Sogni, sogni maledetti… Hai passato la tua vita a rincorrerle pensando che in esse avresti trovato una speranza, un’illusione in grado di alleviare un rumore sordo che non ti ha mai dato pace. Ma se provi ad ascoltare l’odore del mare, seduto su una spiaggia mentre sei fermi a pensare, avrai l’immagine di un sogno che non conta più niente. Perché se quelle acque, che da sempre ti hanno bagnato, sono state fino a quel momento in grado di asciugare le tue lacrime, confondendosi con esse, adesso che avete fame, ma non di altre parole o di vane apparenze, adesso… quelle acque… per te sono sporche e putride. Come tutto ciò che ti circonda, percepisci quella natura che un tempo era rifugio, come cruda e nuda terra, sconvolta dai temporali e spaccata dai terremoti. E dove cadrà il tuo occhio? Quale creatura raccoglierà il tuo sguardo? Ormai sei spento… e la vita per te non è più vita. Così adesso senti il tuo vivere. Ma pochi lo sanno, perché la tua bocca, come in tante altre occasioni, anche stavolta ha taciuto… rifugiandosi in un silenzio che non perdona nulla a chi come te ha tanto da farsi perdonare.
Sono bastati pochi attimi per travolgere ancora una volta il tuo castello. Eri in volo, stretto in una morsa che a tutto faceva pensare, tranne che a una possibilità di vita. In un istante hai visto i tuoi sogni passare come in un flash attraverso due fari nella notte. E son proprio quelli che ancora ora non riesci a dimenticare… come se fossero gli occhi di chi, un giorno, ma non ora evidentemente, ti dovrà giudicare. Eppure sei qui, a scrivere e a pensare a ciò che poteva ucciderti, ma che invece ha ucciso l’altra parte di Te, la compagna di sempre, quella che col suo suono ha demolito tutti i silenzi della tua vita. Un pezzo di ferro per tutti, ma per te invece rimane l’unica vera amica che non ti ha mai lasciato solo. Perché c’è sempre stata, tutte le volte che non riuscivi a piangere o a parlare, e nascondevi le tue emozioni in un cassetto per non mostrarti debole, mai. E lei era sempre li, anche in quei momenti, quando ti sentivi solo al mondo; e ti teneva compagna, senza mai fare domande, riuscendo soltanto a cancellare tutto quello che in te, anche se nel buio, in fondo c’è. Tanti te ne ha dati di sorrisi, e son proprio quelli che hanno allontanato i brutti pensieri dalla tua testa, salvandoti la vita. E questa vita, che hai sempre rigettato, te l’ha salvata anche prima di spegnersi, facendoti sbalzare via e prendendo su di se le peggiori botte, quelle che anche su di te… sarebbero stati fatali. E ora ti chiedi il perché di questo sacrificio. Una dimostrazione o una lezione? Non lo sai, tu hai perso la compagna di mille notti insonni, quelle volte che con i suoi fari ti faceva luce nella notte tra strade sconosciute in cui cercavi le risposte alle tue domande. Son passati già tre giorni, eppure rivivi ancora quella scena di continuo. La vedi volare in aria alle tue spalle, per poi picchiare a terra e scivolare rovinosamente finendoti addosso. Solo un miracolo non ha ucciso anche te, quel miracolo che ti ha fatto fermare a un centimetro da un muro di ferro che ti avrebbe schiacciato, ucciso per sempre. Hai avuto paura e non riesci a smettere di averne… Perché quando vai vicino alla morte, in un momento d’incoscienza pensi che finalmente non avrai più problemi, ma quando senti battere il cuore ti aggrappi a tutto ciò che hai e preghi un Dio, in cui fino a quel momento non hai neppure creduto, perché ti aiuti a sopravvivere, anche se quel vivere è fatto di lacrime amare… che a volte ti appaiono insuperabili. Eppure perché adesso dici a te stesso: “forse sarebbe stato meglio morirci in quel’incidente…” Dovresti pensare a quegli affetti a cui ti sei aggrappato in quegli attimi, quelli che non hai voluto lasciare quando potevi, ma non basta. E allora sprofondi sempre più in basso, senza dire niente a nessuno, come un pazzo che aspetta solo il momento per colpire. Chi? Dove? Come? Te stesso, in mezzo a un mare che ti faccia per sempre prigioniero. Anche adesso ti sei dovuto fermare, immobile davanti all’ennesimo ricordo. Hai rischiato la vita, ma ora sei vivo: per quanto tempo durerà allora la paura che non fa tacere questo ricordo? Per quanto tempo sarai ancora in aria sospeso tra la vita e la morte? Per quanto tempo dovrai vedere la fine a un passo? Per quanto tempo crederai di essere sul punto di morire?
Ormai non hai più neanche il tempo di star meglio, perché succede sempre qualcosa di nuovo che fa male e ti cambia dentro. Eppure se la tua vita è sconvolta da eventi che reputi così tanto importanti da poterti cambiare, dovresti cercare perlomeno un amico. E se non lo fai, vuol dire solo una cosa: tu, di amici, non ne hai.
Giorno Solitario
Un giorno così solitario Ed è mio Il giorno più solitario di tutta la mia vita Un giorno così solitario Dovrebbe essere bandito E' un giorno che non riesco a sopportare
Il giorno più solitario della mia vita Il giorno più solitario della mia vita
Un giorno tanto solitario Non dovrebbe esistere E' un giorno che non mi mancherà mai Un giorno così solitario Ed è mio Il giorno più solitario di tutta la mia vita
E se vai via Voglio venire con te E se muori Voglio morire con te Prendere la tua mano e andare via
Il giorno più solitario della mia vita Il giorno più solitario della mia vita Il giorno più solitario della mia vita
Un giorno così solitario Ed è mio E' un giorno a cui sono contento di essere sopravvissuto
Toccami, soffice e leggera accarezza la mia pelle, e poi baciami con le tue labbra: io ti sto aspettando. Fammi avvertire il tuo respiro, usalo per bussare sul mio corpo, per farlo vibrare e svegliare. E quando la porta è aperta usa le armi migliori e attaccami, perché esploda questo istinto feroce di averti, figlio di ardenti energie e passioni indomabili. Non temere il mio sguardo, da te non voglio la vita ma un emozione, un attimo intenso che consumi ogni cosa di me: che tu sia il mio stupefacente. Abbracciami, stringimi e mordimi, io non so resisterti e mi perdo tra i tuoi rumori, quel respiro profondo mentre ansimi… affondando le dita nelle lenzuola. E impazzisci allora, perché è questo che cerco: la ragione non da soddisfazioni, è la passione, è l'Amore, quello folle... che fa di due corpi... uno solo. Ora la mia mano sulla tua ferma il tempo attorno a noi e su quell’istante solo noi lasciamo la nostra firma… con la dolce sensualità di un bacio appassionato; e mi basta baciare le zone a me ormai note per accenderti e vedere divampare in Noi quell’Amore focoso che ci ha presi… ma che non ci ha mai più lasciati.
Artista: Enya Titolo: May It Be Titolo Tradotto: Forse Lo E' Tradotto Da: kiocciolina
Possa una stella Risplendere su di te. Possa quando l?oscurità scende Il tuo cuore essere puro. Percorri un sentiero solitario Oh, quanto sei lontano da casa.
È arrivata la notte Abbi fede e troverai la tua strada. È calata la notte C'è una promessa che ti sorregge
Possa il richiamo delle ombre Volarsene lontano. Possa il tuo viaggio continuare Alla luce del giorno. Quando la notte sarà sconfitta Potrai alzarti per trovare il sole.
È arrivata la notte Abbi fede e troverai la tua strada.
È calata la notte C'è una promessa che ti sorregge. C'è una promessa che ti sorregge.
Che simpatica!!! Mi dispiace... Ciò scrivo non lo legge nessuno di quelli che mi stanno attorno, meno che mai mia madre. Fargli leggere queste cose le darebbe solo dei motivi in più, a suo avviso, per considerarmi "anormale" e "inutile"...
Io ricordo che mio figlio scriveva poesie quando aveva la tua età. E le nascondeva un pò ovunque... sotto il pc, dentro il caos dei cassetti, sotto il materasso... Era evidente che provava pudore a mostrare le sue emozioni. Allora una sera gli chiesi un parere su di un mio scritto. Lui lo lesse e vide che parlavo di lui. Non disse nulla. Il giorno dopo, quando mi alzai e lui era già andato a scuola, trovai sul tavolo di cucina un piccolo mucchietto di fogli. Erano i suoi scritti. Di quella mattina ricordo solo il tremore delle mani, così forte, che ho dovuto leggere quei fogli tenendoli sul tavolo...
[b]Io ricordo che mio figlio scriveva poesie quando aveva la tua età. E le nascondeva un pò ovunque... sotto il pc, dentro il caos dei cassetti, sotto il materasso... Era evidente che provava pudore a mostrare le sue emozioni. Allora una sera gli chiesi un parere su di un mio scritto. Lui lo lesse e vide che parlavo di lui. Non disse nulla. Il giorno dopo, quando mi alzai e lui era già andato a scuola, trovai sul tavolo di cucina un piccolo mucchietto di fogli. Erano i suoi scritti. Di quella mattina ricordo solo il tremore delle mani, così forte, che ho dovuto leggere quei fogli tenendoli sul tavolo...
Ti abbraccio cucciolo
Molto bellociò che hai scritto... Almeno alimenti le mie certezze che tutto non è sempre uguale...