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Posted - 06 March 2009 : 15:32:56
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Scilla e Cariddi "Odisseo di fronte a Scilla e Cariddi" Johann Heinrich Füssli (1794-1796) Cariddi, nella mitologia greca era un mostro marino, figlia di Poseidone e Gea, che formava un vortice marino, capace di inghiottire le navi di passaggio. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla. Le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino ad uno dei due mostri. In quel tratto di mare i vortici sono causati dall'incontro delle correnti marine, ma non sono di entità rilevanti. L'espressione «essere tra Scilla e Cariddi», indica il rischio di sfuggire ad un pericolo per correrne un altro. Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, perché guidati da Teti madre di Achille, una delle Nereidi.Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, per paura di perdere la nave passando vicino al gorgo. Scilla è una figura della mitologia greca, era un mostro marino. La leggenda vuole che dimori sotto il promontorio di Scilla, da cui uscirebbe di tanto in tanto scatenando spaventose tempeste e terrorizzando i naviganti che possono solo sperare nell'intervento di Glauco, trasformatosi in un tritone marino per amore della ninfa, che emerge a placare i venti ogni volta che infuria la tempesta. Nell'Odissea, Omero la descrive come un'immortale, figlia della dea Crateis. La indica come un mostro con sei teste e dodici gambe, che strappava i marinai dalle loro navi, quando, per evitare i vortici di Cariddi, si avvicinavano alla sua tana. Altre tradizioni la indicano come figlia di Forci e di Ecate. La fanciulla era amata da Poseidone, Anfitrite ne era gelosa ed avvelenò l'acqua nella quale si bagnava e la trasformò in mostro. Scilla viene talvolta indicata come la personificazione della piovra che vive nelle acque del Mar Mediterraneo.
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Posted - 06 March 2009 : 15:48:13
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La leggenda del Re Niliu Grotta di Re Niliu Un mitico Re Niliu, al cui nome si richiama una grotta dritta, a cunicolo, che dal centro del crinale si perde nelle viscere del monte Tiriolo, è il protagonista di una leggenda nella quale sono coinvolti una famiglia regale, una fanciulla bella ma povera, l'ingenuo servo e un gallo. Niliu, rampollo principesco, s'invaghisce di una giovane popolana, con la quale compie una fuga d'amore perché i propositi di coronare felicemente il loro sogno, vengono contrastati dalla madre. Sul giovane in fuga pesa la maledizione dei genitori: sciogliersi come cera colpito dai raggi del sole. Niliu può incontrare la moglie e il figlio nato dall'unione con la fanciulla, soltanto di notte nel lungo cunicolo naturale che dalla cima del monte arriva fin sul mare, nei pressi della foce del Corace, dove nel frattempo aveva trovato riparo il resto della famiglia. Il giovane viene avvertito del sorgere del sole dal canto del gallo. La bella storia d'amore tra il principe e la popolana arricchita dal sorriso di un fanciullo rubicondo, va avanti per parecchio rtempo e fino ….. fino a quando le fate hanno deciso di non far cantare il gallo. Nella fatidica alba, sorpreso dai raggi del sole, Niliu in preda alla disperazione, al servo fedele che chiede conto del lascito delle ricchezze, predice di lasciare tutto al diavolo, il quale a sua volta, diviso il denaro in tre gruzzoli (d'oro, d'argentoo e di bronzo) lo nasconde nelle viscere del monte. L'incantesimo, narra la leggenda in conclusione, si può solo rompere con il ricorso a pratica diabolica. Si riporta di seguito il "Canto do Re Niliu" (brano in dialetto tiriolese tratto dal testo di una rappresentazione teatrale scritto dagli alunni e dai docenti della 1a B e 1a C - anno scolastico 1987/88 - della scuola media statale "V. De Filippis" di Tiriolo) dove si immagina che Demodoco (cantore della corte di Alcinoo) narra tale leggenda per allietare una delle serate trascorse da Ulisse nella terra di Tiriolo. (in corsivo è riportata la voce del coro).
Alcune frasi in Dialetto Chista è a storia do Re Niliu chi ppe amure e na cotrara allu sule si squagghiau cumu la cira Na vota c'era intra na reggia allu munte e Tiriuelu nu Re e na regina chi avianu nu figghiu sulu
Smaledittu mu si, si iddra ti pigghi cumu a cira mu ti squagghi quandu u sule ti cogghe. E Niliu nummu u sule l'adducia a na cambera scura si stapia alla marina a cotrara sinde jiu e ddra nu picciuliddu partoriu.
Smaledittu mu si, si iddra ti pigghi cumu a cira mu ti squagghi quandu u sule ti cogghie. Ogne vota cchi u picciriddhu jia e trovava sta ninna nanna Niliu cce cantava
Duermi, duermi gran ninnulu mio ca è venuta lu tata tue mu ti porta lu vatticundeu E si mai li gaddhi canteranu io sempre stapera ccu tia duermi duermi gran ninnulu mio. E ninfe mu ce fannu nu piacire nu juernu nu gaddhu nun ce ficeru sentire tutti li gaddhi ficeru ammutare pemmu ccu u figghiu cchiuu asssai potia restare.
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