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 Mistero e leggende
 L’uomo di Tepexpan
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acssia
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39178 Posts
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Posted - 08 April 2008 :  17:54:47  Vedi Profilo Send acssia a Private Message


In epoche molto remote (XI-IX millennio a.C.) diverse etnie mongole giunsero in Alaska attraverso la Siberia e lo Stretto di Bering e da qui si diffusero nell'intero continente americano, dalle regioni artiche fino alla Terra del Fuoco.
La prima tappa della storia dell'Ecuador risale dunque alle società aborigene, installatesi sul territorio approssimativamente 15-20000 anni a.C. I luoghi corrispondenti al territorio dell'Ecuador ebbero una loro organizzazione sociale, con credenze, riti e cerimonie propri, e un'economia basata principalmente sull'agricoltura e il raccolto. Vestigia della sua esistenza possono trovarsi in varie parti del paese, principalmente nei centri cerimoniali e negli spazi archeologici finora scoperti. La sua esistenza si prolungò fino al secolo XVI, quando arrivarono i conquistadores spagnoli.

All'epoca della scoperta dell'America (1492) - o meglio della sanguinosa conquista degli spagnoli - le etnie provenienti dal Nord costituivano una popolazione di circa 22 milioni di individui. Ma sul popolamento del continente americano vi sono anche altre ipotesi.

Nel 1970, nel corso di un simposio su “L’Uomo attraverso il mare”, si discusse tra l’altro la possibilità che gli oceani potessero essere stati attraversati anche in tempi remoti, assai prima delle caravelle quattrocentesche. L’archeologo americano Robert A. Kennedy spiegò che nei testi viene sempre riportata come unica ipotesi di popolamento del continente americano l’emigrazione dall’Asia all’America di un gruppo etnico di origine mongola che trentamila anni fa o più avrebbe attraversato lo stretto di Bering per poi dare origine a varie etnie in seguito al frazionamento del gruppo originario e allo stanziamento in differenti parti del continente. La diffusione extracontinentale via mare è sempre stata difficile da accettare e pertanto non considerata nella giusta misura, per il semplice fatto che i popoli antichi disponevano soltanto di piccole navi. Ma come ha sostenuto anche l’archeologa Alice B. Kehoe, ciò non invalida minimamente la possibilità di traversate transoceaniche. Di conseguenza molti ricercatori ora non si pongono più il problema se nell’antichità ci siano stati più o meno viaggi transoceanici, ma cercano invece di scoprire in che epoca avvennero, la loro frequenza e l’importanza che ebbero negli interscambi culturali e nello sviluppo delle civiltà antiche.



Sulle coste dell'Ecuador fu scoperto del vasellame risalente a 3000 anni a.C., decorato e inciso nello stile della cultura Jomon del Giappone. Alcuni studiosi sono convinti che i cinesi ebbero una profonda influenza sullo sviluppo di alcune civiltà mesoamericane. Gli stessi glifi maya, molto simili agli ideogrammi cinesi, renderebbero attendibile una tale ipotesi. Lo storico R.A. Jairazbhoy è convinto, per esempio, che l'improvviso sviluppo della civiltà degli Olmechi in Messico verso il 1200 a.C. sia stata opera di influenze egizie e cinesi. I Fenici, secondo alcune interpretazioni dei testi di Platone e Diodoro, estesero i loro traffici con l'America verso il 1000 a.C.

L'ipotesi di viaggi di commercianti e navigatori romani fu dapprima respinta, poi rimessa in discussione agli inizi del Novecento quando nell'itsmo da Darien a Panama si ritrovò un vaso di terracotta pieno di monete romane datato fra il III e il IV secolo d.C. La falda geologica nella quale si rinvenne il vaso escluse la possibilità di un trasporto postcolombiano. Si trovarono altre monete romane, dopo il 1918, nel Tennessee (a due metri di profondità) e in Venezuela.

Se queste e altre indagini [soprattutto quelle sottomarine], che si riferiscono al periodo storico delle civiltà precolombiane sembrano sconvolgere il loro inquadramento tradizionale, maggiormente avviene per le tradizioni e le archeologie preistoriche balzate alla ribalta negli ultimi trent'anni. Un'iscrizione posta sulla piramide di Xochicalco, alcuni scritti del Chilam Balam e le tradizioni orali degli Aztechi narrano di un antico continente situato a Est, andato distrutto a seguito di tremendi cataclismi. Questo continente sconfinato, chiamato Aztlan dagli Aztechi, divenuto mito e accuratamente descritto in occidente dagli Egizi e da Platone, potrebbe essere una chiave per spiegare le profonde analogie culturali e soprattutto architettoniche che accomunano tra loro molte civiltà fiorite in quel periodo storico.

Tutti i ritrovamenti seppure eccezionali non costituiscono ancora prove certe riguardo all'esistenza dell'antico continente. Sono comunque degli indizi estremamente interessanti e degni di considerazione che lasciano intravedere tra le pieghe del mistero una realtà archeologico-antropologica diversa da quella finora prospettata.

Sembra emergere in definitiva che il continente americano sia stato scoperto assai più volte di quanto ci è stato finora insegnato. Molte volte nel corso della storia si è constatato che il mito di ieri finisce col diventare la realtà di domani. E molti hanno smesso di rifiutare a priori delle ipotesi che possono essere state delle realtà in un lontano passato. Soltanto ricerche più sistematiche di quelle svolte finora potranno dare una risposta decisiva in merito.


Gli Incas




Nel X secolo il territorio dell’attuale Repubblica dell’Ecuador era diviso in tanti piccoli regni formati da tribù indipendenti (Cara, Cañar, Huancavelica) che si stabilirono tra le Ande e il Pacifico.
In Ecuador sono stati scoperti resti architettonici di una civiltà vicina ai Maya. Verso la fine del XV secolo nella regione si stanziarono gli Incas, sottomettendo le popolazioni locali e costituendo, in seguito, il maggior ostacolo incontrato dagli spagnoli nel corso della colonizzazione.

Con i Maya e gli Aztechi, gli Incas rappresentano le più avanzate civiltà precolombiane, intellettualmente evolute e territorialmente forti. Tribù di cacciatori e di coltivatori furono presenti fin dalla notte dei tempi nel territorio dell’odierno Perù, dalle valli e dalle prime pendici andine fino al mare. Ma solo a partire dal XIII secolo, un piccolo clan della provincia di Cuzco incominciò a svilupparsi e ad estendere il suo potere più a Nord e nella regione delle Ande centrali.

I re e i principi di stirpe regia avevano il titolo di "Inca", e quest'orgoglioso nome passò infine all’intero popolo, che, al tempo della scoperta, occupava l’intera fascia costiera dell’Oceano Pacifico a partire dalla Cordigliera delle Ande e dai territori colombiani ed ecuadoriani fino al Cile e, all’interno, da tutta la Bolivia e dall’Argentina nord-orientale. L'estensione dei territori conquistati superava i quattromila chilometri quadrati. Gli inca integrarono così una vasta popolazione formata da decine di etnie con lingue, abitudini ed economia basata sull'utilizzazione della terra.

L’idea che l’impero degli Incas dovesse inesorabilmente finire in una catastrofe era talmente radicata nella coscienza della classe dirigente da essere considerata parte integrante della natura delle cose: al punto che l’undicesimo e più potente re Inca, Huyana Capac, prima di morire, quando ormai gli spagnoli erano comparsi sulla sua terra, chiese ai suoi sudditi di sottomettersi agli invasori senza opporre resistenza.

Negli ultimi decenni del XV secolo la parte settentrionale del paese fu conquistata dal sovrano di Cuzco, Topa Inca Yupanqui, il cui figlio, Huayna Capac, completò la conquista: l’intero Ecuador venne così a far parte, con la Bolivia, il Perù e il Cile settentrionale, del grande impero inca Tahuantinsuyu (Le quattro regioni del mondo).

Huayna Capac fece di Quito una delle sue residenze favorite e alla sua morte il figlio Atahualpa ottenne il regno di Quito mentre il fratellastro Tupac Cusi Hualpa, conosciuto come Huascar, regnò a Cuzco, nell’attuale Perù. La lotta che seguì tra i due accelerò la caduta dell’impero per opera dei pochi spagnoli che nel 1531 sbarcarono a Tumbez, sulle coste ecuadoriane, al comando di Francisco Pizarro.



Le notizie che sconvolsero l’impero di Huyana Capac ci sono giunte attraverso le cronache di Carcilasco de la Vega. Egli fa notare come le voci sullo sbarco degli uomini barbuti sulla costa, giunte a Cuzco una notte in cui un triplice e malaugurante alone circondava la luna, coincidono con la spedizione preliminare di Francisco Pizarro del 1527. Passeranno cinque anni prima che gli spagnoli ritornino e che le nere profezie si avverino. Huyana Capac dovrà morire e i suoi figli, Huascar e Atahualpa, saranno coinvolti in una cruenta guerra civile per la successione. Atahualpa, proclamato dodicesimo Inca dopo aver sconfitto il fratello nelle terre del Nord, si troverà sulla strada del ritorno a Cuzco, alla testa dell’esercito vincente, quando verrà informato che gli stranieri sono tornati dal mare e che marciano verso Cajamarca. Era l’estate del 1532.

Con l’incontro tra Pizarro e Atahualpa s’incomincia a scrivere l’ultima pagina della storia degli Incas. Sebbene non siano più di trecento, gli spagnoli, con un audace colpo di mano, catturano il re recatosi a salutarli con sessantamila soldati ed esigono come riscatto una stanza piena d’oro. L’impero va incontro alla fine a causa della sua ricchezza, dovuta alle favolose miniere d’oro e d’argento delle Ande, la cui notizia aveva raggiunto gli spagnoli fin dai tempi della colonizzazione del Messico. Atahualpa non fa fatica a mettere insieme tanto oro da soddisfare la richiesta di riscatto, ma Pizarro non è un gentiluomo di parola e lo fa uccidere, insediando sul trono Manco II, uno dei principi reali che avevano parteggiato per Huascar. L’impero divenne in tal modo un protettorato della Spagna e Manco II dovette accorgersi che la sete d’oro degli stranieri era insaziabile.

Per quanto debole, l’imperatore non era stupido e fu capace di studiare un piano per ingannare, almeno temporaneamente, gli avidi protettori. Un giorno si presentò a Pizarro con due servitori che portavano un pesante sacco di semi di mais. Ne prese in mano un pugno e disse: "Questo grano che tengo in mano corrisponde all’oro che avete già portato via. Quello rimasto nel sacco rappresenta invece l’oro nascosto in una delle nostre città. Se voi giurate che, una volta preso tutto, ve ne andrete, vi dirò dove lo troverete". Nacque in tal modo la leggenda del mitico El Dorado, nel quale credettero non solo gli spagnoli di Pizarro, ma anche molti altri colonizzatori e avventurieri nei secoli seguenti. Francisco Pizarro incaricò il suo luogotenente Diego de Almagro di andare a prendere l’oro nel luogo indicato da Manco, con metà delle truppe. Dopo aver ingannato lo straniero con la favola della città piena d’oro e averne diviso le forze, l’imperatore riuscì a fuggire con molti uomini nelle inaccessibili valli della Cordigliera di Vilcabamba, da dove lui e i suoi successori opposero per quarant’anni una disperata resistenza.

Nei primi quarant’anni dopo la conquista gli spagnoli riescono a consolidare il loro dominio su tutto il territorio Incas. Prendono il posto degli Incas, lasciando praticamente intatto il sistema di raccolta delle tasse dell’antico impero. I "curacas", i capi locali, che si sottomettono, vengono lasciati al loro posto, sempre che assicurino l’obbedienza degli "ayllu", cioè delle comunità. Ora però l’equilibrio di doveri reciproci fra la comunità e lo stato non è più rispettato. Il guadagno degli ayllu non torna più alle comunità. I contadini e le loro terre vengono assegnati ai singoli conquistadores, con la formula delle encomiendas, il sistema già praticato dagli spagnoli prima a Santo Domingo e poi in Messico, che si traduce nello spietato sfruttamento degli indigeni.

Nel 1572, Tupac Amaru, nipote di Manco II e ultimo discendente diretto degli Incas, viene catturato sulla Cordigliera di Vilcabamba, ed è orribilmente giustiziato nella piazza di Cuzco. Le sue membra verranno disperse ai quattro punti cardinali: così i conquistadores simboleggiano e sigillano la frantumazione definitiva dell’ordine incaico. Gli indios del Perù sono sconsolati, completamente demoralizzati. Si trovano nella più totale prostrazione. L’armonia del loro mondo è rotta, la realtà è sconvolta. Gli spagnoli hanno abbattuto i templi, distrutto i luoghi di culto popolare, depredato le case degli antenati, bruciato le mummie degli Incas, fuso e portato via tonnellate di preziosi che erano stati offerti alle divinità, costretto il popolo a conversioni di massa, con scarso o nullo lavoro di evangelizzazione. Lo spazio, l’ordinamento politico del territorio, intimamente legato alla storia, al tempo e all’ordine celeste, è stato diviso, frantumato secondo una logica straniera e incomprensibile. Le guerre di conquista e i lavori forzati nelle miniere si traducono presto in un repentino calo demografico. Come nel resto dell’America, le malattie portate dagli europei, anche il semplice raffreddore, provocano strage fra gli indios. Nel 1572 la popolazione era già ridotta a metà.

Fasi storiche in Ecuador


Período Precolombiano
Anno Evento Caratteristiche
10000 - 3600 a.C Preceramico Gli uomini vivono di caccia, pesca e raccolta di frutti
3600 - 1800 a. C Basso Formativo Gli uomin i vivono di caccia, pesca, raccolta di frutti. Inizia l'agricoltura
1800 - 1500 a. C Formativo Medio Maggiore sviluppo dell'agricoltura
1500 - 500 a. C Tardo Formativo Ulteriore sviluppo dell'agricoltura. Nasce un'economia agraria
500 a.C - 500 d.C Sviluppo Regionale Si rafforza l'agricoltura e si espande l'urbanizzazione
500 - 1500 d.C Integrazione L'agricultura è in auge. La società diventa più complessa
Periodo Inca
Anno Evento Caratteristiche
1450 Organizzazione ed espansione Tupac Yupanqui inizia la conquista del Nord andino
1485 Muore Tupac-Yupanqui Huayna Capac è proclamato Inca
1525 Muore Huayna-Capac Il Grande Impero Inca viene spartito tra Atahualpa e Huascar.
La Conquista
Anno Evento Caratteristiche
1534 Conquista di Quito Sebastián de Benalcázar intraprende la Conquista di Quito.
1563 Udienza di Quito Filippo II emana un Editto Reale creando l'Audiencia e la Cancelleria di San Francesco di Quito
L'indipendenza
Anno Evento Caratteristiche
1809 - 1812 Rivoluzione di Quito Dichiarazione di Indipendenza (senza però che l'indipendenza stessa sia realmente conseguita)
1820 - 1822 Indipendenza: tappa finale Le forze patriottiche riescono finalmente a imporsi
1822 Formazione della Gran Colombia Con il nome di Distretto del Sud, l'Ecuador entra a far parte della Gran Colombia.
1830 Dissoluzione della Gran Colombia Si forma lo Stato indipendente dell'Ecuador. Ha inizio la vita repubblicana del paese


(dal web)







"Avanza sulla scia dell'arcobaleno,
avanza sulla scia di una canzone,
e tutto sarà bello per te.
C'è una strada fuori da ogni oscura foschia,
oltre la traccia dell'arcobaleno."

(Canto Navajo)

tessa47
Utente Master

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Posted - 08 April 2008 :  19:01:19  Vedi Profilo Send tessa47 a Private Message




Domani è un altro giorno...




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Raggio di Sole
Utente Master

8318 Posts
Status: offline

Posted - 08 April 2008 :  19:51:22  Vedi Profilo Send Raggio di Sole a Private Message
Complimenti acssia...molto interessante





...confesso la mia idiozia...
ehm...leggendo di corsa......il titolo del post m'era parso
L'uomo di Topexan ....

ok ok...faccio da me






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acssia
Admin

39178 Posts
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Posted - 08 April 2008 :  19:54:11  Vedi Profilo Send acssia a Private Message
hahahahahhahhahah





"Avanza sulla scia dell'arcobaleno,
avanza sulla scia di una canzone,
e tutto sarà bello per te.
C'è una strada fuori da ogni oscura foschia,
oltre la traccia dell'arcobaleno."

(Canto Navajo)


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n/a
deleted

8995 Posts
Status: offline

Posted - 09 April 2008 :  09:14:43  Vedi Profilo Send n/a a Private Message
Molto interessante davvero.



http://www.orianabartolini.it
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