrenato, come l'antica Dea Morrigan, che commette adulterio e incesto poichè giace con il fratello con il quale concepisce un figlio ( Mordred, colui che ucciderà Artù), che irretisce gli uomini con le sue arti magiche e che adora la Dea, quindi, oltre che strega, è anche eretica. Allo stereotipo cristiano di donna perfida, istruita dal pagano Merlino a pratiche diaboliche, dedita alla magia per la perdizione del buon cristiano Artù, la scrittrice americana Marion Zimmer Bradley ha contrapposto l'immagine di una donna che, in molti particolari, si avvicina alla figura della Sacerdotessa della Dea. (ricerca personale)
sai ORY anch'io sono appassionata di questo genere... ne ho letto tanti della serie fantastica che parla di re Artu',la donna del lago e tanti altri, so belli perche' mentre leggi puoi volare con la fantasia,,,
sai ORY anch'io sono appassionata di questo genere... ne ho letto tanti della serie fantastica che parla di re Artu',la donna del lago e tanti altri, so belli perche' mentre leggi puoi volare con la fantasia,,,
Germenzia
Nonna, quando ero piccola, mi sfamava a pane e magia... le sue favole erano piene di esseri strani e meravigliosi. Altro che "Cappuccetto Rosso!" Pensa che non mi lavava se non con acqua piovana nè mi faceva andare a letto se non dopo aver ringraziato tutti e quattro gli elementi senza i quali, ripeteva sempre, non esisteremmo neppure noi. Avrei forse potuto non innamorarmi di questo mondo ? Bè, ora se pensate che sono un pò svitata sapete il motivo.
Ti regalo questo video sperando di farti tornare per un attimo bambina. Sottofondo di musica celtica... trascinante. Dentro ognuno di noi vi è un pò di magia...
"Quando il primo bambino rise, la sua risata si infranse in mille e mille piccoli pezzi, che si dispersero scintillando per tutto il mondo: così nacquero le fate". (James M. Barrie)
La credenza nelle fate e negli esseri appartenenti al Piccolo Popolo è ancora molto viva, soprattutto per quanto riguarda i paesi celtici, dove le fate sono ancora una presenza quotidiana ben viva nel folklore. Si sa che le fate sono presenti nelle tradizioni e nelle fiabe di quasi tutto il mondo, ma l'aspetto di loro che lì è raffigurato è stato distorto dai raccoglitori di fiabe ottocenteschi, come ad esempio i fratelli Grimm, che trascrissero dalla viva voce dei narratori storie e leggende. La loro trascrizione non è mai stata fedele alla realtà di quanto avevano raccolto e cominciarono ad essere considerate più fiabe adatte ai bambini. Infatti R.J. Stewart dichiara che le fate delle fiabe sono molto diverse da quelle delle quali parlano le tradizioni e i racconti del folklore. In questo nostro tempo inquieto si moltiplicano gli studi e l'interesse riguardo al Piccolo Popolo, soprattutto in relazione al ritorno del paganesimo, e sono molte le persone che credono nell'esistenza di questi piccoli esseri e desidererebbero poterli vedere o entrare in contatto con loro. Ma purtroppo la nostra parte razionale ci impone di dimenticare il mondo magico quando passiamo dall'infanzia alla pubertà. Chi asserisce di aver visto le fate, sostiene che esse vivono nel nostro stesso mondo e che sia possibile entrare in comunicazione con loro usando un sesto senso, più acuto della vista, che aiuta la vista stessa a percepire la luminosità che gli esseri fatati emettono. Secondo Nora Van Gelder gli esseri fatati fanno parte di una grande linea evolitiva che si sviluppa parallelamente a quella umana e che, come quest'ultima, inizia con alcune forme estremamente primitive e sale passando attraverso le fate e presenta come propri esseri più elevati quelli che tradizionalmente sono chiamati angeli o deva. Altri studiosi ritengono che le fate derivino dalla mitologia dei Celti e che siano quindi immagini di dee demonizzate dal cristianesimo e recuperate nel folklore.Infatti la tradizione celtica ritiene che la stirpe delle fate siano i Tuaha de Danann, ovvero il popolo della dea Dana. In generale si può affermare che le fate, così come gli gnomi, i folletti e tutto quanto circonda la credenza del Piccolo Popolo, risultano i personaggi racchiusi nell'articolato universo della fiaba, ma sono anche presenti in molti ambiti del folklore, della leggenda e alle diverse credenze popolari. Comunque la si pensi, è sempre piacevole addentrarsi nel mondo della leggenda... e allora perché non farlo ?
Secondo alcuni esiste davvero un luogo dove le fate vivono tuttora: si trova a nord della Scozia, vicino alla baia di Findhorn. Il villaggio di pescatori che prende il nome dalla baia è a 300 chilometri da Edimburgo e sembra un luogo nel quale il tempo si è fermato. Nel 1962 due coniugi canadesi, Peter ed Eileen Caddy, e la loro amica Dorothy MacLean, decisero di andare a vivere in una roulotte a Findhorn, dove iniziarono a coltivare un piccolo orto che gli desse gli alimenti necessari alla loro sussistenza. Fino ad allora nessuno, in quel luogo era mai riuscito a coltivare nulla perché il terreno era povero e sassoso, il freddo intenso e il vento soffiava sempre molto forte. Ma Dorothy MacLean che fino ad allora non aveva mai coltivato nulla e non conosceva nulla sull'argomento, asseriva di ricevere in meditazione, consigli sulla coltura delle singole piante direttamente dalle fate. Gli scettici non riescono a spiegarsi ancora oggi il perché, ma il giardino di Findhorn iniziò a produrre moltissime verdure tra lo stupore di tutti gli altri abitanti del posto. E ben presto questo miracolo si sparse in tutto il mondo rendendo famoso quel luogo dimenticato da Dio ma non dalle fate evidentemente... Ora, dopo anni di lavoro, Findhorn è un giardino nel quale crescono diversissimi tipi di piante grazie all'aiuto delle fate e di altri esponenti del Piccolo Popolo. Dotorhy ha ricevuto in meditazione le indicazioni degli spiriti della natura che le consigliavano cosa fare per sfruttare al meglio le energie proprie del mondo naturale. Secondo lei le fate, come gnomi, elfi e folletti, sono una personificazione delle forze vitali attive nella natura, sono responsabili di tutti i processi relativi alla vita delle piante, delle rocce, delle acque e dell'aria, ed è possibile entrare in contatto con loro e chiedere loro un aiuto per rendere fertile e rigogliosa anche la terra più arida e desolata.
Una delle fate più famose ma anche più inquietanti è Melusina, fantastico ibrido di donna e serpente. Il re dell'Albània ( nord della Scozia) Elinas, rimasto vedovo, per cercare di dimenticare l'amatissima moglie si dedica continuamente alla caccia. Un giorno, mentre sta vagando nel bosco, si avvicina a una sorgente e ode provenire dalle acque una voce melodiosa che canta. E' una fata, Pressina, alla quale lui confida il suo dolore e di cui in seguito poi si innamora e la chiede in sposa. La fata accetta a patto che egli non assista mai alla nascita dei suoi figli. Elinas accetta e il matrimonio viene celebrato. Pressina dopo qualche tempo partorisce tre gemelle che chiama Melusina,Palatina e Mèlior. Il re non tiene fede al giuramento e si precipita per vedere le figlie, così la fata lo lascia e se ne va assieme alle piccole. Una volta cresciute, le ragazze decidono di vendicare la madre per il tradimento subito, quindi tornano in Albània, rapiscono il padre e lo nascondono dentro una montagna. Pressina, però, che era ancora innamorata del marito, una volta saputo il castigo che queste hanno inflitto a Elinas, le scaccia e colpisce l'ideatrice con una maledizione. Melusina è condannata a subire una trasformazione: la fanciulla ogni sabato diventa serpe dalla vita in giù e solo se un cavaliera la sposerà e starà lontana da lei il sabato, la maledizione potrà finire. Melusina vaga per il mondo alla ricerca dell'uomo che la potrà salvare e si ferma nei pressi della Fontana delle Fate, nella foresta di Coulombièrs, nel Poitou, dove viene accettata e ospitata dalle Buone Signore. Un giorno nella foresta compare Raimondino, figlio del conte di Forest, che insegue un cinghiale che ha ferito durante una battuta di caccia assieme allo zio, Emmerico, conte di Poitiers, suo benefattore. Tentando di trafiggere l'animale, accidentalmente Raimondino uccide lo zio. Disperato il giovane erra nella foresta e lì incontra Melusina. Le racconta cosa è successo e ritrova lentamente la ragione. Il giovane si innamora della fata e la chiede in moglie impegnandosi a rispettare il divieto del sabato. Melusina e Raimondino si amano, vivono nel lusso e nell'agiatezza e hanno alcuni figli. Melusina fa costruire molte torri e castelli, addirittura chiese, rendendo Raimondino uno degli uomini più ricchi del mondo. Ma il fratello di Raimondino, geloso del suo benessere, decide di andare a trovarlo per conoscere la moglie che gli ha fatto ottenere tanta ricchezza. Arriva un sabato e chiede di vedere la donna che però si nega. Indispettito da questa mancanza di cortesia, pretende una spiegazione dal fratello che gli rivelà così il patto che ha stretto con Melusina di non avvicinarla mai il sabato. Il fratello allora sostiene che probabilmente Melusina dedica l'intera giornata del sabato al suo amante. Impazzito di gelosia, Raimondino si reca di corsa nelle stanze di Melusina e la spia attraverso una fessura. Con suo grande stupore vede la moglie fare il bagno in una vasca di marmo e scopre che dalla vita in giù è un serpente. Vistasi scoperta, Melusina si tramuta, la pelle le si ricopre di squame, le spuntano le ali e lei si alza in volo e scompare per sempre... (M.Bulteau, Le figlie delle acque)