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 LA RETE DEI SOGNI - 2 -

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Discussione di partenza
janet Inviata - 07 March 2006 : 00:56:50



Se voi uomini bianchi non foste mai arrivati, questo paese
sarebbe ancora com'era un tempo. Tutto avrebbe conservato
la purezza originaria. Voi l'avete definito 'selvaggio',
ma in realtà non lo era.
Era libero.
Gli animali non sono selvaggi; sono solamente liberi.
Anche noi lo eravamo prima del vostro arrivo.
Voi ci avete trattati come selvaggi, ci avete chiamati barbari, incivili. Ma noi, eravamo solo
liberi!



Io non ho potere. Il mio popolo, quelli che sono sotto
di me hanno il potere.
Solo il Creatore possiede la potenza ed è tutta racchiusa
nelle sue mani. Se per potere si intende forza fisica
allora posso solo dire che la bontà e la mansuetudine sono,
fra tutte le virtù, le più forti.


Tutto vi è dato.
Il vostro cammino è tracciato.
Talvolta è invisibile, ma è sempre là.
Voi non potete sapere dove va,
Ma dovete seguirlo.
E’ il cammino che conduce al Creatore.
E’ il solo cammino che esista.

(Capo Leon Shenandoah, tribù degli Onondaga)






Un cuore non può bastare per due.
Nulla è cambiato tranne il mio atteggiamento, così... tutto è cambiato.
Ultime risposte: 7  (ordine cronologico inverso)
janet Inviata - 24 September 2010 : 00:23:09
La storia delle Americhe e degli indiani d'America non ebbe inizio con l'arrivo di Cristoforo Colombo nei Caraibi nel 1492.
Gli antenati dei popoli incontrati da Colombo ed dagli altri esploratori europei vivevano nel continente da più di 30.000 anni.


Innumerevoli generazioni di indiani d'America si stanziarono in quelle terre, diedero vita a delle comunità, allevarono famiglie e scoprirono nuovi modi di sfruttare l'ambiente per migliorare la loro condizione di vita.
Il Nuovo Mondo era come un Vecchio Mondo fatto di più popoli, con lingue e culture diverse, come l'Europa o l'Asia.
Alcuni antropologi hanno adottato il termine "preistoria" per parlare delle popolazioni indiane prima del contatto con gli europei, ma esiste una storia in ogni luogo e in ogni tempo in cui siano vissuti degli uomini, e quella delle Americhe risale a decine di migliaia di anni fa.
Dopo il 1492 ha avuto inizio una serie di cambiamenti inimmaginabili e irreversibili per le persone, gli animali, le piante e l'ambiente naturale delle Americhe, ed è questo il motivo per cui è stato versato molto più inchiostro per il periodo successivo al 1492 che per le migliai di anni precedenti.
(da La grande storia degli Indiani D'America)




New Mexico-Chaco Canyon-Pueblo Bonito- rovine-anno 850 circa



Pueblo Bonito -Rovine






"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire";
Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna
n/a Inviata - 02 September 2010 : 07:33:39





janet Inviata - 01 September 2010 : 22:26:23





LA MAGNIFICA AQUILA

Rispettata per la sua forza e per la sua abilità, e venerata come essere sacro, l'aquila aveva un ruolo fondamentale nella vita della maggior parte delle tribù di indiani d'America. Molti la consideravano una messaggera, che portava le preghiere agli dei e le visioni ai guerrieri e agli uomini degni.
I suoi artigli erano considerati potenti talismani che proteggevano dai pericoli, mentre le ossa tubolari delle ali erano utilizzate dagli stregoni per estrarre lo spirito della malattia dal corpo dei malati.
Tuttavia, erano le piume le parti più preziose dell'aquila: simbolo di coraggio, potere e intelligenza, venivano utilizzate per decorare armi e copricapo di alcuni eletti, che in tal modo assorbivano le virtù del rapace.
L'aquila è al centro di numerose credenze e racconti mitici:
Per gli Hopi, ad esempio, i defunti si trasformano in nuvole e abitano la sfera celeste, regno delle aquile.
In un mito dei Delaware, grazie alla piuma di un'aquila, un capo riesce a guidare il proprio popolo attraverso il territorio nemico.
Per i Crow, l'ala piumata dell'aquila sacra veniva utilizzata dallo sciamano, durante i riti di guarigione, poichè all'aquila erano attribuiti poteri curativi.


(da Mitologia del nuovo Mondo)








"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire";
Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna
janet Inviata - 01 July 2010 : 23:37:24
LE kachina



Una leggenda narra che molto tempo fa alcune divinità conosciute con il nome di Kachina,
scesero sulla terra per vivere con le tribù dei territori sud-occidentali degli odierni Stati Uniti.
Inizialmente furono venerate per il loro ruolo di educatrici, ma con il passare del tempo, capirono che la loro presenza era data per scontata e decisero di fare ritorno alla loro dimora celeste. Prima di andarsene, tuttavia, insegnarono ai membri della tribù, a confezionare vestiti e a creare maschere con le loro sembianze, si che durante le celebrazioni e danze, gli uomini delle tribù potessero acquisire i loro poteri, tra cui la capacità di donare la pioggia ai campi e la salute alle persone. Le bambole Kachina, chiamate anche "tithu", vengono realizzate dagli indiani Hopi per far conoscere queste divinità ai bambini, e si ritiene che racchiudano il potere della Kachina che rappresentano. Vengono intagliate nelle radici del pioppo americano, dipinte con tonalità vivaci e infine decorate con piume e simboli religiosi.
Esistono centinaia di Kachina: alcune rappresentano il sole e le nuvole, altre gli spiriti di animali e uccelli particolari; sono tutte diverse l'una dall'altra. Le bambole più pregiate sono ricavate da un unico pezzo di legno.

(da Mitologia del nuovo Mondo)





«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo
imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King
«L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy

"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire";
Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna
janet Inviata - 13 May 2009 : 00:34:14
Il popolo del serpente : "SHOSHONI"


Insediamento Shoshone fine ottocento


Stati Uniti: L'ONU critica il governo USA sul caso degli Shoshoni Occidentali
15 MARZO 2006


Una commissione cruciale dell'ONU ha criticato il governo degli Stati
Uniti per il trattamento riservato alla tribù degli Shoshoni
Occidentali del Nevada.

La Commissione delle Nazioni Unite per l'Eliminazione della
Discriminazione Razziale (CERD) ha chiesto al governo statunitense di
"congelare" e "bloccare" le azioni intraprese contro gli Shoshoni.

I diritti territoriali degli Shoshoni Occidentali erano stati
riconosciuti dagli Stati Uniti nel 1863 con il Trattato di Ruby Valley.
Ciononostante, il governo statunitense ha continuato per molti anni a
rivendicare la proprietà di quasi il 90% delle terre degli Shoshoni
Occidentali, che si estendono approssimativamente per 60 milioni di
acri tra gli stati Nevada, Idaho, Utah e California; terre di cui
ancora oggi gli Shoshoni continuano a prendersi cura, a usare e
occupare.

Oggi, gli Stati Uniti affermano che si tratta di terre "pubbliche" o di
territori federali, e stanno usando parte di esse per test militari,
estrazioni minerarie a cielo aperto e piani di smaltimento di scorie
nucleari. Gli Shoshoni Occidentali che usano le terre per il pascolo si
sono visti più volte multare e confiscare il bestiame.

Dopo il verdetto dell'ONU, Joe Kennedy, membro degli Shoshoni
Occidentali, ha dichiarato: "Abbiamo il diritto di proteggere casa
nostra e di fermare la distruzione della nostra terra, dell'acqua e
dell'aria dagli abusi del governo degli Stati Uniti e delle
multinazionali. La situazione è immorale e siamo contenti che la
Commissione dell'ONU sia d'accordo con noi. Il nostro popolo ha visto
più esperimenti nucleari di chiunque altro, in qualunque altra parte
del mondo, ma nonostante le nostre proteste, i test sotterranei
continuano. Non possiamo tollerarlo – questa terra, l'aria e l'acqua
sono sacre".

La Commissione ha fatto pressione sul governo degli Stati Uniti chiedendogli:
di congelare qualsiasi progetto di privatizzazione delle terre
ancestrali degli Shoshoni Occidentali e i piani di trasferimento dei
diritti di proprietà alle industrie estrattive ed energetiche;

di rinunciare alle attività pianificate e/o condotte sulle terre
ancestrali degli Shoshoni Occidentali o collegate alle loro risorse
naturali senza preventiva consultazione con la tribù e nonostante le
sue proteste;

di
smettere di applicare tasse sul pascolo del bestiame, di multare gli
Indiani per 'sconfinamento' nella proprietà privata, di confiscare
cavalli e bestiame, di porre delle restrizioni alla caccia, alla pesca
e
alla raccolta dei frutti spontanei della terra; di porre fine agli
arresti
e di annullare tutte le multe già notificate agli Shoshoni Occidentali
per aver
usato le loro terre ancestrali.




cambiato qualcosa??...??....nulla


Resistenza degli Shoshoni sul Monte Tenabo
dicembre 8th, 2008



“Al momento sto seduta qui a piangere, la società mineraria ci sta strappando i nostri cuori e le budella… La società mineraria canadese ci ha tagliato fuori dal lungo lato dove teniamo le nostre cerimonie.” Joyce McDade, Western Shoshone Grandmother.
Crescent Valley, Newe Sogobi ( Nevada). Mentre le festività si avvicinano e il mondo guarda il neo eletto presidente Obama , tornato in Nevada, per Harry Reid leader della maggioranza in senato, è ancora e sempre business. I legali delle tribù dei Western Shoshone e le organizzazioni indigene ambientaliste no-profit hanno depositato una richiesta presso la corte federale distrettuale di Reno, NV, allo scopo di ottenere un ordine restrittivo contro la costruzione di una delle maggiori miniere d’oro a cielo aperto del paese, sulle pendici del monte Tenabo, luogo sacro. Sul posto, la compagnia mineraria ha già dato inizio all’abbattimento della foresta di pini con macchinari pesanti, sradicando alberi al ritmo di 30 acri al giorno. Nell’attesa della sentenza della Corte e sentendosi costretti ad agire immediatamente, mercoledì 26 novembre un gruppo di anziane Shoshone si sono messe in viaggio verso il sito della supposta miniera per condurre una giornata di resistenza contro la distruzione della zona e l’approvazione della miniera da parte degli Stati Uniti. Il monte Tenabo è un posto molto familiare ai racconti sulla creazione degli Shoshone, è vicino alla loro vita spirituale, alle pratiche medicinali, nutrizionali, alle piante e alle rocce cerimoniali e il tutto continua ancora oggi ad essere utilizzato dagli Shoshone per le cerimonie sacre e le pratiche culturali. Nel corso degli anni decine di migliaia di individui e di organizzazioni dagli Stati Uniti e dal resto del mondo si sono uniti agli Shoshone per dare voce all’opposizione contro la miniera. Infatti si tratta della realizzazione della miniera più contrastata del mondo. ” Vogliamo che stiano alla larga dalla montagna, quello in atto è un genocidio spirituale. Distruggere la nostra montagna significa distruggere noi. Portare via l’acqua alla montagna significa condannarla a morte. Non esiste altro modo. Agiremo in qualsiasi modo riterremo necessario. Ci appelleremo alla corte degli Stati Uniti, resteremo su questa montagna per supporto e faremo appello alle genti di tutto il mondo perché siano al nostro fianco solidali” afferma Carrie Dann, Western Shoshone Granmother, direttore esecutivo del Defence Project dei Western Shoshone e assegnataria del Right Livelihood Award ( premio Nobel per la pace alternativo N.d T.). La Barrick Gold Corporation, la più grande compagnia al mondo per l’estrazione dell’oro, con sede in Canada, sta pianificando di costruire e operare nella zona attraverso il Cortez Hills Expansion Project. L’area si estende interamente all’interno del territorio della Nazione dei Western Shoshone, territorio riconosciuto nel 1863 con il Trattato di Ruby Valley. La miniera produrrebbe un’esplosione e scaverebbe sul monte Tenabo una voragine a cielo aperto di circa 900 acri (un acro equivale a circa 4 ettari N.d T.) e profonda 2000 piedi (un piede equivale a 0,3048 m N.d T.) Esso dovrebbe includere diversi dispositivi per lo smaltimento dei rifiuti e impianti di trasformazione (incluso un impianto di lisciviazione con cianuro) per lo smaltimento di 1577 milioni di tonnellate di roccia, 53 milioni di materiale sterile e 112 milioni di tonnellate di materiale di scarto lisciviato.
La miniera dovrebbe includere un esteso sistema di drenaggio delle acque sotterranee per defluirle e inoltre degli acquedotti per trasportare l’acqua lontano dalla montagna. In totale, la miniera distruggerebbe per sempre circa 6800 acri di territorio a ridosso e intorno al monte Tenabo, il cui 90% e oltre è classificato territorio federale. Nel 2002 e nel 2003 il BLM ( Bureau of Land Management N.d T.) ha condotto una serie di sequestri armati nella stessa zona, a partire dal bestiame e dai cavalli della famiglia Dann, con la motivazione che i Dann stavano “sconfinando” in territorio pubblico. I Dann, uniti ai Western Shoshone, hanno sfidato gli Stati Uniti in nome dei loro territori ancestrali come riconosciuto dal trattato di Ruby Valley del 1863 che riconosce i diritti dei Western Shoshone su gran parte del territorio del Nevada. Questa battaglia legale è giunta comunque dinanzi alla Corte Suprema e all’International Fora.
A marzo 2006 la Commissione sull’ Elimination of Racial Discrimination, CERD, ha emanato una sentenza il cui testo del trattato è stato elaborato dalle Nazioni Unite e ratificato nel 1993 dagli Stati Uniti.
La sentenza emessa dal CERD e riconfermata quest’anno, esorta gli Stati Uniti a bloccare, desistere e porre fine a ogni ulteriore azione nei confronti del popolo dei Western Shoshone, compresi i tentativi legislativi di privatizzare le loro terre. Il CERD ha imposto agli Stati Uniti di fermarsi all’istante e dare il via a un dialogo con i Western Shoshone. La decisione fa riferimento nello specifico al monte Tenabo e alla distruzione delle terre Shoshone da parte delle compagnie minerarie. “Nel 1800 gli Stati Uniti inviarono la cavalleria per cacciare gli indiani e abbattere le nostre risorse alimentari come il bisonte. Ed oggi eccoli qui, pochi giorni prima del Giorno del Ringraziamento del 2008, a distruggere una Montagna che vive e le foreste di pini che per noi sono cibo. È quanto accade oggi ed è una vergogna!” dice Joyce Mc Dade, anziana dei Western Shoshone. Barbara Ridley, un’altra anziana dei Western Shoshone che ha partecipato all’iniziativa, si domanda “che cos’è il Giorno del Ringraziamento? Cosa abbiamo noi da celebrare? Non esiste alcun Giorno del Ringraziamento per la nostra gente. Ci dicono che la terra non è più nostra eppure noi continuiamo a disporne per il cibo, le piante e le cerimonie. Per noi questa montagna è importantissima e la gente dovrebbe rispettare la nostra richiesta di lasciarla in pace“. In giudizio, le parti lese sono rappresentate da Roger Flynn che fa parte di un’organizzazione legale no-profit, la Western Mining Action Project specializzata in diritto minerario. (Traduz. di Stefania Pontone). Foto e approfondimenti: Censored News
Fonte: http://nativeunity.blogspot.com/
Approfondimento: Western Shoshone Defense Project
Azione: No Dirty Gold
Leggi anche: Attiviamoci per le terre sacre Shoshone!
Tra le altre cose che gli Western Shoshone chiedono come aiuto, oltre alle azioni che già abbiamo intrapreso, vi è anche un supporto morale. E’ certo ben poca cosa, ma possiamo sostenerli o chiedere ulteriori informazioni scrivendo a Joyce McDade: EJMcDade20@wmconnect.com, wsdp@igc.org










«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo
imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King
«L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy

"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire";
Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna
janet Inviata - 14 January 2009 : 00:45:58



GERONIMO, UN MITO PELLEROSSA.
“Bisogna camminare per due lune nei mocassini di un altro, per conoscere se stessi”. Proverbio Apache

L’odissea di dolore e di umiliazione dei nativi americani, sembra non avere mai fine.
Solo in seguito alle leggi del 1989-1990, hanno acquisito il diritto di essere sepolti, e rimanere sepolti. La vecchia politica federale, considerava prima di quegli anni gli “indiani morti”, proprietà archeologica degli Stati Uniti.
Il presidente Clinton, ha anche firmato un documento che semplifica i procedimenti giuridici nei casi di contestazione territoriale, e che capovolge una recente sentenza sui cimiteri degli Apaches.
Nonostante la legalità del documento firmato da Clinton, gli Apache, non sanno dove, come, e quando, condurre le loro cerimonie religiose, nè dove seppellire i loro congiunti.
Ma chi sono gli Apache? O meglio chi erano?
Gli Apache, erano un popolo seminomade che viveva nel Nuovo Messico e in Arizona.
Dopo essersi opposti agli Spagnoli fino al 1830 (ed aver compiuto razzie in Messico), concentrarono le loro forze contro gli Stati Uniti. La loro resistenza fu delle più dure.
Tra gli ultimi a capitolare: Cochise, Victoria, Naiche, leggendarie figure dei Chiricahua, e Geronimo, che si arrese solo nel 1886, dopo quasi trent’anni di guerriglia.
Geronimo, il cui nome originario era Gò-Khla-Yeh, nacque nel luglio 1829 in Arizona.
A trent’anni vide per la prima volta gli uomini bianchi.
Dopo il massacro di Kas-Ki-Yeh, nel quale le truppe messicane devastarono il suo accampamento,
trucidandogli moglie e figli, Geronimo giurò di dedicare la vita alla lotta contro i bianchi.
Catturato, processato, e messo in carcere, riuscì a fuggire ed a riprendere la guerriglia.
La sua battaglia si concluse nel 1886 con il trattato del “Canyon dello Scheletro”, che sanciva la resa degli ultimi Apache Chiricahua ribelli.
Geronimo fu deportato in Florida, e nonostante un’accorata supplica a Theodore Roosvelt, non riuscì mai a tornare nelle sue terre native dell’Arizona.
Morì a Fort Hillin Oklaoma il 17 febbraio del 1909.
Due immagini, hanno caratterizzato la figura di Geronimo; la prima è quella del condottiero che inventa e applica la tecnica della guerriglia, contro un nemico superiore di numero e di armi.
Quando si arrese, dopo aver tenuto in scacco per anni quasi duemila soldati, la sua banda era composta da trentacinque unità, tra guerrieri, donne e bambini.
La seconda, è quella dell’uomo militarmente sconfitto, vittima di un mondo fondato sui traffici e sugli inganni.
Scriveva Henry David Thoreau: “Geronimo e la sua gente, furono le prime vittime riluttanti del progresso, ma lo siamo anche noi.
Insieme con Geronimo, con Caldaia Nera, e con i cherokee, sono altrettanto vittime, gli uomini e le donne impastoiati nel meccanismo degli affari, e in quelli delle catene di montaggio.
E chi fra noi, pensa di essere salvo da tali abitudini disumananti, nè è ugualmente vittima, in pratica, in ogni aspetto della vita giornaliera: nel cibo che mangia, nell’aria che respira, nell’acqua che beve, o in cui si tuffa.
Tutti noi, bianchi e pellerossa, siamo stati sacrificati al progresso, e il nostro continente non è diventato altro che un boccone, che gigantesche fauci metalliche stanno divorando con moto lento e continuo.
A questo punto, dobbiamo chiederci seriamente, se il nostro progresso in avanti, non sia una lenta marcia verso la Morte”.

La poesia che segue, è già stata pubblicata un paio di mesi fa su questo giornale, ma ho ritenuto opportuno riproporla per un migliore comprensione del mito di Geronimo.


Geronimo
Cavalcavamo cavalli selvaggi,
erano nostre, le rosse ombre,
che si stagliavano sulle colline.
I nostri Hoka Hey
facevano vibrare le ali delle aquile
e ululare i coyotes
anche senza luna.
Potevamo correre un giorno intero
senza una tazza d’acqua,
e se non c’era nient’altro
arrostivamo serpenti a sonagli.
Tre dei nostri archi
valevano venti fucili messicani
e non c’era cavalleggero del “Sesto”
abbastanza coraggioso,
da abbandonare il suo winchester la notte
quando ci davano la caccia.
Trattammo la resa, al “Canyon dello Scheletro”,
da uomini liberi,
con generali venuti dal Nord.
Gente dagli occhi sfuggenti,
nelle cui bocche si agitavano
lingue di serpi.

Ora vedo i miei fratelli, trascinarsi,
tra le baracche della riserva,
gonfi di birra e di liquore,
metà di loro alcolizzati,
molti in galera,
alcuni rinchiusi nel Braccio della morte.

L’uomo bianco ha infranto
il sogno pellerossa,
irrigato i suoi campi di grano
col sangue dei nostri guerrieri,
lastricato le sue autostrade
con gli scalpi delle nostre donne,
dei nostri figli,
ma quando lui non ci sarà più,
noi ci saremo ancora.
Uomini a cavallo. Fieri e coraggiosi.

Jo Dallera

da Il Valtrompia news



«Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo
imparato l'arte di vivere come fratelli.» Martin Luther King
«L'umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all'umanità.» John F. Kennedy

"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, libero di fermarmi, libero di lavorare, libero di commerciare come mi pare libero di scegliermi i miei maestri, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, e di parlare e di agire";
Capo Giuseppe -Hein-mot Too-ya-la-kekt =Tuono che Rotola dalla Montagna
janet Inviata - 01 January 2009 : 02:41:09







1909-2009- a cent'anni dalla morte...UN UOMO - UNA LEGGENDA
GERONIMO: Apache: non venne mai sconfitto. Smise di combattere all'età di 57 anni perchè la sua stessa gente glielo chiese. Negli ultimi anni di vita assunse alcune delle abitudini di vita dei bianchi arrivando ad acquistare una delle prime automobili che si divertiva a guidare personalmente. Morì all'età di 80 anni nel 1909. Chè Guevara, un secolo dopo, cercò ispirazione ed insegnamento nel modo di combattere di Geronimo.
(dal web)
-------------------------

...A cosa può far arrivare un uomo-leggenda:

Inviato: Mar Mag 09, 2006 9:03 am
Ultime Notizie: Il teschio di Geronimo, capo Apache è stato rubato dai Bush


Secondo il Wall Street Journal, il furto ideato dalla società segreta allievi di Yale. Gli Apache avrebbero trattato con la famiglia del presidente

SE DI OGNI leader politico è sempre legittimo sospettare che nasconda scheletri nell'armadio, ad ascoltare oggi il serissimo Wall Street Journal e il non meno serio giornale degli studenti dell'Università di Yale, lo Yale Herald, nell'armadio della famiglia Bush si nasconde un vero teschio, il cranio dell'ultimo eroe della resistenza indiana all'uomo bianco, Geronimo degli Apaches detto "Geronimo il Terribile" morto in cattività nel 1909 di banale polmonite.

Scherzo goliardico, bravata di necrofili o cupa profanazione che sia, la storia del teschio del terribile "Goyathlay", il nome originale che significa un ben più rassicurante "Colui che Sbadiglia", continua a galoppare da un secolo, tra la collera degli Apache che trattano il ritorno al sepolcro e la famiglia Bush, accusata di avere profanato la tomba dell'ultimo resistente indiano con le mani del nonno del presidente in carica, il senatore Prescott Bush e di nascondere quel cranio. E oggi il fantasma di Geronimo torna a cavalcare grazie alla scoperta di una lettera del 1918 nella quale il furto dei resti del capo guerriero sembra essere confermata.

Di tutto, l'inquieto George W. di questi giorni, impigliato nella popolarità al collasso e nelle purghe primaverili del proprio governo, avrebbe bisogno meno che di essere tormentato anche dalla vendetta di Geronimo, un uomo che sta, nel culto dei nativi americani, accanto ai sommi martiri dello sterminio bianco, come Cavallo Pazzo, Toro Seduto e l'indomabile Osceola dei Seminole. Eppure un portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, ha dovuto respingere richieste di chiarimenti avanzate da agenzie e quotidiani, mentre si scopre che in effetti un emissario del clan bushista trattò, in passato, e in silenzio,, con una delegazione di Apache. Dunque?
Il mistero del teschio rubato dai Bush nacque il giorno in cui il nonno, allora giovane ufficiale di artiglieria e poi importante senatore incriminato dall'Fbi per avere fatto affari con i banchieri di Hitler durante la guerra contro la Germania, era di servizio a Fort Sill, in Oklahoma. Come migliaia di indiani deportati a forza nelle famigerate "marce delle lacrime", anche Geronimo, finalmente sconfitto dalle giubbe blu nei territori del sud est, era stato incarcerato in quella base. Quando morì di polmonite, nel 1909, fu sepolto in una fossa nella terra. Proprio quella fossa dalla quale nonno Bush gli avrebbe portato via la testa, secondo la leggenda o la storia, per consegnarla come pegno di iniziazione alla società segreta di studenti formata a Yale e chiamata, appunto, Skull and Bones, teschio e ossa.

Fin troppo bella per essere vera, inutilmente smentita da ricercatori che visitarono la tomba di Geronimo e la trovarono coperta d'erba alta poco dopo il presunto furto, la leggenda del guerriero decapitato non morirà più. La conventicola di studenti delle migliori famiglie del New England avrebbe raccolto nomi e personalità famose nel XX secolo, da future star del cinema, come Tommy Lee Jones, a candidati alla Casa Bianca come John Kerry e, naturalmente, tutte le generazioni di Bush che si raccomandavano di padre in figlio, George H. il figlio di Prescott, e George W. il figlio di George, ma tutti restando vincolati dal segreto di quegli scheletri, ossa e crani.

I soli a non perdere mai la certezza che il teschio del loro eroe fosse stato consegnato nelle mani dei Bush e passato di nonno in nipote come un gioiellino di famiglia sono stati gli Apache che hanno condotto trattative per la restituzione anche con uno degli zii del presidente George il Giovane, Jonathan Bush, negli anni '80. Nessuno era mai riuscito a dimostrare che quei lugubri "souvenir" fossero nelle mani dei Bush o nei forzieri dell'associazione studentesca, ma nessuno ha mai provato che non ci fossero e insospettisce anche gli scettici il fatto che né lo zio del presidente né il portavoce oggi, abbiano mai smentito.

Sigillate nella segretezza, e nella potenza politica e sociale dei suoi appartenenti, le voci di razzie di tombe celebri sono cresciute, attribuendo a questa bizzarra cricca segreta di studenti ogni sorta di furti di resti umani. Tra le lugubri bravate attribuite, ci sono stati il teschio di Pancho Villa, di Che Guevara e di Martin Van Buren, l'ottavo presidente degli Stati Uniti. Ed è stato proprio uno studente che conduceva una ricerca negli archivi profondi di questa grande università fondata 205 anni or sono nel Connecticut, a New Haven, a riesumare la lettera di un bonesman, di un uomo degli scheletri, come si fanno chiamare i membri della società, nella quale egli informa gli altri cospiratori che "il teschio di Geronimo è stato portato via da Fort Sill, Oklahoma, ed è ora al sicuro nelle nostre mani".
La lettera è datata 1918, l'anno in cui nonno Bush era in servizio come sottonente in quel forte. Una coincidenza, direbbe un avvocato difensore, una falso forse, ma sufficiente per riaccendere la curiosità degli Apache che negli anni '80 avevano ricevuto una scatola di ossa umane accompagnate da una lettera anonima con la dedica, "da parte dei Bush". Una soluzione semplice e pragmatica ci sarebbe.

Aprire la fossa, disseppellire la cassa di Geronimo il Terribile con il tic dello sbadiglio e vedere se abbia ancora il cranio. Ma turbare il riposo dei morti sarebbe un sacrilegio intollerabile e i capi delle nazioni indiane in Oklahoma, lo Stato americano dove risiedono più discendenti di nativi che in ogni altro Stato Usa, si oppongono. Sarebbe un atto portatore di grande mlasorte, dicono, anche se finora l'irriducibile Geronimo sembra aver portato più sfortuna ai propri discendenti, piuttosto che ai suoi profanatori.

- Fonte la Repubblica -
VITTORIO ZUCCONI
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