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Online users : 2 // 22/11/2024 |
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Un Bimbo -- Scritta da -- Anonimo |
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(BELLISSIMA, LEGGETELA TUTTA) Un bimbo che stava per nascere si rivolse al Signore: «Mi dicono che domani mi farai scendere sulla terra. Come potrò vivere così piccolo e indifeso?». «Fra tanti angeli ne ho scelto uno per te. Lui ti proteggerà. – rispose Dio. E continuò: Il tuo angelo canterà per te parole dolci e tenere, con infinita pazienza e tenerezza ti insegnerà a parlare». ... Ma il bambino chiese con apprensione: «Come ...potrò parlare ancora con te?». «Il tuo angelo unirà le tue manine e ti insegnerà a pregare». Rispose Dio con dolcezza infinita. «Ho sentito dire che la terra è abitata da uomini cattivi… Chi mi difenderà?». Chiese il bimbo preoccupato. Dio, guardandolo con tenerezza gli rispose: «Il tuo angelo ti difenderà a costo della propria vita». «Ma il mio cuore sarà sempre triste, Signore, perché non ti vedrò più!». Disse il bimbo con molta tristezza… «Il tuo angelo ti parlerà di me e ti indicherà il cammino per ritornare alla mia presenza; sappi, però, che io sarò ogni istante accanto a te!». In quel momento si diffusero delle voci e dei rumori ed il bambino angosciato gridò a gran voce: «Signore, sto scendendo verso la terra! Dimmi ancora una cosa: qual è il nome del mio angelo?!?». E Dio sorridendo rispose: «Il nome non importa, tu lo chiamerai…mamma. Antonia Storace |
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schiaffi di libeccio -- Scritta da -- cristiano comelli Schiaffi di libeccio signoreggiano sul giorno |
scenografi gelidi di astute predizioni ch’il domani a se non si chiami per nome, che la vitrea coscienza più non s’accenda. Non padroneggio ch’un avido, ubriaco gesticolare, nello scomposto virare del naviglio, nel thalassos dell’incompiutezza e del negarsi d’ogni senso. Sale alla ribalta l’estenuarsi del primitivo, sbiadito candore, a spasmodica febbre d’annientamento eletto, nell’impotente mutar a guisa di pelle di serpente. Soffoco tra i gangli del silenzio da assurde, urlanti metastasi consunto dell’eccentrico sfavillare depredato d’un bagliore che mi sia fratello. | |
grotte infuocate -- Scritta da -- cristiano comelli Del cavernoso concavo mi è l’esplorar grato |
e rattenendo vo tra labbra di intonse cavità ‘l fiato ch’il respir mai si comprima, s’adagi eburneo il guardo e a baciar le fenditure si fletta innamorato. Cred’ i’ che niun uomo ostentar possa indifferenza al multiforme svelarsi della petrosa consistenza della freddura frusta l’alma ‘l suono ma del cor avvertesi il calore del profondo cosmo e del suo vestir migliore. Tempo verrà ch’i da te mi ritragga spelonca inafferrabil e divina ma ‘l penser mio mai da te t’en prego sfugga di quella roccia tua salda e adamantina. Ch’il terren peregrinare maggior reca la soavità se anco di sotterranea seduzione costante e amorevol brillerà. | |
aeroplano -- Scritta da -- cristiano comelli Frecce robuste di agognato onirico |
alla lavagna la dolce sfida indirizzano d’un cielo ora tremebondo di pioggia or di sole fieramente ubriaco. Mille nomi e forme assume il comporsi del festante, ristorante viaggio, che su pianure di luminescente esotico o su arcane mete di urlante storia ad adagiarsi andrà. Corrono fantasmi di persone e bagagli alla bocca tentatrice di un check in per un’esistenza addestrata a inventarsi a volo, azzanna il fedele metal detector l’incustodibile dell’incauto custodire. In sposa la pista si rivela a guisa di dea di zucchero impaziente ieri come oggi di farsi grembo e chiesa delle mille preghiere del librarsi che d’evadere e di districarsi consente dalle tagliole di un rovente quotidiano. Soavi prigioni di corporeità di traiettorie vacanziere madide sono queste processioni di cinture allacciate. Le ali si riscorgon, come sempre, matite e di impronte serenate le nuvole complici vergano, elisir supremo per domare il timor dell’altitudine è il sorriso iridescente dell’hostess, la cui età il solo cielo conosce e geloso serba. L’atterraggio le sue labbra attempate eppur fiere offre e una magia d’aria le sue mani appagata tende a una nascente magia di terra. | |
fin dalle più remote scaturigini -- Scritta da -- cristiano comelli Fin nelle più remote scaturigini di te in cerca procedo |
ove il respir tuo più rarefatto e bambin vedo, a scorger il prisco spirto oggi qual ier anelante a coglier del dio Cronos lo sciabordar eccitante. In te parole regnan che mai dissi né ho scorto a esse abbeverommi ogn’istante ch’io mi senta come morto cercarti è essenza di tenue ma fiera preghiera che man d’avorio mi mena verso le ascose labbra della sera. Or sei l’albero ch’il fusto suo di saldezza mi dona in guisa di tener ascolto e di colei ch’ogne mio limite perdona o velocipede ch’ al mio correr balsamo dà vitale perch’i’ pedalar possa lontan da tutto il letal male. Di te ‘l sovrano passo avverto come fosser mille e scrosci di poesia che mi inondan come scintille e nondimen melodie di mozartiana maestria che a note s’adagian di forma, componendo la mia via. Resta, ondeggiar soave di carezze di stelle che tutte al banchetto dei miei dì siedon come sorelle e il peregrinar mai avrà estraneo il suo ancestral sapore che del compiersi suo diffonde il multiforme bagliore. | |
L'amicizia -- Scritta da -- Michele Michele Impagnatiello |
L’AMICIZIA L’amicizia ha la stessa radice, dell’amore per questo che raccoglie ogni più piccola emozione, dalla quale sboccia l’amore tra un uomo ed una donna. L’amicizia è come quel fiore che nasce nell’arida terra, ma grazie alla sua forza fiorisce e cresce intensamente. L’amicizia è quel sentimento immaginato quando un cuore ama, ed è per questo che si materializza quanto un uomo ed una donna si coccolano con passione. L’amicizia e quel sentimento che ti porta dove il cuore va, per abbracciare l’amore che non abbia solo un fine, ma l’inizio di una storia importante. | |
farfalleggiano sovrani -- Scritta da -- cristiano comelli Farfalleggiano sovrani |
di fonetiche divagazioni. gl’ingovernabili fruscii Sfila l’effimera astrazione estasi di inviolabile dama poi che parole figlie e madri non s’addensino su pelle di foglio vergine a guisa di fortunale vigliacco. A disegno intrecciandosi vanno le effigi di filosofie improbabili e il gradiente torrido possiedono di infida illusione; circo infuocato di incertezze è il dilaniarsi dell’uomo che più non ama né di poter amare avverte. Fiume sedotto da lingue di argini fragili e tremebondi È questo intarsio di esistere vanamente gracidante sol restano carcasse di speranze rattrappite imprigionate tra simulacri di labbra tagliate. | |
seduzioni termali -- Scritta da -- cristiano comelli All’idrico calor o a frescura givan ier e van tuttora |
pel amor di terapia o sorso gustar di poesia l’antiquo fontanil che caro fu a’ Romani sempiterno va a sedur corpi e spirti umani. L’acquea ebbrezza mille nomi reca Lamezia oppur Montecatini scorger la puoi nell’empito suo quasi divino anche quasi tra’ monti, ove il loco è di San Pellegrino. Di vapor nutresi oppur da umili bicchieri e l’’ossa consolazione non men ch’i pensieri di quiete tepor, fiera daga contr’ogni ansietà in siti sorgon le stazioni di ancestral regalità. E sacra è così del ritemprarsi la gaiezza che da sospension dall’urban mondo deriva per poi ritorno farvi in rinnovellata bellezza ebbra della strenna natural sorgiva. | |
Vorrei -- Scritta da -- Micherle Michele Impagnatiello |
VORREI Vorrei ascoltare, dall’alba al tramonto, sotto il chiarore della luna, la tua voce. Vorrei che ogni istante rubato a te fosse come una dolce melodia che allieta il cuore. Vorrei sentire il fuoco della passione, come il sole che scotta all’equatore. Vorrei posare le mie labbra, sulle tue, per sentire i battiti del tuo cuore, confondersi con i miei respiri. Vorrei donarti il mio amore fatto di semplicità, e percorrere con te il viale della felicità, fino all’eternità. | |
Sonetto XVII -- Scritta da -- Th3_GlAdiaTor Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio |
o freccia di garofani che propagano il fuoco: t’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima. T’amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. Pablo Neruda, “Sonetto XVII” |
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