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Posted - 08 September 2011 :  13:00:57  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
Mi piacerebbe aprire un post che le racchiuda "tutte".. ovvero racchiudere via via qui dentro tutte le scoperte scientifiche, archeologiche , astrologiche... spiegate da riviste "quasi" scientifiche(ovvero non dai trattati o riviste proprio del settore).. e' un argomento che a me piace molto, come il fantasy.Spero mi seguitere e non vi annoierete!!!!


Il filmato di un misterioso evento accaduto in Norvegia il 9 dicembre 2009: un globo luminoso è apparso da dietro le montagne e ha preso al salire, poi ha iniziato a irradiare una spirale bianca...




Il filmato di un misterioso evento accaduto in Norvegia il 9 dicembre 2009: un globo luminoso è apparso da dietro le montagne e ha preso al salire, poi ha iniziato a irradiare una spirale bianca più larga della Luna che ruotava espandendosi. Dopo qualche minuto una macchia nera ha preso a espandersi dall'interno e si è ingrandita fino a cancellare la spirale. Una strana aurora boreale? Un'astronave aliena? Un esperimento militare?

Tratto da Focus



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"E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio."
Albert Einstein


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Posted - 08 September 2011 :  13:03:11  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
Seconda Pelle





Uno strano tatuaggio? In un certo senso, sì. Quello che vedete è una sorta di "chip" da indossare sulla pelle come un cerotto. Un dispositivo elettronico supersottile che si fissa sull'epidermide con un po' d'acqua, come un trasferello, e vi rimane per più di 24 ore. A differenza dei normali tatuaggi temporanei, però, questo "cervello" ultraflessibile è in grado di monitorare i parametri vitali - battito cardiaco, attività muscolare e cerebrale - di chi lo indossa.
A idearlo è stata un'equipe di ricercatori dell'Università dell'Illinois, che vede possibili future applicazioni sui pazienti ospedalizzati. Indossando il cerotto, potranno allontanarsi dai macchinari che li monitorano in totale sicurezza, sotto l'"occhio" attento di una serpentina elettronica. Ma non solo. Applicato sulla pelle di pazienti con disturbi neurologici e difficoltà di movimento, il dispositivo potrebbe favorire la comunicazione con speciali interfaccie computerizzate, registrando i deboli movimenti muscolari effettuati, per esempio, durante l'articolazione delle parole.
Tratto da focus



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gr
Utente Master

10107 Posts
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Posted - 08 September 2011 :  13:05:52  Vedi Profilo Send gr a Private Message  Rispondi quotando
Wow....bellissimo post 14...mi hanno sempre appassionata questi misteri, come quelli rinvenuti durante gli scavi archeologici etc!!!








Meglio vivere con un rimorso,
che annegare in un
rimpianto.
Grysu

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Fairy
Utente Master

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Posted - 08 September 2011 :  13:09:38  Vedi Profilo Send Fairy a Private Message  Rispondi quotando
molto interessanteee me gustaa
brava 14ettaa!!!

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Posted - 08 September 2011 :  13:14:52  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
Mi fa piacere.. è un argomento che mi piace tantissimo!!!!Felicissima piaccia anche a voi ragazze!!!!



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Posted - 08 September 2011 :  21:37:37  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
Arriva il chip che trasformerà il computer in un cervello…umano



Cosa manca ai computer? La possibilità di percepire l’ambiente esterno, comprendere e agire. Proprio come fa il cervello. L’<a href “ Ibm sta però sperimentando un nuovo chip che potrebbe superare il problema. Il progetto di ricerca si chiama Systems of Neuromorphic Adaptive Plastic Scalable Electronics , ovvero SyNAPSE.
Nel cervello i segnali vengono inviati a tutta la rete sotto forma chimica attraverso le sinapsi: è la parte allungata del neurone, l’assone, a produrre l’impulso, che viene poi recepito dai dendriti degli altri neuroni. Il chip neurosinaptico riproduce lo schema sinaptico: contiene una griglia formata da 256 microcavi paralleli che mimano i dendriti, dei nodi che rappresentano i neuroni e altri microcavi che formano gli assoni. Le sinapsi vengono mimate da dei nano transistor. Con questa struttura, le varie parti che provvedono all’elaborazione dei dati si trovano molto più vicine che nei chip precedenti. Il chip può essere ulteriormente micronizzato (e dunque anche inserito nei cellulari), l’energia richiesta è inferiore e la potenzialità di calcolo è più efficiente.
I computer che utilizzano questi chip, vengono chiamati computer cognitivi. E sono molto diversi dagli altri. Per esempio non dovono essere dotati di programmi che provvedono a tutte le funzioni. Hanno infatti la possibilità, proprio come gli umani, di imparare dall’esperienza, di trovare correlazioni e legami utili per fare azioni successive, fare ipotesi e ricordare i risultati. Permetteranno dunque anche tutta una serie di nuovi impieghi: per esempio il riconoscimento facciale.
I computer cognitivi sono macchine plastiche e non rigide, perché le connessioni sono dinamiche, possono essere rafforzate o indebolite, create o distrutte. Certo, le capacità cerebrali dell’attuale chip sono quelle di un lombrico ma l’Ibm spera di costruire a breve un supercomputer delle dimensioni di una scatola da scarpe, con 10 miliardi di neuroni e 100 milioni di miliardi di sinapsi. Particolare interessante: consumerà solo 1 kW.
focus.it


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Posted - 13 September 2011 :  20:58:08  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
Dopo la nascita avvenuta in Africa circa 200mila anni fa, l’essere umano non ha più avuto un’evoluzione anatomica significativa. Se la biologia è rimasta sostanzialmente molto stabile, lo stesso non si può dire delle nostre facoltà legate all’uso del pensiero. Razionalità a parte, il cimento della fantasia, dell’immaginazione, della creatività (che rendono la specie umana unica tra le viventi) è una continua sfida che, a partire da circa 50mila anni fa, come se avessimo scoperto tutte di un colpo le nostre potenzialità, ci ha improvvisamente portato a fare delle cose “strane”, tra cui dipingere le pareti delle caverne, costruire calendari lunari e strumenti musicali.



Uno scarto in avanti qualitativo (noto come “rivoluzione paleolitica”) che non si è più interrotto ramificandosi nelle diverse discipline dello scibile umano, dalla letteratura all’arte, alla scienza e così via. Una delle sfide più affascinanti, probabilmente cominciata proprio con l’osservazione della Luna e la composizione dei calendari delle fasi lunari, è senza dubbio quella che riguarda la conoscenza dell’universo di cui facciamo parte. Un “esame” del cosmo che a livello scientifico affonda le proprie radici - almeno in Occidente - nella civiltà greca con Ipparco e Tolomeo, e che è progredito di pari passo con l’evoluzione della tecnologia. La svolta decisiva avviene con Keplero, Galilei, Newton. Grazie alle loro deduzioni e ai loro «strumenti» (così il genio toscano definiva il “suo” telescopio), tra il XVI e il XVIII secolo alcuni dei più impenetrabili segreti dello spazio cominciano a non essere più tali. Poi, il secolo scorso, le intuizioni di Einstein, le prime missioni spaziali, lo sbarco dell’uomo sulla Luna e di robot su Marte, le osservazioni di galassie lontane rese possibili dai grandi telescopi orbitanti.



E con l’astronomia (studio della materia e di oggetti fuori dall’atmosfera terrestre e delle loro proprietà fisiche e chimiche) si è sviluppata l’astrofisica (che studia il comportamento, le proprietà fisiche e i processi dinamici degli oggetti celesti e altri fenomeni). Fatto un veloce riassunto del passato, chiediamo all’astrofisica Margherita Hack di raccontarci cosa di più intrigante ci potrà riservare il futuro in questo nostro inscindibile rapporto con lo Spazio. La scienziata e accademica dei Lincei sarà presente al Festival delle Scienze di Roma dal titolo Tra possibile e immaginario. Magie tecnologiche e ricerca scientifica (13-17 gennaio 2010, Auditorium Parco della musica).





Professoressa Hack, il 2009, che l’Unesco ha dichiarato Anno internazionale dell’astronomia, si è chiuso con i primi positivi esperimenti al Cern di Ginevra, dove è finalmente entrato in funzione l’acceleratore di particelle Large hadron collider (Lhc).

Lo scopo di questi studi è scoprire particelle elementari finora sconosciute che potevano essere presenti nei primi istanti dopo il Big bang. E soprattutto di trovare il famoso bosone di Higgs, che è stato ipotizzato dal modello standard e che essendo molto più pesante del protone sarebbe quello da cui si originano le altre particelle.





La tecnologia dell’Lhc è forse la più sofisticata al mondo, come mai il bosone di Higgs non è ancora stato trovato?

Le cause possono essere due. Per prima cosa non è detto che l’energia di cui si dispone sia sufficiente a creare una particella molto più massiccia del protone. Un’altra ipotesi è che il modello standard sia efficace solo per spiegare tutti gli altri fenomeni relativi alle particelle elementari.





L’esistenza del bosone di Higgs potrebbe essere una previsione errata?

È possibile, visto che è stata solo teorizzata. In questo caso occorrerebbe cambiare il modello standard anche se spiega molto bene tanti fenomeni.





Una conferma delle qualità del bosone di Higgs significherebbe che l’universo è iniziato col Big bang?

Non è detto. Non sappiamo mica se l’universo ha effettivamente avuto inizio col Big bang. Potrebbe essere infinito nel tempo e nello spazio. Quello che noi osserviamo è che 13 miliardi e 600 milioni di anni fa lo spazio ha cominciato a espandere. Pertanto in quel momento sono cambiate le condizioni fisiche del cosmo. Da condizioni di altissima temperatura e densità, espandendosi si è progressivamente raffreddato e la “nuova” temperatura ha permesso la formazione dei primi elementi, cioè idrogeno, idrogeno pesante, elio, e poi delle stelle e delle galassie. Però può anche darsi che esistesse pure prima del Big bang in forme e condizioni fisiche totalmente diverse.

Una risposta potrebbe venire da quanto si sta cercando al Cern?

Penso di no. Il Lhc sta verificando la validità del modello standard perché spiegherebbe come si è originata la materia in tutte le sue forme.





A proposito di materia, è in atto un’affascinante sfida tra astrofisici di tutto il mondo impegnati nella ricerca di pianeti “terrestri” extrasolari. Esiste davvero una Terra gemella?

Questa è una ricerca che mi interessa molto da vicino e mi appassiona. Fino a oggi sono stati scoperti oltre 400 nuovi pianeti extra solari, corpi celesti cioè che come il nostro orbitano intorno a una stella.





Sono abitabili?

No, perché tutti passano troppo vicino alla fonte di luce e calore, oppure sono gassosi. Tranne uno che si trova a circa 20 anni luce da noi e orbita intorno a una stella molto più debole del sole.





Cos’altro si conosce di questo pianeta?

Sappiamo che è roccioso e ha una densità della massa paragonabile a quella della Terra, cioè circa 5 volte più dell’acqua. Giove, per esempio, ha una densità di poco superiore e Saturno addirittura minore per cui potrebbe galleggiare se ci fosse un oceano abbastanza grande da contenerlo. Inoltre, il pianeta “gemello” è un po’ più grande della Terra, ma si trova a una distanza tale dalla sua stella che la temperatura di giorno potrebbe essere nell’ordine dei 40 gradi. E questo è un dato importante perché la possibilità di presenza di acqua allo stato liquido è la condizione necessaria per ospitare la vita.





Torniamo nel sistema solare. Una scoperta che ha fatto scalpore nel 2009 è stata quella di acqua sulla Luna. È ipotizzabile un insediamento umano sul nostro satellite?

Non vedo l’utilità di una base stabile. Ora c’è la stazione spaziale orbitante che è in condizioni di bassa gravità e quindi vi si possono fare molti esperimenti con costi e rischi molto più ridotti rispetto a quelli che si dovrebbero affrontare costruendo un laboratorio sulla Luna. Comunque estrarvi del ghiaccio non è nemmeno una cosa semplice perché tenderebbe immediatamente a volatilizzarsi.





La Luna potrebbe essere pensata come una base di partenza per missioni umane su Marte?

Sì perché la sua gravità è molto minore rispetto a quella della Terra e quindi per il lancio della navicella servirebbe meno combustibile. Però, anche se le caratteristiche fisiche di Marte potrebbero consentire una presenza umana stabile, questo non significa che sia pensabile disseminare lo spazio di colonie.





Perché?

Per via delle distanze. In futuro probabilmente si riuscirà a viaggiare nel sistema solare forse anche più in là di Marte. Ma muoversi da un sistema solare all’altro è destinato a restare fantascienza.





Non ci possiamo nemmeno illudere?

Alla velocità della luce, che è un limite insuperabile, le masse tendono a diventare infinite. Quindi per arrivare, ad esempio, su quel pianeta “terrestre” che si trova a 20 anni luce da noi, se anche riuscissimo a costruire dei vettori che viaggiano a un centesimo della velocità della luce, impiegheremmo duemila anni. Pertanto bisognerebbe immaginare delle astronavi su cui generazioni e generazioni di esseri umani possano vivere e riprodursi. E duemila anni si può dire che sia una buona fetta di storia della civiltà umana.


Federico Tulli

www.terranews.it


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Posted - 13 September 2011 :  20:58:32  Vedi Profilo Send disattivato a Private Message  Rispondi quotando
NEW YORK, 30 settembre 2010- Non siamo più soli in questo grande mondo? A venti milioni di anni luce dal nostro sistema solare nella costellazione della Bilancia, c’è un pianeta che invece di `Terra` si chiama molto più tecnicamente `Gliese 581G`, è circa 4 volte più grande come massa e sarebbe considerato completamente abitabile con enormi giacimenti d’acqua in forma liquida, e una dimensione sufficiente perché si crei la gravità necessaria a mantenere l’atmosfera.

Se la notizia, pubblicata da alcuni giornali inglesi, che le Nazioni Unite e il segretario generale Ban Ki Moon, per mettere le mani avanti, avrebbero già nominato l’astrofisica malese Mazlan Othman alla guida del corpo diplomatico incaricato di riceve gli alieni e gli extraterrestri quando e se si presenteranno, è risultata senza fondamento e frutto della pura fantasia anglosassone, la scoperta di due scienziati americani invece è qualche cosa di estremamente attendibile.

Dopo 15 anni di ricerche Paul Butler della Carnegie Institution di Washington e Steven Vogt dell’università californiana di santa Cruz, considerati tra i più noti `cacciatori di pianeti`, hanno confermato pubblicando le loro ricerche sull’`astrophisical journal` che `Gliese 581 G` non solo esiste ma ruota con altri 5 o 6 pianeti intorno al suo centro di calore rappresentato dalla stella nana rossa `Gliese 581`, che avrebbe una potenza dell’1% per cento rispetto a quella del sole ma sufficiente a garantire forme di esistenza anche complesse.

La stella nana in classifica sarebbe la 117 come distanza dalla Terra e non è visibile senza telescopio. Ma i due ricercatori con i grandi apparecchi dell’osservatorio di Keck e di quello piazzato sul vulcano dormiente di Mauna nelle Hawai hanno catalogato e scrutato la via lattea per oltre un decennio e l’hanno scovata . Oggi Butler e Voght non sono in grado di dire se su `Gliese 581 G` la vita esiste già ma assicurano che ha tutte le condizioni di base per garantire che questo avvenga. I due `cacciatori di pianeti` che non hanno incontrato ne astronavi coi fanali accesi ne giganteschi uccelli meccanici , sono però convinti che `Gliese 581` non è l’unica e che esistano anche altri sistemi solari con forme di vita.

I pianeti rocciosi intorno a `Gliese 581 G` che potrebbe venir considerata una sorta di `Terra bis` ruoterebbero ad una distanza molto più ravvicinata ma sempre in un’orbita circolare e con un allineamento del tutto simile a quello del nostro sistema solare.

La grande differenza rispetto alla Terra tuttavia è che il nuovo `Gleise 581 G` ha un movimento fisso simile a quello della luna col sole vale a dire che solo una parte riceve calore mentre l’altra rimane completamente al buio. Gli scienziati sostengono che in questo punto di confluenza della luce col buio la vita è possibile e la fascia del pianeta sufficientemente larga da permettere sia la sopravvivenza di creature dipendenti dal calore così come di quelle in grado di reagire anche in zone permanentemente fredde come gli orsi polari.

Sopra questi poli di vita in sostanza si avrà da un lato un tramonto costante e dall’altro una sorta di alba perpetua. Nel 2007 prima di Vogt e Butler fu un gruppo di astronomi svizzeri a scoprire quattro pianeti che orbitavano intorno alla stella nana `Gliese 581` e una sorta di `pianeta gemello` classificato con poca fantasia `Gliese 581 d` sembrava avere le stesse caratteristiche di abitabilità. Ad una più approfondita analisi però `Gliese 581` risultò essere di dimensioni estremamente superiori a quelle terrestri con una composizione molto più simile a quella di Urano e nettuno, quindi poco candidabile per uno spazio vitale.

Per arrivare all’individuazione della `terra gemella` i due team di Botler e Vogt hanno passato più di 200 notti consecutive nell’osservatorio di Keck attaccati al telescopio. “Man mano che continuavamo a raccogliere i dati - dicono gli scopritori - ci accorgevamo che il sistema diventava sempre più simile al nostro con un cerchio interno di pianeti rocciosi e uno solitario come Giove all’esterno”.


Giampaolo Pioli


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