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Posted - 03 December 2008 : 21:52:04
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Il déjà vu (in Francese /de#658;avy/ "già visto"), è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.
Il termine fu creato dallo psicologo francese Émile Boirac (1851–1917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques ("Il futuro delle scienze psichiche"), revisione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all'Università di Chicago. L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad una esperienza vissuta (e quindi si vive un senso di "soprannaturalità", "stranezza" o "misteriosità"): l'esperienza "precedente" è perlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c'è una ferma sensazione che l'esperienza sia "genuinamente accaduta" nel passato.
Per tentare di spiegare scientificamente il fenomeno, una possibile ipotesi generale (di basso livello interpretativo o inferenziale) sembra essere quella di una sensazione di familiarità (e quindi: "già visto") falsa, e cioè dovuta ad una alterazione (patologica o momentanea; selettiva o pervasiva) delle funzioni cognitive di riconoscimento (attenzione) e recupero (memoria). Questo senso di familiarità, ad alto valore emotivo, si può estendere (pervasivamente) a tutti gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente percepibile, anche se nuovi. Altresì potrebbero rimanere normali (selettivamente) altre funzioni cognitive: da ciò proverrebbe, ad esempio, la consapevolezza per cui "ma no, non è vero: non l'ho già vissuto" che in molti casi si prova, in discordanza con la sensazione.
Il déjà vu sembra essere un fenomeno molto comune. In una ricerca del 2003[1] Alan S. Brown, psicologo alla Southern Methodist University, stima che il 60% della popolazione abbia avuto almeno una volta nella vita un'esperienza di déjà vu.
La difficoltà di riprodurre in laboratorio il fenomeno del déjà vu rende molto difficili la ricerca e gli studi empirici.
Ricerca scientifica Negli ultimi anni, il déjà vu è stato oggetto di vari studi ed esperimenti psicologici e neuropsicologici. La spiegazione più accreditata, secondo gli scienziati di questi campi, è che il déjà vu non è un atto di "precognizione" o di "profezia", ma è in realtà un'anomalia della memoria; è l'impressione di "richiamare alla memoria" un'esperienza che è falsa. Ciò è confermato dal fatto che nella maggior parte dei casi il senso di "reminiscenza" nel momento del déjà vu è forte, ma alcune circostanze dell'esperienza "precedente" (quando, dove e come è accaduta) restano incerte. Allo stesso modo, col passare del tempo, dei soggetti possono mostrare un ricordo forte di aver avuto lo "sconvolgente" déjà vu, ma uno debole o nullo dei dettagli dell'evento/i che stavano "ricordando" quando hanno avuto il déjà vu, e, in particolare, questo potrebbe risultare da una sovrapposizione tra i sistemi neurologici responsabili della memoria a breve termine (eventi che si percepiscono come presenti) e quelli responsabili della memoria a lungo termine (eventi che si percepiscono come passati).
Alan S. Brown nel suo studio[2] ci riporta le maggiori teorie:
1) Teorie neurologiche. Si tratterebbe di una epilessia breve e circoscritta che causa una disfunzione del sistema nervoso. Il medico austriaco Josef Spatt ha collocato la sede nella corteccia paraippocampale (in particolare nel giro paraippocampale e nelle sue connessioni con la neocorteccia), associata con la capacità di giudicare la familarità. L'ipotesi sembra supportata da evidenze sperimentali[3] perché, al verificarsi del fenomeno, l'attivarsi della corteccia paraippocampale può essere escluso selettivamente dal funzionamento normale di altre strutture cerebrali (la corteccia prefrontale e l'ippocampo propriamente detto), legate alle funzioni mnemoniche e cognitive.
2) Teoria del processamento duale. Pierre Gloor[4] spiegherebbe il deja-vu come una momentanea e rara (o, per i suoi studi su pazienti cronici, patologica) disattivazione del sistema di recupero della memoria - distinto e indipendente da un altro sistema mnestico di sensazione di familiarità, che rimane attivo e causa il fenomeno ("sto già vedendolo, so che l'ho già visto, ma non riesco a recuperarlo").
3) Teoria attenzionale. Una interruzione (un "black out" o un "reset") nella continuità dell'attenzione causerebbe un riprocessamento dell'informazione. L'interruzione ne avrebbe fatto dimenticare la presenza e non è consapevole; la percezione - o meglio la sensazione della percezione - invece permarrebbe attraverso un altro canale non cosciente. Da qui la sensazione di familiarità ("l'ho già visto un attimo prima").
4) Teorie amnestiche. All'interno del campo di attenzione ci sarebbe un elemento appartenente a un ricordo realmente memorizzato (e probabilmente avvenuto); questo elemento però, a causa di un errore di memoria per cui non si riesce a richiamare anche il contesto complessivo, sarebbe sufficiente a richiamare la sensazione di familiarità ("c'è qualcosa in questa situazione che mi ricorda... no, ho già visto proprio tutta questa situazione").
Un'ultima e recente teoria che rientra in quest'area (ma anche nelle altre teorie, non escludentisi a vicenda) è quella proposta da Susumu Tonegawa (premio Nobel in medicina, ricercatore del MIT) per cui la causa del deja-vu risiederebbe in una temporanea incapacità della memoria episodica (2006). Il riscontro oggettivo è ipotizzabile ancora nel giro dentato ippocampale ed in particolare in un gruppo di neuroni denominate "place cells" che si attiverebbero per riconoscere un luogo come già noto, e per cui non occorre ricostruire una rappresentazione (una mappa neurale). Il ricercatore comunque ha cercato (e trovato) evidenze sperimentali in animali (topi) e non nell'uomo.
Una ulteriore teoria sul deja-vu è la seguente: (Teoria sistemica)
Chiamasi déja vu (d.v.) il fenomeno di sovrapposizione di un ricordo nuovo su uno più antico. I pre-requisiti di un d.v. sono nella “non significatività” del ricordo oggetto del d.v.
Qualsiasi input proveniente dai 5 sensi eccita un ricordo simile ma non significante immagazzinato nella memoria.
La parcellizzazione e catalogazione dei frammenti dei ricordi aumentano le potenzialità possibilità di innesco del d.v.
La non signicatività del ricordo restringe la sua collocazione all’interno della memoria, facilitando la rimozione del ricordo e dei suoi scarsi se non univoci collegamenti.
L’inizio del d.v. e della familiarità dell’esperienza che ci sembra di aver vissuto, coincide con il fenomeno di sovrapposizione dell’immagine memorizzata nuova su quella antica, la sua durata coincide con la durata della sovrapposizione ed il suo termine con il completamento dell’opera di sostituzione dell’immagine nuova su quella antica, quando il soggetto sente spento l’eco di memorizzazione vissuto dal soggetto come eco di d.v..
A quel punto il ricordo è stato sostituito nella catena temporale degli eventi memorizzata del soggetto.
Conseguenza del d.v. è la perdita della vecchia immagine memorizzata.
Può succedere, prestando attenzione al fenomeno quando esso accade, di percepire immagini di fondo simili ma non eguali, stimolate da questa “sovrapposizioni” di ricordi.
Aspetto secondario ed utilitaristico del d.v. la soppressione ed il riutilizzo in termini di spazio e connessioni nervose di ricordi non significativi eliminando ridondanze sulla memoria a lungo termine.
La non registrazione di norma dei fenomeni di d.v. prima dell'età adolescenziale è dovuta al numero non ancora significativo di ricordi memorizzati tale da ridurre la possibilità (e/o la necessità) di sovrapposizioni degli stessi. Mauro Paracini (mapar@iol.it)
Collegamenti a disturbi mentali È stata trovata una correlazione clinica tra déjà vu e disturbi mentali come la schizofrenia e l'ansietà (in particolare in situazioni di attacchi di panico contraddistinte da intensità e breve durata, 2-8 minuti), la probabilità di sperimentarne cresce considerevolmente con soggetti in queste condizioni. Tuttavia, la più forte associazione patologica del déjà vu è con l'epilessia del lobo temporale[5].
La possibilità di una correlazione ha condotto alcuni ricercatori ad ipotizzare che il déjà vu è forse un'anomalia legata ad una scarica elettrica scorretta nel cervello. Poiché la maggior parte delle persone soffre di qualche lieve, cioè non patologico, episodio epilettico (ad esempio l'improvvisa "scossa", tecnicamente uno spasmo ipnagogico, che si prova talvolta prima di addormentarsi), si pensa che una simile (lieve) aberrazione capiti durante il déjà vu, con il risultato di un "ricordo" erroneo.
Parapsicologia Il déjà vu è associato a precognizione, chiaroveggenza o percezioni extra-sensoriali, ed è frequentemente citato come un'evidenza delle abilità "psichiche" della popolazione generale. Spiegazioni non-scientifiche attribuiscono questa esperienza a profezia, visioni (ad esempio ricevute in sogni) o memorie di vite passate.
Sogni Alcuni credono che il déjà vu sia il ricordo dei sogni. L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente. tratto da :www.wikipedia.it
Vi è mai capitato?
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FantasyLand.135
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G.
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Posted - 03 December 2008 : 22:45:51
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Si,varie volte.Non so di certo come capita o il perchè.Ma ho sentito molta gente a cui è capitato,solitamente dura pochi istanti o forse un minuto,in cui ti sembra di aver già visto la scena,compresa di parole che stanno per uscire,che ancora non hai ascoltato ma sai che saranno quelle.Fa effetto. Ma ne fa molto di più,sognare qualcosa che il giorno dopo accade. Il perchè scentifico,lo ignoro.
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n/a
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Posted - 03 December 2008 : 23:10:44
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a dir la verità proprio ieri ne parlavo con mia figlia le raccontavo proprio di un fatto che mi era successo durante il giorno che già mi era sembrato di aver vissuto strano davvero ,cmq non è la prima volta che mi capita .
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stella_senza_luce
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Posted - 04 December 2008 : 04:09:59
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anke a me è successo diverse volte...e quando mi succede per un pò mi sento stordita e confusa..kissà..
Nel mio cuore spero che questo Natale porti luce e speranza in questo mondo pieno di paure e lacrime... |
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Denise
Utente Master
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Posted - 04 December 2008 : 09:01:34
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A me è capitato una volta e la cosa assurda che eravamo in due, io e una mia compagna di classe, a renderci conto che era una cosa già vissuta. Niente di particolare, ci siamo solo sedute sul pavimento in un ora di supplenza e abbiamo contemporaneamente steso e incrociato le gambe, subito dopo ci siamo guardate negli occhi come se avessimo visto un fantasma :MA QUESTA COSA L'ABBIAMO GIA' FATTA?. Poi per qualche giorno abbiamo pensato entrambe quando poteva essere accaduto ma non c'è mai venuto in mente quindi siamo state quasi certe che fosse un déjà vu ....comunque bella e strana esperienza.
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n/a
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Posted - 04 December 2008 : 11:16:59
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Si, anche a me qualche volta è successo di vivere momenti con la sensazione di averli già vissuti, sono attimi sfuggenti ma in quei momenti (almeno per me) la mente compie un grande sforzo di mettere alla luce ogni piccolo dettaglio del momento che penso di aver già vissuto, ma tutto inutile perché questa sensazione dura solo pochi attimi! e anche se non riesco a dare una spiegazione a questo fenomeno, posso dire però che nessuna delle teorie scientifiche mi convince!! d’altro canto sono teorie scientifiche mica codici etici? e sono in disaccordo nel modo più assoluto, quando sento gli scettici dire che c’è sempre una spiegazione scientifica a tutto!!
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Ruyka
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Posted - 04 December 2008 : 12:34:52
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déjà vu... questa parola x me e un mistero, e rimarra tale poichè e difficile realmente capire cosa accade in quel secondo. Cmq a me queste teorie mi affascinano molto.
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n.n
cancellato
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Posted - 04 December 2008 : 16:59:10
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Mi è sempre capitato e capita ancora spesso, non so e forse non voglio nemmeno dargli una spiegazione scentifica o meno anche se ne ho lette molte ma sempre di teorie, perlopiù poco convincenti, si tratta.
Sarebbe bello volere credere che è il ritorno di memoria di una vita passata, magari migliore, o semplicemente diversa, avere vissuto una vita come un'altro qualsiasi.
Il problema resta sempre credere purtroppo
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