Giunse il momento di riprender l'armi in mano Dignità mea reclama giustizia attesa mai invano Un uomo che memoria tacque del suo passato E' un essere che suo malgrado non è mai nato
Nel frastuono di tuoni e improvvise tempeste morte e sangue, furia mia ed ira celeste altrui vidi, in tal notte pervasa d'anime nere, ch’assai parvo, pur si professò poeta e cavaliere.
Dovrebbe costui esser armato, in tal funesta via, di spada affilata dalla tempra d’immortal poesia e la penna intinta nell’inchiostro di virtù e vigore; e posseder dovrebbe lo scudo d’antico onore!
Un cavalier eletto solo di saggezza suol farsi lume e più della morte può la penna, più della spada il suo acume! E cotal invece che si annunciò poeta e cavaliere, in verità vide la mia collera allearsi a serafini sol per divorare la lor pietà!
E costui che cavalier si credette, ma non v’era a ciò alcun indizio assai tremò nel vedermi mutare tormento in peggior esizio! Ed un suono squarciò l’aere già pregno d’incombenti dolori: e fu la voce di Morris, ch’annunciò ad egli: “Memento mori!”
E poiché sono io, mostrai la spada foriera di nequizia e dissi: “In urlo termina vita che con urla inizia!” E costui, il cui nome è sì effimero per meritar pronuncia, si prostrò qual colui che per viltà rinuncia.
Ed io inver costui: “Chiedimi ch’io ti mostri il volto della morte, che se il mio mostrassi, ti sarebbe più scempia sorte!” Ed io inver il cielo: “D’un tuono funesto fammi grazia ch’io or sia l’ambasciator degli inferi che codesto strazia!”
Ed io inver cotal misero: “Tu che credi i tuoi versi nel sangue intinti, ma ogni tua parola in oblio o fetore langue!” L’inginocchiato erse lo scudo di paglia, quello del suo onore, ed io: “Alzati; sì di viltà, non di paura svuota il tuo cuore!
Alzatosi, ratto gettò lo scudo ed impugnò penna e spada; però né l’un né l’altra si ritrovò, qual colui che cieco vada; solo d’una pala era armato, poiché per isdegno Marte e Calliope sottrassero gli antichi strumenti, ad egli indegno ed in parte miope!
Tuttavia cominciò a scavare, e d’arrecar danno credette; quivi attesi, finché egli dinanzi alla propria fossa stette. “Or infierisci, se sai!”, fu il mio invito inver l’anima stolta, e lui venendo avanti cadde a retro; la sua anima con lui fu sepolta!
Scrissi il suo epitaffio: “Or segui il filo di codesto tuo discorso per le vie degli inferi; tra i cinghiali e non poeti procede il tuo percorso!” Non nacqui Morris per discorrer con pagliacci e buffoni, per essi fioca luce tramuto in lampi, vago rumore in tuoni!
È mia usanza temprar azioni e parole nell’altrui ingegno, le alte virtù sono la misura cui aspiro d’esser degno; per cui sappia ciascun che si professa cavalier e poeta ch’un cavaliere solo di virtù e rispetto si disseta!
Distruggerò tutti coloro che oseranno frapporsi tra me e la mia anima!
Il mare..spesso..comunica attraverso le sue onde: quelle vicine alla spiaggia..parlano alle persone che sanno cos'è l'amore...quelle lontane..intrise di silenzionse striscie blue spumeggianti...parlano alle persone che ..vogliono sapere cos'è l'amore. Entrambe..hanno però una cosa in comune...il leggiadro movimento del cuore!
Sir Morris
Distruggerò tutti coloro che oseranno frapporsi tra me e la mia anima!
Il mare..spesso..comunica attraverso le sue onde: quelle vicine alla spiaggia..parlano alle persone che sanno cos'è l'amore...quelle lontane..intrise di silenzionse striscie blue spumeggianti...parlano alle persone che ..vogliono sapere cos'è l'amore. Entrambe..hanno però una cosa in comune...il leggiadro movimento del cuore!
bellissima Sir Morris
Era solo un sogno ed é lí che torneró aspettando finché il fato mi dirá Puoi donna ,apri le tue ali e vivi il tuo sogno. Andromaca
Giunse il momento di riprender l'armi in mano Dignità mea reclama giustizia attesa mai invano Un uomo che memoria tacque del suo passato E' un essere che suo malgrado non è mai nato
Nel frastuono di tuoni e improvvise tempeste morte e sangue, furia mia ed ira celeste altrui vidi, in tal notte pervasa d'anime nere, ch’assai parvo, pur si professò poeta e cavaliere.
Dovrebbe costui esser armato, in tal funesta via, di spada affilata dalla tempra d’immortal poesia e la penna intinta nell’inchiostro di virtù e vigore; e posseder dovrebbe lo scudo d’antico onore!
Un cavalier eletto solo di saggezza suol farsi lume e più della morte può la penna, più della spada il suo acume! E cotal invece che si annunciò poeta e cavaliere, in verità vide la mia collera allearsi a serafini sol per divorare la lor pietà!
E costui che cavalier si credette, ma non v’era a ciò alcun indizio assai tremò nel vedermi mutare tormento in peggior esizio! Ed un suono squarciò l’aere già pregno d’incombenti dolori: e fu la voce di Morris, ch’annunciò ad egli: “Memento mori!”
E poiché sono io, mostrai la spada foriera di nequizia e dissi: “In urlo termina vita che con urla inizia!” E costui, il cui nome è sì effimero per meritar pronuncia, si prostrò qual colui che per viltà rinuncia.
Ed io inver costui: “Chiedimi ch’io ti mostri il volto della morte, che se il mio mostrassi, ti sarebbe più scempia sorte!” Ed io inver il cielo: “D’un tuono funesto fammi grazia ch’io or sia l’ambasciator degli inferi che codesto strazia!”
Ed io inver cotal misero: “Tu che credi i tuoi versi nel sangue intinti, ma ogni tua parola in oblio o fetore langue!” L’inginocchiato erse lo scudo di paglia, quello del suo onore, ed io: “Alzati; sì di viltà, non di paura svuota il tuo cuore!
Alzatosi, ratto gettò lo scudo ed impugnò penna e spada; però né l’un né l’altra si ritrovò, qual colui che cieco vada; solo d’una pala era armato, poiché per isdegno Marte e Calliope sottrassero gli antichi strumenti, ad egli indegno ed in parte miope!
Tuttavia cominciò a scavare, e d’arrecar danno credette; quivi attesi, finché egli dinanzi alla propria fossa stette. “Or infierisci, se sai!”, fu il mio invito inver l’anima stolta, e lui venendo avanti cadde a retro; la sua anima con lui fu sepolta!
Scrissi il suo epitaffio: “Or segui il filo di codesto tuo discorso per le vie degli inferi; tra i cinghiali e non poeti procede il tuo percorso!” Non nacqui Morris per discorrer con pagliacci e buffoni, per essi fioca luce tramuto in lampi, vago rumore in tuoni!
È mia usanza temprar azioni e parole nell’altrui ingegno, le alte virtù sono la misura cui aspiro d’esser degno; per cui sappia ciascun che si professa cavalier e poeta ch’un cavaliere solo di virtù e rispetto si disseta!
Sir Morris
ho letto nuovamente questo scritto e devo dire che lo trovo incantevole. Devo dire che dopo tante parole dolci che parlano d'amore anche quelle che sanno di rabbia e dolore sono fantastiche. Non si vive di solo poesie d'amore.