tra i miei seni la tua bocca succhiava il nettare delle more mentre fuori dalle finestre i giunchi si flettevano alla mercè del temporale.
Intrecciate le dita, uniti i corpi, nuvole di cristallo i pensieri sparsi. Di rosso porpora disegnate le lenzuola come tinta dall'anima fosse la pelle.
Quel giorno...
All'apice del tuono e della pioggia due grida si levarono all'unisono e fu l'ultimo atto di quella ingannevole follìa. Poi il diluvio cessò e si fermò il mondo.
Stretta nella morsa la pantera rimase ferita ma non gridò, non si ribellò. Chinò il capo per l'ultima carezza e dal distratto sguardo del leone