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Carla
Utente Master
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Posted - 26 August 2012 : 09:54:31
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quote: Originalmente inviata da beppe
STORIA DI UN ANGELO
Vidi una ragazzina seduta tutta sola nel parco. Tutti le passavano vicino e non si fermavano per scoprire perché sembrasse così triste. Indossava un vestito rosa logoro, scalza e sporca, sedeva e guardava la gente passare. Non provava mai a parlare. Non diceva una parola. Molti le passavano vicino, ma nessuno si fermava. Il giorno dopo decisi di tornare al parco per curiosità, per vedere se la ragazzina stava ancora lì. Sì, era lì, proprio nello stesso posto dov'era il giorno prima, e ancora con lo stesso sguardo triste negli occhi. Quel giorno ero decisa a fare qualcosa ed avvicinarmi alla ragazzina. Che, come tutti sappiamo, un parco pieno di gente strana non è il posto giusto dove dei bambini possano giocare soli. Nell'avvicinarmi notai la parte posteriore del vestito della ragazzina. Aveva una forma grottesca. M'immaginai che fosse quella la ragione per cui la gente passava e non faceva lo sforzo di parlare con lei. Le deformità sono un colpo basso nella nostra società , e il cielo vieta di fare un passo verso di esse e assistere qualcuno che è diverso. Avvicinandomi ancora, la ragazza abbassò appena gli occhi per evitare il mio sguardo. Da vicino potei vedere più chiaramente la forma della sua schiena. Aveva la forma orribile di una gobba esagerata. Sorrisi per farle capire che era tutto ok; ero lì per aiutarla, per parlare. Mi sedetti accanto a lei e esordii con un semplice "ciao". La ragazzina sembrò colpita, e balbettò un "salve" dopo avermi a lungo fissato negli occhi. Sorrisi e anche lei sorrise timidamente. Parlammo finché venne sera, e il parco fu completamente vuoto. Chiesi alla ragazza perché fosse così triste. Lei mi guardò e con tristezza disse "perché sono diversa". Immediatamente risposi "lo sei!"; e sorrisi. La ragazzina sembrò ancora più triste e disse "lo so". "cara," dissi, "mi sembri un angelo, dolce ed innocente". Mi guardò e sorrise, poi si alzò in piedi lentamente e disse "davvero?" "sì, sei come un piccolo angelo custode mandato a prenderti cura della gente che passa". Annuì con la testa, e sorrise. Così facendo aprì la parte posteriore del suo vestito rosa e lasciò uscire le sue ali. Poi disse "lo sono". "sono il tuo angelo custode" con un luccichio negli occhi. Rimasi senza parole - di certo stavo avendo un'allucinazione. Disse "per una volta hai pensato a qualcuno oltre a te stessa. Il mio lavoro qui è finito." Mi alzai in piedi e dissi "aspetta, perché nessuno si è fermato per aiutare un angelo?" Mi guardò, sorrise, e disse "sei l'unica che possa vedermi" e poi se ne andò.
Caro Beppe è veramente stupenda e di un grande inegnamento, spesso si pensa solo a se stessi, senza soffermarci a pensare che basterebbe un piccolo gesto per donar un sorriso anche alle altre persone e vi sarebbe meno sofferenza...Buona domenica a te e famiglia
Ascolta con la mente Guarda con gli occhi del cuore Parla con la voce dell'Amore ****LUNA**** |
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Sir Morris
Bannato
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Posted - 26 August 2012 : 21:16:01
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Sensibilità Ultraterrena! Bravo Beppe!
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Credo nella ragione e nella propria coscienza! Credo nell'altruismo e nell'intraprendenza!
Sir Morris |
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Vitale
Utente Master
880 Posts
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Posted - 26 August 2012 : 21:25:50
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------------------------------------------------------------------------- E noi, viandanti, andiamo. Ognuno ha il suo passo, la sua orma, la sua ombra. |
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Fein
Moderatore
14529 Posts
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Posted - 26 August 2012 : 22:16:49
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meravigliosa storia Beppe, come tutto ciò che scrivi, perchè non ci soffermiamo un pò tutti qualche volta... potremmo così conoscere anche noi il nostro Angelo Custode penso che tutti l'abbiamo anche senza conoscerlo...
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beppe
Utente Master
649 Posts
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Posted - 02 September 2012 : 09:10:06
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Quando l’anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l’eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri. In una finissima vetrinetta il padre aveva conservato i pezzi delle sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora. Nel ripiano più basso, in fondo all’angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia. Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane rinsecchito dal tempo. Come era finito in mezzo a tutte quelle cose preziose? La donna che si occupava della casa raccontò che negli anni della fame, alla fine della grande guerra, il dottore si era ammalato gravemente e per lo sfinimento le energie lo stavano lasciando. Un suo collega medico aveva borbottato che sarebbe stato necessario procurare del cibo. Ma dove poterlo trovare in quel tempo? Un amico del dottore portò un pezzo di pane sostanzioso cucinato in casa, che lui aveva ricevuto in dono. Nel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato vennero le lacrime agli occhi. E quando l’amico se ne fu andato, non volle mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della casa vicina, la cui figlia era ammalata. “La giovane vita ha più bisogno di guarire, di questo vecchio uomo”, pensò il dottore. La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane donatole dal dottore alla donna profuga di guerra che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese. Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato per la paura di essere arrestata. La figlia si ricordò del dottore che aveva curato gratis i suoi due figli e che adesso giaceva ammalato e sfinito. Il dottore ricevette il pezzo di pane e subito lo riconobbe e si commosse moltissimo. “Se questo pane c’è ancora, se gli uomini hanno saputo condividere tra di loro l’ultimo pezzo di pane, non mi devo preoccupare per la sorte di tutti noi”, disse il dottore. “Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, senza che venisse mangiato. È un pane santo!”. Chi lo sa quante volte l’anziano dottore avrà più tardi guardato quel pezzo di pane, contemplandolo e ricevendo da esso forza e speranza specialmente nei giorni più duri e difficili! I figli del dottore sentirono che in quel vecchio pezzo di pane il loro papà era come più vicino, più presente, che in tutti i costosi mobili e i tesori ammucchiati in quella casa. Tennero quel pezzo di pane, quella vera preziosa eredità tra le mani come il mistero più pieno della forza della vita. Lo condivisero come memoria del loro padre e dono di colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore.
Don Angelo Saporiti
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Carla
Utente Master
35017 Posts
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Posted - 02 September 2012 : 10:44:54
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quote: Originalmente inviata da beppe
Quando l’anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l’eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri. In una finissima vetrinetta il padre aveva conservato i pezzi delle sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora. Nel ripiano più basso, in fondo all’angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia. Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane rinsecchito dal tempo. Come era finito in mezzo a tutte quelle cose preziose? La donna che si occupava della casa raccontò che negli anni della fame, alla fine della grande guerra, il dottore si era ammalato gravemente e per lo sfinimento le energie lo stavano lasciando. Un suo collega medico aveva borbottato che sarebbe stato necessario procurare del cibo. Ma dove poterlo trovare in quel tempo? Un amico del dottore portò un pezzo di pane sostanzioso cucinato in casa, che lui aveva ricevuto in dono. Nel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato vennero le lacrime agli occhi. E quando l’amico se ne fu andato, non volle mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della casa vicina, la cui figlia era ammalata. “La giovane vita ha più bisogno di guarire, di questo vecchio uomo”, pensò il dottore. La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane donatole dal dottore alla donna profuga di guerra che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese. Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato per la paura di essere arrestata. La figlia si ricordò del dottore che aveva curato gratis i suoi due figli e che adesso giaceva ammalato e sfinito. Il dottore ricevette il pezzo di pane e subito lo riconobbe e si commosse moltissimo. “Se questo pane c’è ancora, se gli uomini hanno saputo condividere tra di loro l’ultimo pezzo di pane, non mi devo preoccupare per la sorte di tutti noi”, disse il dottore. “Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, senza che venisse mangiato. È un pane santo!”. Chi lo sa quante volte l’anziano dottore avrà più tardi guardato quel pezzo di pane, contemplandolo e ricevendo da esso forza e speranza specialmente nei giorni più duri e difficili! I figli del dottore sentirono che in quel vecchio pezzo di pane il loro papà era come più vicino, più presente, che in tutti i costosi mobili e i tesori ammucchiati in quella casa. Tennero quel pezzo di pane, quella vera preziosa eredità tra le mani come il mistero più pieno della forza della vita. Lo condivisero come memoria del loro padre e dono di colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore.
Don Angelo Saporiti
Non posso che dire stupenda Omelia e lezione di vita,grazie.. buona domenica Beppe
Ascolta con la mente Guarda con gli occhi del cuore Parla con la voce dell'Amore ****LUNA**** |
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beppe
Utente Master
649 Posts
Status: offline |
Posted - 09 September 2012 : 10:15:58
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Cos'è il dolore? Quel dolore che ti lacera la mattina quando ti svegli, che ti accompagna la notte mentre suonano i rintocchi del tuo cuore come una continua tortura. Quel dolore che ti sveglia quando ti chiedi perché esisti. Cosa si cela dietro un sorriso... pochi se lo sono chiesti, troppo pochi. Tutti presi dalle apparenze di questo mondo frenetico che non ci lascia il tempo di chiedere all'altro "cosa c'è che non va?". "Io l'ho chiesto spesso" molti risponderanno. Ma quanti non si sono accontentati di un semplice "Niente, va tutto bene"? È più semplice, pratico, rapido. Ma in fondo dietro a quel "niente" molti sapevano che si nascondeva molto, ma la pazienza di scavare non l'abbiamo. Scavare quando l'altro non vuole costa troppo tempo, troppa fatica. Ieri è morto un ragazzo, si è suicidato, si è sparato nello sgomento di molti che credevano stesse bene, accontentati da un suo sorriso finto. Il mondo oggi non sa più ascoltare ma solo fingere di farlo. Il tasso di suicidi aumenta. La solitudine attanaglia sempre più persone, la depressione avanza silenziosa. Quanti si sentono rispondere: "Smettila di frignare, i tuoi non sono veri problemi, pensa alla fame nel mondo", quanti poi soccombono a quei problemi. È vero, c'è la fame nel mondo, ma c'è chi è così accecato dal proprio dolore, per gli altri stupido, da non vederla. "Sciocchi, ingigantiscono i problemi", quanti lo hanno pensato. Ma un problema sciocco copre la luce della vita, alcuni non vedono più la bellezza di un nuovo giorno, la speranza di migliorare, lo splendore della vita. Se solo la smettessimo con la nostra presunzione di sapere tutto, sempre, di poter giudicare, sottovalutare. Forse il tasso di suicidi diminuirebbe. Fermiamoci e ascoltiamo le lamentele, tiriamo fuori il dolore. A molti avremo semplicemente dato una spalla su cui piangere, una scusa in più per compiangersi, ad altri avremo salvato una vita. Chi medita il suicidio è una persona fragile che ha bisogno di aiuto ma non riesce a chiederlo. Magari alcuni di voi, mentre leggono, si trovano proprio nel ruolo di chi non riesce a chiedere aiuto. Altri invece di chi non sa ascoltare... neanche io ho saputo ascoltare. Sentire di suicidi in tv non comunica molto. Ma quando la persona in questione è una che hai visto spesso, il sangue si gela. Tendiamo una mano ai bisognosi, non solo quelli evidenti. Non lasciamo che le persone sole scompaiano, a rischio di perdere tempo. Cerchiamo di mostrare che la vita può essere bella.
Autore sconosciuto
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