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Discussione di partenza
romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:08:35
LEGGENDE ITALIANE


L'Italia è un paese dalla forma buffa, che un po' somiglia a uno stivale delle sette leghe: prova a infilarlo e vedrai che andrai lontano, lontanissimo, in un passato ricco di leggende e di personaggi stravaganti. Ogni regione, ogni città, ogni paesino ha da raccontare mille storie in cui realtà e fantasia si mescolano: cosi una battaglia fra angeli e diavoli fa spuntare uno scoglio in mezzo al mare, una chiesa sorge sul luogo di un miracolo, un certo palazzo si popola di spettri e un ponte manda ancora odore di zolfo, perché a costruirlo è stato il demonio...A volerle raccogliere tutte, le leggende italiane riempirebbero cento e cento libri, perciò ne abbiamo scelto solo alcune, che riguardano i capoluoghi di ciascuna regione che ci sono sembrate particolarmente curiose. Leggile e scoprirai che esiste anche una geografia fantastica capace di farti apparire nuovi i paesaggi più familiari e conosciuti, e di trasformare in un 'avventura magica anche una semplice passeggiata in città!





Ultime risposte: 5  (ordine cronologico inverso)
romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:42:25
Calabresi


Donna Candia



Quando le coste della Calabria erano saccheggiate dai pirati, vicino a Catanzaro approdò una nave saracena che però portava le insegne di Amalfi. E anche i pirati si erano travestiti, in modo tale da ingannare chiunque. La gente del posto corse a vedere e qualcuno chiese ai marinai di dov'erano. «Di Amalfi» rispose uno. «Siamo venuti a portarvi stoffe per le vostre donne e soprattutto per Donna Candia, che le apprezzerà più di tutte. Correte a Catanzaro e avvertitela.» Donna Candia, che era la più bella ragazza della Calabria, venne avvertita e andò a vedere le stoffe dei finti amalfitani.Ma una volta a bordo, mentre guardava e sceglieva, non si accorse che la nave era salpata e che il vento la portava sempre più lontano. Quando furono in mare aperto, però, si rese conto che l'avevano ingannata e rapita. Agitandole la scimitarra sotto il naso, il capitano le disse che lei era destinata all'harem del sultano, perciò tanto valeva rassegnarsi. «Mio padre è ricco, e se chiederai un riscatto ti pagherà bene» disse allora Donna Candia, e il capitano non rispose di no. Cosi, appena passò una nave cristiana, accostarono e la ragazza raccomandò ai marinai di far sapere a suo padre che per riscattarla ci volevano tre leoni, tre falchi e tre colonne d'oro. Quando lo seppe, suo padre si disperò: era un riscatto impossibile, non poteva pagarlo. Allora Donna Candia mandò a dire a suo marito di pagare un riscatto cosi e cosi, ma nemmeno lui seppe procurarselo. E finalmente vennero avvertiti i suoi tre fratelli, che non ci stettero a pensare su: fecero coprire d'oro le loro spade e poi, con una barca velocissima, raggiunsero la nave pirata. Salirono a bordo e dissero al capitano: «Siamo venuti a riscattare nostra sorella! Volevi tre leoni? Eccoci qui, siamo noi e te ne accorgerai quando ti sbraneremo. Volevi tre falchi? Siamo sempre noi, che voliamo sul mare per salvare Donna Candia. E quanto alle tre colonne d'oro, eccole.» Gli mostrarono le tre spade, e un momento dopo stavano infilzando qua e là sbudellando , finché tutti gli uomini dell'equipaggio non furono morti stecchiti. Poi riportarono Donna Candia a Catanzaro, e la storia è finita.






romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:35:06
Liguri


Il navigatore ( Genova)

A Genova viveva, tanto tempo fa, un giovane di nome Anton da Noli, che era nato pescatore ma per la sua bravura era diventato navigatore d'alto mare, di quelli che scoprono terre nuove e i genovesi in questo sono bravissimi!. Ora, dice la leggenda che Anton da Noli si era innamorato di una ragazza nobile e ricca, e che anche lei lo amava, ma non poteva sposarlo perché i suoi genitori non volevano. Allora il navigatore partì con la sua nave e andò lontanissimo, così lontano che diventò famoso come uno capace di scovare i paesi, le isole e le spiagge più sconosciute. Però pensava sempre alla ragazza che aveva lasciato a Genova, e non era felice.



Un giorno sbarcò su un'isola per fare provviste, e da lì i suoi marinai avvistarono una nave in pericolo, che stava per affondare. Subito Anton da Noli andò a soccorrerla e mise in salvo l'equipaggio e i passeggeri: e, neanche a farlo apposta, tra loro c'era la sua innamorata, che non resisteva più alla lontananza ed era scappata di casa per andarlo a cercare. Anton da Noli la riportò subito a Genova, e i genitori furono così contenti di vederla che non pensarono più alla nobiltà e ai soldi, ma solo a quanto era bravo e coraggioso questo genero navigatore. Poi i due giovani si sposarono e invitarono a pranzo tutta la città.



romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:31:21
Laziali


Romolo e Remo

Tutti sanno com' è stata fondata Roma! Al tempo dei tempi, il dio Marte e Rea Silvia, una vestale (che poi sarebbe una sacerdotessa), si innamorarono, ebbero due gemelli e li chiamarono Romolo e Remo. Rea Silvia, però, aveva un cattivissimo fratello chiamato Amulio, che, siccome alle vestali era proibito avere figli, avrebbe sicuramente ucciso i bambini. Così lei li mise dentro una cesta e la affidò al fiume Tevere, che la portò a incagliarsi in un punto dove vennero trovati e allattati da una lupa. I bambini riuscirono a sopravvivere abbastanza perché li trovasse un pastore di nome Faustolo, che li crebbe come fossero suoi e una volta grandi raccontò loro di chi erano figli. Romolo e Remo, diventati grandi e forti, decisero di fare qualcosa di importante, e Romolo fondò una nuova città sul colle Palatino, tracciandone i confini con l'aratro. Purtroppo, però, Remo volle oltrepassare quel solco, anche se il gemello gliel'aveva proibito, e Romolo lo uccise. Nello stemma della città, comunque, i gemelli rimasero due, e la lupa non fu dimenticata.



La torre di Virgilio


A Roma ci sono un paio di torri dette "di Virgilio", anche se non si sa bene quale delle due c'entri davvero con questa leggenda. Dunque, si racconta che il poeta si fosse innamorato della figlia dell'imperatore. Un amore impossibile, che lo faceva soffrire e che alla fine fece ridere tutta la città.




La ragazza, infatti, gli diede un appuntamento, dicendo che avrebbe lasciato una cesta ai piedi della torre in cui abitava e, se lui ci fosse entrato quando faceva buio, l'avrebbe tirato su fino dalla finestra della sua stanza. Virgilio fece come lei aveva detto, ma la ragazza lo tirò su solo fino a metà, e poi lasciò li la cesta. Cosi, la mattina dopo, tutti poterono vedere il poeta nel cestino che dondolava, appeso a una bella altezza da terra.


(Prese della rete)


romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:25:08
Leggende Emiliane


La Torre degli asinelli
Se sei andato a Bologna l'avrai vista anche tu: è una torre alta alta, che pende un po', e qualcuno dice che è stato il diavolo a costruirla, in una sola notte. Ma si racconta anche un'altra storia. Pare, infatti, che a Bologna ci fosse un povero muratore che per trasportare i suoi attrezzi aveva un paio di piccoli asini e con loro lavorava duramente, quando e se c'era da lavorare. Un giorno, mentre scavava le fondamenta di una casa, trovò un tesoro: ce n'era abbastanza da farlo ricco! Lui,naturalmente, non lo disse a nessuno per paura che gli portassero via i soldi, e continuò a far vita da povero; ma sotto il letto aveva un sacco pieno d'oro, e questo lo aiutava a dormire bene e a fare bei sogni.



Un giorno, suo figlio si innamorò di una bella ragazza che però era la figlia del Garisendo, cioè del Comandante della Piazza. E questo Garisendo proprio non voleva dargliela in moglie, perché credeva fosse un poveretto con i panni sempre sporchi di calcina. Cosi gli disse:«Mia figlia te la do, ma solo se costruisci una torre così e così, la più alta della città.»Il giovanotto, allora, si fece dare dal padre un bel po' di soldi e con quelli comprò tutto quel che serviva a costruire la torre. Poi, piano piano, lui e il muratore, aiutati dagli asinelli, tirarono su una torre così alta come non si era mai vista. Quando fu finita il Garisendo dovette dargli la figlia in sposa, e Bologna ebbe una torre in più.



romantico Inviata - 18 May 2009 : 21:19:12
Una città chiamata Partenope

Riguardo alle origini di Napoli, si racconta che molti degli antichi abitanti di Cuma se ne fossero andati dalla vecchia città per fondarne una nuova, chiamata Partenope. Il nome l'avevano scelto pensando alla sirena Partenope che, disperata per non aver saputo incantare Ulisse, si era uccisa insieme alle sue sorelle. Poi le onde avevano portato il suo corpo a riva, e qualcuno l'aveva sepolto proprio dove sarebbe stata costruita Napoli.



I cumani rimasti nella vecchia città, però, non gradirono la nascita di quella nuova e così la assalirono e la distrussero. Ma gli dèi li punirono con un' epidemia e l'oracolo ordinò loro di ricostruirla, cosa che fecero. Stavolta, però, la chiamarono semplicemente Nea-polis (ossia Nuova Città).




Virgilio e la città in bottiglia

I napoletani antichi erano convinti che il poeta Virgilio fosse un gran mago, e una leggenda racconta che a fondare la città sia stato proprio lui. Per renderla inespugnabile aveva fatto una curiosa magia: in qualche parte di Napoli era nascosta una perfetta riproduzione della città e delle sue mura, tanto piccola da poter stare dentro una bottiglia di vetro dal collo strettissimo.



Il talismano avrebbe dovuto proteggere Napoli in eterno, ma i soldati dell'imperatore tedesco trovarono la bottiglia e la ruppero, cosi l'incantesimo si spezzò e la città (quella vera) fu presa e saccheggiata.

Le magie di Virgilio

Sempre a proposito delle magie che Virgilio fece per Napoli, secondo la leggenda il poeta-mago creò una mosca di bronzo capace di scacciare tutte le mosche, più un pesciolino che attirava milioni di pesci nelle reti, e un macello dove la carne restava fresca per sei settimane. E poi riuscì ad allontanare i serpenti dalla città e costruì la statua in bronzo di un arciere che puntava la freccia incoccata verso il Vesuvio. In questo modo il vulcano se ne stava buono buono, ma poi un contadino fece partire la freccia, che finì sull'orlo del Vesuvio e provocò un'eruzione.

Diavoli napoletani

Nel convento dei Gerolamini c'era di casa il diavolo. I frati se ne accorsero perché dal soffitto cadevano sassi e di notte si sentiva un misterioso fracasso nei corridoi.



Ma quando si scoprì che un certo don Carlo, venuto da Sorrento e ospite del convento, era perseguitato da un demonio che voleva indurlo in tentazione, non ci volle molto per risolvere la cosa: don Carlo se ne tornò a casa sua e i frati ritrovarono il sonno. In un certo palazzo napoletano, invece, c'è un diavolo che non vuole saperne di andarsene: è affrescato su un muro, e anche se lo si copre con molte mani di vernice salta sempre fuori.

(Presa dal web)




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